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CAPITOLO 31

<<Il figlio del dottor Sancez? Siete proprio sicuri di aver capito bene?>> guarda allibito Andrew sia me che suo fratello.

Dopo aver superato la sbronza di ieri sera con una bellissima doccia fredda di prima mattina, ci ritroviamo tutti e quattro radunati intorno ad un tavolo nella caffetteria della volta scorsa quando c'era Charlotte.

<<E cosa ci sarebbe di strano?>> domanda Maggie non capendo il ragionamento del fratello sgranocchiando delle patatine.

Chi mangia salato alle dieci del mattino di domenica?

<<Sveglia Margaret, non ti dice niente il nome?>> scuote la testa come se la cosa fosse scontata.

<<Cazzo>> esclama Alex seduto di fianco a me mettendosi le mani nei capelli.

<<Finalmente qualcuno ci è arrivato>> esulta Andrew allargando le braccia.

<<Ma cosa hai capito. Mi sono dimenticato di inviare un lavoro al professore e la consegna era venerdì. Devo correre a casa>> si alza velocemente mettendosi la giacca per poi salutare tutti, compresa me con un bacio veloce sulla testa che non passa di certo inosservato ai presenti.

<<Ma che diavolo->>

<<Non commentare Maggie, dobbiamo parlare di cose più importanti>> sbotta avendo ragione, come sempre.

<<Lasciamo perdere. Mi vuoi dire chi è?>> e spazientita aspetto la risposta.

<<E tu prima mi vuoi dire di essere sicura al cento per cento di aver sentito bene il cognome? Perché non si può tornare indietro una volta che ti avrò detto chi è>> mette i piedi avanti la persona che ho di fronte, facendomi chiaramente intuire che ad ogni azione c'è sempre una conseguenza.

<<Sono sicura: il figlio del dottor Sancez>> ribatto convinta di quello che ho sentito.

<<La smettete? Andrew di chi è così->>

<<È Luke>> esclama ad alta voce lasciandomi a bocca aperta.

Luke?
Quel Luke?
Lo psicologo?
Forse non è così.
Forse si sta sbagliando.
Si sta confondendo con qualcun altro.

INIZIO FLASHABACK

<<Buongiorno sono Chloe Morris, sto cercando il collega della dottoressa Weber di Kelowna>> dico alla receptionist dietro alla sua scrivania.

<<Si accomodi pure, il dottor Sancez la riceverà tra pochi minuti>>

FINE FLASHBACK

<<Mi spiegate chi è?>> domanda Maggie senza ricevere risposta da nessuno dei due.

Aria.
Mi serve aria.

<<Scusatemi un secondo>> mi alzo velocemente dalla sedia lasciando perdere il giramento di testa che rischia di farmi cadere a terra.

Non respiro.
Non riesco a respirare.
I miei polmoni non ricevono ossigeno.
Non entra aria.
È come se ci fosse una barriera che la bloccasse.
Non può essere lui.
Con che coraggio mi guarderebbe in faccia ad ogni seduta?
Con che coraggio mi consolerebbe dopo quello che ho passato?
Con che coraggio si mette seduto ad ascoltare cose che già sa?
Con che coraggio?

Ormai il mio corpo è scollegato con la mente, il piede sinistro ormai schiaccia l'acceleratore fregandosene del limite massimo di velocità.
Il telefono continua a suonare ma io non rispondo, non ho bisogno delle urla, degli avvertimenti, di quello che devo o non devo fare.
Non posso aspettare ancora, ho bisogno di risposte.

Effettuo una frenata brusca esattamente davanti alla porta che una volta la definivo la seconda entrata dell'inferno.
Mi ricordo ancora la prima volta che sono entrata, le prime ore seduta sulla sedia senza dire niente, ci guardavamo e basta, aspettando che dalla mia bocca uscissero fuori i miei sentimenti, i miei stati d'animo, le mi sensazioni, il "come ti senti a riguardo".

<<Chloe ma che->>

<<È urgente dottoressa Weber>> esclamo interrompendo una seduta in corso con un altro paziente.

<<Carlos puoi lasciarci per poco? Nel frattempo accomodati in sala di aspetto, riprenderemo il prima possibile>> lo rassicura accompagnandolo in sala d'attesa prima di riportare l'attenzione su di me.

<<Che sta->>

<<Deve dirmi tutto quello che sa su Luke Sancez>> la interrompo senza perdere tempo.

<<Il dottor Sancez? Per quale motivo dovrei->>

<<Lui e mia sorella stavano insieme, avevano una relazione che in pochi sapevano. So che è una follia ma->>

<<Va bene Chloe, calmati prima...>> mi indica la sedia sul quale mi sistemo automaticamente prima di afferrare il bicchiere d'acqua che gentilmente mi ha offerto <<...Partiamo dal principio: vuoi dirmi che cos'è questa storia?>> mi domanda con tutta la calma possibile.

Come fa?
Come fa ad essere così calma in certe situazioni?
Come fa a trasmetterti tranquillità?
Come fa a dirti con gli occhi che andrà tutto bene?
Come fa a trasmetterti energia positiva quando sei coperto da quella negativa?
Come fa?

Sapendo che c'è il segreto professionale inizio a raccontarle la storia dall'inizio, ovviamente concentrandomi sulle mie indagini riguardo alla morte di Emily, dal giorno in cui sono uscita dal suo studio e sono andata alla capanna dove ho trovato i dadi ad oggi praticamente.

<<Tu sei sicura che sia il dottor Sancez?>>

Perché oggi tutti dubitano di tutti?
È lui.
Punto.

<<Si dottoressa, sono sicura>> confermo di nuovo aspettando che dica qualcosa.

<<Molto bene...>> si sistema meglio sulla poltrona su cui è seduta prima di iniziare : <<...Quello che ti dirò non dovrà uscire da questa stanza, ovviamente non sono autorizzata a rilasciare informazioni sui pazienti, figurati sui colleghi, ma voglio aiutarti perché, anche se ti conosco da non molto, sei una ragazza determinata e che non molla quando si fissa un obiettivo...>> fa un respiro profondo prima di continuare <<...il dottor Sancez è sempre stata una persona riservata fin dai tempi del dottorato. So che aveva alle spalle una famiglia complicata ed è per questo che ha lasciato Kelowna per trasferirsi lontano da qui, dai ricordi che lo affliggevano e specialmente da suo padre. Dopo la laurea so che ha avuto un'offerta di lavoro come psicologo alla University of British Columbia e come vedi ha accettato subito. L'ultima volta che ci siamo visti di persona è stato pochi mesi fa, ma ci sentivamo e ci sentiamo tutt'ora frequentemente per i pazienti che ho affibbiato a lui in quanto studenti, inclusa te...>>

Ad ogni parola che dice mi osserva, cerca di notare se il mio corpo, specialmente il mio viso, cambia espressione, o che dia qualche segnale che la porti a fermarsi.

Ma io sono immobile, sono una statua di cera.
Non provo emozioni.
Non provo niente.
Sono ferma e ascolto.

<<...io e Luke per un certo periodo ci siamo frequentati, poi tutto è cambiato. Lui è cambiato. Ci siamo promessi che ci saremmo visti solo in ambito lavorativo e così abbiamo fatto, ma sapevo che c'era qualcun'altra ad aver attirato la sua attenzione. Non ho mai capito chi fosse, non che la cosa mi incuriosiva perché ormai era una storia passata, poi li ho visti...>>

Ed ecco quello che stavo aspettando.
Ecco la conferma.
Ma io voglio di più.
Voglio sempre di più.

<<...erano appena usciti da un bar fuori città, io stavo andando in una libreria lì vicino per delle consultazioni e li ho visti scambiarsi...effusioni->>

<<Si baciavano, non sono una bambina che non capisce>> la riprendo abbastanza scocciata senza accorgermene, ma non ce l'ho con lei.

<<Va bene, si baciavano. Ovviamente non sono stata ad osservarli, però continuavano a guardarsi in giro, come se non volessero farsi vedere da nessuno...>>

Ma qualcuno li ha comunque visti.

<<...Chloe voglio metterti in guardia: non voglio che tu vada a finire nei guai, lascia a chi di dovere fare il suo lavoro. Glie l'hai detto ai tuoi genitori?>> m chiede preoccupata sporgendosi verso di me mentre io raccolgo la mia giacca e la borsa.

<<Si e grazie dottoressa Weber, mi è stata di aiuto>> la ringrazio con una bugia andandomene dallo studio.

Ho sentito abbastanza.
Ho avuto la conferma.
Non erano le solite bugie.
Non erano i soliti castelli costruiti in aria.
Erano verità.
Erano la realtà.
Mia sorella.
Luke.
Insieme.
Non Mark.
Luke.

<<Chloe apri questa porta>> urla battendo le mani sul finestrino mentre faccio marcia indietro con la macchina.

Non voglio sentire nessuno.
Non voglio sentire i miei genitori.
Non voglio sentire i miei amici.
Non voglio sentire Sofia.
Non voglio sentire Andrew.
Non voglio sentire Alex.
Non voglio sentire niente.

Sfreccio lungo la strada e nel frattempo spengo il telefono, il rumore assillante della suoneria mi fa aumentare il mal di testa.
Stavolta non voglio fuggire, non voglio nascondermi dalle mie paure perché mi sono promessa più di una volta che devo essere forte, devo essere superiore: <<Perché non mi avete detto niente?>> urlo delusa alle due persone sedute sul divano che mi guardano allibite, come se mi fossero spuntate tre teste in pochi secondi.

<<Tesoro ma che->>

<<Zitta, ma come avete potuto nascondermi la relazione di mia sorella con il figlio del dottor Sancez?>> e solo adesso mi rendo conto che per il nervoso, lo stress e la rabbia le mie guance si rigano di acqua salata.

<<Chloe calmati, siediti e ne parliamo con->>

<<Parlare? Stai scherzando? Da quanto lo sapete?>> chiedo a mio padre come una furia, ormai nessuno mi può fermare.

<<Da un paio di mesi>> mi risponde abbassando la testa, come se la cosa gli dispiacesse, ma non è vero.

È una finta.
È tutta una finta.
Se non lo avessi scoperto non me lo avrebbero mai detto, e so che loro non avrebbero detto neanche una parola di loro spontanea volontà.
E si ritorna al sempre e solito punto: è una questione di immagine.

<<Perfetto>> annuncio mentre corro sulle scale di casa, entro in camera e prendo dall'armadio la prima borsa che trovo per metterci dentro alla rinfusa i primi vestiti che le mie mani riescono a prendere.

<<Dove pensi di andare?>> mi riprende mio padre entrando in camera mia.

<<Sicuramente lontano da voi>> gli rispondo mettendo la borsa sulle spalle.

Ho preso lo stretto necessario per un paio di giorni, di certo non torno all'università per incontrare la gente che non voglio incontrare, e so già dove andare.

<<Chloe non fare la->>

<<No papà, questa volta non starò qui a farmi pigliare in giro da delle persone che di me non glie né mai fregato niente, sono stufa>> sbotto superando anche Sofia sulla porta di ingresso che appena mi vede con il borsone mi chiede in silenzio che cosa sia successo.

<<Ci sentiamo dopo>> le bisbiglio mentre le passo di fianco e, percorrendo il vialetto, salgo sul taxi che ho chiamato prima di entrare e uscire da quella che in teoria dovrei chiamare casa.

<<Dove la porto signorina?>> mi chiede il taxista inserendo poi l'indirizzo che gli dico.

So che sto andando nel posto giusto.
So che lì starò bene.
Per un paio di giorno starò tranquilla.
Per studiare.
Per pensare.
Devo pensare anche al college.
Non posso lasciarmi sfuggire un sogno.
Siamo io e lei.
In un'unica persona.

Pago e ringrazio il taxista a fine corsa, esco e mi dirigo verso quella che sarà la mia casa per un paio di giorni.

<<Ehi>> mi saluta aprendo la porta di ingresso.

<<Ciao, grazie per quello che stai facendo>>

<<Non fare la sciocca, entra pure non stare lì impalata>> mi incoraggia facendosi da parte per farmi passare.

Si, ho scelto la persona giusta.



ALEX'S POV

<<Io sto impazzendo>> mi metto le mani tra i capelli tirandoli.

<<Non ti ho mai visto in questo stato, mi devo preoccupare?>> mi deride Tom facendo ridere Peter.

<<Lascialo perdere Alex, non sanno cosa significa soffrire per amore>> mi consola il mio vero e unico amico in questa stanza.

<<Io so cosa significa soffrire per amore Mark, ma tu hai mai visto Alexander Brown disperarsi per una ragazza da quando lo conosci?>> domanda Tom a quello che fino a pochi secondi fa pensavo mi capisse.

<<Ok sono d'accordo con te fratello...>> gli risponde Mark battendo con un pugno la spina nel mio fianco.

<<...a proposito di ragazze: scoperto qualcosa in più su Emily?>>

E adesso?
Non posso dirglielo.
Ma lui ha il diritto.
Emily lo ha preso in giro per quasi sei mesi.
È un mio amico.
È uno dei miei migliori amici.
Non posso fargli questo.
So che sarà doloroso.
Però una cosa posso fare.

<<Abbiamo scoperto che si frequentava con il figlio del capo dell'ospedale di Kelowna, ma non sappiamo chi sia>> ammetto con una mezza bugia a fin di bene.

<<Bene, davvero bene>> risponde alzandosi dal divano della confraternita, prende la giacca e se la mette con l'intento di andare nel giardino sul retro.

<<Lascialo stare Alex, deve->>

<<No Peter, non lo lascio stavolta>> gli rispondo zittendolo subito.

L'ho già lasciato da solo la volta che lui ed Emily si sono lasciati, non posso commettere di nuovo lo stesso errore.
Mettendo la giacca anche io, in questi giorni le temperature sono precipitate di colpo arrivando addirittura a meno dieci la notte, raggiungo il mio migliore amico che è seduto su una delle tre panchine che abbiamo posizionato apposta intorno ad un camino circolare che abbiamo messo per scaldarci durante l'inverno quando volevamo stare all'aria aperta.
Mi metto di fianco a lui che nel frattempo sta fumando una sigaretta, non faccio in tempo a piegare le gambe che la sua mano mi porge il pacchetto che non rifiuto.
Accendo una sigaretta per cercare di placare i miei pensieri, le mie ansie, le mie paure, le mi bugie.

<<Io non riesco a capire>> sospira togliendomi le parole di bocca.

<<Credimi, siamo sulla stessa barca>> lo rassicuro buttando fuori la nuvolina bianca.

<<Chloe?>>

<<Già...>> rispondo abbattuto <<...so che non sono il ragazzo perfetto, che non ha una vita normale e che ha sempre cambiato ragazza, ma non sono una persona cattiva>> mi metto le mani nei capelli quando sono nervoso, molto nervoso.

<<Beh, Chloe non se la sta passando bene, e poi l'hai vista: non è come le altre>> osserva come se volesse dirmi qualcosa.

<<Sto sbagliando tutto, vero?>> domando sapendo già la risposta che non tarda ad arrivare.

<<Non è Emily, non è Zoey, non è Charly e non è Margaret: è Chloe>> e ha ragione, completamente ragione.

L'ho sempre detto che era diversa dalle altre.
È speciale.
Ha qualcosa che mi attira.
E non voglio farmi scappare un oggetto così prezioso.
Così fragile.
Così delicato.
Così prezioso.
Così puro.

<<Alex c'è Andrew>> mi segnala Tom lasciando la porta di comunicazione aperta tra il giardino e la casa.

<<Comunque non sono venuto qui a parlare dei miei problemi. So che quando si parla di Emily ti chiudi come un riccio e ti capisco, ma devi parlarne, ti sentirai meglio se lo farai con qualcuno. Per qualunque cosa sai dove trovarmi>> dico prima di toccargli la spalla in segno di amicizia e andare a sentire cosa ha da dire mio fratello.

<<Finalmente>> esulta vedendomi arrivare.

<<Che vuoi?>>

<<Volevo avvisarti che Chloe sta bene, dovrebbe ritornare domani insieme a Charly>>> mi avvisa facendomi tirare un sospiro di sollievo.

<<Ragazzi abbiamo un problema>> ci chiama Peter che è ancora seduto ma con una busta in mano.

Insieme a Mark, che è ritornato tra noi, io e mio fratello ci avviciniamo al tavolino dove c'è sopra: <<Non è possibile>> esclama Mark capendo esattamente di che cosa si tratta.

<<Già, non è possibile>> esclamo non riuscendo a staccare gli occhi da quel pezzo di carta.


SPAZIO AUTRICE✨⭐️
Buonasera a tutti❤️
Come state?
Volevo fare un in bocca al lupo a tutti coloro che quest'anno sosterranno l'esame di maturità!!😎
Come procedono i vostri ragionamenti? Qualche idea su come andrà avanti?🧐
Come sempre commenti e ⭐️
Alla prossima🎀

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