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CAPITOLO 22

Ci sono momenti in cui non vorresti sapere le cose.
Ci sono momenti in cui vorresti dire basta.
Ci sono momenti in cui vorresti sparire.
E poi ci sono momenti in cui pensi di far finta di aver capito male.

<<Scherzi vero?>> chiedo allibita guardandolo con gli occhi fuori dalle orbite.

<<Potrei scherzare su una cosa del genere?>> ride sdrammatizzando la situazione, come se avessi appena detto una bestemmia.

No, è uno scherzo.
Non può essere diversamente.
Ad Emily non piacevano i tipi come lui, snobbava le persone piene di sé, quelle persone che usavano la loro popolarità per far vedere agli altri che erano tutto muscoli e niente cervello.
Ovviamente io non posso giudicare non conoscendo bene nessuno se non Andrew e Charly, se così posso dire, ma non è possibile una cosa del genere.

<<Certo che sì. Conoscevo mia sorella e non voglio offenderti, ma non eri per niente il suo tipo>> continuo a dire scuotendo la testa per convincermi che è così, punto e basta.

Dalla posizione in cui mi trovo posso vedere benissimo il fumo uscire dalle sue orecchie e dal naso come se fosse un toro pronto a scagliarsi contro il telo rosso e ridurlo in mille pezzi, infatti non finisco di terminare la frase nella mia mente che mi ritrovo il suo viso ad un millimetro dal mio, i suoi occhi che non si staccano dai miei neanche quando parla a denti stretti con voce profonda e seria, senza cenno di tentennamento mentre pronuncia le parole che subito sgretolano la mia corazza : <<Evidentemente non la conoscevi come vuoi far credere agli altri. Non sai niente di Emily, non sai niente della vita che conduceva qui e di quello che faceva, era tutto un'illusione Chloe. Apri gli occhi piccola e ingenua ragazzina, ritorna dal regno delle favole, perché è questa la vita reale>> e se ne va lasciandomi in piedi come una statua di ghiaccio che si sta sciogliendo piano piano sotto al sole che oggi non c'è.

Non la conoscevi come vuoi far credere agli altri.
Non sai niente di Emily.
Ritorna dal regno delle favole.
Questa è la vita reale.

Quelle parole continuano a rimbombarmi nella testa, è come avere un martello pneumatico che continua a scalfire la superficie di un muro che ormai non c'è più.

Cammino senza meta.
Non ho una destinazione.
Ogni giorno che passa scopro una parte di lei.
E hanno ragione.
Non la conoscevo.
Non sapevo niente di lei.
Ho vissuto fino adesso nel mondo delle favole.
Questa è la vita reale.
Questa è la vita di tutti i giorni.

Il telefono continua a squillare senza sosta nella mia borsa ma non ho il coraggio di tirare fuori le mani dalle tasche della mia giacca.
Fa troppo freddo.
Mi bruciano gli occhi così tanto che sono costretta a socchiuderli almeno per vedere dove sto andando, e quando scorgono il mio riparo non penso due volte nell'addentrarmi.
Forse è sbagliato andare, la poca luce che oggi c'era si sta affievolendo per dare spazio al buio, ma non ho scelta.
Non voglio tornare nel dormitorio e non ho voglia di vedere nessuno.
Voglio stare da sola con i miei pensieri che ormai sono all'ordine del giorno.
Non mi danno pace, ormai fanno parte di me e finchè non sarò arrivata ad una conclusione non mi lasceranno stare.

Come se le mie gambe sapessero già dove andare arrivo alla sorgente dei miei problemi.
Non so come sia possibile, ma tutto ciò ha dell'impossibile.
Siamo sicuri che sia proprio lei?
L'altra sera c'è stata a festa, come è potuta ritornare allo stato in cui l'ho vista per la prima volta?
È stato un sogno?
Ero ancora nel mondo delle favole?
Mi avvicino per vedere se quello che vedo e tocco è reale, e lo è dato che la mia mano entra in contatto con il legno che dovrebbe creare il portico.
Ma che...

I miei pensieri vengono interrotti dal rumore di un ramo che si spezza e girandomi di scatto inizio a guardarmi intorno.
Sembra un déjà-vu.
I miei occhi non smettono di scandagliare ogni centimetro di bosco davanti a me, mi sale l'ansia, il cuore mi batte talmente forte che lo sento nelle orecchie e non posso fare niente.
Quando sto per arrendermi vedo un'ombra nascondersi dietro un albero, ma forse è la mia testa che si sta prendendo gioco di me.
Ho i brividi, mal di testa e sono debole, e c'è solo una spiegazione alla mia pazzia.

<<Ehi>> urlo contro qualcuno che so che non esiste.

Continuo a guardare quell'albero come se fosse una questione di vita o di morte, non lo lascio andare neanche quando i miei occhi si chiudono da soli piano piano e le mie gambe cedono facendomi cadere per terra.
Sono ancora cosciente ma con la vista offuscata quando vedo una figura avvicinarsi lentamente verso di me, e solo adesso capisco che non ero pazza, c'era qualcuno che mi guardava.
Ma non so chi è.
Non so chi è.



ANDREW'S POV

<<Chissà dove si è cacciata, se rispondesse a quel maledetto telefono>> esclamo incazzato nero mentre faccio avanti e indietro nella sua stanza con Maggie e Charly che sono sedute sul letto di quest'ultima.

Quando Chloe mi ha lasciato al bar ne ho approfittato per prendermi l'intero pomeriggio per studiare e mettermi al pari con le materie di quest'anno, idea che si è volatilizzata in poco tempo dopo aver incontrato mia sorella che guarda caso cercava me.

INIZIO FLASHBACK

<<Guarda caso cercavo proprio te>> viene verso di me a braccia incrociate, tipico segno della sua incazzatura.

E adesso che ho fatto?

<<E a cosa devo la tua incazzatura?>> domando ironico prendendola in giro, e la cosa mi diverte molto.

<<Non prendermi per il culo Andrew Brown, adesso tu mi dirai esattamente cosa diavolo sta succedendo con Chloe. È l'unica amica che ho, e ho il diritto di sapere. Non sono scema, vedo come vi comportate tu e Alex nei suoi confronti, quindi o me lo dirai tu o andrò->>

<<Zitta e vieni con me. Ti dirò quello che ritengo necessario, nulla di più>>

FINE FLASHBACK

Come mi ero promesso, le ho solo detto della nostra ipotesi sull'omicidio di Emily e in presenza di Charly, così che potesse reggere quello che è uscito dalla mia bocca.
Ovviamente non abbiamo fatto cenno a quello che ha detto di aver visto Chloe e della penitenza, anche se sono sicuro che prima o poi lo verrà a sapere.
Ormai sono le sette di sera passate e dire che sono preoccupato è un eufemismo.

Non so cosa fare.
Non so neanche dove sia andata.
Se fossi a Kelowna saprei dove andare.
Ma qui no.
Ho provato ad andare in giro per il campus ma niente.
È come se si fosse volatilizzata.

<<Pronto?>> risponde al telefono Charly richiamando la mia attenzione.

Da quel che posso capire non devono essere buone notizie dal colorito bianco cadaverico del suo volto e dal tremolio delle sue labbra: <<Dimmi che ho uno scherzo...>> e a quelle parole aggrotto le sopracciglia non capendo con chi stia parlando <<...arrivo subito>> balbetta prima di riagganciare la chiama e alzarsi di scatto dal letto per prendere il cappotto.

<<Che succede Charly?>> chiedo preoccupato.

Mi guarda prima di mettersi le mani nei capelli con le lacrime che ormai hanno preso posto sul suo viso, e non riuscendo a tenere la voce ferma: <<C-c-c-c-lhoe....Tom...l'ha-a-a-a trovata...n-n-n-nel bos-s-s-co e->>

E a quelle parole mi blocco.
Sia io che Maggie reagiamo in un modo diverso.
Vedo mia sorella mettere entrambe le mani davanti alla bocca non riuscendo a reprimere le lacrime e lo stupore di quello che ha appena detto la mia amica, ma io no.
Prendo immediatamente la giacca e mi metto a correre verso la confraternita, sicuro di trovarla lì.
Non so se entrambe mi abbiamo seguito, ma appena arrivo davanti alla porta non faccio in tempo ad alzare la mano per suonare il campanello che subito mi appare davanti Peter che mi dice di andare di sopra.

Salgo i graditi due a due, non posso perdere tempo, e appena vedo Mark fuori dalla porta della camera capisco che è lì che si trova.
Entro senza pensarci due volte e vedo Tom di fianco al corpo di Chloe, stesa sul suo letto con sopra una miriade di coperte, mentre continua a tamponarle la fronte con un panno d'acqua che continua a cambiare nella bacinella posta sul comodino di fianco al letto.

<<Cosa diavolo è successo?>> sbotto mettendomi vicino a lui in piedi.

<<Non ne ho idea. Stavo facendo la mia solita corsa quando sono passato davanti alla casa e l'ho trovata per terra inerme con la fronte bollente e tremava. Non ho idea di quanto tempo sia rimasta lì, sono andato nel panico e la prima cosa che ho fatto è stata portarla qui>> si giustifica alzando di poco la coperta per estrarre il termometro.

Per tutto il tempo che ha parlato non ho smesso un attimo di guardare come si è ridotta.
Non è la ragazza che fa credere agli altri.
Non è la ragazza combattiva che non si ferma davanti a nessuno.
È una ragazza debole.
Dopo tutto quello che ha passato è più che plausibile questa situazione.
Sta cadendo nel baratro sempre di più.
E io non voglio.

<<Cazzo>> esclama Tom riportandomi con la mente nella stanza.

<<Cosa?>> chiedo allarmato prendendo il suo posto di fianco a Chloe.

<<Ha la febbre troppo alta, cosa facciamo?>> mi chiede preoccupato tenendo in mano il termometro per poi porgermelo e mostrarmi il numero quaranta scritto a caratteri cubitali.

"Concentrati Andrew, mantieni la calma" mi riprende la mia coscienza.

Facendo un respiro profondo guardo Tom: <<Corri in farmacia e fatti dare qualsiasi cosa, spiega la situazione e muoviti>> e senza neanche terminare la frase corre fuori dalla porta.

Tra gli amici di mio fratello forse è quello che preferisco di più: non è altezzoso, non si vanta della sua popolarità e fa semplicemente quello che ama fare di più, ovvero il nuoto.
Non l'ho mai visto non preoccuparsi per gli altri, se c'è qualunque cosa che non va è il primo a muoversi.
Sapeva fin da subito chi era Chloe, e non si è fatto problemi di qualunque genere a differenza della persona che è appena entrata in stanza.

<<Come sta?>> chiede titubante non staccando gli occhi da lei.

<<Secondo te?>> chiedo ironico indicandola.

Scuoto la testa lasciando perdere questa specie di conversazione insensata per riportare la mia attenzione a lei, ma a quanto pare lui non demorde: <<È colpa mia>> sussurra facendo girare di scatto la mia testa.

<<Che significa che è colpa tua?>> chiedo fin troppo calmo mentre mi alzo piano da letto come se fossi un felino pronto ad attaccare la sua preda.

<<Le ho detto di me ed Emily pomeriggio. Sembrava scossa, ma non le ho dato molto peso>> continua a dire a testa bassa come se si sentisse in colpa.

Scherza vero?
Ma è scemo?

<<Ti ha dato di volta il cervello?! Perché glie lo hai detto? Tu ed Emily vi eravate lasciati>> urlo prima di avvicinarmi a lui e prenderlo per la maglietta con forza e dargli uno spintone all'indietro.

<<Lo so, ma era giusto che lei sapesse che razza di persona aveva di fianco. Tu meglio di chiunque altro sapevi che non era la ragazza che voleva far credere a tutti. Smettila di farle credere cose che non esistono, era arrivata ad un punto di sopportazione tale da ammazzarsi e tu lo sai>> mi urla di rimando puntandomi il dito contro.

Stiamo dando spettacolo, la maggior parte dei ragazzi della confraternita ci sta guardando gustandosi il nostro battibecco, finchè non arriva Peter ad allontanarli e a chiudere la porta prima di entrare in stanza anche lui.

<<Si può sapere che cosa succede? Deve riposare>> ci sgrida come due bambini indicando l'oggetto della nostra discussione, ma non riesco a capire quello che sta succedendo che, accecato dalla rabbia, mi escono le parole che non avrei mai dovuto dire: <<Emily non si è suicidata>> e solo a vedere le loro reazioni mi pento di averlo detto.

<<Cosa hai detto?>> chiede sbigottito Mark non togliendomi gli occhi di dosso, lo stesso Peter che passa dal colorito della sua pelle al bianco cadaverico.

<<Quello che ho appena detto>>

Tanto l'ho detto, non posso tornare indietro.

<<Eccomi, mi hanno dato questo>> entra con il fiatone Tom mentre mi porge i medicinali che dovrò somministrare a Chloe.

Per fortuna sono nato in una famiglia nel quale purtroppo mio padre è medico e so benissimo come somministrare i farmaci allo stato liquido, infatti senza perdere tempo estraggo la siringa dall'apposita scatola, prendo il medicinale nella boccetta di vetro e, come da manuale, effettuo un'iniezione che sono sicuro la farà stare meglio.

Dopo aver sistemato tutto sotto lo sguardo di quei tre la porta si apre di colpo mostrando Charly e mia sorella che si bloccano alla vista della loro amica in questo stato.

<<Cos'è successo?>> singhiozza Charly avvicinandosi a lei.

<<Lasciala riposare Charly, ci sono io qui con lei>> la rassicuro ma invano.

<<No, sto io con lei. Vattene, andatevene tutti>> urla buttandoci semplicemente fuori dalla stanza.

Mark, appena usciti, mi fa cenno di seguirlo e, non avendo altra scelta, vado verso quella che presumo sia camera sua insieme agli altri.
Mi circondano come se fossi io il colpevole, ma non mi spaventano affatto.

<<Ora tu mi spieghi esattamente cos'è questa storia che Emily non si è suicidata>> mi minaccia Mark prendendo alla sprovvista Tom che, come immaginavo, mi guarda allibito, come se non ci credesse.

<<Prima devo chiedervi una cosa...>> e facendo subito un accenno di consenso <<...Alex non deve assolutamente sapere cosa né successo stasera né di quello che sto per raccontarvi. Ho la vostra parola?>> domando prima che dalla mia bocca esca la verità.

<<Hai la nostra parola>>



CHLOE'S POV

<<Nah nah nah nah nah tanto non mi prendi>> urla mia sorella mentre corre.

<<Invece si>> le rispondo mentre metto tutte le forze che ho nelle mie piccole gambe per cercare di raggiungerla.

Continuo a correre.
Corro finchè non ho più fiato.
Corro finchè non mi fanno male le gambe, ma non sono nel bosco, non sento gli uccelli cinguettare, non sento il vento che scompiglia i miei capelli, sono a casa mia.

Sono nel corridoio, indosso il mio vestitino bianco con i fiori rossi e blu, ai piedi porto dei sandali e sono da sola.

<<Emily>> chiamo mia sorella dal corridoio ma non ricevo risposta.

Inizio ad incamminarmi, arrivo a metà corridoio e come sempre mi blocco, ma non perché non voglio andare avanti, ma perché c'è qualcuno.

<<Chi sei?>> chiedo allarmata alla figura nera a pochi metri da me, ma non ricevo risposta.

Glie lo chiedo un'altra volta, ma come sempre rimane immobile, impassibile.
Non si muove neanche di un millimetro tranne quando faccio un passo in avanti che, subito, mette il braccio in avanti con la mano intimandomi di rimanere ferma lì.

<<Chi sei?>> chiedo nella speranza di una sua risposta.

<<Io sono nessuno>> mi risponde con una voce profonda mentre si rimette nella posizione iniziale.

<<Come puoi non essere->> ma blocco quello che stavo per dire nel momento in cui vedo mia sorella uscire dalla camera e rivolgersi solo alla figura, come se io non esistessi ai suoi occhi.

<<Vieni, parliamo qui che è meglio>> si rivolge alla figura incitandola ad entrare, cosa che per altro fa.

Ho una brutta sensazione alla bocca dello stomaco.
Perché non mi ha vista?
Perché non si è accorta di me?
Perché i miei piedi non riescono a muoversi?
Sono bloccati da qualcosa.
Ma cosa?

Guardo i miei sandali bianchi ma non hanno niente che non va.
Non c'è nessuno in casa se non io, non posso chiedere aiuto se non a mia sorella che a quanto pare non mi vede.

Inizio a sudare freddo, il cuore mi sale in gola e inizio a tremare.
Provo a chiamarla di nuovo ma non mi risponde.

<<Emily->> e mi blocco.

C'è uno strano odore che invade le mie narici.
È un qualcosa di ferroso misto acido.
No, no, no, no, no.

<<Emily>> urlo cercando di farmi sentire.

Mi sveglio di soprassalto dall'incubo che mi si è appena presentato in quella che era la mia...un momento.

Dove sono?
Conosco questa stanza.
Forse no?
Sto impazzendo.
Mi esplode la testa.
Mi sento debole.
Ho le gambe che sembrano gelatina, per non parlare del resto.
Forse è un sogno.
Non è la realtà.

<<Bentornata nel mondo dei vivi>> mi prende in giro Tom facendo il suo ingresso nella stanza.

<<Dove sono?>> domando spaesata mentre continuo a guardarmi intorno.

<<Sei nella mia camera. Due giorni fa ti ho trovata priva di sensi nel bosco con la febbre molto alta. Non sapevo che fare e così ti ho portata qui, e visto che non era una saggia decisione trasportanti in dormitorio ho preso momentaneamente in prestito il tuo letto>> racconta mentre mi porge un sacchetto bianco con l'etichetta del bar di Frank.

<<Non so che dire>> rispondo mortificata per aver smobilitato mezzo campus per me.

<<Direi che grazie mi sembra più che sufficiente>> continua a prendermi in giro facendomi arrossire dalla vergogna.

<<Poi mi spiegherai bene tutto perché in questo momento il mio cervello è ancora chissà dove...>> e dicendo così lo faccio ridere <<...però adesso sto meglio e->>

<<Nono, tu rimarrai qui finchè lo dico io e il tuo medico speciale. Stamattina avevi ancora la febbre, adesso sono di guardia io e tra un'ora arriverà Charly, perciò adesso vado in cucina a prendere un piatto dove potrai gustare il tuo brunch e tu non ti muovere, o ci saranno gravi conseguenze>>

C'è silenzio.
Ovvio, ci sono solo io nella stanza.
Non riesco a ragionare.
E la cosa mi manda in bestia.
A quanto pare è da due giorni che sono rinchiusa in queste quattro mura e sono sorvegliata giorno e notte, ma la mia domanda è: chi sa di tutta questa storia?
Qualcuno si è accorto che sono qui
Oppure no?

<<Tom avrei bisogno di... e tu che ci fai qui?>>

Merda.


SPAZIO AUTRICE✨⭐️
Buonasera a tutti❤️Come state?
Eccomi qui con un nuovo aggiornamento...che ne pensate?☺️
Fatemi sapere con ⭐️ e commenti
Alla prossima🎀

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