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CAPITOLO 2

<<Nah nah nah nah nah tanto non mi prendi>> urla mia sorella mentre corre.

<<Invece si>> le rispondo mentre metto tutte le forze che ho nelle mie piccole gambe per cercare di raggiungerla.

Continuo a correre, gli alberi che ho appena passato si ripresentano dopo pochi metri di sentiero che percorro e come sempre c'è qualcosa che non va.
Mi fermo di colpo e inizio a guardarmi intorno : guardo gli alberi, guardo i cespugli che sovrastano la mia altezza, guardo di fronte a me e vedo Emily che sorride e mi incoraggia a seguirla, poi guardo le mie piccole mani, ma con un battito di ciglia diventano grandi, da adulta.

Alzo la testa di scatto quando vedo che non sono più nel bosco, non sento più gli uccelli cinguettare, non sento più il vento che scompiglia i miei capelli, non sento più il ruscello che scorre, sono a casa mia.

Sono all'inizio del corridoio del primo piano, indosso il mio vestitino bianco con i fiori rossi e blu, ai piedi porto dei sandali bianchi e sono appena tornata dall'ospedale dove mio padre mi ha presentato ad alcuni suoi colleghi che mi hanno consigliato per il college.
Siamo in pieno Giugno, è il primo anno dopo decenni che si registrava un caldo così afoso, così opprimente che addirittura ti fa grondare dal sudore.

<<Emily>> chiamo mia sorella dal corridoio, ma non ricevo risposta.

Inizio ad incamminarmi, Sofia non è in casa perché è andata a fare la spesa, ma lei deve esserci per forza.
Quando arrivo a metà strada vedo la porta socchiusa e la luce debole del sole entrare dalla finestra della sua camera, ma quello che mi fa contrarre le sopracciglia è il perché è accesa la luce del comodino, quella che solitamente usa per leggere, e non l'accende mai.

Inizio a sudare freddo, non so perché.
Sento il cuore salirmi in gola, non so perché.
Inizio a tremare, non so perché.
Provo a chiamarla di nuovo ma non mi risponde, non so perché.

<<Emily...>>

<<Chloe, Chloe calmati, va tutto bene...>> mi dice una voce scrollandomi per le spalle <<... sono qui, sei qui, è stato solo un altro incubo, va tutto bene>> continua a tranquillizzarmi Sofia mentre mi solleva il busto quanto basta per stringermi a sé e cullarmi mentre le lacrime continuano a scorrere sul mio viso.

<<Non ce la faccio più>> cerco di dire mentre i singhiozzi prendono il sopravvento e non mi aiutano a parlare bene. 

<<Passerà piccola mia, passerà>> e sdraiandosi di fianco a me, anche se sono madida di sudore, mi addormento di nuovo con gli occhi gonfi e i residui delle lacrime sulla faccia.

*****************************

<<Chloe svegliati, c'è la colazione pronta>> mi dice Sofia all'orecchio svegliandomi.

<<Arrivo...>> le rispondo semplicemente mentre mi stiracchio nel letto e guardo la sveglia per vedere che ore sono <<...Perché mi svegli alle sette e mezza del mattina?>> le chiedo prima che lasci la stanza.

<<Perché alle nove hai appuntamento con la dottoressa Weber e conoscendoti ora che ti lavi, ti vesti e fai colazione ci impiegherai un'ora>> risponde prendendomi in giro.

<<Io non sono lenta come tu credi>> e le tiro un cuscino senza prenderla mentre rido per la prima volta dopo mesi.

<<Ti aspetto di sotto>> e con un sorriso lascia la mia stanza e se ne va.

"Forza e coraggio Chloe, anche oggi ce la possiamo fare" dice la mia coscienza facendomi prendere in mano il pennarello e segnare una bella X sul giorno di oggi.

Mentalmente conto i giorni che mi dividono per andare al college ed esulto quando vedo che mancano solo dodici giorni : so che devo aspettare più di una settimana, però la bella notizia è che tornerò a casa solo per le festività visto che ho convinto mio padre a farmi prendere una stanza lì.
Mi dispiacerà andarmene solo per Sofia, vorrei tanto che venisse con me ma non si può, un altro motivo in più solo per tornare a casa quando ovviamente non ci sono i miei genitori in giro.

Facendo un enorme sospiro vado in cucina, ancora in pigiama, per consumare la mia colazione a base di pane tostato con marmellata e thè verde, ma appena giro l'angolo mi blocco sulla soglia appena vedo mia madre intenta a bere il suo caffè.

Anche se il suo viso è sciupato e triste rimane sempre una bella donna : alta nella norma, fisico da atleta visto che oltre al lavoro, quando può, fa jogging, capelli biondi portati a caschetto e occhi azzurri.
Ho sempre invidiato i suoi occhi, anche io li avrei voluti ereditari ma come sempre non si ottiene mai ciò che si vuole, o quasi.

Non so se sente la mia presenza o che, ma appena alza la testa e mi vede mi sorride e mi augura il buongiorno, cosa mai successa in diciannove anni della mia vita.
Fin da bambine, appena ci vedeva, diceva che dovevamo sbrigarci perché eravamo in ritardo oppure era in ritardo lei e dava indicazioni a Sofia per le faccende di casa o per prepararci per la scuola, ma se crede che dopo quello che ho detto ieri basti un saluto o altro facendo la bella faccia non ha capito proprio niente.

Salutandola solo per cordialità vado verso la penisola e sotto lo sguardo di Sofia, che sta bevendo il suo caffè, prendo il pane tostato e il thè per dirigermi verso la mia tovaglietta con i fiori poggiata sul tavolo dove purtroppo c'è anche mia madre che non ha smesso di guardarmi un secondo da quando ho fatto il mio ingresso.
Mentre mangio vedo che continua a stringere la sua tazza tra le mani e a toccarsi i capelli, segno che è nervosa o...

<<Stanotte ti ho sentito ancora urlare, sei sicura che non vuoi che ti prescriva dei sonniferi o altro che possa->> ma la fermo subito ammonendola con lo sguardo.

<<No grazie, preferisco urlare e svegliarmi madida di sudore piuttosto che drogarmi>> le rispondo prima di dare un morso alla mia fetta di pane.

<<Chloe mi dispiace se->>

<<Risparmiati le scuse, quel che fatto è fatto>> e bevendo tutto d'un fiato il mio thè mi alzo per mettere la tazza nel lavandino ed esco dalla cucina non prima di aver sentito mia madre dirmi che ci saremmo viste stasera per cena.

Si certo, adesso vuole fare la mamma?

Ridendo ancora per la scena assurda di prima mattina vado in bagno e mi faccio una doccia veloce visto che ieri sera ero talmente arrabbiata che non mi sono lavata e ho anche saltato la cena.
Quando sono pulita e profumata apro la porta del bagno per far uscire tutta la condensa e ancora con l'asciugamano addosso vado in camera per mettere un semplice intimo nero e dei vestiti comodi.
Aprendo la finestra per far circolare l'aria capisco che oggi fa più caldo di ieri, così decido di mettermi un semplice vestito a righe bianche e blu e un paio di ballerine bianche lisce.
Non mi vesto così da molto tempio: negli ultimi mesi ho vissuto con tute, magliette, jeans e anche pigiami, ma se devo andare al college dovrò riiniziare a vestirmi come una ragazza matura.

Ancora con i capelli umidi scendo le scale e vado verso la cucina dove sento un gran trambusto : <<Sofia io vado, ci vediamo più tardi>>

<<Ok fai la brava mi raccomando>> mi ammonisce facendomi ridere.

Per fortuna mia madre non è più in casa, o se lo è non l'ho vista passare, e preferisco così visto che la giornata non è iniziata come avrei voluto.

Quando metto un piede fuori casa avrei voglia di rientrare dal caldo che fa, ma purtroppo devo andare all'appuntamento con quella, e francamente non voglio litigare ancora per questa cosa con mio padre di nuovo perciò lo accontenterò, basterà solo rimanere ferma su quella dannata poltrona e fare il gioco del silenzio per un ora, sperando che quei sessanta minuti passino velocemente.

Correndo verso la macchina lancio la borsa sul lato del passeggero e accendo subito l'aria condizionata visto che il termostato della macchina segna trentadue gradi.
Non è tanto la temperatura ma l'aria : è talmente calda che sembra di stare nel deserto del Sahara.

A malincuore prendo la statale e mi dirigo verso il centro della città arrivando mezz'ora in anticipo davanti alla struttura nella quale è situato lo studio della dottoressa Weber.
Con gli occhiali da sole ancora calati sulle faccia e la borsa sulla mia spalla destra apro la porta e subito vengo avvolta da un freddo polare.

Capisco che fuori fa caldo ma qui ci sono i pinguini, della serie "come farmi ammalare nel giro di cinque minuti".

Mentre cammino verso la sala d'attesa scrivo un messaggio a Sofia e l'avviso che sono arrivata, ma appena mi siedo su una sedia a caso senza guardare in faccia nessuno, anche se vedo con la coda dell'occhio che c'è gente che sta aspettando come me, sento un colpo di tosse alla mia destra che mi costringe ad alzare la testa.

<<Ma guarda chi si rivede. Hai finito di fare l'arrogante?>> mi chiede il ragazzo di ieri.

<<A dire il vero ne stavo riservando ancora un po' nel momento in cui ti avrei rivisto, ma oggi non sono dell'umore adatto, perciò>> e faccio cadere il discorso sperando che abbia ricevuto il messaggio.

<<Fammi indovinare : sei venuta contro la tua volontà?>> chiede ironico girandosi completamente verso di me.

Sempre con gli occhiali sul viso e facendo finta di messaggiare con qualcuno riesco a vedere con la coda dell'occhio come è vestito oggi : una semplice t-shirt bianca con jeans chiari strappati e i capelli castani scuri scompigliati, come se si fosse appena svegliato e non avesse avuto il tempo di pettinarsi.

<<Non sono affari tuoi>> gli rispondo mettendo gli occhiali in testa e facendogli un piccolo sorriso come se lo stessi prendendo in giro, riducendo allo stesso tempo gli occhi in due piccole fessure chiedendogli in silenzio di smetterla di parlarmi o farmi domande, ma non molla.

<<Credo che abbiano iniziato con il piede sbagliato entrambi, che ne dici se ricominciamo da capo? Io sono Andrew Brown>>

Brown?
Quel Brown?
Quello che ha i genitori il cui padre lavora con il mio e sua madre è la pasticcera numero uno negli Stati Uniti se non al mondo?
Io venero sua madre, ma non devo scompormi dopo questa informazione.
Devo restare assolutamente passibile.

<<Io sono "fatti gli affari tuoi" piacere>> e sorridendogli continuo a guardare il telefono per cercare un qualsiasi gioco che possa tenermi compagnia per i prossimi venti minuti.

<<Ok, ricevuto il messaggio Chloe Morris>> si rassegna ritornando a sedersi in maniera composta sulla sedia.

Faccio finta di niente, non posso ogni volta che qualcuno nomina il mio nome intimarlo di stare zitto o altro, ma quando ripercorro con la mente il tono in cui l'ha detto sto per girarmi e dirgliene quattro quando vengo preceduta dalla voce della dottoressa.

<<Chloe vieni tocca a te>> dice facendosi da parte per farmi passare, ma prima di raggiungere la porta : <<Non sempre le cose che scrivono i giornali corrispondono alla realtà>> mi rivolgo ad Andrew prima di entrare e sedermi sulla poltrona.

<<Allora Chloe, come stai?>> mi chiede gentilmente prima di prendere posto davanti a me.

<<Normale>> mi limito a dire togliendo la borsa dalla spalla e mettendola di fianco a me per terra.

<<Va bene. Oggi non parliamo, ti va di fare un esercizio?>> mi chiede sempre gentilmente.

<<Cioè?>> le domando dubbiosa, non sapendo cosa possa passare per la mente di questa pazza.

<<E' semplice, devi solo chiudere gli occhi e rilassarti>> mi rassicura e incoraggiandomi allo stesso tempo.

Beh, se non devo parlare o altro : <<Va bene>>

<<Perfetto. Allora tocca il pulsante che trovi al lato destro della poltrona in modo che tu possa sdraiarti...>> e seguendo le sue indicazioni svolgo alla lettera quello che mi dice facendo azionare la poltrona elettrica, facendomi ritrovare sdraiata con le gambe alzate.

<<... ok, adesso chiudi gli occhi e rilassati...>> e subito, come se fosse una cosa meccanica, chiudo gli occhi e rilasso il mio corpo teso e stressato da quando sono entrata <<... respira profondamente e concentrati solo sul suono delle lancette dell'orologio>>

Tic.
Tac.
Tic.
Tac.

Le lancette dell'orologio continuano a far rumore, mi concentro solo su quello come mi ha detto la dottoressa, ma al ventesimo "tic" non ne posso già più e decido di smettere con questo stupido esercizio, ma nel momento in cui apro gli occhi non sono nello studio.

Tutto è nero.
No c'è una luce.
Non ci sono indicazioni.
Giro come una trottola ma non c'è niente.

Continuo a guardarmi intorno e quando sento uno strano rumore alle mie spalle mi volto di scatto per osservare una porta rossa vecchia, con la maniglia quasi consumata, illuminata da una specie di lampadina che cala dall'alto attaccata ad un filo che sembra non esistere.

<<Bello scherzo, cos'è mi avete fatto ingerire un sonnifero e mi avete portata in un altro loculo?>> chiedo ridendo mentre mi guardo intorno di nuovo.

Non vedendo nessuno e non ricevendo risposta vado verso la porta e appena tiro verso il basso la maniglia esulto per il fatto che non è stata chiusa a chiave, ma appena la apro mi viene un colpo al cuore : cosa ci faccio qui?

Faccio alcuni passi incerti in avanti e non capendo ancora come ci sia arrivata sento un qualcosa sotto le mie ballerine bianche : neve, il terreno è ricoperto da un piccolo strato di neve.

Ma siamo a Settembre, com'è possibile che ci sia la neve?

Scuotendo la testa decido di ritornare alla porta d'entrata ma appena mi giro ho un altro colpo al cuore : la porta non c'è più.

Come è possibile?

<<Nah nah nah nah nah tanto non mi prendi>> urla una bambina con i capelli castani mentre mi passa di fianco correndo.

Un momento, ma...

<<Invece si>> le risponde un'altra bambina con i capelli biondi correndo mentre cerca di raggiungerla.

Ma quella sono io.
Ma che...

<<Dai Chloe manca poco>> dice mia sorella alla mia "me" da piccola.

Senza pensarci due volte mi metto all'inseguimento di me stessa e di Emily che continua a correre in mezzo al bosco, ma come sempre lei è troppo veloce.
Riesco in qualche modo a superare la mia "me" piccola e mettendo tutte le forze che ho nelle gambe cerco di raggiungere mia sorella che è a solo pochi metri da me, infatti appena sono alle sue spalle allungo il braccio più che posso e la blocco.
Ci fermiamo entrambe per riprendere fiato, lei mi da sempre le spalle mentre io mi giro per un istante solo per vedere se la mia "me" da bambina ci raggiunge, ma non vedendola arrivare riporto la mia attenzione su mia sorella e purtroppo lo scenario cambia : non ho più una bambina davanti, ho la vera lei.

<<Emily>> dico con le lacrime agli occhi.

<<Hai vinto per la prima volta, non sei contenta?>> mi chiede sorridendomi.

<<Emily ma che->>

<<Dai su non fare la preziosa, stasera andremo ad una festa da sballo e ci divertiremo come non mai. Ti presenterò alcuni miei amici e->>

<<Emily perché lo hai fatto?>> la interrompo mentre le lacrime iniziamo a rigarmi il viso.

<<Secondo te?>> e con uno sciocco di dita mi ritrovo nel corridoio di casa al primo piano, indosso il mio vestitino bianco con i fiori rossi e blu e ai piedi porto i sandali bianchi.

<<Emily>> la chiamo non capendo dove sia finita, ma non ricevo risposta.

Non c'è nessuno in casa se non io, inizio a muovermi ma quando arrivo a metà corridoio vedo la porta della sua camera socchiusa e la luce debole del sole entrare dalla finestra, capisco subito che è accesa la luce del comodino, quella che usa per leggere.

Inizio a sudare freddo, il cuore mi sale in gola e inizio a tremare.
Provo a chiamarla di nuovo ma non mi risponde.

<<Emily>> urlo di nuovo il suo nome piangendo allo stesso tempo, ma sento solo una voce :  <<Chloe svegliati avanti>> mi dice qualcuno toccandomi la spalla e aprendo gli occhi, visto che pochi istanti fa erano chiusi, la prima cosa che noto è il volto della dottoressa preoccupato.

<<Ma che...>>

Cerco di dire una frase sensata ma dalla mia bocca non esce niente, ho il battito accelerato e sto grondando di sudore sulla fronte.

<<Ti ho fatto una seduta di ipnosi, pensavo che non ci sarei riuscita e invece... sei in stato di shock, respira profondamente>> continua a dire mettendomi una mano sulla schiena e facendo dei segni circolari.

Inspiro ed espiro.
Espiro ed inspiro.

<<Sembrava reale, sembrava che lei fosse li con me, sembrava...>> dico piangendo mentre metto una mano sulla bocca solo per evitare che si sentano i miei singhiozzi.

<<Lo so Chloe, questo è solo un assaggio di quello che faremo io e te, insieme. Finché non ti aprirai con te stessa continuerai a cadere nel baratro e io non voglio che ciò accada, voglio creare un collegamento con te e se non riesco quando sei cosciente vorrà dire che lo faremo in questo modo, sempre che tu sia disposta a continuare>> mi comunica prima di sedersi di nuovo sulla poltrona di fronte a me.

Percorso di ipnosi?

<<Se lo scordi, non farò mai più una cosa del genere, preferisco farmi mettere sotto da un treno piuttosto che parlare a lei di quello che mi passa per la mente>> le dico con cattiveria mentre prendo dalla borsa un fazzoletto per asciugarmi la fronte.

<<E' la paura che ti blocca Chloe. Lo so che è difficile ricordare, tornare al momento più brutto della tua vita ma se non lo affronti questa cosa ti consumerà, non ne uscirai mai. So che in questo momento sembro la tua più acerrima nemica, ma io posso aiutarti...>> dice quasi pregandomi di ascoltarla.

Nella mia vita mi sono sempre fidata di due persone : mia sorella e Sofia, basta.
Certo ho, anzi avevo, un sacco di amici ma non ho mai posto la mia fiducia in loro, e vi spiego anche perché : gli amici sono come i treni, vanno e vengono, mentre la tua famiglia no, o così almeno credevo fino a poco tempo fa.

<<...non ti sto costringendo a prendere una decisione adesso, vai a casa e pensaci bene. Spero che sceglierai la cosa giusta da fare per te>> e sorridendomi sempre mi invita ad uscire dal suo studio visto che i miei sessanta minuti sono terminati.

Con le gambe che tremano ancora mi alzo dalla poltrona ed esco di corsa passando prima dalla sala d'attesa e poi per tutto l'intero edificio, arrivando in tempo alla macchina per poi chiudermi dentro e piangere.

Non è possibile.
Sembrava reale.
L'ho potuta toccare, come è possibile?
Lei era lì con me.
Non se n'è mai andata.

Con la mente ritorno a quel piccolo viaggio che ho fatto, alle parole che mi ha detto come se non sapeva quello che è successo realmente, ma lei lo sapeva a cosa mi riferivo quando le ho chiesto il perché della sua azione, infatti mi ha detto "secondo te", come se io sapessi la risposta, ma non la so.

Un rumore che arriva alla mia sinistra mi fa saltare sul sedile della macchina e appena mi giro due occhi azzurri entrano nel mio campo visivo facendomi spaventare.
Limitandomi a tirare giù il finestrino : <<Ma sei impazzito?>> gli chiedo con il fiatone come se avessi appena finito di correre una maratona.

<<Ancora no per fortuna. Volevo sapere come stavi>> dice quasi preoccupato.

<<Sto bene non vedi?>> gli faccio notare cercando di camuffare la faccia di una persona che non ha appena finito di piangere.

<<Si certo, allora perché urlavi come una pazza dentro allo studio della dottoressa Weber?>> mi chiede incrociando le braccia sul finestrino abbassato.

<<Era un esercizio>> mi giustifico, mentendogli ovviamente.

<<Si certo farò finta di crederci. Allora, visto che ho rinunciato alla mia ora di seduta solo per venire a vedere come stavi, che ne dici di farmi conoscere la vera te e non la ragazza che è stata descritta dai giornali?>> mi chiede quasi gentilmente con un sorriso da strafottenza.

Mi verrebbe voglia di assestargli un pugno in piena faccia.

<<E io cosa ci guadagno?>> gli chiedo sfidandolo.

<<Conoscere il vero me>> risponde con un ghigno mordendosi il labbro inferiore con i denti.

<<Se non ho altra scelta>> sbuffo rassegnata mentre lui da vero gentlemen apre la portiera della mia macchina.

<<Direi proprio di no>>


SPAZIO AUTRICE✨⭐️
Buon pomeriggio a tutti!❤️
Come state? Come avete trascorso Pasqua, Pasquetta e il resto della settimana?

Come sapete zero domande, lascio a voi il libero sfogo se siete curiosi😏😎
Come sempre vi lascio il mio nome Instagram sia come mio profilo personale che come profilo delle mie storie : puffetta_961.

Buon weekend e ci vediamo venerdì prossimo con il nuovo aggiornamento🤩🎀

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