CAPITOLO 19
<<Hai fatto la cosa giusta sai?>> mi accarezza la coscia come se mi dovesse confortare.
<<Lo so>> mi giro con la faccia rivolta verso il finestrino per osservare meglio i piccoli fiocchi di neve scendere dal cielo.
INIZIO FLASHBACK
<<Sei sicura di voler andare?>> mi domanda Andrew per la millesima volta da quando mi sono alzata dal tavolino del bar sul quale ho passato metà mattinata a parlare con loro.
<<Si, deve saperlo>> mi stringo nelle spalle prima di andare verso la macchina e salire sui sedili posteriori.
Non devono essere preoccupati per me.
Ho già affrontato il peggio.
Questo in teoria dovrebbe essere una passeggiata.
Ma non è così.
Non sono andata da quel giorno.
Mi sono ripromessa che non ci sarei entrata.
Che non avrei varcato quei cancelli.
Che non sarei stata sopraffatta dal senso di colpa.
Non mi accorgo neanche che la macchina sta già prendendo quella direzione, mentre il mio cuore ogni volta che ci avviciniamo perde un battito.
Il sangue mi arriva al cervello, prosciugando così tutto il resto del mio corpo.
Il mio respiro si affanna così tanto che rischio di avere un attacco cardiaco in questo momento.
<<Chloe respira...>> mi ammonisce dolcemente Andrew mentre è alla guida <<...ci siamo noi con te>>
Non è il fatto che siano con me.
Non è il fatto che mi accompagnano.
Posso andare da sola.
In compagnia.
Ma non cambia niente.
Non cambia quello che provo.
Non cambia quello che sento.
<<Ehi...>> attira la mia attenzione aprendo la portiera della macchina dal mio lato passeggero <<...respiro profondo e ci alziamo. Se non te la senti possiamo->>
<<No, ce la faccio>> e mi alzo dalla macchina iniziano da dirigermi verso i cancelli di metallo che delimitano l'area.
Il freddo che segna l'inizio dell'inverno si fa sentire sul mio viso, rendendo la punta del mio naso rosso così come le guance.
Mentre cammino con gli scarponcini sulle foglie secche che ricoprono il terreno mi stringo nella mia giacca inserendo le mani ghiacciate nelle tasche calde e immergendo la faccia nella sciarpa di lana grigia che si sposa perfettamente con quello che indosso.
Ad ogni passo una parte di me si stacca dal mio corpo e lascia il segno, come se dovessi far lasciare una traccia a coloro che dovranno trovarmi, ma non è un pezzo di pane come quello lasciato da Hansel e Gretel.
È un pezzo nero, come quello della mia anima, che non potrà mai essere colorato.
Vado sempre dritta, ci sono persone come me che stanno entrando ma anche uscendo, non sono l'unica ad andare a salutare.
Ci sono persone che vanno tutti i giorni per raccontargli di quello che hanno fatto il giorno prima, ci sono persone che passano per annaffiare i fiori, sistemare quello che sta intorno e poi si fermano a vedere la loro immagine incastrata in quel pezzo di roccia, e poi ci sono io che è la prima volta che metto piede in questo posto perché non ho avuto il coraggio fino adesso di venire.
Mi ricordo ancora quel giorno come se fosse ieri.
Erano passati due giorni dalla sua morte e io ero stata ricoverata in ospedale nel reparto di traumatologia.
I medici mi avevano dato la possibilità di partecipare, ma non rispondevo delle mie azioni e i miei genitori hanno pensato che non era il caso che io mi presentassi davanti ai parenti, amici e colleghi in quello stato per la loro immagine, così hanno costretto un'infermiera a trasmettermi tutta la veglia funebre in videochiamata, così che potessi sentirmi vicina a lei.
È da egoisti penserete, ma per me non lo è stato.
Ero felice di non aver partecipato alla sua seconda morte, non ho avuto la possibilità di salutarla una seconda volta e per questo ne ero grata.
Non sono mai andata a trovarla, non ho mai avuto sensi di colpa per non essere andata neanche una volta, ma adesso stanno riaffiorando man mano che mi avvicino.
Sono stata ipocrita.
Sono stata egoista.
Sono stata debole.
Non mi sono mai chiesta se per le avesse fatto piacere che io andassi a trovarla come fanno tutti i parenti, tutte le persone che girano tra una lapide e l'altra.
Non mi sono mai chiesta niente perché dentro di me sono stata codarda.
Ma ora sono qui, davanti ad una lapide contornata da due lumini accesi e un mazzo di fiori fresco come se qualcuno lo avesse portato qui da poco.
È tutto in ordine, come se venissero a salutarla tutti i giorni, e forse è così.
Analizzo ogni dettaglio che quel giorno non ho potuto vedere.
Scritte in argento con il suo nome, data di nascita e di morte sono disegnate sul pezzo di pietra sopra elevata da una struttura rettangolare, ma ciò che mi colpisce di più è la foto che la ritrae sulla sedia, nella nostra cucina, con un sorriso smagliante che va da un orecchio all'altro.
Adesso che la osservo sono stata proprio io a farla, mi ricordo ancora che quel giorno scherzavamo nel fare un set fotografico in casa non sapendo cosa fare dato che eravamo sole.
Era il periodo in cui amavo la fotografia e quella passione stava prendendo il sopravvento su quello che sto facendo adesso, così per scherzare si metteva in posa in ogni angolo della casa ridendo per cercare di non far vedere la ragazza ribelle che era.
Pensavo che quelle foto fossero andate nel dimenticatoio, ma non è stato così evidentemente.
<<Chloe>> mi fa ritornare alla realtà Andrew mettendosi al mio fianco accompagnato da Charly.
Forse vuole assicurarsi che io stia bene, che non crolli, ma prima di terminare questo pensiero le mie gambe cedono davanti a lei, i miei occhi mi implorano per far uscire le lacrime e il mio corpo è ormai percorso da singhiozzi silenziosi.
Ho paura di esplodere se non mi libero, e non me lo faccio ripetere due volte: <<Lasciati andare, non ti devi vergognare>> tira su con il naso Charly mentre mi mette una mano sulla spalla come per dirmi che lei è qui non solo per me, ma anche per lei.
Mi sfogo.
Mi libero dal peso che ho nel petto da troppo tempo.
Mi libero dell'ultimo pezzo di anima nera.
Voglio essere una persona migliore.
Voglio che mia sorella sia orgogliosa di me.
Voglio che sia fatta giustizia.
Voglio che sia rivendicata la sua morte.
Perché non l'ha voluta lei.
Perché il mio intuito non ha sbagliato questa volta.
<<Lo troverò Emily, te lo prometto>>
FINE FLASHBACK
Ho fatto la cosa giusta.
Glie lo promesso.
E io le promesse le mantengo sempre.
<<Siamo arrivati>> annuncia prima di parcheggiare nel posto di fianco alla mia macchina.
<<Ragazzi se voi dovete tornare a casa andate, io posso stare tranquillamente qui da sola>> dico mentre esco dalla macchina e prendo la mia borsa dal portabagagli.
<<Come hai inventato una scusa con i tuoi, noi abbiamo inventato una scusa con i nostri>> mi risponde tranquillamente Charly mentre apre la porta d'ingresso del nostro dormitorio.
Senza dire niente anche Andrew ci segue e appena arriviamo in camera ci fiondiamo nei nostri letti per riposarci dal viaggio di ritorno.
<<Vorrei far notare che sono stato io a guidare avanti e indietro>> sottolinea Andrew mettendosi a sedere sulla sedia della scrivania.
<<Anche io ho guidato la macchina di Chloe nel viaggio di ritorno, ma non mi lamento come te femminuccia>> lo punzecchia la mia coinquilina che, in confronto ad Andrew, sembra che abbia attraversato l'America in una sola giornata.
<<Hai finito di fare la vittima rubacuori? Guarda che se non la smetti chiamo Tom>> le fa l'occhiolino prima di prendere un cuscino in piena faccia.
<<Non voglio neanche sentire nominare il suo nome>> gli urla contro Charly furiosa.
<<Oh adesso ho capito...>> dice attirando anche la mia attenzione <<...cosa è successo l'altra sera eh? Avete fatto sesso sfrenato approfittando che Chloe non c'era?>> gli chiede ridendo.
Appena mi giro verso la mia coinquilina ho come la sensazione che non finirà bene questa conversazione, se così possiamo chiamarla.
<<Fuori di qui>> urla a squarcia gola alzandosi dal letto e iniziando a prenderlo a cuscinate prima di buttarlo fuori dalla nostra stanza a calci nel culo, e non sto scherzando.
Come una pazza inizia a fare avanti e indietro, si mette le mani nei capelli, calpesta i piedi sul pavimento rischiando di finire nella stanza sotto di noi e ciò può significare solo una cosa.
<<Si ho fatto sesso con Tom ok? ...>> mi urla addosso come se le avessi fatto la domanda che non è mai uscita dalla mia bocca <<...ero ubriaca, non capivo niente e avevo gli ormoni a mille, lui era lì, così gentile e premuroso nei miei confronti e non ce l'ho fatta>> conclude buttandosi sul letto con la testa immersa nel cuscino.
<<Non è una tragedia Charly, ognuno di noi ha un momento di crollo emotivo o altro>> la rassicuro.
<<Non è un crollo emotivo, è un amore che continua a riaffiorare piuttosto che morire. Ogni volta che lo vedo è come se mi rinnamorassi di lui, ed è vero che più si odia più si ama. Ma non posso perdonarlo, non dopo quello che mi ha fatto>> continua a commiserarsi da sola.
Ecco che in questi momenti non so cosa fare.
Vorrei andare lì e consolarla, ma se non lo volesse?
Sto per alzarmi dal letto quando bussano alla porta della nostra camera, costringendomi così ad andare e prima di aprire chiedo chi è.
<<Sono Clara>> preannuncia la nostra amata responsabile di dormitorio.
Girando due volte la chiave nella serratura apro lasciando lo spazio necessario per farla entrare, e appena fa due passi si riga verso la mia coinquilina che, seduta sul letto con le spalle al muro, sembra che abbia appena finito di azzuffarsi con qualcuno, gli occhi contornati di nero a causa del trucco.
<<Ma cosa diavolo ti è successo?>> chiede preoccupata raggiungendola e mettendosi a sedere di fianco a lei.
<<Niente di cui preoccuparsi. A cosa dobbiamo la tua visita?>> domanda schietta mentre si mette a giocare con le sue stesse mani.
<<Visto che ho incontrato Andrew nei corridoi e mi ha detto che rimarrete qui per il weekend, ho pensato di passare ed invitarvi alla festa che si terrà stasera al solito posto. Quella casa è rimasta chiusa troppo a lungo, così abbiamo deciso di inaugurarla di nuovo e cosa c'è di meglio di una festa in grande stile? ...>> esulta mentre Charly mi guarda con aria preoccupata.
La casa.
Quella del bosco.
Quella nel quale si tenevano le feste.
Quella nel quale sono state scattate quelle fotografie.
Quella nel quale si teneva il loro gioco.
Quella nel quale trascorreva le sue serate lei.
<<...quindi fatevi belle, ci sarà da divertirsi. A stasera>> ci comunica prima di dileguarsi e andarsene.
Ce la posso fare.
Ce la posso fare.
Devo farcela.
Ma chi prendo in giro.
Non ce la posso fare.
<<Chloe->>
<<Ce la faccio Charly, tranquilla. Vado a fare una passeggiata, ci vediamo tra un po'>> e non aspetto neanche una sua risposta che prendo le chiavi e la giacca prima di aprire la porta e immergermi nella mia bolla nel quale non faccio accedere nessuno.
Con le mani in tasca, testa bassa e passo felpato scendo di corsa le scale e senza badare dove vado o chi incontro, esco da questa realtà.
Devo pensare ad altro.
Devo pensare che prima o poi tutto questo finirà.
Che avrò una vita normale.
Ma la parola normalità non rientra nel mio vocabolario.
Non rientrano tanti termini a dire il vero.
Sono così tanti che faccio fatica a ricordarmeli anche io.
<<Ehi Chloe>> richiama la mia attenzione mentre si avvicina a me.
Si, proprio a me.
Magari sto sognando.
Magari si riferiva ad un'altra persona.
Ma sono sola in strada e sta venendo proprio verso di me.
Sto sognando?
Senza dire una parola, anzi sorpresa di tutto ciò, faccio parlare prima lui che, passandosi le dita nel suo ciuffo biondo facendo così tendere i suoi muscoli racchiusi in una felpa bianca e mettendosi l'altra nei suoi jeans chiari strappati: <<Stasera vieni alla festa?>> mi domanda nervoso con i suoi occhi azzurri come il ghiaccio.
È la prima volta che ho la possibilità di vederlo così da vicino, posso vedere delle pagliuzze bianche nelle sue iridi, ci sono così tante tonalità di azzurro che faccio fatica a contarle, sembro una perfetta cretina a stare qui mentre lui mi passa una mano davanti alla faccia come per dire "ci fai o ci sei".
Scuotendo la testa e arrossendo come un peperone mi concentro sulle sue semplici scarpe sportive: <<Si ci sarò>> sussurro a bassa voce mortificata.
<<Perfetto allora ci vediamo dopo>> mi tocca un braccio Mark prima di andarsene per la sua strada.
Ma che diavolo è appena successo?
Da quando Mark mi parla di sua spontanea volontà?
Ogni volta che mi vede si gira dall'altra parte oppure abbassa lo sguardo per non guardarmi.
Perché questo passo avanti?
<<Ehi ciao, non pensavo di trovarti qui. Credevo che ormai fossi già a casa>>
<<No, ho preferito rimanere qui nel weekend. Tu non torni a casa?>> domando mentre torno alla mia passeggiata.
<<Stavo giusto andando a prendere qualcosa da mangiare prima di mettermi in macchina. Ti va di venire?>> mi propone Hunter seguendo la strada che porta direttamente al Sally's.
<<Adesso che ci penso non ho neanche pensato a mangiare...>> e pensando ad alta voce il mio stomaco risponde di rimando facendo ridere entrambi <<...comunque si, accetto il tuo invito>> e insieme aumentiamo il ritmo sentendo il freddo insinuarsi nelle nostre ossa.
Appena entriamo veniamo investiti da una folata di caldo che ci costringe a togliere giacca e sciarpa che, appena la cameriera ci porta al nostro tavolo, poggiamo sulla sedia.
Prendo in mano il menù per vedere anche il piatto del giorno, e nel momento in cui i miei occhi entrano in collisione con i cannelloni ripieni al forno non me lo faccio ripetere due volte e li ordino subito con un bel bicchiere di coca, mentre Hunter ordina una semplice insalata con acqua prendendo la scusa del "devo guidare quindi rimango leggero".
<<Ieri non ti ho visto a lezione>> osserva prendendo un sorso di acqua naturale.
<<Ho fatto una sorta di toccata e fuga a casa, per evitare che i miei si lamentassero>> dico mezza bugia.
Adesso che ci penso potevo fargli una telefonata, mi sono limitata a scrivere un messaggio a Sofia dicendo che sarei rimasta a studiare in vista degli esami e preferivo non perdere tempo.
Ovviamente i miei erano felicissimi del fatto che mi stessi impegnando, ma la verità era che tendevo più alla fase investigativa che quella di studio, trascurando così il mio obiettivo.
Sofia mi ha risposto che non ci sarebbe stato nessun problema ma che le dispiaceva che non mi avrebbe visto, le mancavo troppo.
Anche lei mi mancava, tanto, ma non potevo fare molto se non continuare a sentirla giorno per giorno.
Non gli raccontavo molto di quello che mi succedeva, ovviamente mi chiedeva di Andrew e Maggie e delle lezioni, però finiva lì.
Vorrei tanto dirle di quello che ho scoperto fino adesso.
Che Emily non si è tolta la vita.
Che prendeva parte al gioco.
Che sono seguita da due sconosciuti che non si sono più fatti sentire.
Adesso che ci penso non si è mai presentato nel bosco.
Dal messaggio che avevo trovato fuori dalla mia porta mi avrebbe aiutata a capirci qualcosa.
Ma credo che fosse soltanto una presa per il culo.
Mi avranno fatto uno scherzo o altro, altrimenti a quest'ora si sarebbe fatto vivo o viva.
Stesso discorso vale per la chiamata che ho ricevuto.
E anche qui mi sorge la domanda: come ha il mio numero?
<<Ti vedo un po' assorta, ti senti bene?>> mi chiede preoccupato mentre la cameriera ci mette davanti le nostre pietanze.
<<Sono solo un po' stanca, poi stasera hanno invitato me e Charly ad una festa e non ho per niente voglia di andarci>> sbuffo prima di mettere in bocca quello che chiamo paradiso.
<<Beh non sei costretta ad andare>> mi suggerisce con la bocca piena.
"Tu non capisci" vorrei rispondergli, ma cercando di cambiare discorso: <<Tu che programmi hai in questi giorni?>>
<<Stasera mi vedo con degli amici, mentre domani giornata dedicata alla famiglia. Insomma, due giorni semplici ma intensi>> mi sorride contento di quello che lo aspetterà.
Mi racconta di quello che mi sono persa ieri a lezione e mi assicura che lunedì mi passerà gli appunti che ha preso.
Lo ringrazio molto di quello che sta facendo con me, e non parlo solo in ambito scolastico.
Con lui mi sento in sintonia, mi sento me stessa.
Non mi è mai capitato, vorrei buttarmi ma ho anche paura di fare un passo avanti.
Magari non gli interesso neanche, e adesso come adesso non me la sento di buttarmi in qualcosa che non desidero fino in fondo.
Preferisco rimanere sul piano dell'amicizia, non voglio rovinare un bel rapporto per...
<<Ma tu guardi chi c'è>> esclama una voce profonda e divertita alle mie spalle.
Appena Hunter alza lo sguardo sgrana gli occhi come se la persona che avesse visto lo intimorisse, si fa piccolo piccolo di fronte a lui, e nel momento in cui vedo le ragazze davanti a me che sventolano la mano come se gli mancasse l'aria capisco perfettamente di chi si tratta.
<<Brown>> deglutisce rumorosamente guardando da tutt'altra parte.
Dietro di me sento lo spostamento d'aria nel momento esatto in cui si muove per mettersi di fianco al nostro tavolo.
Il cuore batte forte.
Le gambe mi tremano anche se sono seduta.
Il respiro è affannoso.
La salivazione non so neanche che cosa sia dal momento in cui mi soffermo sui pantaloni della sua tuta blu con le righe laterali bianche che aderiscono perfettamente sulle sue gambe toniche e perfette, per non parlare della felpa bianca con il logo anch'esso blu, presumo della squadra di nuoto, che è talmente perfetta per lui che mette in risalto le sue braccia così muscolose che sono sicura che lavorano perfettamente in acqua.
<<Hai bisogno?>> riprende in mano la situazione Hunter ricevendo un ghigno dal protagonista in questione.
<<Volevo salutare la mia amica>> risponde ironico prendendomi letteralmente per il culo.
<<Beh adesso che mi hai salutato puoi anche andartene>> gli faccio un finto sorriso.
<<Hai ragione, in fondo ho tutto il tempo che voglio stasera. Ci divertiremo molto, a più tardi>> e andandosene mi passa un dito sulla spalla, lasciando una striscia incandescente che non ha nessuna intenzione di andarsene.
<<Sarà anche la star del campus, ma si dà troppe arie per i miei gusti>> sottolinea scocciato Hunter dell'entrata di Alex.
<<Lascialo perdere>> mi limito a dire prima di alzarmi e andare verso la cassa per pagare il mio pranzo.
Dopo esserci coperti dall'aria fredda che c'è fuori, usciamo dal locale con le sciarpe fin sopra le orecchie: <<È meglio che vada prima trovare la neve per strada>> indica il cielo che prevede sicuramente una nevicata con i fiocchi.
<<Credo che ti convenga sì. Avvisami appena arrivi, così sono tranquilla>>
Da dove mi escono certe frasi.
Sembro una mamma premurosa con il proprio figlio quando esce alla sera e dice "Mi raccomando, avvisami quando sei arrivato e stai attento altrimenti rimango in pensiero".
Ma cosa ne so io se la mia vera madre non c'è mai stata per me.
<<D'accordo, allora ci vediamo lunedì. Non finire in qualche guaio>> mi ammonisce prima di avvicinarsi pericolosamente verso di me, piegarsi alla mia stessa altezza e lasciarmi un tenero bacio sulla guancia prima di lasciarmi lì imbambolata sul posto.
Non mi muovo per una manciata di minuti, continuando a rimuginare sul bacio che mi ha dato e che mi ha lasciato il segno.
In tutta la mia vita non sono mai stata a contatto con tanti ragazzi come lo sono adesso: Hunter, Andrew, Tom, Peter, Mark...
<<Smettila di rimuginare, tanto è uno sfigato>>
Mi giro di scatto appena sento quelle spregevoli parole rivolte al mio amico e incenerendolo con gli occhi: <<Ha parlato l'arroganza fatta e finita. Preferisco cento volte lui che una persona come te>>
Ecco che è iniziato lo scontro.
I nostri occhi non si lasciano nemmeno quando avanza verso di me con quell'aria sicura, come se il suo fascino mi toccasse nel profondo, cosa assolutamente non vera.
Ma chi sto prendendo in giro: eccome se mi tocca.
I miei sensi sono in allerta mentre il mio cervello continua a far suonare campanelli d'allarme.
Ogni volta che è nei paraggi è come se il mio corpo venisse richiamato da lui.
È come se io fossi la falena e lui la luce.
È come se io fossi la preda e lui il predatore.
È come se io fossi la legna e lui il fuoco.
È come se io fossi la zanzara e lui il sangue.
<<E sentiamo, come sarei io?>> sussurra con voce roca e sensuale mentre con una mano afferra una ciocca dei miei capelli e la gira intorno al dito.
Continuo ad aprire e chiudere la bocca, non riesco a dire assolutamente niente e questo non va bene.
Io non lo conosco.
Io non so niente di lui.
Ma lui sa tutto di me.
Lui non è riuscito a salvarla.
Ed è convinto di farlo con me.
Ma non ci riuscirà.
Io non ho bisogno di lui.
Staccandomi di colpo, come se fossi stata toccata da un ferro incandescente, mi allontano correndo per le varie vie, e non mi importa se lui mi stia seguendo o no, ma così non posso andare avanti.
SPAZIO AUTRICE⭐️✨
Buonasera scusate il ritardo😅😘
Come state?
Io sono letteralmente barricata in casa per questo Coronavirus, voi? Da dove venite? 😩
Fatemi sapere.
Allora, tornando a noi..come vi è sembrato il capitolo? Vi piace la storia al momento?😏
Fatemi sapere con ⭐️ e commenti
Alla prossima🎀
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