CAPITOLO 16
Il sole entra nella stanza costringendomi a chiudere velocemente gli occhi prima che subiscano dei seri problemi.
Il mio letto è diventato comodissimo così come il cuscino.
E poi c'è questo profumo di biancospino che invade le mie narici di prima mattina, come se lui fosse qui con me.
Un momento...
Apro gli occhi di scatto e solo adesso mi rendo conto che non ci sono le tende alle finestre.
Non c'è la scrivania dove sono appoggiati i libri, è stata sostituita da una sedia in legno piena di vestiti.
Le pareti non sono bianche con quella striscia azzurra in mezzo senza senso, sono blu come il mare con una punta di bianco al quale sono appesi dei poster di...nuoto?!
Oh mio dio.
Mi metto immediatamente seduta sul letto.
Sapere dove sono è il primo punto della mia lista, prima di tutto controllo che sono vestita almeno e per fortuna lo sono, ma con una maglietta più grande di tre taglie e un paio di pantaloncini della squadra di nuoto ovviamente larghi.
Va bene Chloe, le opzioni sono tre: o sei nella camera di Tom, cosa che scarto a prescindere, o sei nella camera di Peter, oppure...
<<Ben svegliata, credevo che non ti saresti più ripresa>> entra con estrema nonchalance l'ultima persona che non avrei mai pensato di vedere di prima mattina.
<<Come ci sono finita qui?>> chiedo immediatamente reggendo il lenzuolo con una mano sopra il mio corpo come se fosse uno scudo per proteggermi da lui.
<<Certo che non sei una ragazza che accetta aiuti da nessuno>> osserva mentre mi raggiunge nel suo metro e ottanta ricoperto da una tuta composta da pantaloni neri e maglietta bianca a maniche corte.
Ma come fa ad essere così di prima mattina?
È fresco come una rosa, sembra che non abbia alcun problema a svegliarsi per andare a lezione, è come se avesse dormito tutto il giorno.
Ignorando la sua domanda giro la testa verso la sveglia che ha sul comodino e...
<<Oh mio dio>> mi catapulto giù dal letto non curandomi in questo momento dello stato in cui sono e come una matta cerco i miei vestiti.
<<Non li troverai qui, erano sporchi e ho pensato di lavarteli stamattina. Non ho niente da farti indossare di femminile, a meno che tu non voglio indossare qualcosa di mio>> ammicca con un sopracciglio alzato e mordendosi il labbro inferiore con i denti.
Non attacca con me questo atteggiamento quando sono furibonda.
<<Non ci tengo a mettermi i tuoi vestiti, grazie per l'offerta. Aspetterò che i miei siano pronti, tanto ormai ho perso la giornata>> indico l'orologio che ormai segna le due del pomeriggio.
È la prima volta che dormo così tanto.
Ieri sera non so neanche che ora fosse quando sono uscita dal bar di Frank.
Ho ricordi frammentati di quello che è successo.
Ma devo ricordare.
Ho come un puntino fisso nella mia testa che mi incoraggia a farlo.
<<Ti ricordo che sei in una confraternita>> e mentre avanza io indietreggio fino ad arrivare con le spalle al muro.
<<Quindi?>> lo sfido con lo sguardo.
<<Niente>> e nel momento in cui le nostre labbra sono solo ad un millimetro di distanza un rumore assordante fa scoppiare la nostra bolla.
Non so se sia un bene o un male.
Se è un bene perché non volevo che la situazione prendesse una piega strana.
Se è un malo perché il mio corpo lo voleva con tutto sé stesso.
Ma la sua voce mi fa venire la pelle d'oca.
<<Amore sei lì?>> lo chiama l'oca giuliva.
<<Mettiti qui e non fiatare>> mi trascina nell'armadio prima di chiudermi dentro.
Che schifo.
Non so se sia peggio rimanere chiusa qui dentro oppure l'odore di sudore misto altro.
Boccheggiando come un pesce a cui manca l'ossigeno per respirare, mi concentro sulla loro conversazione.
Fortuna che ho uno spiraglio in cui posso anche guardare.
<<Ehi, come mai qui?>> gli domanda Alex forse preso alla sprovvista anche lui della sua visita.
<<Avevo voglia di vederti, e poi volevo sapere come mai ieri sera sei andato via di punto in bianco>> chiede spiegazioni la rossa mentre con l'indice della mano destra continua a compiere un percorso avanti e indietro sul suo petto.
<<Non sono cose che ti riguardano>> l'ammonisce prendendo la sua mano e spostandola.
<<Invece mi riguardano eccome. Stiamo insieme Alex, quello che fai tu e quello che ti passa per la testa fanno parte anche di me>> gli ribatte con tono freddo e fermo Zoey.
<<Eh invece no. Io e te non siamo più una coppia già da molto tempo, e lo sappiamo entrambi. Stiamo insieme solo per l'immagine delle nostre famiglie, quindi non dire cose che non sono vere>> gli urla contro lui.
Vedo la rossa pietrificata sul posto.
Forse non si aspettava una risposta del genere da lui.
Quindi non sono una coppia?
Solo per immagine?
Alla fine si concentra tutto su quello.
Che schifo.
<<È per lei non è vero?>> gli sussurra sconfitta.
<<Per lei chi?>> gli domanda Alex non capendo la sua domanda.
<<È per la sorella di quella, di Emily. Lo vedo come la guardi, non pensare che io sia stupida. Beh ti apro gli occhi Alexander: lei non è Emily e mai lo sarà, non sei riuscito a salvare la tua cara amica, ma non pensare di riuscire a salvare Chloe...>> sputa il mio nome con cattiveria <<...frequentando la tua vecchia compagnia cadrà anche lei nel gioco, cadrà anche lei nel baratro in cui è caduta anche Emily e potrai solo aspettare il giorno in cui anche lei si toglierà la vita perché non ne potrà più di sopportare il dolore. Emily era forte, non ho mai visto una persona più determinata di lei, ma Chloe è l'esatto opposto. Tutti i cadaveri passano prima o poi, e io starò sulla riva del fiume ad aspettare la sua sconfitta. La famiglia Morris cadrà, e non c'è niente e nessuno che potrà aiutarli>> ride come una iena portando addirittura la testa all'indietro.
<<Fuori>> urla Alex preso dalla rabbia prima di chiudere violentemente la porta di camera sua.
Il mio corpo trema.
I miei occhi sono sbarrati dalla paura.
Le mie mani sono congiunte tra di loro mentre tengo le gambe attaccate al mio petto.
Mi dondolo avanti a indietro come una che soffre di problemi mentali.
È come se mi avessero risucchiato l'anima.
Ed è rimasto solo un corpo inerte.
Non sento suoni.
Non sento movimenti.
Non sento neanche quando le ante dell'armadio si aprono.
Non sento neanche due braccia forti che mi sollevano e mi fanno adagiare su una superficie morbida.
<<Sshhh va tutto bene>> mi rassicura, ma non è vero, è una bugia.
Mi tiene abbracciata a sé.
Non molla la presa neanche per un secondo.
Segue anche lui i movimenti del mio corpo.
Avanti e indietro.
Avanti e indietro.
Il mio respiro si fa sempre più affannoso.
La mia testa gira ancora di più.
Mi sudano le mani.
Il cuore pompa nelle orecchie.
Un attacco di panico.
<<Chloe guardami...>> mi prende il viso tra le mani incoraggiandomi a guardalo finché i miei occhi non si immergono nei suoi <<...respira profondamente>> ed esegue quello che dovrei fare io.
Con molta fatica lo imito, espiro ed inspiro in modo lento e profondo finchè le mani, il respiro, la testa e il cuore tornano alla normalità.
Le sue mani non si sono mai staccate, sono come attaccate al mio volto con la colla e non hanno intenzione di muoversi.
<<Mi dispiace per quello che hai sentito...>> si giustifica abbassando la testa <<...ma devi dimenticare tutto>> e si alza dal letto andando verso il suo armadio per prendere la giacca invernale.
<<Io devo andare agli allenamenti, in casa non ci dovrebbe essere nessuno. Quando la lavatrice ha finito prendi la tua roba e vattene>> dice freddamente prima di prendere le chiavi di qualcosa e andarsene, lasciandomi sul letto come un ebete non capendo il suo repentino cambiamento d'umore.
Sbatto le ciglia più volte per cercare di dare un senso a quello che è appena successo, ma non ci riesco.
Non è ciò che mi importa in questo momento.
Ciò che non riesco a far uscire dalla mia testa sono le parole di Zoey.
"Lo vedo come la guardi"
"Lei non è Emily e mai lo sarà"
"Non sei riuscito a salvare la tua cara amica"
"Non pensare di riuscire a salvare Chloe"
" Cadrà anche lei nel gioco"
"La famiglia Morris cadrà, e non c'è niente e nessuno che potrà aiutarli"
Come mi guarda?
Ha ragione, io non sarò mai come Emily.
So che si conoscevano, ma erano migliori amici?
Perché dovrebbe salvarmi?
Da cosa?
Gioco?
Quale gioco?
Perché Zoey ce là con la mia famiglia?
Io non conosco la sua, perché tutto questo odio?
Sono troppe domande, ma le risposte?
Solo lo sconosciuto può aiutarmi, ma come?
Alzandomi, presa dalla curiosità, inizio a fare il giro della stanza per guardare più nel dettaglio.
È semplice, rettangolare, piena di poster di nuoto attaccati alle pareti, una semplice scrivania sul quale è appoggiato di tutto e di più, una sedia di fianco al letto, se così si può chiamare, che è diventata una montagna di vestiti fatta e finita, e ovviamente l'armadio.
Otto parole per definirla?
La classica stanza di un ragazzo del college.
Anche se non dovrei inizio a rovistare tra le sue cose, magari trovo qualcosa che può aiutarmi, ma come sempre le mie ricerche non arrivano mai a destinazione.
Però c'è sempre la frase: conosco i miei polli.
Mettendomi in ginocchio mi piego quel che basta per allungare la mano sotto il letto ed estrarre quello che cercavo, o almeno così credo.
Mi ritrovo in mano una scatola, identica a quella che ho trovato sotto il letto di Charly con un'eccezione: c'è un lucchetto.
E adesso?
Appena lo vedo mi viene subito in mente che se c'è una sicura significa che contiene qualcosa di importante.
Qualcosa che non vuole che gli altri possano vedere.
Qualcosa da tenere nascosto.
Non c'è una chiave.
C'è una combinazione.
Ma quale?
Magari una data di nascita?
Una ricorrenza particolare?
Oppure la combinazione più semplice del mondo.
"Gli uomini" ride la mia coscienza alzando gli occhi al cielo mentre esulto vedendo il lucchetto aprirsi.
Tre.
Due.
Uno.
Apro di scatto la scatola e... foto, biglietti dei concerti, biglietti di musei.
Ecco con chi era andata.
Ecco una risposta alle mie domande.
Passo in rassegna ogni cosa.
Ci sono fotografie di tutta la vecchia compagnia.
Foto di Alex ed Emily che si abbracciano e che ridono.
Foto di Emily e Charlotte.
Foto di Emily e di altre ragazze che bevono drink.
Foto delle feste che si svolgevano in quella casa abbandonata.
Foto in cui sono tutti felici.
Non desto molto a tutto il resto, perché quello che attira i miei occhi è un sacchetto bianco di semplice velluto nel quale sono racchiusi due dadi blu.
Sempre due dadi.
Uno con i numeri che vanno dall'uno al sei.
Uno con sei facce nel quale è raffigurati sempre e solo il numero uno.
Cosa mai potrà significare?
Faceva parte del gioco?
Quale gioco?
Partecipavano tutti?
O solo loro?
Ma poco importa perché adesso è qui.
Davanti a me.
Colei che cercavo nella sua camera.
Colei che cercavano loro.
INIZIO FLASHBACK
<<Dai andiamo, sicuramente starà già arrivando la sorella. Muoviti prima che ti becca di nuovo>> lo avvisa la stessa persona di prima.
<<Eh va bene, però dobbiamo darci una mossa. Già ha trovato i dadi, non voglio che trovi anche la lista>> gli dice il suo amico.
FINE FLASHBACK
Era lui?
Era lui che la cercava?
Adesso che la osservo meglio è strappata su due lati.
Quindi non è completa.
Quindi era Alex quel giorno nel bosco.
E chi c'era con lui?
Tom?
Peter?
Mark?
O qualcun altro?
Perché la vogliono?
Perché è così importante?
Piegandola la metto velocemente in tasca prima di chiudere la scatola con apposito lucchetto e rimetterla dove l'ho trovata, giusto in tempo prima che il bussare alla porta mi riporta nella stanza del mio...nemico?
<<Chloe apri sono Tom>> e, prima di aprire la porta, mi controllo allo specchio per evitare che la mia faccia possa destare sospetti.
Impassibile apro la porta dove lo trovo perfettamente vestito nei sui jeans e felpa con in mano i miei vestiti.
<<Ciao>> lo saluto con educazione facendo un sorriso tirato.
<<Sono contento di trovarti bene, Charly è un po' messa male ma stai tranquilla, le ho detto che stavi bene dopo che stamattina mi ha trovato nel tuo letto. Spero che non sia un problema>> arrossisce, sicuramente imbarazzato.
<<Nessun problema, tranquillo>> lo rassicuro contenta che sia stato a vegliare su Charly.
<<Ti ho portato i vestiti, Alex mi ha spiegato la situazione e non volevo che andassi in giro per casa quando ci sono venti ragazzi che ci abitano>> mi spiega premuroso prima di consegnarmi i miei jeans con apposito maglioncino bordeaux.
<<Sei stato gentile, adesso mi vesto e tolgo il disturbo>> e chiudendo la porta mi vesto il più velocemente possibile con lo scopo di andarmene subito.
Pettinandomi i capelli con le dita e mettendomi le scarpe, prendo la giacca ed esco, ma appena apro la porta: <<Sai di chi è questa giacca?>> gli domando non capendo il perché ce l'ho io.
So che non è mia, ma è impregnata del mio bagnoschiuma alla lavanda.
<<È di Mark, magari te l'ha prestata ieri sera dato che la tua non c'era>> osserva prendendomi la giacca dalle mani.
E allora la mia dov'è finita?
<<Ah ecco il tuo telefono, l'ho spento perchè ieri sera non la smetteva di suonare. L'ho trovato sull'erba>> mi consegna l'unico apparecchio che mi permette di comunicare con il resto del mondo.
<<Grazie mille ancora, ci vediamo>> e mi dileguo per le scale passando davanti ad alcune facce, sconvolte nel vedermi a casa loro.
Senza soffermarmi su di loro, esco da quella casa mentre accendo il telefono che non la smette di mandarmi notifiche su notifiche.
Mi hanno cercato tutti, addirittura mi hanno lasciato una marea di messaggi in segreteria, ma adesso come adesso non me la sento di chiamarli.
Magari Charly, sapendo da Tom che ero in buone mani, ha già avvisato tutti da parte mia.
Mi dirigo verso il primo bar per prendermi un panino veloce e una bottiglietta di acqua fredda, poi senza destare sospetti vado verso l'edificio che ospita la biblioteca, il luogo in cui gli studenti si ritrovano da soli o in gruppo per studiare, un posto in cui si è in completo silenzio permettendo al nostro cervello di elaborare qualsiasi cosa.
Il luogo ideale per me.
Chiedendo indicazioni ad alcuni studenti, visto che non ho con me la borsa con all'interno la mappa del campus, raggiungo velocemente l'edificio color mattone, un colore insolito che si differenzia dalle altre strutture color grigio chiaro.
Seguendo la massa entro nel cosiddetto deserto del Sahara, volendo potevo togliere il maglioncino ma sotto non ho niente se non il reggiseno, e non mi sembra il caso di rimanere in intimo, perciò stringo i denti e sopporto il caldo.
Cerco tra i vari corridoi un tavolo appartato nel quale possa concentrarmi il più possibile, e lo trovo esattamente in un angolo con una piccola lampada che emette una luce abbastanza debole, ma adatta a quello che stavo cercando.
Prima di sistemarmi vado da un'addetta seduta dietro al bancone vicino al tavolo che dovrò occupare e le chiedo gentilmente se potrebbe prestarmi un foglio e una penna sul quale scrivere tutti i miei ragionamenti, e senza nessun problema ricevo quello che voglio.
Sistemando il tutto sul tavolo mi sposto quel che basta per prendere dalla tasca posteriore dei miei jeans una parte di lista che ho trovato nella camera di Alex, e aprendola inizio a leggerla.
26 aprile
Alex: 5+1
Peter: 5+1
Mark: 4+1 -----> penitenza 2
Tom: 3+1 -------> penitenza 3
Andrew: 2+1 --------> penitenza 4
Zoey: 3+1 ---------> penitenza 3
Charly: 3+1 ---------> penitenza 3
Emily: 1+1 -----------> penitenza 6
Cosa diavolo significa?
Chloe ragiona: i numeri stanno ad indicare le combinazioni che uscivano dai dadi.
Possibile?
Ho il dubbio di sì.
Con la mente ritorno alle mie prime ricerche sul significato dei dati e:
"Solitamente la somma dei dadi dà sette o undici, per evidenziare un periodo molto prosperoso o un avvenimento fortunato, se invece sui dadi appare l'uno, determina lo scontro faccia a faccia tra due persone oppure la volontà di sfidare la vita stessa."
Era davvero così?
Chi faceva il numero più basso si doveva scontare con qualcuno?
O doveva sfidare la propria vita?
È questo che è successo ad Emily?
Ha rischiato la propria vita per un gioco?
E le penitenze?
Cosa sono?
Sono inventate?
O esistono davvero?
Ci sono tutti.
Sono tutti segnati.
Loro sanno.
Io no.
Ma so di essere vicina.
Il mio telefono si mette a vibrare segnalandomi l'arrivo di un messaggio, e non posso crederci che abbia la faccia tosta di scrivermi.
Andrew
Ciao, come ti senti? So tutto, Alex mi ha raccontato quello che è successo.
Ti va di prendere un caffè insieme?
Va al diavolo te e il tuo caffè.
Non curandomi di rispondergli, prendo le mie cose e mi sposto verso un banchetto sul quale sono appoggiati diversi computer che presumo siano della biblioteca, mi faccio inserire il login dalla stessa addetta di prima e dò inizio alla mia ricerca.
****************************
È da quasi tre ore che sono su questo computer.
Ho iniziato dal gioco più banale, obbligo o verità, ma niente.
Certo, ci sono gli obblighi più famosi o più divertenti ma fattibili, sono cose che farei anche io senza problemi.
Ho controllato tutti i giochi da tavolo ma niente.
So che sto perdendo il mio tempo.
So che non ho a che fare con gente stupida.
Sono intelligenti.
Tutti.
Non sono regole che troverò su internet.
Le hanno create loro.
Ma nella scatola non ho trovato niente.
Né in quella di Charly.
Né in quella di Alex.
Però c'è sempre l'ipotesi che non le abbiano scritte.
Oppure le tiene qualcun altro.
Qualcuno della loro vecchia compagnia.
Possibile.
<<Ehi>> mi saluta con le occhiaie viola che contornano i suoi bellissimi occhi, come se non avesse dormito per niente stanotte.
<<Ciao>> gli rispondo fredda mentre chiudo velocemente il motore di ricerca.
<<Perché non hai risposto al mio messaggio? È da un po' che io e te non usciamo insieme per un caffè, volevo parlarti di una cosa e->>
<<Anche io volevo parlarti di una cosa>> e gli mostro il misero pezzo di carta che ho trovato oggi.
Appena vede quello che c'è scritto assume il colore del pezzo di carta che ho tra le mani, letteralmente.
Inizia a boccheggiare, come se gli mancasse l'aria oppure come se non sapesse cosa dire.
Si limita ad alzare la testa per guardarmi, e quando incrocia il mio sguardo i suoi occhi sono terrorizzati, come se non riuscisse a spiegarsi come sono entrata in possesso di quello che ho tra le mani.
<<Come hai fatto ad averla?>>
SPAZIO AUTRICE✨⭐️
Eccomi con un nuovo aggiornamento🥰
Cosa ne pensate? Vi piace come storia?😎
Fatemi sapere come sempre tramite commenti e ⭐️
Al prossimo aggiornamento🎀
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