CAPITOLO 15
<<Così tu e Hunter eh?>> mi stuzzica Harper prima di prendere un altro pezzo di carne.
Solo a sentire il suo nome rimangono con la forchetta piena di insalata a mezz'aria, mentre il resto del tavolo si è fermato incuriosito dalla direzione del discorso che è appena iniziato.
Non è come sembra.
Io e lui siamo conoscenti e basta.
Certo, passiamo molto tempo insieme da quella sera, ma basta.
Solo questo.
<<Cosa mi sono persa?>> sgrana gli occhi Maggie chiedendomi in silenzio delle spiegazioni.
<<Niente, è solo un mio compagno di corso e basta>> obietto abbassando la testa e continuando a mangiare il mio pranzo, anche se ho lo stomaco ormai chiuso.
<<Non prendertela Chloe, e poi lei non è nella posizione di giudicare>> quasi la rimprovera Charly.
<<E con questo cosa intendi dire?>> alza la voce facendo cadere rumorosamente la forchetta nel piatto.
<<Ragazze>> le riprende Andrew.
<<Intendo dire che se mi avessi detto la verità forse le cose sarebbero andate diversamente>> le urla contro Charly.
<<Ragazze>> cerca di fermarle Maggie.
<<Beh se anziché arrivare alle tue solite conclusioni affrettate e facessi parlare anche gli altri magari ti renderesti conto che ci sono sempre due versioni di una storia>> alza talmente tanto la voce da far vedere le vene del collo.
Tutto il locale è bloccato, così come tutti noi.
Ormai l'attenzione è sul nostro tavolo.
Io ormai ci ho fatto l'abitudine, ma non le protagoniste di oggi.
Sono diventate così rosse per l'imbarazzo che si alzano entrambe dal tavolo ed escono velocemente dal locale sotto gli occhi di tutto il Sally's.
Le seguo con lo sguardo fino all'uscita dove, una volta all'esterno, prendono due strade diverse senza neanche guardarsi in faccia.
<<Ok...Cosa è successo?>> chiedo ai presenti non riuscendo a capire la scena di poco fa.
<<Beh, Harper è la sorella di Tom e una volta, quando Charly e Tom stavano insieme, erano amiche. Poi si sono lasciati e non si sono più parlate>> risponde vago Andrew.
<<So il motivo del perché si sono lasciati, e forse ho anche capito del perché di tutto questo>> indico il tavolo mentre mi batto la mano mentalmente da quanto sono stupida.
Non mi sono ricordata che Harper era la sorella di Tom.
Ecco perché il primo giorno Charly era fredda con lei.
Ecco perché non l'ha neanche guardata in faccia.
Però quando mi ha parlato della sua storia con Tom non ha fatto nessun accenno a lei.
Non sono cose che mi riguardano.
Ho altro a cui pensare.
<<Strano che Charly te l'abbia raccontato>> osserva Andrew ancora più scioccato.
<<Non vorrei interrompere il vostro discorso, ma siamo in ritardo>> alza il polso Maggie indicando con l'indice il suo orologio che, a quanto vedo, segna le due del pomeriggio.
<<È tardi cavolo, andiamo>> e tutti e tre ci alziamo in fretta prima di andare al bancone e pagare il pranzo di ognuno di noi, compresi quelli di Harper e Charly.
Dopo essere usciti e dati appuntamento sotto al dormitorio di noi ragazze, io e Maggie ci dirigiamo il più velocemente verso le nostre camere aggrappandoci alla nostra giacca per ripararci dal freddo.
Nel giro di cinque minuti arriviamo e aprendo la porta d'ingresso veniamo investite dall'aria fin troppo calda per i miei gusti.
<<Bene, ci troviamo qui tra venti minuti, d'accordo?>> si gira verso di me per chiedermi conferma.
<<Si, a tra poco>> e imbocco subito le scale mentre lei prende l'ascensore.
Appena arrivo al mio piano non faccio in tempo ad arrivare alla porta della mia stanza che si apre di colpo facendo comparire nella mia visuale una Charly con gli occhi gonfi e rossi e il viso rigato dalle continue lacrime che non riescono a smettere di uscire dai quei suoi occhioni castani.
<<Ehi>> mi precipito subito verso di lei allargando le braccia per stringerla forte a me.
Come avevo immaginato nella mia mente mi stringe così forte da spezzarmi le ossa, come se in questo momento fossi la sua roccia, e forse per lei lo è.
In queste sole poche settimane di convivenza ho capito che il suo punto debole è lui.
La sera in cui mi disse della sua storia con Tom mi disse una bugia.
INIZIO FLASHBACK
<<...dopo quella sera non ho voluto più sapere di lui. Il giorno dopo mi ha cercata e quando l'ho visto gli ho tirato uno schiaffo in pieno viso e gli ho detto che non lo volevo più vedere, che tra noi era finita>>
<<Mi dispiace...>> mi limito a dire <<...non volevo farti rivivere certi ricordi>>
<<Niente affatto, i ricordi servono per ricordarci chi siamo e cosa ci è successo. Che siano belli o brutti, sono una parte di noi che non potremo mai dimenticare. So che sembra una cosa assurda da dire ma i ricordi determinano la nostra persona, quando li rivivo e ritorno al presente, confermano la persona che ero e che sono diventata>>
<<E che persona sei diventata?>> le chiedo intimorita della risposta.
<<Una persona forte e determinata, che non le importa di quello che pensa la gente perché l'importante è stare bene con noi stessi>>
FINE FLASHBACK
Forse lo è diventata.
Forse è la persona forte e determinata che lei mi ha detto di essere.
Ma in questo momento è una bugia.
Non è forte.
È debole.
E il suo punto d'Achille è lui.
È Tom.
<<Mi dispiace per la scena di prima>> mi dice tra le lacrime mortificata.
<<Non devi dispiacerti di nulla. Semmai dovrei essere io che dovrei ringraziarti, non mi piace che vengano dette delle cose non vere su di me, anche se si scherza>> la tranquillizzo mentre muovo una mano su e giù lungo la sua schiena.
<<Lo so, per questo ho preso le tue difese>> e si stacca da me prima di recarsi verso il suo letto e sedersi.
Chiudo la porta prima di mettermi accanto a lei, ma ecco che nel momento in cui parli del diavolo spuntano le corna.
<<Ciao, sto cercando Charly. Sai dove posso trovarla?>> mi chiede con il fiatone come se avesse corso la maratona.
<<Ehm io...mmm>> ma di certo non mi aiuta il pianto isterico della pazza di Charly che, come temevo, attira l'attenzione del diretto interessato.
Senza neanche accorgermi mi supera velocemente prima di mettersi in ginocchio davanti alla persona che tanto cercava e senza staccare gli occhi dal suo corpo in posizione fetale con la testa rivolta verso il muro: <<Lasciaci soli per favore>> e senza farmelo ripetere due volte me la do a gambe prima di assistere a qualcosa che non mi riguarda.
Velocemente percorro le scale che portano al piano terra e mentre sto aprendo la porta d'ingresso un'aria gelida invade le mie ossa, talmente tanto da farmi battere i denti.
Siamo passati da trenta gradi a meno dieci nel giro di poche settimane.
Girandomi per accompagnare la porta sento posare sulle mie spalle qualcosa di caldo, comodo, confortevole e...peloso?
<<Ma che diavolo->>
<<Ho visto che avevi freddo, così ti ho messo qualcosa per riscaldarti. A me che tu non voglia qualcosa di diverso>> ammicca con il suo solito tono da saccente pensando di essere chissà chi.
Alzando gli occhi al cielo per le assurdità che escono dalla sua bocca: <<Sai chi avrebbe bisogno di altro? La tua ragazza, quindi ti consiglio di andare da lei e stare lontano da me>> e lo supero a testa alta prima di ridargli il suo cappotto con il pelo.
Preferisco morire di freddo piuttosto che essere scaldata da lui.
<<Certo che sei proprio acida, non ti va bene mai niente>> mi ribatte ridendo alle mie spalle.
<<Non mi va bene niente da certe persone>> mi giro per rispondergli incrociando le braccia ad altezza petto.
<<Eh dimmi...>> mentre avanza verso di me come un felino pronto ad attaccare la sua preda <<...chi sono le persone che vanno bene per te?>> chiede ormai a pochi centimetri dal mio viso.
Mi confonde.
Mi fa dimenticare tutto quello che penso di lui.
Mi fa dimenticare dove sono.
Mi fa dimenticare chi sono.
Mi fa dimenticare tutto.
<<Ehi Chloe>> mi saluta qualcuno così calorosamente da far allontanare Mr simpatia.
<<Ciao Hunter>> ricambio arrossendo e abbassando lo sguardo verso l'asfalto.
<<Sono passato per vedere se ti andava di andare a lezione insieme...>> mi propone accorgendosi solo adesso della presenza di Alexander <<...wow, Alexander Brown in carne ed ossa. Sei un mito amico>> si congratula con lui ricevendo solo un misero accenno di sorriso.
<<Ci vediamo Chloe>> dice prima di allontanarsi da noi e andando verso il mio dormitorio, probabilmente per aspettare Tom.
<<Vi conoscete?>> mi domanda Hunter mentre ci incamminiamo verso l'edificio in cui si terrà la nostra lezione.
<<Conoscere è una parola grossa, diciamo che ho una buona conoscenza con suo fratello e sua sorella>> lo correggo immediatamente.
Io che conosco Alexander Brown?
Direi di no.
<<Wow, ti invidio un po' sai? I Brown sono delle leggende qui, specialmente Alexander che è il capitano della squadra di nuoto>>
<<Come fai a sapere queste cose? Sei al primo anno come me, no?>> gli fa notare la mia lingua biforcuta che non ce la fa a rimanere al suo posto.
<<Beh, mio fratello sapeva sempre tutto e di tutti, ogni tanto quando tornava a casa mi raccontava di quello che succedeva qui nel campus>> mi risponde senza problemi, come al solito.
<<Non mi avevi detto che avevi un fratello>> mi incupisco, ma poco.
<<In realtà è il mio fratellastro, stessa madre ma padri diversi>> continua a spiegarmi mentre arriviamo davanti al nostro edificio.
<<Capisco, che anno frequenta?>> chiedo curiosa di sapere chi sia, magari è un componente della squadra di nuoto, ma è solo per fare conversazione no?
<<Non frequenta l'università, ma fa parte del corpo docenti se così posso definirlo. È lo psicologo Luke
Sancez>> e a quel nome mi blocco in mezzo alla scala che ci porta al primo piano.
Ma come è possibile?
Non si assomigliano neanche.
Sono due persone completamente diverse.
Anche se hanno la madre uguale dovrebbero avere qualche tratto uguale.
Ma niente.
Zero.
Due poli opposti.
<<Chloe ti senti bene? Ti vedo un po' pallida>> si preoccupa mettendosi alla mia stessa altezza.
<<Si certo, stavo solo pensando ad una cosa. Andiamo?>> lo incoraggio a muoverci prima che questa conversazione prenda il sopravvento.
Facendo finta di nulla mi segue fino in aula dove ci sediamo di fianco ad Harper in seconda fila, giusto in tempo dato che entra subito il professore per sostenere la sua lezione.
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<<Chi stiamo aspettando?>> chiede Andrew mentre manda via nuovamente il cameriere con l'intento di prendere le nostre ordinazioni.
<<Hunter giusto?>> mi chiede conferma Charly facendomi annuire.
<<E sarebbe?>> continua a chiedere Andrew non capendo di chi stiamo parlando.
<<Eccomi, scusate il ritardo>> si giustifica Hunter facendo il suo arrivo al nostro tavolo da Frank.
<<Ciao>> lo saluta calorosamente Charly prima di alzarsi e presentarsi.
Per fortuna non c'è imbarazzo e tutti i miei amici lo accolgono con serenità e senza problemi, specialmente Andrew.
<<Finalmente da oggi non sono l'unico ragazzo del gruppo>> esordisce facendoci ridere tutti.
<<Sono felice di conoscervi, Chloe mi ha sempre parlato bene di voi>> dice premuroso mentre mi guarda.
Posso definirlo un amico?
Direi di sì.
Non sto mettendo in dubbio che gli altri non siano miei amici.
Ma con lui è diverso.
Mi sento a mio agio.
Mi sento me stessa.
Mi sento come se lui potesse capirmi.
Con lui indosso solo una maschera.
La mia vera maschera.
Con gli altri invece no.
Con gli altri sono la ragazza dai mille volti.
Con gli altri devo essere sempre in allerta.
Ogni tanto la nominano.
E io non voglio.
Mi dà fastidio il fatto che parlino di lei.
Poi si rendono conto che sono lì, con loro.
Con lui invece no.
Non abbiamo mai aperto l'argomento.
<<Beh sicuramente ti avrà detto che siamo delle persone speciali>> ride Charly mentre mi fa un occhiolino di intesa.
<<Si, specialmente tu rubacuori, non è vero?>> la prende in giro Andrew dandole poi un bacio volante.
<<Ovvio che si amore>> ribatte la mia coinquilina facendo ridere tutto il tavolo.
La serata procede con risate, chiacchierate, esperienze di ognuno dei presenti e ovviamente, alcool.
Tanto alcool.
Ormai ho perso il conto di quanto abbia bevuto, io so per certo che se non riesco neanche a tenere una posizione eretta e non riesco a contare quanti bicchieri ormai coprono la superficie piana del tavolo sono messa molto male, ma come si dice: più bevi e più non fai altro che chiamare il cameriere pregandolo di portarti altro per placare la tua sete.
<<Io vado a chiederrre da beeeere, voi volllete qualcoooosa?>> chiedo cercando di fare una frase sensata mentre cerco di mettermi in piedi con la poca forza rimasta.
<<Io>> alza subito la mano Charly, seguita poi dal resto del gruppo.
Ridendo, non capisco neanche io il perché, mi faccio spazio tra la folla di persone che invadono il locale e in qualche modo arrivo al bancone del bar dove vedo indaffarati a preparare drink a volontà Frank, James e altri due ragazzi.
<<James posssso chiederrrti altri shotttt?>> lo prego mettendo fuori il labbro e congiungendo le mani in avanti come se stessi pregando.
<<Direi che è ora di andare a dormire Chloe, non trovi?>> mi risponde mentre finisce di decorare una bevanda di un cliente.
<<Eddddai, ti prego>> piagnucolo come una bambina a cui hanno appena strappato dalle mani il lecca-lecca.
<<Chloe lo dico per te, torna a casa>> e se ne va lasciandomi insoddisfatta al bancone.
Ma io non mollo.
<<Frank posssssso avere da berrrre?>> cerco di assumere una faccia del "non sono assolutamente sbronza, capisco perfettamente tutto e sono in grado di badare a me stessa".
<<Sono d'accordo con James, va a casa a dormire, poi mi ringrazi domani>> e va nel retro del locale.
Amareggiata e sconfitta appoggio le braccia sul bancone e rifugio la testa all'interno di esse, permettendo alla mia fronte bollente di entrare in contatto con il legno freddo del bancone facendomi tirare un sospiro di sollievo.
Non so quanto rimango in quella posizione, ho un mal di testa atroce e la musica che rimbomba nel locale non mi aiuta di certo a placare il martello pneumatico che continua a battere nella mia testa.
<<Oddio Chloe, stai male?>> sento dire mentre una mano viene appoggiata sulla mia spalla così che possa sollevarmi dalla mia posizione.
<<Si...tranquillo>> gli rispondo mentre cerco di mettermi in piedi ma senza successo.
<<Ehi aspetta. Mark vieni a darmi una mano>> chiama subito Peter mentre mi regge come una marionetta lasciata al suo destino senza il suo burattinaio che muove i fili.
<<Eccomi>> ci raggiunge subito sostituendosi a Peter che nel frattempo si allontana da noi.
Facendomi mette un braccio intorno al suo collo e tenendomi in piedi con una mano agganciata al mio fianco cerca di farmi camminare per cercare di portarmi fuori, almeno credo.
Un po' impacciata raggiungiamo la porta d'uscita ma appena il freddo invade il mio corpo inizio a tremare, e anche molto; è come se avessi la tremarella e non riesco a fermare il mio corpo cosparso di spasmi.
<<Tieni, mettiti questa>> mi porge la sua giacca imbottita facendolo restare con un semplice maglione a righe bianche e nere.
<<Ma così morirai di freddo>> gli faccio notare battendo i denti e appoggiandomi all'unico lampione acceso davanti al bar.
<<Sono abituato a questo, non ti devi preoccupare per me>> dice con un piccolo sorriso come se la cosa lo divertisse.
Si dice che l'alcool ti dia il coraggio di parlare.
Si dice che l'alcool ti dia il coraggio di liberare la mente da tutti i tuoi pensieri.
Si dice che l'alcool ti dia la forza di dire quello che non avresti mai detto.
Si dice che l'alcool ti dia la possibilità di far parlare gli altri.
Si è convinti che il giorno dopo non si ricordi niente.
Ma non è così per tutti.
<<Perché ogni volta che ci vediamo fai fatica a guardarmi?>> gli domando di getto facendogli girare la testa di scatto nella mia direzione.
<<Come scusa?>> chiede sorpreso, come se quella a parlare non fossi io.
<<Ti ho chiesto perché ogni volta che sono nelle vicinanze o comunque i tuoi amici mi salutano tu mi eviti come la peste>> chiarisco il concetto della mia domanda.
Mi guarda come se non mi avesse mai visto.
Come se analizzasse ogni dettaglio del mio viso.
Non è un presentimento, ma è una convinzione.
Non mi sta guardando per la prima volta.
Non mi sta guardando come se fossi la prima donna che vede.
Mi guarda per cercare le somiglianze.
Mi guarda per vedere se in qualche modo ritrovasse lei in me.
E lo capisco.
Lo capisco da suoi occhi.
Lo capisco da come ha reagito la prima volta che mi ha visto.
"Non è possibile" aveva detto scuotendo la testa, come se per lui era un sogno, come se quello che aveva visto non fosse reale.
<<Non ti evito come la peste...>> pronuncia con la sua voce dolce e rabbiosa allo stesso tempo <<...me la ricordi, e anche molto. Quando ti ho visto la prima volta non potevo crederci, pensavo fossi un fantasma, solo i capelli vi distinguono, ma eri lei. Mi dispiace per come ho reagito ma non posso, mi dispiace>> dice prima di andarsene e lasciarmi lì, da sola.
Non capisco la sua reazione.
A tutti ricordo lei.
Ma perché a lui in particolare?
Perché non può?
E poi cosa non può?
<<Chloe...>> mi riporta al presente Peter che sta reggendo Maggie, seguito da Tom che sorregge Charly <<...ce la fai ad arrivare al dormitorio senza cadere?>> verifica prima di muoversi insieme agli altri.
<<Credo di si>> dico sicura prima di staccarmi dal lampione a cui ero appoggiando e muovendo i primi passi cercando di non crollare per terra.
Alzando il pollice per rassicurarlo lentamente, molto lentamente, andiamo verso il nostro alloggio e tutto stava andando per il meglio, fin quando Charly non è inciampata nei suoi piedi facendo cadere non solo lei ma anche il suo salvatore.
In un primo momento ci fermiamo tutti preoccupati, ma quando inizia a ridere come una matta non possiamo che farci trascinare dal momento e sia io che Maggie iniziamo a ridere così tanto da asciugarci gli occhi dalle lacrime che li offuscano.
Peter e Tom, ormai disperati, cercano in tutti i modi di farci rialzare da terra ma tutte e tre iniziamo a muovere la testa a destra e sinistra, come dei robot a cui hanno azionato lo stesso identico comando.
Ridendo per l'assurdità di quello che stiamo facendo, e forse per la situazione, dal cielo inizia a scendere quell'acqua ghiacciata cristallina, formata da una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio che ha come base una simmetria esagonale ma ognuna di tipo diverso e spesso aggregate tra loro in maniera casuale, comunemente chiamato fiocco di neve.
<<Ragazze guardate>> indica con il dito rivolto verso il cielo Maggie facendo alzare la testa a tutti i presenti.
Come se stessimo osservando la magia che sprigiona il cielo, tutte e tre ci mettiamo sdraiate sull'erba per guardare ogni singolo fiocco di neve cadere e aspettando forse che ci ricopra, ma non tutti sono d'accordo della nostra idea.
<<Dai andiamo>> ci incoraggia Peter ma invano.
Ci mettiamo a ridere come se la cosa fosse divertente, il mio corpo ha preso il sopravvento.
Ho male alla testa.
Il mio corpo non risponde più.
Non riceve nessun impulso dal mio cervello.
Ho la testa troppo leggera.
È come se l'avessero staccata.
Ma funziona.
Riesco a capire cosa sta succedendo.
Magari l'alcool sta smaltendo.
Se non fosse così adesso sarei morta.
Morta.
<<Sembra di rivivere un déjà-vu, con la differenza che al vostro posto c'erano Emily e un'altra ragazza che adesso non mi ricordo il nome>> osserva Charly continuando a ridere.
<<Si direi che è ora di andare>> si avvicina Tom velocemente.
<<Perché amore? Non ti ricordi di quella sera?>> gli chiede Charly mentre cerca con tutte le sue forze di rimanere sdraiata.
<<Cosa è successo quella sera?>> domanda la parte del mio cervello che ancora connette.
<<È stata una festa stupenda Chloe, peccato che non c'eri, specialmente Emily con->> esclama a voce alta Charly attirando la sua attenzione.
<<Charlotte adesso basta!>> la rimprovera Tom ammonendola di stare zitta.
Emily con?
Mark?
Peter?
Alex?
Con chi?
Ma è vero?
O è solo l'altra parte di me che mi fa capire quello che voglio?
<<Chloe aspetta>> urla Peter mentre le mie gambe si muovono da sole e mi portano nel mio habitat.
Non conosco la zona.
Non conosco i sentieri.
Non so dove sto andando.
I rami degli alberi si scontrano con le mie braccia che mi fanno da scudo, ogni tanto mi fermo per riprendere fiato e cercare di stare in equilibrio sui miei piedi non solo per quello che ho ingerito fino adesso, ma anche per il terreno che è abbastanza scivoloso.
Ormai la neve non scende più, forse era la mia testa che giocava brutti scherzi oppure no, ma in qualche modo arrivo nel posto che dovrebbe darmi le risposte.
Ogni strada che percorro arriva sempre qui.
In questa casa abbandonata.
Ma non c'è niente.
Non c'è un elemento.
Non c'è una traccia.
Non c'è gente.
Non c'è una festa.
È vuota.
Come lo sono io.
Le mie ginocchia entrano in contatto con il terreno freddo, stringo le braccia intorno al mio corpo sporgendomi in avanti come se dovessi proteggermi da qualcosa, e piango.
Scarico tutta la mia frustrazione.
La mia rabbia.
Il mio dolore.
La mia delusione.
Tutto.
<<Perché te ne sei andata?>> chiedo come se ottenessi la risposta alla mia domanda.
Ma sono sola.
Non c'è nessuno con me.
Tutti se ne andranno prima o poi.
Non voglio legarmi di nuovo a qualcuno.
Non voglio cadere nel baratro ancora di più.
Non voglio farmi illudere.
Non voglio avere speranza in qualcosa che non ci sarà mai.
<<Sono sola>> sussurro a me stessa continuando a piangere.
Non sento niente.
Rimarrò così.
Al freddo.
Al buio.
Senza luce.
Senza stelle.
Sto perdendo la mia battaglia.
Il mio corpo prende il sopravvento.
Sto perdendo le forze.
Sto per accasciarmi completamente per terra quando sento un calore avvolgere il mio corpo, ma non ho le forze per reagire: <<Non sei sola, ci sono io con te>>
SPAZIO AUTRICE✨⭐️
Come iniziare bene il pomeriggio😏
Come vi è sembrato il ritorno?😍
Fatemi sapere come sempre con commenti e ⭐️
Al prossimo aggiornamento🎀
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