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Capitolo 5

Capitolo 5

Harry

Summer's pov.

«H-Harry?» Balbettai.

Davanti a me avevo colui che amai più della mia stessa vita, colui che mi spezzò il cuore, ma anche colui che mi regalò la cosa più bella che potessi mai desiderare, Darcy.

Era lì di fronte a me con un completo firmato di cui non conoscevo la marca, i suoi capelli leggermente più lunghi dall'ultima volta che lo vidi e i suoi occhi sempre gli stessi, di quel verde che mi innamorai tanto.

Ero come paralizzata, seduta ancora su quella sedia, non credendo a ciò che videro i miei occhi. Lui era di fronte a me e il mio cuore continuava a scalpitare forte all'interno della mia cassa toracica. Tutto intorno a me scomparve lasciando solo la sua presenza immobile che mi fissava.

Tutto questo era di sicuro uno scherzo perché non era possibile, e in tutto ciò la mia mente e il mio cuore si chiedevano cosa ci facesse a New York. Non mi sarei mai aspettata di trovarlo qui, anzi, pensavo si trovasse ancora a Londra e non di certo che mi avesse mollata per venire in questa città e allontanarsi così tanto da me. Lui non mi voleva più e questo lo capii soltanto ora.

«Come stai?» Chiese, sedendosi su quella sedia girevole di fronte a me.

Qualcuno lassù mi voleva tanto male da farmi incontrare l'ultima persona che volevo vedere. Mi mancava tanto e lo ammisi più volte a me stessa, ma non per questo avrei voluto avercelo davanti in questo momento, proprio quando ero sicura di aver lasciato il mio passato, e chi ne facesse parte, lontano dalla mia vita per sempre.

Ero sicura fosse così, ma non lo era. Lui era di fronte a me, bello come sempre, e in questo momento desiderai solamente uscire da questo ufficio e da questo grande posto e non tornarci mai più, così riposizionai la borsa sulla mia spalla pronta ad andarmene, ma il caso volle che la sua voce fermasse il mio piano di fuga.

«Aspetta!» Gridò quando capii che me ne volevo andare. Si alzò dalla sedia e fece il giro della scrivania.

Feci dei passi indietro quando tentò di avvicinarsi a me, non volevo avercelo vicino perché avevo timore di lui, se una volta la sua presenza mi metteva a mio agio ora mi faceva l'effetto contrario.

«Perché non mi parli?» Mormorò.

Me lo stava davvero chiedendo, assurdo, tutto questo era assurdo.

«Davvero me lo stai chiedendo, non ci posso credere.» Una risatina sarcastica uscii fuori dalle mie labbra, che poi di sarcastico non ci fosse praticamente nulla. «Dopo quello che mi hai fatto hai davvero il coraggio di chiedermi come sto e che non ti parlo. Fatti due domande Harry.» Sbottai.

Non volevo sentire nessuna ragione da parte sua perché non c'era, nulla poteva giustificare il suo abbandono. Mi aveva abbandonato e lasciata senza un motivo, una spiegazione.

Un giorno mi svegliai, pensando di trovarmelo al mio fianco nel letto, ma quando vidi che in casa oltre me non ci fosse nessun altro il mio cuore sprofondò, pensai subito al peggio. Questo andò avanti per altri quattro giorni finché al quinto giorno non mi arrivò l'avviso che quella casa fu venduta e io non sapevo dove andare, per non pensare che ero incinta e che lui di questo non ne era a conoscenza.

Mi spezzò così tanto il cuore che rischiai di avere un aborto spontaneo, ma per fortuna mi diedi poi la forza di riprendermi perché Darcy doveva nascere e avere una mamma che l'avrebbe sempre amata e presa cura di lei.

«S-Scusa, i-io non vol- » Cominciò a scusarsi, ma delle sue scuse non me ne sarei fatta nulla, non volevo più avere a che fare con lui neanche se era il padre di Darcy.

«Non me ne faccio niente delle tue inutili scuse, mi fai schifo.» Lo interruppi bruscamente. Ero pronta a continuare il mio sfogo su di lui quando Abbey aprì la porta dell'ufficio, interrompendo il momento.

«Mi scusi Signor Styles, ma è una cosa urgente.» Disse affannata come se avesse corso su per le scale. Prima di parlare per un attimo restò ferma, guardandoci confusa, sapeva di aver interrotto qualcosa e sperai che nessuno, al di fuori di quell'ufficio, ci avesse sentiti.

«Mi dica.» Ordinò Harry, passandosi nel mentre la mano fra i capelli, era un gesto che faceva spesso quando era nervoso.

«Ehm.. in realtà cercavo la signorina Smith.» Rispose intimorita e come darle torto, vestito così Harry poteva intimorire chiunque e sapevo che anche con il suo carattere era capace di farlo.

Quando mi senti chiamare, all'improvviso mi venne in mente Darcy e cominciai ad agitarmi sul posto. La mia mente andò subito nel panico, se fosse successo qualcosa alla mia bambina non me lo sarei mai perdonato.

«Darcy sta bene?» Chiesi di fretta alla ragazza, dirigendomi velocemente verso di lei.

«Era di questo che volevo parlarle. Mi hanno informato dalla reception del piano terra che non smette un attimo di piangere.» Affermò e il mio cuore sprofondò per aver lasciato sola la mia bambina.

Non immaginavo che venire qua poteva risultare una cattiva idea e ora ne avevo la conferma. Era stato un errore venire a New York, un enorme errore e per questo volevo solo piangere.

Uscii di corsa da quell'ufficio, non prima di averlo guardato per un'ultima volta.

«Addio Harry.» Mormorai a lui, e una volta fuori tirai un enorme sospiro, era come se li dentro mi mancasse l'aria.

---

Potevano essere le cinque del pomeriggio e mi trovavo seduta sul divano, bevendo una tazza di the caldo, mentre Darcy se ne stava nel suo ovetto ai miei piedi che continuava a fissarmi da minuti con quel suo ciuccio rosa in bocca. Era così bella che più volte mi emozionavo a guardarla.

«Sei bella amore della mamma, sei la bambina più bella che avessi mai visto nella mia vita.» Le dissi guardandola. Era la mia unica gioia, la mia unica ragione di vita.

Sentii bussare alla porta e subito mi chiesi chi fosse. Non conoscevo ancora nessuno, così cercai di fare meno rumore possibile alzandomi dal divano. Darcy la lasciai nel suo ovetto, buttandoci sempre un'occhiata mentre mi dirigevo all'ingresso di casa.

Aprii la porta, con la speranza che non ci fossero dei ladri dietro di essa, ma trovai lui e il mio cuore cominciò a impazzire.

«Ciao Summer.» Salutò appena me lo trovai davanti vestito con il competo di stamattina. Dovevo ammettere a me stessa che era davvero un uomo affascinante, ma tale pensiero doveva rimanere solo mio e senza rispondergli cercai di chiudergli la porta in faccia, ma il suo piede non me lo permise.
«No Summer aspetta! Dobbiamo parlare.» Disse con il suo piede ancora incastonato nella porta.
Riaprii quest'ultima rimanendo ferma sull'uscio e non facendolo entrare. Speravo che avesse poco da dirmi così che se ne fosse subito andato via, ma la sfortuna era sempre dalla mia parte.

«Senti Sum-» Cominciò a dire, ma lo fermai all'istante.

«Cosa ci fai qui? Come sai dove abito?» Chiesi, incrociando le braccia sotto il seno. Avevo così tante domande da fargli e così tanti dubbi da risolvere.

«Dopo che te ne sei andata ho letto il tuo curriculum.» Rispose a una delle mie domande.

«Summer dobbiamo parlare di molte cose, ma prima volevo sapere una cosa da te quindi mi fai entrare?» Continuò, perforandomi con il suo sguardo magnetico e il mio corpo si riempì di brividi. Nonostante siano passati mesi mi faceva lo stesso effetto.

Stavo per rispondergli di no, che non poteva entrare dentro casa mia perché uno non volevo che mettesse piede dentro l'unica cosa che mi avrebbe tenuto al sicuro da lui, e due in soggiorno si trovava Darcy e non volevo che la vedesse, non sapeva nulla di lei e che fosse sua figlia, ma la sfortuna era sempre li a bussarmi alla porta quando venni interrotta da un pianto nell'altra stanza e purtroppo non lo sentii soltanto io.

Harry mi guardò sorpreso e con passi felpati varcò la soglia della porta, entrando in casa. In quel momento cominciai a tremare e sentire l'aria mancarmi, non volevo che la vedesse.

Darcy...

Continua...

Angolo Autrice:

Sto correggendo tutti i capitoli e apportando molte modifiche, ma tranquilli che la storia resterà uguale a come l'avevo scritta.

Spero come sempre che il capitolo sia stato di vostro gradimento e se volete potete lasciarmi un vostro parere.

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