Cap. 9
La serata era piuttosto calda, l'Ispettore Gemelli, appena finito di lavorare, aveva fatto un giro nei pressi del lungomare. Gli piaceva rimettere insieme i pensieri, poco prima del tramonto, seduto su una panchina di roccia, rimirando il mare. Aveva fatto le dovute ricerche su Matilde, ma non era emerso nulla di insolito: iscritta all'università, nessun precedente penale, mai una multa... Tutto perfetto. Solo la storia della sorella lo lasciava perplesso. Secondo i verbali, Matilde trascorreva tutti i pomeriggi a giocare fuori in giardino, ma quel dieci agosto, decise di rimanere a casa. La sorella, Maddalena, invece uscì in giardino come sempre. Matilde dichiarò inoltre di aver visto un ragazzo più grande avvicinarla e insieme erano andati a fare un giro. Nessuno all'epoca, diede importanza a quelle parole, e adesso non c'erano testimoni a cui chiedere conferma dell'accaduto. La sola cosa da fare era andare in quel paesino di montagna a fare domande. Ma era passato parecchio tempo e Gemelli, titubante, decise di lasciare tutto in sospeso. Ci avrebbe pensato a tempo debito.
Poco dopo il tramonto decise di tornarsene a casa. Aveva parcheggiato la macchina di fronte il retrobottega di una gelateria, passeggiò con calma fino a raggiungerla, poi ci ripensò e tornò indietro. "Quasi quasi mi prendo una granita..." pensò varcando la soglia del locale. Il posto era affollato, i tavolini tutti occupati, per la maggior parte da turisti. Il vociare era fastidioso, ma decise di non demordere e si recò alla cassa, fece lo scontrino e attese il suo turno. Un gruppo di amici attirò la sua attenzione: una donna sembrava essere Francesca, secondo quanto ricordava dalle foto della mattina, e uno dei ragazzi doveva essere il fidanzato di Matilde. Si avvicinò per ascoltare meglio.
- Ti ho detto che è morta! - Continuava a ripetere Francesca.
- Ma come è possibile? Sarà stato uno scherzo! - Disse il ragazzo accanto a lei.
- No, Angelo, nessuno scherzo. Ho parlato con una poliziotta. Ha voluto sapere tutto! -
- Tutto cosa? -
- Tutto! Di ieri sera, sì insomma, di stamattina... -
Erano visibilmente scossi. Gemelli stava fingendo di leggere una locandina pubblicitaria affissa a una parete, tendendo l'orecchio.
- E ora che si fa? - Chiese l'altra donna della comitiva.
- Ma cosa vuoi che ne sappia? Ha detto di avere informato i genitori. -
- Allora è vero! - Sbottò Giorgio.
- Sentite, vi pare che mi metto a inventarmi una cosa del genere? -
- Andiamo a casa, tesoro. Hai bisogno di riposare. - Angelo, cercando di alzarsi, spostò la sedia andando a sbattere contro l'Ispettore. - Mi scusi. -
- Non fa niente, prego. - Rispose facendo spazio al giovane per farlo passare.
I cinque amici andarono via, Gemelli ordinò la sua granita e si diresse verso casa.
Durante tutto il tragitto non poté fare a meno di pensare alla fortuna che aveva avuto ad essere entrato in quella gelateria.
Non appena richiuse la porta di casa dietro le sue spalle, ripose il suo pacchetto nel congelatore e decise di lavare via tutta la stanchezza e i pensieri, sotto la doccia.
Ebbe tempo di lavarsi, richiudere il miscelatore, avvolgersi un telo al girovita e cominciare a tamponarsi i capelli con un asciugamano, quando sentì suonare il campanello. "Ma chi è che scassa la minchia alle dieci di sera?" Pensò andando a guardare attraverso lo spioncino.
- Che c'è? - Aprì la porta - Come mai questa visita? È morto qualcun altro? -
- Sempre spiritoso, Ispettore! - Sorrise Giulia - e chi è morto? Non ne so niente, io! -
- Meglio così! Che è venuta a fare? Ha sentito lo scroscio dell'acqua e voleva farmi compagnia? - La provocò - Beh, è arrivata tardi, come vede, ho già finito. -
- Ma la smetta! Di sotto c'è una tizia che chiede di lei, che faccio? -
Giulia era una donnina minuta, che aveva superato da un pezzo la soglia dei sessant'anni, vedova e senza figli, se ne stava quasi sempre alla finestra a controllare i movimenti del vicinato. Era una sorta di portinaia, nonostante non ci fosse nessun condominio da vigilare. Conosceva tutti i residenti del quartiere e di volta in volta, imparava a memoria i volti dei turisti di passaggio. E quella "tizia" non l'aveva mai vista da quelle parti.
- Mi faccia indovinare. È bassina, abbronzata e gira spaesata con uno zainetto in spalla? -
- Sì, Ispettore! Allora la conosce! È una sua amichetta? - Domandò Giulia.
Gemelli scosse la testa, roteando gli occhi al cielo.
- Per favore, le indichi casa mia. - La liquidò.
Giulia uscì in strada e fece segno a Novelli di dirigersi verso il civico 7A.
Nadia raggiunse la porta di ingresso, bussò battendo il pugno sul legno e notò che questa era solo accostata, dall'interno, la voce del suo superiore la indirizzò verso la cucina. L'ambiente era piuttosto spartano. Nel salone trovava posto un divano sistemato di fronte ad un televisore a schermo piatto da quarantasette pollici fissato alla parete, un tavolino di vetro nero messo lì davanti a raccogliere la polvere e a sorreggere il telecomando, mentre sulla parete alla sua sinistra una specchiera che faceva da attaccapanni completava l'arredamento. Oltre una porta c'era la zona cucina, stranamente, Nadia si aspettava di trovarla in disordine e piena di piatti da lavare, e invece era tutto pulito e ordinato, come quelle foto che trovi sulle riviste del settore. Gemelli stava armeggiando con il barattolo appena comprato.
- A cosa devo il piacere di questa visita, inaspettata, tra l'altro. - Indicò una sedia e le fece cenno di prendere posto al tavolo rotondo.
- Ho avuto modo di parlare con l'amica della vittima. - Cominciò a raccontare, ma venne interrotta dall'Ispettore.
- Fammi indovinare: non ne sapeva niente, né lei né i suoi amici. E magari era una di quelle che scoppia a piangere al primo ricordo. E ha cercato subito un alibi per il momento dell'omicidio. -
- Va bene, se già conosci tutti i dettagli, vorrà dire che ti ho fatto visita per niente... - stava per alzarsi ma una voce la dissuase da quel gesto.
- Forza Novelli, ho preso la granita, non ti va di assaggiarne un pochino? Così mi racconti tutto quello che io non so. Immagino che tu non abbia fatto tutta questa strada, per dirmi quello che dicono tutti quelli coinvolti in casi del genere. -
- Infatti! - Si alzò a cercare i cucchiaini nel primo cassetto sotto il piano cottura, li trovò, ne prese due, e un cucchiaio che si premurò di porgere al padrone di casa. - Non sono qui per questo. -
Solo dopo essersi avvicinata a Gemelli si accorse che lui non indossava niente, a parte un telo da mare. Si sorprese a fissarlo. Non aveva fatto caso, fino a quel momento, al fisico tonico e ai muscoli scolpiti, e alla carnagione che immaginava essere molto più pallida di come si presentava ai suoi occhi. A colpirla fu il disegno di un occhio, impresso sottopelle, alle cui estremità si diramavano delle strane frecce, otto in tutto.
- Ti piace, quello che vedi? - Gemelli sentì lo sguardo di lei alle sue spalle e non poté fare a meno di stuzzicarla. - È il terzo occhio, quella della conoscenza, al cui interno trova spazio la dimensione temporale. L'orologio disegnato dentro l'iride rappresenta il tempo che passa e a completare tutto c'è la runa del caos. -
- Interessante... - Nadia arrossì, ma lui non se ne accorse.
- Cosa? Il mio tatuaggio? -
- No, che tu abbia avuto il coraggio di farti tatuare e non abbia quello per chiedere aiuto, visto che non riesci ad aprire un barattolo di plastica. - Novelli gli tolse il contenitore dalle mani, sfiorandole di proposito, e con un gesto veloce aprì la scatola. - Ma che cosa hai preso? - Chiese alla vista di un ammasso di ghiaccio marrone.
- La granita al caffè, perché? -
- Perché? Perché io senza panna non la mangio. -
- Ehi, sarò impedito nell'aprire questi affari, ma non lascio niente al caso. La panna la trovi in frigo, prendila. Almeno, stavolta, finisce sul cibo. - La provocò riempiendo due bicchieri di plastica con la granita.
- Faccio finta di non aver sentito... - Nadia agitò la bomboletta e spruzzò un ciuffo di panna su ogni porzione. - Non voglio neppure immaginare che cosa ci hai fatto! -
- Io penso che in realtà vorresti saperlo, e magari anche provarlo... -
- Vuoi sapere cosa ho scoperto o vuoi continuare a giocare con me? -
- Giocare? Mia cara, non ho neppure cominciato a dare le carte! Ma avrai modo di accorgertene. Adesso dimmi, cosa hai scoperto? -
- La ragazza mi sembra pulita, è stata tutta la notte con gli amici e con la vittima. L'ha lasciata poco prima delle cinque ed è andata a casa del suo ragazzo. - Nadia si portò una cucchiaiata di panna e granita alla bocca, poi continuò - Pare che Matilde fosse rimasta in spiaggia ad aspettare l'alba e che qualcuno, l'abbia avvicinata. Il barista dice di aver visto poche persone in giro a quell'ora, e che quando stava per tornare a casa, ricorda di aver salutato tra gli altri, anche un ragazzo a cui aveva servito da bere la sera prima. -
- E questo barista, ha riconosciuto un turista di passaggio? Mi pare inverosimile... -
- È quello che ho chiesto anche io, ma lui sostiene di ricordare chi fosse, perché ha bevuto come una spugna e nonostante tutto, si reggeva in piedi meglio di una fotomodella sui tacchi. -
- Va bene, è già qualcosa. Dovremo solo cercare di capire chi è questo uomo. -
- Ci ho già pensato io, capo! Ho mostrato le foto che avevo nel mio cellulare al barista, visto che non mi aveva neppure fatto pagare la bibita, ho preferito evitare di fargli passare la mattina in commissariato, e pare che il turista che girava all'alba, nei pressi della spiaggia, altri non fosse che il fidanzato della vittima. -
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