Seconda Prova- Lettera dal Muro
~GIF qui sopra: palloncini luminosi lanciati in aria in occasione del 25esimo anniversario della caduta del muro di Berlino, 9 novembre 2014.~
Il Muro di Berlino (in tedesco: Berliner Mauer, Barriera di protezione antifascista) era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Germania Est (Repubblica Democratica Tedesca, filosovietica) per impedire la libera circolazione delle persone tra Berlino Ovest (Repubblica Federale di Germania) e il territorio della Germania Est. È stato considerato il simbolo della cortina di ferro, linea di confine europea tra la zona d'influenza statunitense e quella sovietica durante la guerra fredda.
Il muro, che circondava Berlino Ovest, ha diviso in due la città di Berlino per 28 anni, dal 13 agosto del 1961 fino al 9 novembre 1989, giorno in cui il governo tedesco-orientale decretò l'apertura delle frontiere con la repubblica federale.
***
Herr Reinhard Backhaus
presso fraülein Magdalena Shoenberg
235 Karl-Marx-Allee, Friedrichshain
Berlino
Kreuzberg, 14 novembre 1989
Caro amico,
il giorno è stato propizio, quello che era diviso oggi è riunito.
Tutto mi sembra così nuovo e surreale, le strade sono pervase dall'odore che emanano le scarpe nuove, appena comprate. In fondo, non è realmente tutto nuovo?
Come se l'aria, gli alberi, gli uccelli nel cielo fossero stati scelti appositamente da Dio per addobbare a festa questa nostra città così martoriata, solo per festeggiare una così grande gioia.
Non avrei mai pensato di scriverti la trentunesima proprio oggi, proprio quando ogni speranza era considerata perduta.
È passato del tempo, ma ogni giorno sembra sempre così diverso, unico e irripetibile.
Non dovremo più guardarci al di là di un muro, non saremo costretti a vivere lontano dai nostri fratelli, mai più la Germania sarà divisa, ne sono certo. La nostra nazione ha pagato abbastanza, ed è tempo di ricominciare a vivere, a gridare e a gioire. Non so bene dove tu sia in questo momento (invio la presente a Magda, sperando possa fartela avere al più presto) ma sono
convinto che anche tu sia felice, e confido di poterci rivedere presto, Babette non attende altro.
Il giorno della caduta è stato così surreale, così incredibile da sembrare un sogno di un'artista bizzarro, pieno di musica e colori, allucinogeno.
Avevamo appena terminato di cenare quando abbiamo sentito il discorso di Schabowski, quella sua intervista ai giornalisti. Non so se anche tu stessi guardando la televisione, ma in quel momento trasmettevano una conferenza stampa delle loro, sulle prossime manovre del governo e via discorrendo. Diciamo che a noi non importava tanto, eravamo dall'altro lato, ma abbiamo ascoltato comunque, non avevamo molto da fare. Però, credo che Schabowski abbia parlato troppo, ha detto qualcosa su delle modifiche delle restrizioni per i viaggi a Ovest. Babi stava sparecchiando, ma dopo qualche minuto ha smesso, e si è seduta sul divano con me per ascoltare, era una parte interessante, sa bene quante volte tu abbia tentato di farti dare un permesso.
Un tale giornalista, Niemeyer, ha fatto a Schabowski una domanda: 《Da quando queste nuove misure avranno effetto?》 Schabowski era confuso e agitato, ma ha risposto comunque, qualcosa del genere: 《Che io sappia…dovrebbero…
dovrebbero avere effetto immediatamente. Da ora》
Beh, caro Reinhard, non ho mai sentito Kreuzberg immerso in un chiasso così grande e in così poco tempo! Giuro che ho sentito letteralmente ogni urlo, ogni risata e ogni sussulto di lacrime dei miei vicini, li ho sentiti spalancare porte e finestre, scendere in strada e bloccare il traffico. Anche i clacson gioivano, e tutto era sovrastato da un velo di sogno che mai ho sperimentato finora. Babi aveva gli occhi colmi di lacrime, baciava continuamente le mie mani e sussurrava:
《È finita, è finita!》
Non potevo crederci, le immagini di Schabowski sommerso di domande sembravano lontane e impalpabili, tutto terribilmente futile di fronte alla grandezza di quel momento. Anche noi infilammo i cappotti, e Babi era talmente emozionata da non essersi neanche accorta della calza sfilata e delle pantofole, tanto che ho dovuto chiederle io di indossare almeno le scarpe. Abbiamo corso insieme alla folla, mano nella mano, e attorno a noi le persone danzavano, ridevano, cantavano, srotolavano striscioni dalle finestre e bandiere tedesche.
Non mi sono mai sentito circondato da una gioia così grande come in quel momento Reinhard, mai ho sentito tanta empatia con persone a me sconosciute, incontrate distrattamente nei parcheggi o nei bar la mattina, quelle stesse persone che avevano inveito contro di me per una manovra sbagliata ora mi cingevano le spalle cantando, e si scambiavano auguri come a Natale. In lontananza il muro, alto e incontrastabile, ci guardava arrivare, ma ai suoi piedi era già ammassata una grande folla, numerosa quanto la nostra stessa processione.
Il checkpoint era letteralmente sommerso dai cittadini, ma i militari non dicevano nulla e continuavano a spingerci indietro. Ho temuto il peggio, amico mio.
Ho avuto veramente paura che ci venissero sopra con gli idranti e con i manganelli per mandarci via, non perdevo di vista Babi neanche per un secondo.
La folla si stava lentamente infuriando, gridavano di lasciar passare i berlinesi dell'Est, di aprire il checkpoint, di mandar via i militari in sorveglianza.
Nessuna nostra richiesta fu accolta, ma improvvisamente le persone delle file davanti cominciarono ad alzare gli sguardi, a urlare dalla gioia.
Noi eravamo talmente compressi dalla folla che non riuscivamo a vedere nulla, assolutamente niente di ciò che stava accadendo. Tentavo di sgomitare per passare avanti, ma venivo continuamente tenuto dietro, finché Babette non ebbe la brillante idea di salirmi sulle spalle per guardare meglio.
Ebbene, appena ha iniziato a vedere alcuni abitanti dell'Est arrampicarsi fino in cima e ballare sul muro, ha iniziato a sgambettare come un oca anche lei, ridendo e piangendo allo stesso tempo (ti scrivo praticamente sdraiato, ho la schiena e le spalle coperte di piccoli tagli, lasciati dalle sue maledette scarpe )
Da quel momento è stato tutto un gran tramestio: la gente ha iniziato ad andare incontro agli altri, tutti abbracciavano tutti, venivano stappate bottiglie di champagne, qualcuno ha messo su della musica con uno stereo portatile... il delirio puro.
Ho tanto sperato di poterti vedere in mezzo a tutte quelle persone! Ho cercato il tuo volto in mezzo alla folla, ma tu non eri lì. Non ti ho visto.
Dov'eri Reinhard? Dove sei adesso?
Ho scambiato molte lettere con Magda, ho saputo dell'incidente con il contrabbando, ho saputo delle tue accuse. Soffro molto a non sapere dove sei, anche lei mi racconta tutte le sue giornate tristi senza di te, dei suoi tentativi di trovarti un buon avvocato. Darei qualunque cosa per poter prendere io la tua causa, ma ogni richiesta per ottenere un processo si è rivelata un buco nell'acqua, e da qui non potevo fare molto, di permessi neanche l'ombra. Sono certo, però, che con questo nuovo stato di cose potremmo vederci presto, forse già fra una settimana. Babette si da molto da fare per trovare il tuo numero di cella, ogni giorno cerca contatti con qualche vecchio amico del liceo, entrato nella burocrazia ministeriale, amici di amici (sai a cosa mi riferisco).
Ti troverò, amico mio. Ovunque tu sia, ti cercherò e ti farò uscire da dove ti tengono, e potremmo di nuovo passeggiare per il Tiergarten come facevamo una volta, nei bei vecchi tempi.
Ti ricordi dei giorni sul Bülowstrasse, del bar di Neukóln, dei concerti all'Europacenter? Sono ricordi antichi quanto vividi, deboli illusioni che mi tengono compagnia, che hanno preservato il mio spirito nei giorni di separazione. È questo il difetto di noi tedeschi, cercare nelle nuvole quello che abbiamo ai nostri piedi*.
Vivere un'esistenza di ricordi non ha mutato il mio destino di debole, quasi di traditore. Non spettava a te pagare Reinhard, non tuo l'errore commesso, non tuo lo scotto.
Perdonami amico mio, ho molto errato nella mia vita, ma questo è stato l'errore più grave, il più imperdonabile.
L'averti lasciato lì è stato il più ignobile atto che potessi compiere, e di questo non potrò ripagarti. L'unico modo è cercarti, salvarti dal tuo destino e riportarti tra noi.
E ci riuscirò, per l'antica amicizia che ci ha sempre legato lo farò.
Ti devo lasciare, Babi è appena tornata a casa, non voglio che legga questa lettera.
Lei non sa, ed è mio dovere preservarla da un dolore così grande. La sua anima è pura, non potrebbe sopportarlo.
Ci rivedremo, lo prometto.
Per sempre tuo fedele amico
Helge S.
*Arthur Schopenhauer
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