capitolo 12
Nel momento in cui cadde nell'oceano, fu come se una coltre di freddo allo stato puro la rinchiudesse. Sentì la forza vitale che scivolava via e l'energia inghiottita dal mare.
Passarono diversi secondi prima che una mano la recuperasse, durante i quali aveva iniziato a metabolizzare il fatto che stava per morire. Che fine eroica, morta a dieci minuti dall'inizio dell'impresa. Celebriamo la prode Adriana Valdez, che ci ha abbandonati mentre combatteva coraggiosamente contro dei gabbiani e scaraventata in mare perché al timone vi era un adolescente iperattivo figlio di Ermes.
Non si sentiva più nessuna parte del corpo, si chiese quanto mancasse al momento in cui il cuore si sarebbe fermato. L'acqua ghiacciata le entrava nei polmoni e lei non riusciva a fare nulla, soltanto a farsi trasportare dalla corrente marina.
A quel punto sentì una forte mano che la ripescava e improvvisamente riuscì a respirare, grazie ad una magica bolla d'aria.
Alyssa riuscì a farla risalire a bordo, quella si che è stata un impresa da manuale.
Tuttavia Adriana si riprendeva, era come se si trovasse sempre nell'oceano.
Non riusciva a sentire e ne a vedere i compagni, soltanto a percepirli. Faticava a respirare e continuava ad avere la sensazione di essere appesa con un sottilissimo fili tra la vita e la morte.
Bastava un taglio secco da parte delle Parche.
Il cuore faticava a trovare sangue da pompare e i suoi polmoni si stavano rifiutando di aiutarla.
Non aveva mai sofferto così tanto, mai nella sua vita.
Sapeva che l'acqua era il suo opposto, una cosa dalla quale doveva tenersi alla larga, era già capitato che la spegnesse. Il freddo si era preso tutto il suo fuoco e il fatto che tornasse a bruciare sembrava un ipotesi lontana migliaia e migliaia di miglia.
Per qualche strana ragione era riuscita a camminare fino alla cabina, ma una volta lì successe il peggio.
Rigirò gli occhi e svenne, perdendo coscienza per così tanto tempo da far temere agli amici che non avesse possibilità. Il respirò diventò quasi impercettibile e il battito cardiaco diminuì a dismisura.
Si ritrovò in una galleria lunghissima ed estremamente buia. L'unica fonte di luce proveniva dal lieve bagliore che emanavano le pareti. Era molto umido e fresco, ma un sensazione piacevole, a differenza di quella provata in mare.
Intuì che la galleria fosse molto grande, anche se non riusciva a vedere il soffitto.
Sentiva la potenza emanata da quel luogo, le arrivava fin sotto la pelle. Le rocce erano imponenti ed oscure, ma non per questo soffocanti.
Mosse timidamente il primo passo, come se temesse quel luogo.
Mentre camminava sapeva che stava morendo, tuttavia trovò in quel luogo l'energia per andare avanti.
Era sicura di averlo già visto e per questo sapeva che doveva arrivare in fondo al corridoio; nei sogni non c'era mai riuscita, ma adesso era il suo unico modo per rimanere in vita.
I passi riecheggiavano e mano a mano che si avvicinava alla parete, la quale Adriana sentiva che era la sua meta, l'ambiente si faceva sempre più illuminato.
Il corridoio era a forma triangolare, con pareti strette e soffitto altissimo, a tal punto che lei non riusciva a vedere la fine.
Doveva fare in fretta, la sua anima la stava abbandonando.
Raggiunse ansimante la fine del corridoio e si appoggiò alla parete, per riprendere fiato.
Lì c'era una figura umana ad aspettarla, avvolta nell'ombra.
Cercò di vederlo meglio, ma non riusciva a metterlo a fuoco; un po' come le vecchie macchine fotografiche.
Il suo respiro pesante riecheggiava per il corridoio, che sembrava trasmetterlo amplificato cento volte.
Adriana abbiamo poco tempo
Una voce parlò nella sua mente e suppose che appartenesse alla figura che si trovava davanti a lei.
Non trovò la cosa inquietante, perché quel suono era caldo e melodioso, estremamente piacevole.
Devi condurre qui i tuoi amici, è la chiave di tutto
Purtroppo però che lei non aveva idea di dove si trovasse precisamente quel luogo, non riusciva a identificarlo dal punto di vista geografico. Lei voleva rispondere, ma le parole le morirono in gola, come se non avesse le corde vocali.
Questo luogo è sacro per me e il mio potere qui è estremamente potente. Capirete come dovrete comportarvi nella vostra impresa.
Adriana si sforzò di capire con chi stesse parlando, ma il cervello le rispose con una fitta dilaniante, come se non le volesse rivelare il ricordo. Eppure era tutto familiare, sapeva che lei aveva già tutte le risposte.
La loro influenza è sempre più forte e presto faranno di tutto per ostacolare la vostra impresa. Hanno già progettato il loro primo attacco e quello non è stato nulla, vi aspetteranno cose terribili.
Adriana sentiva i suoi amici che la chiamavano, che cercavano di farla rivenire, ma lei in quel momento era troppo concentrata ad ascoltare le parole dell'ignoto che rimaneva nell'ombra.
Io non dovrei essere qui, non posso aiutarvi. Tuttavia ho mandato sogni importanti a mia figlia e, con la cosa che adesso ti rivelerò, sarete capaci ci capire chi sia il nemico.
Adriana attese, ma sapeva che aveva pochissimo tempo per risvegliarsi. Un solo secondo in più e sarebbe iniziata la sua discesa negli inferi.
Ricorda che le loro menti sono facilmente manipolabili. Adesso torna Adriana, tutti hanno bisogno di te, compreso io.
Loro sono ovunque!
L'ultima frase riecheggiò nella sua testa come se fosse stata pronunciata da decine di voci differenti e le trasmise la forza necessaria per combattere.
Pensò rapidamente a tutti i ricordi belli che aveva, i quali riuscirono a tenerla aggrappata alla terra.
I suoi genitori, i suoi amici, i ragazzi del campo. Non poteva abbandonarli.
Così si sveglio, ansimante.
***
Alyssa aveva la lacrime agli occhi, Adriana era svenuta ormai già da quindici minuti. Non riuscivano a capire se respirasse o meno e il battito cardiaco si era praticamente azzerato.
Le avevano dato ambrosia e nettare, ma non avevano effetto.
La ragazza giaceva sdraiata sul letto, così vulnerabile da sembrare che si potesse sgretolare da un momento all'altro.
Lavinia e Lee avevano provato ad eseguire diverse manovre. La spogliarono e tentarono si scaldarle il corpo con una bottiglia d'acqua calda, avvicinandosi gradualmente verso la parte centrale.
Purtroppo però la temperatura corporea non saliva.
Alyssa si sentiva così inutile, non sapeva cosa fare. Si limitava ad andare a cercare le cose che le venivano chieste dai discendenti di apollo.
Quando scaldò l'ennesima dose di acqua e tornò nella cabina, vide che le cose si erano messe male.
Lavinia stava eseguendo la manovra di rianimazione cardiopolmonare.
Alternava le compressioni e respirazioni bocca a bocca.
La ragazza aveva sangue freddo ed era decisa, si vedeva che era abituata a fare cose del genere.
Purtroppo però non successe nulla.
Ormai era da troppo tempo che non respirava, le possibilità che fosse sempre viva erano pari a zero.
Alyssa lasciò cadere la pentola a terra ed iniziò a piangere, come mai aveva fatto.
Le era bastato lo sguardo cupo di Lavinia per capire che la sua amica ormai se ne era andata.
"Noi abbiamo provato in tutti i modi" Lee le posò una mano sulla spalla e l'avvolse in un abbraccio. Rassicurante e freddo, come solo poteva essere la morte.
Si fece stringere dal ragazzo e affondò la testa nell'incavo sella sua spalla, continuando a singhiozzare. Alyssa fu grata ad entrambi, che non dissero frasi di circostanza, come il classico " Mi dispiace". Non c'era niente di più brutto da dire e lei non se ne sarebbe fatta proprio nulla del mi dispiace di qualcuno.
Non aveva mai affrontato la perdita di una persona cara e non si era immaginata che fosse così devastante. Era come se il mondo le fosse crollato addosso nel giro di un secondo. Adriana era stata una presenza così costante nella sua vita, che non poteva immaginarla senza.
Lo stomaco le faceva male e sentiva che non sarebbe stata in grado di mangiare o di bere per diverso tempo.
Udì Chloe, disperata quanto lei, che cercava di parlare all'amica ormai morta.
"Adri, so che ci sei" Mormorava tra un singhiozzo ed un altro.
"Tu non puoi abbandonarci!" Le prese la mano e pianse, stringendo Adriana a se.
Non aveva mai visto Chloe così, lei non perdeva mai il controllo. Ma in quel momento la disperazione della discendente di Zeus era qualcosa di raccapricciante.
Lei non avrebbe mai accettato la morte di Adriana Valdez.
Poi successe l'impensabile.
Il torace tornò ad alzarsi e ad abbassarsi.
Adriana si svegliò, ansimante.
In quel momento, Alyssa credette ai miracoli.
Nessuno riuscì a dire qualcosa, erano tutti troppo meravigliati.
Sembrava praticamente morta, anzi lo era.
Lavinia fece per dire qualcosa, ma chiuse subito la bocca.
Chloe ricominciò a piangere, questa volta di gioia.
"Io d-devo dirvi delle cose" La voce di Adriana era spezzata e quasi impercettibile. Tremava e tossiva, ma si tirò comunque su.
Lee si mosse e l'aiutò a sedersi, appoggiandola al cuscino.
"Adesso dovresti riposare" Fu l'unica cosa che Lavinia riuscì a dire, lei stessa si era accorta che il cuore non batteva più.
La figlia di Apollo chiuse il piccolo oblò, unica fonte di luce della stanza, e si avvicinò al letto. Coprì Adriana con una soffice coperta blu e si assicurò che fosse comoda. Tuttavia, quando Lavinia si allontanò, la figlia di Leo Valdez l'afferrò la mano.
La stretta sembrava piuttosto sicura e potente per una reduce da una quasi morte.
Lo sguardo di Adriana era acceso e vivo, al contrario del suo corpo. Gli occhi erano tornati a brillare, sembrava che potessero sputare fiamme anche quelli.
"Tu sai" Questa volta le parole uscirono con timbro più deciso.
Nessuno capì a cosa alludesse.
Tutti, tranne Lavinia.
"Adesso non è il momento, pariamone più tardi quando..." La figlia di Apollo non poté finire la frase, che la ragazza di fuoco la interruppe.
"Lui mi ha detto che tu avresti capito, che sai dove dobbiamo andare" Adesso sembrava più viva che mai e la forza di quella ragazza trapelava da tutti i suoi pori.
Lei aveva combattuto la morte ed era riuscita a vincere.
Alyssa non comprendeva ciò che si stavano dicendo, ma anche gli altri erano palesemente disorientatati.
Intanto la nave si inclinò ancora, ma Adriana parve non accorgerse neanche.
"I-io credo di saperlo" rispose Lavinia, sembrando spaventata.
"Tuo padre mi ha anche detto chi sono i nemici" A quel punto il tono di voce della nipote di Efesto calò di enfasi, ma aggiunse una punta drammatica.
Alyssa odiava essere esclusa dalle conversazioni e non capire ci che cosa due persone davanti a lei stessero parlando, la faceva sentire stupida.
Fu tentata di intromettersi, ma Chloe la precedette.
"Ragazza, si può sapere di cosa diavolo state parlando?"
Adriana e Lavinia si guardarono angosciate, come se avessero paura a rivelare i loro segreti agli altri. Era la prima volta che Alyssa vedeva una figlia di Apollo bianca e non affatto risplendente.
"Mio padre, Apollo, ci sta ehm dando una mano" L'Italiana cercò si sedersi su una poltrona, ma le tremavano leggermente le gambe.
"Questa nave ce l'ha procurata lui e diciamo che farà di tutto per aiutarci" Si interruppe e rivolse un altro sguardo alla figlia del fuoco, cercando la sua approvazione.
"Non capisco cosa ci sia di male, un dio dalla nostra parte è una cosa buona" Affermò Lee e inarcando le sopracciglia.
"Certo. Però le cose che ci ha rivelato sono meno buone..." Proseguì Adriana.
"Cosa ha detto?" Domandò Alyssa, sperando che sputassero il rospo il prima possibile.
"Questi nemici non sono come gli altri, essi non possono essere combattuti con grandi eserciti o con attacchi sensazionali. Loro, in un certo verso, sono noi..." Spiegò Lavinia con gesti nervosi delle mani.
A quel punto Alyssa intuì di che cosa parlassero, ma non voleva crederci.
Se i suoi pensieri erano giusti, il fallimento della loro impresa avrebbe decretato la fine.
"I mortali si stanno rivoltando contro gli dei" Concluse Adriana.
SPAZIO AUTRICE:
Buonasera lettori, cosa ne pensate di questo capitolo? Vi prego con anima e corpo di dirmi cosa ne pensate della storia e delle cose che succedono.
Bacioni!!
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