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27. -Four Days-

Era passato un mese da quando Eren aveva parlato con Levi, da quando l'aveva visto e da quando si erano lasciati.
Il corvino non l'aveva cercato, così come il ragazzo.

A nessuno dei due importava più dell'altro, non riuscivano più ad incontrarsi, nemmeno per sbaglio, in strada, ma era meglio così.
Eren era felice al lavoro, si riprendeva dalla delusione e passava più tempo con i migliori amici.

Armin e Jean erano a conoscenza della situazione del castano e, per quanto c'erano rimasti male, capivano la scelta dell'amico. Una volta alla settimana, più precisamente al sabato, uscivano insieme come ai tempi della scuola.

Il ragazzo, dopo un mese, stava bene.
Sentiva l'enorme vuoto rimpicciolirsi, lentamente, ma dopo tempo sarebbe scomparso del tutto.
Sperava passasse in fretta quella sensazione di vuoto, ma aveva sempre qualcosa che lo teneva occupato.
Tra il lavoro, l'università, gli amici ed il fratello, era tornato a sorridere.



Levi, dal canto suo, piangeva.
Non credeva fosse possibile per uno come lui, ma la mattina piangeva, il pomeriggio piangeva, la sera piangeva e la notte piangeva.
Stava male.

La prima settimana non ci aveva dato peso, alla scomparsa del castano, era già successo che se ne andasse. Prima o poi sarebbe tornato a casa, ma dopo due settimane, dopo un mese quel pensiero l'aveva considerato irreale.

Nessuno si allontana per un mese. E col passare dei giorni, il corvino, capì l'addio del fidanzato.

Ad ogni minuto il suo cuore si lacerava sempre di più, soffriva ed aveva capito di aver perso Eren, per sempre.

Non lo distraeva nemmeno andare a lavoro, c'erano troppe persone che felicemente gli sorridevano, gli ricordavano del matrimonio con il castano e gli domandavano come stesse.
Levi mentiva, ormai era una routine.

Solamente Hanji, e forse il marito della donna, sapeva cosa era successo.
Ma non sapeva come dire al corvino che la situazione l'aveva causato il suo carattere, non il giovane.

Levi si sentiva una persona orribile, rientrava in casa e non vedeva l'ombra del ragazzo sorridente, che gli correva incontro, lo abbracciava e lo chiamava 'gigante'.
Crollava nuovamente in un pianto ingiustificato.

Una cosa era sicura. Levi desiderava vedere Eren aprire la porta di casa, e che ritornasse da lui.

Eren si alzò tardi, quella mattina, era domenica ed aveva passato la sera scorsa con gli amici.
Anche il fratello era a casa, così decise di preparare lui il pranzo.

Il ragazzo entrò in cucina, notando l'uomo intento a preparare qualcosa.

-Ti do una mano?- Mugolò con la voce impastata dal sonno.

-Ho quasi fatto, però se apparecchi la tavola mi fai un favore.-

Il castano annuì cercando una tovaglia.
Mise piatti, bicchieri, tovaglioli e posate, appoggiò una bottiglia d'acqua e si sedette aspettando il biondo, il quale riempiva i piatti.

-Papà mi ha telefonato.- Disse il più grande sedendosi difronte al fratello.

-Che ti ha detto?- S'incuriosì il giovane.

-Era per lavoro. Per qualche giorno devo tornare a casa, volevo dirtelo.- Spiegò il più alto.

-Ho capito.- Annuì il ragazzo.

-Dovrei tornare giovedì sera o venerdì mattina, pensi di farcela da solo?- Scherzò Zeke.

-Certamente!- Esclamò il più piccolo. -Ti prometto che non darò fuoco alla casa.- Aggiunse.

-Quando esci chiudi il gas, non allagare il bagno e non metterla in disordine.- Cominciò il biondo sotto lo sguardo annoiato del fratello.

-Guarda che me la so cavare.- Borbottò fingendosi offeso, il castano.

I due sorrisero riprendendo a mangiare in silenzio. Eren pensò a quei quattro giorni da solo, non lo preoccupavano per nulla.
Sarebbe stato più libero, da solo e non era più di tanto diverso dagli altri giorni, alla fine.

'E se Levi dovesse contattarmi in questi giorni?' Si chiese senza rendersene conto.

Tra tutte le domande, quella, era l'unica che non si spiegava. Perché mai avrebbe dovuto chiamarlo in quei giorni? Probabilmente nemmeno lo seguiva più. Nemmeno sapeva dov'era.

Ma il ragazzo sentiva qualcosa dentro di lui, che lo rendeva nervoso. Stare solo in casa, sapere che l'uomo poteva incontrarlo, nonostante non era ancora successo.

'E se sapesse dove sono e stia aspettando che Zeke mi lasci solo?' Domandò un'altra volta.

-Ti stai preoccupando per qualcosa?- Gli chiese il fratello notando il ragazzo smettere di mangiare.

Eren annuì silenzioso.

-Di cosa?- Continuò il biondo. -Riguarda lui?-

-Si.- Sussurrò, abbassando lo sguardo, il più piccolo.

-Non devi pensare a lui, eri così felice fino a poco fa. Cosa ti spaventa?-

-Che lui venga qui. E che... che rivedendolo io non regga la sua presenza e mi deprima di nuovo.- Confessò il castano tristemente.

Zeke sospirò, cercando di trovare una soluzione. Non poteva portare il fratello con se, perché sarebbe andato a stare dai genitori e il più piccolo non voleva rivederli. Forse poteva tornare dai suoi amici o andare dalla cugina.

-Vuoi andare da qualcuno?- Gli chiese il più grande.

-Chi?-

-I tuoi amici? O Isabel?- Propose il fratello.

-Non ci sono, sono andati in vacanza.- Rispose il castano. -Tu dove starai?-

-Da mamma e papà.-

Eren annuì, mentre nella sua mente si faceva largo un'idea.
C'erano solo delle persone con cui non aveva risolto, e che potevano aiutarlo a colmare il vuoto causato dalla rottura col fidanzato.

-Posso venire anch'io?- Chiese il ragazzo. -Voglio tornare a casa.-

-Non sei costretto, lo sai, ma se vuoi risolvere con loro, certo che sì.- Annuì il biondo sorridendo al più piccolo.

-Si, ho bisogno di chiedergli scusa.-


//🐙grazie per i polipetti🐙\\

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