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XXXIII

d r e w

Come avrei voluto che la nostra sfortuna si fosse conclusa con le sirene che volevano mangiarci per colazione, il calamaro gigante che voleva mangiarci per pranzo, e Scilla (si, il mostro in carne ed ossa) che avrebbe voluto averci per cena.

Purtroppo adesso c'è un altro problema.
Una tempesta ci ha fatto cambiare completamente rotta, e siamo finiti in Spagna. Ora dobbiamo raggiungere l'Inghilterra in volo, evitando di nuovo il mare dei mostri e sorvolando l'Occidente europeo.

«Ercole è così antipatico?» chiede Talia, rivolgendosi a Percy.
«Così mi ha raccontato Jason.» risponde Percy.
«Vedete li?» dice, indicando un nuvolone posto al di sopra di quello che dovrebbe essere lo Stretto di Gibilterra.

«C'è un nuvolone, e quindi? Cosa c'entra con Ercole?» dico, confuso.
«Non è una nuvola, è Foschia.» dice Talia, sporgendosi verso il bordo della ringhiera e sfiorandomi il braccio.
«C'è... un'enorme colonna di marmo?» dice lei, e aguzzando la vista riesco a vederla anch'io.
«Esatto. Talia, sono sicura che tu sappia meglio di me cosa c'è allo stretto di Gibilterra.» dice Percy, e Talia sgrana gli occhi.
«Ma certo! Le colonne d'Ercole!» esclama, sorridendo.

Vorrei chiederle cosa diavolo sono le Colonne d'Ercole, ma sono troppo stanco. Io e Percy abbiamo fatto tutto ciò che è in nostro potere per uscire sani e salvi dal Mare dei Mostri. Per tutto il tempo abbiamo controllato le onde e guidato la nave, a volte a turno e a volte insieme, per andare via al più presto. Io sarei stato stritolato da un tentacolo gigante, se non fosse stato per Nico che ha mozzato la roba che mi avvolgeva giusto un momento prima che il mostro potesse lanciarmi in mare.
Sono davvero sfinito per ascoltare la Grifonschifo che inizia a parlare a manetta di tutti i miti esistenti sulla faccia della Terra. È più bella quando tiene la bocca chiusa, possibilmente sulla m...

«CI VADO IO!» esclama, e mi distolgo dai miei pensieri.
«Dove?» mormoro, e lei si volta verso di me.
«A parlare con Ercole, mi sembra ovvio!» mi risponde e io annuisco, poi scuoto la testa rendendomi conto di ciò che ha detto.
«Aspetta, cosa? Vengo con te.» faccio un passo verso di lei, ma mi ferma poggiandomi le mani sulle spalle.

«Tu hai fatto abbastanza oggi, sei quasi morto già due volte, io solo una! Andrò io.» insiste e assottiglio lo sguardo.
«Ho detto che vengo con te. Non mi piace come suona il nome Ercole, sembra il nome di uno stupratore. Non lascerò che ti stuprino.» le rispondo, e lei alza un sopracciglio.

«Andrò io con lei.» dice Leo, facendosi avanti.
«Drew, tu potresti addormentarti o svenire mentre parlate di quanto sia bello il tempo oggi. Percy è messo peggio di te, e Nico...» alza lo sguardo verso l'albero maestro sul quale Nico Di Angelo fissa l'orizzonte.
«Beh, lui mi terrorizza, come sempre. Io sono in forma, fantastico e fortissimo, e Talia sa tutta la storia greca a memoria. Possiamo farcela!» sorride Leo, facendo un' occhiolino a Talìa che si volta verso di me, sorridendo d'accordo con Leo.

«Neanche per sogno.» scandisco, lanciando a Valdez uno sguardo glaciale.
«Amico, con me non funziona.» sorride lui, evocando il fuoco in una mano. Lo guardo ancora più male.
«Beh, allora è deciso. Se non torniamo entro un'ora potete iniziare a preoccuparvi.» dice Talia, prendendo a braccetto Leo.

«Ma io non ho detto che sono d'accordo!» protesto, ma loro due continuano a camminare.
«Dovremmo nuotare o abbiamo una scialuppa?» dice Talia, ignorandomi beatamente.
«HEY!» li richiamo, ma non mi calcolano di striscio.
Leo preme un pulsante sul pavimento, e subito dopo si sente un rumore in acqua.

«Ecco la nostra scialuppa. Milady?» Leo fa un inchino, porgendo la mano a Talìa.
«Drew, stai ringhiando.» mi dice Percy all'orecchio, ed io ringhio ancora più forte.
Talia afferra il polso di Leo, saltando giù dalla nave urlando «WIIIH!» mentre Leo urla «AAAH PER TUTTI I BULLONI DI EFESTO!», per poi atterrare con un tonfo sulla scialuppa.

«Ho perso un'altra vita, me ne restano poche. Non farlo mai più.» sento dire da Leo, e Talia ride. Mi affaccio per guardare e vedo Talia alzare le mani.
«Okay, scusa.» dice, poi con un movimento delle braccia evoca il vendo che li porta verso la penisola che è lo Stretto di Gibilterra

E per la cronaca, io non ero d'accordo.

t a l ì a

«Le Colonne d'Ercole... pensavo fossero solo una leggenda! Insomma, sapevo che i Greci le avessero poste ai limiti del mondo conosciuto, ma non pensavo fossero delle colonne nel vero senso della parola.» dico, osservando stupefatta la spiaggia ormai vicina.
Non ottengo nessuna risposta da Leo, così mi volto per guardarlo e lo trovo con l'espressione fissa verso la nostra destinazione.

«Leo? Qualcosa non va?» lo richiamo, e lui scuote la testa come a riprendersi dai suoi pensieri.
«No nulla... è che ricordo una storia per quanto riguarda Ercole, ma mi sfugge...» dice, pensieroso.
«Ci sono molte storie su Ercole, le più famose sono le dodici fatiche.» dico, e al termine 'fatiche' lo vedo sussultare.

«Cosa c'è?» gli chiedo, confusa. Leo deglutisce.
«Niente, siamo arrivati.» dice, facendo cenno verso la spiaggia.
«Ah... giusto.» mormoro, alzando lo sguardo e notando un tizio avvolto in vesti romane che ci fissa da lontano.
Drew ha ragione, sembra uno stupratore.

Io e Leo scendiamo dalla scialuppa e ci dirigiamo verso quello che dovrebbe essere Ercole. Adesso, io avevo sempre immaginato Ercole come un uomo sulla trentina, con una barba da hippie e una testa di leone sulla testa stile uomo delle caverne. Uno che puzzava, ruttava e si grattava in parti inimmaginabili.
Non mi sarei mai immaginata quello.

Quello che mi ritrovo davanti, è un Figo con la F maiuscola.
Ha i piedi nudi, e indossa una tunica color porpora. Ha un bel corpo, ma non troppo robusto. I capelli hanno un taglio molto corto, completamente diverso da come li portano i miei compagni di viaggio. I suoi occhi sono blu zaffiro, quasi come quelli di Drew, ma a differenza del pinguino, Ercole ha la pelle molto, molto abbronzata.

«Emh... salve!» esordisce Leo, alzando una mano verso Ercole. Io sono ancora intenta a fissarlo.
«Ciao, come va?» domanda Ercole, e Leo mi lancia un'occhiata nervosa, seguita subito da una gomitata.
«Emh... meraviglioso...»
«...amente!» Leo mi interrompe, tossicchiando e io rido nervosamente, riprendendomi finalmente dallo shock.

Ercole accenna un sorriso verso di me, e-oh dei quanto Figo?
No Talia, focalizzati sulla missione.
Respira profondamente.
«Siete semidei, giusto?» ci chiede Ercole, e io annuisco.
«Mmh, lasciatemi indovinare. Tu, ricciolino...»
«Leo.» lo corregge il mio amico «E lei è Talia.» continua.
«Bene... Leo.» dice, squadrandolo da capo a piedi. «Efesto?» chiede Ercole e Leo annuisce.

«Si. Come hai fatto?» gli chiede.
«Non ci vuole un genio. Sei sporco di olio e di grasso anche sul naso, proprio qui.» dice Ercole, grattandosi il lato del suo naso.
Leo arrossisce mentre qualche punta dei suoi capelli va a fuoco, e velocemente si pulisce lo sporco facendomi scappare una risata.

«E tu, Talia...» dice, avvicinandosi a me e osservandomi.
Deglutisco fissando i suoi occhi dello stesso colore del cielo.
«Sento il potere di mio padre, Zeus, ma non è solo quello.» dice fissandomi e io abbasso lo sguardo, non riuscendo a sorreggere il suo. Mi mette troppo in soggezione.

«Mia madre... credo sia una figlia di Zeus.» dico, guardandolo e di sfuggita noto un luccichio nei suoi occhi.
«Ecco cos'è quel... ho capito, ma non penso sia opportuno dirtelo.» dice Ercole, allontanandosi.

«Beh, credo che siate venuti qui per passare, non è così?» ci chiede Ercole.
«Si. Dobbiamo recuperare degli amici che ci aiuteranno nella nostra impresa.» gli spiego, e lui annuisce ascoltandomi.
«Che genera di impresa?» ci chiede, e velocemente gli spieghiamo la faccenda.
«Capisco... beh, non voglio che il mio territorio sia sommerso. È davvero umiliante dirlo da dio, ma senza gli stupidi semidei che vogliono avventurarsi nel Mare Nostrum e che qualche volta vengono a farmi visita, la mia vita immortale sarebbe davvero noiosa. Poi gli umani morirebbero, e io non potrei più guardare Il Segreto in tv.» pensa ad alta voce, e io e Leo ci scambiamo un'occhiata basita.

«Vi farò passare.» dice e Leo fa per esultare quando... «Ma dovrete compiere una piccola impresa. Sono indeciso su cosa farvi fare, quindi ci affideremo alla sorte.» dice, tirando fuori un sacchetto come quelli della tombola.
«Beh, chi pesca?» ci chiede porgendocelo, e Leo ficca una mano dentro, deglutendo.
La tira fuori, passandomi il biglietto pescato.

Trattengo il respiro mentre lo srotolo per leggere ciò che c'è scritto sopra.
Non appena leggo le parole, il mio cuore smette di battere per un secondo.
«Talia?» mi chiama Leo, deglutendo.
Alzo lo sguardo prima verso Ercole, poi verso Leo.
«Cosa c'è scritto?» mi chiede Leo, e io sospiro.

«Se...Seconda delle Dodici Fatiche di Ercole.» mormoro, e Ercole fa una faccia dispiaciuta, come se ricordasse di quando lui l'ha affrontata...
«E in cosa consiste?» mi chiede Leo, e io lo guardo terrorizzata.
«Uccidere l'idra.»

Pochi secondi dopo, Leo dice la peggiore di tutte le parolacce esistenti.

«Siete stati sfortunati, non c'è che dire. È una fortuna però che siate in due, io non ce l'avrei fatta a sconfiggerla da solo.» dice, poi si volta verso di me.
«Ho capito chi è tua madre, e so per certo che tu sappia come io ho sconfitto l'idra. Sei con la persona giusta, per tua fortuna. Se riuscirete a sconfiggerlo, vi offrirò la mia protezione. In caso contrario.. beh, morirete. Buona fortuna.» dice, poi il pezzo di carta vola via dalle mie mani poggiandosi sulla sabbia, sulla quale qualche secondo dopo appare uno spaventoso mostro-serpente con nove teste.

«INDIETRO!» urlo a Leo, che fa un salto all'indietro assieme a me mentre il suolo dove prima erano i nostri piedi diventa acido velenoso sputato da una delle nove teste dell'idra, o da tutte e nove.
«Perché sono il solito sfigato?!» mormora Leo, cacciando la mano nella cintura degli attrezzi e cercando disperatamente qualcosa.

Tiro fuori lo stilo, scrivendo sulla sabbia più velocemente possibile. Il mio stilo si trasforma in una spada di bronzo celeste, e nello stesso momento che mi volto, vedo un'enorme mascella pronta ad inghiottirmi.
Pongo la spada in orizzontale, e i denti del mostro si scontrano contro il bronzo.
Quasi non svengo sentendo il suo alito velenoso. Mi concentro con tutte le mie forze, per poi lanciare all'idra un Everte Statim senza l'aiuto della bacchetta.
Beh, ho fatto un po' di pratica.

L'idra viene scagliato lontano dalla forza del mio incantesimo, e io ne approfitto per parlare a Leo.
«Se le taglio una testa, ne ricrescono altre due! Ho bisogno di te per ucciderla!» gli dico, riprendendo fiato.
«Lo so! Nella profezia che ha ascoltato Nico in Grecia c'è un verso che...»

«Si sta riprendendo!» lo interrompo, rinforzando la guardia.
«Stammi dietro, gli taglierò una testa, e tu gli brucerai il collo in modo che non possano ricrescere quelle nuove. Devi essere veloce, sei pronto?» gli chiedo, con lo sguardo fisso sull'idra.
«Sono pronto.» dice, evocando il fuoco.
«Non ti lascerò morire.» aggiunge sottovoce, nello stesso momento in cui io parto all'attacco.

Se non fosse stato per i miei riflessi e per il fatto che riesco a saltare meravigliosamente bene mantenendomi in aria più del normale, sarei già morta nove volte.
Per dieci minuti non riusciamo a concludere nulla. La pelle dell'idra è immune al fuoco di Leo e io non riesco ad avvicinarmi a lei senza rischiare di finire abbrustolita in un barbecue di veleno.
Devo riuscire a distrarla da me e da Leo, ma come?

Di solito una risposta intelligente ed efficace ci mette molto a raggiungere il mio cervello, ma fortunatamente mi viene un'idea.
«Confundus!» lancio l'incantesimo rivolto a una delle nove teste dell'idra, e l'incantesimo va a segno. Il mostro si confonde, e io ne approfitto per tagliarle la testa, che cade per terra.
«ORA!» urlo, ma prima che apra la bocca Leo ha già scagliato una vampata infuocata verso il collo mozzato del mostro, che stride di dolore.

«Questo si che è gioco di squadra!» esulta Leo mentre l'urlo agonizzante del mostro mi fa quasi sanguinare i timpani.
«Ci mancano solo otto teste.» dico a Leo, e lui mi sorride incoraggiante.
«Possiamo farcela. In caso contrario, almeno non morirò da solo.» dice, e poi insieme ripartiamo all'attacco.

Sempre con lo stesso mettodo confondo-affetto-abbrustolisco tagliamo altre sette teste, fin quando non rimane quella centrale.
Solo quando mi ritrovo davanti ad essa mi ricordo di un importante particolare.
«La testa centrale è immortale!» dico a Leo, schivando una spruzzata di veleno.
«Perfetto. Come la uccidiamo?» dice Leo, cercando di distrarre l'idra con palle infuocate.
«Idiota, è immortale! Non possiamo!» gli rispondo, evitando stavolta un colpo di coda.
«E allora che diavolo facciamo?!» mi chiede spazientito, e io gli afferro la maglia iniziando a correre lontano dal mostro.
«Prendiamo tempo per pensare!» gli dico correndo, con l'idra testa unica alle calcagna.

«Bene. Cosa fece Ercole per uccidere la testa immortale?» mi chiede Leo, e io mi guardo nervosamente intorno per cercare una soluzione.
«La schiacciò con un masso. Ma qui non vedo massi!» dico spazientita, muovendo furiosamente la testa in tutte le direzioni.
«Cercane uno, io la distraggo!» dice e prima che possa protestare, Leo non è più al mio fianco.

Poi, per la terza volta in un giorno, mi ricordo di essere anche una strega oltre che una semidea.
Cerco la mia bacchetta e una volta trovata la tiro fuori, puntandola contro un sassolino.
«Engorgio!» esclamo, e il sassolino aumenta le sue proporzioni fino a diventare un masso della stessa grandezza dell'idra.
«Wingardium Leviosa!» enuncio la formula che fa levitare l'enorme masso.
Mi concentro poi su tutti i venti, fin quando la brezza che mi accarezza i capelli non si fa sempre più forte.

«Leo, spostati!» urlo a Leo, che ascolta il mio consiglio e si scansa.
«Hey, testa zitella!» urlo all'idra, che si volta immediatamente verso di me con i suoi occhi gialli iniettati di sangue.
Quella parte alla carica verso di me, a quando è alla giusta distanza, con l'aiuto dei venti, lancio il masso che va a schiacciare la sua testa.

Quando la vedo crollare a terra, sono così piena di adrenalina che non mi accorgo di due cose: la prima, è Drew che cavalca un'onda con la spada sguainata.
La seconda cosa è...
«Oh dei, la tua gamba!» urla Leo, correndo verso di me e afferrandomi prima che cada per terra.

D'improvviso sento un'immenso bruciore alla gamba destra, ma non un semplice bruciore. È acido velenoso, è il veleno dell'idra. Non riesco a trattenere un urlo di orrore e di dolore alla vista della mia gamba. Riesco a vedere l'osso della tibia che lentamente si corrode a causa del veleno.
Stringo le braccia di Leo per scaricare il dolore, ma la ferita mi fa ancora più male.

Sento qualcuno inginocchiarsi accanto a me, e volto lo sguardo riuscendo solo a vedere una sagoma sfocata dai capelli biondi.
Sono due le cose: o ho la vista annebbiata per le lacrime, o il veleno sta iniziando a fare effetto perché cinque secondi prima la vedevo benissimo, la mia tibia.

«Talia, non chiudere gli occhi e non addormentarti. Valdez, tienila ferma.» sento la voce nervosa di Drew accanto a me, e in un certo senso mi sento già salva.
Vorrei ringraziarlo per essere lì, poi però fa qualcosa alla mia gamba e io gli urlo tutti gli insulti del mondo più qualcuno extra inventato da me.
«DAVIS, CHE CAZZ-AAAAAH!» urlo dal dolore quando sento letteralmente la mia carne corrosa dal veleno ricrescere.

«Scusa, piccola. Ti sto guarendo.» dice in tono dolce, accarezzandomi luna guancia rigata di lacrime. Piego la testa verso la spalla di Leo che mi tiene ferma, bagnandogli la maglia del campo con le mie lacrime, mentre Drew continua a mormorare incantesimi di guarigione.

Quando quell'inferno finalmente finisce, faccio per alzarmi in piedi per tirare un pugno a Davis per 1) vendicarmi per tutto il dolore che mi ha fatto provare e 2) sfogarmi.
Solo che quando provo ad alzarmi, barcollo come un ubriaca e lui mi prende fra le braccia stringendomi e accarezzandomi la schiena.
«Sei quasi morta.» mi dice all'orecchio.
«Ho ucciso l'idra.» gli rispondo, e lui ride leggermente.

Mi prende le guance fra le mani, portandolo davanti al suo viso e osservandomi per bene.
Prende la sua bacchetta, passandola sui graffi presenti sul mio viso che ben presto svaniscono. Poi mi poggia un bacio sulla fronte, e il mio stomaco fa un capriola, segno del vomito imminente. Giusto?

Una palesemente finta tosse ci interrompe, e io e Drew ci voltiamo ritrovandoci Ercole davanti.
«Siete stati bravi, vi siete garantiti la mia protezione.» dice Ercole, rivolto a me e a Leo. Poi rivolge a Drew uno sguardo impassibile.
«Cosa? Lei è quasi morta, razza di-» dice Drew, e io gli tiro una gomitata nelle costole che lo zittisce.
«Grazie mille, Ercole.» gli sorrido angelicamente.

Al nome di Ercole, Drew abbassa un po' la guardia, ma continua a guardarlo diffidente mentre il dio mantiene il suo sguardo impassibile.
«Potete passare, avrete la mia protezione anche durante la battaglia, soprattutto tu, figlia dell'ispiratrice. Adesso, andate.» Ercole ci congeda, e dopo averlo salutato e ringraziato un ultima volta mi dirigo con il sostegno di Drew verso il mare (solo di Drew, perché quando Leo ha provato ad aiutarmi il biondino gli ha lanciato uno sguardo che ha congelato persino Mister Torcia Umana.)

«Beh, almeno abbiamo un dio dalla nostra parte no?» dico a Drew, mentre con un'onda riporta me e Leo sull'Argo II.
«Meglio se stai zitta, sono già abbastanza urtato.» mormora lui, e noto che l'acqua sotto i nostri piedi inizia a solidificarsi.
«Già Talia, meglio se stai zitta.» annuisce Leo, facendo degli strani saltelli sull'acqua.

«Zitto anche tu! Se fossi stato più veloce, lei non si sarebbe ferita.» sbuffa Drew.
Leo fa per ribattere, ma lo interrompo evitando una guerra fra palle di fuoco e palle di neve.
«Ma ora sto bene, e volevo dirti...» mi avvicino al suo orecchio, stringendo meglio le mie braccia attorno al suo collo mentre lui mi tiene stretta a se.
«...ehm, grazie Drew.» gli dico, poggiandogli una bacio sulla guancia.

Subito dopo sprofondiamo in acqua, ma Drew riprende immediatamente il controllo ritrovandosi anche Leo avvinghiato al suo corpo.
«VALDEZ PER GLI DEI SCOLLATI!» urla Drew, completamente rosso in faccia.
«E se ti dessi anch'io un bacino?» dice Leo, facendo per dargli un bacio.
«Se lo fai, giuro sullo Stige che ti trasformo in un pupazzo di neve.» ringhia Drew, e io scoppio a ridere assieme a Leo mentre ci avviciniamo sempre di più all'Argo II.

—Coso autrice.—

Scusate per l'attesa, spero che il capitolo vi sia piaciuto.❤️

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