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XXI

d r e w

La giornata è trascorsa più o meno velocemente.
Chirone ha parlato con la professoressa McGrannit, che ci ha dato immediatamente il permesso di partire per salvare il mondo da una possibile fine.

Talia mi ha raccontato di ciò che le ha detto Chirone e delle sue preoccupazioni che ora sono anche mie, poi è corsa da Potter dicendomi che doveva farsi perdonare per averlo piantato da solo alla festa, spero che gli dica anche che ha preferito uscire con me piuttosto che restare con lui.

Vorrei tanto parlarle del sogno che ho fatto, ma allo stesso tempo ho paura di farlo. Forse la dea del mio sogno ha sbagliato, oppure mi stava semplice prendendo in giro.
Ci penso talmente tanto che quando Percy mi urla in un orecchio di svegliarmi, quasi lo ringrazio.

«Stai bene?» mi chiede Annabeth e io mi passo una mano fra i capelli per la frustrazione.
«Sì, sto bene.» rispondo, portando lo sguardo nel mio piatto ancora pieno.

Percy e Annabeth si sono seduti accanto a me al tavolo di Serpeverde, mentre Piper e Leo sono assieme a Talia a quello di Grifondoro.

«Questo cibo è delizioso!» dice Percy, ingozzandosi come un maiale.

Annabeth lo guarda schifato e io allontano il piatto, sospirando e voltandomi verso Albus e Scorpius a qualche metro lontani da me. Ho preferito sedermi il più lontano possibile da tutti.

«Drew, sai che puoi parlarne con noi se c'è qualcosa che ti turba.» mi dice Annabeth, premurosa e io sospiro di nuovo mentre le passo la lettera che mi è arrivata prima di pranzare.

«Prima di partire vieni a casa, dobbiamo parlarti. Mamma e papà.» legge Annabeth ad alta voce, per poi alzare lo sguardo verso di me assieme a Percy.

«Beh? Che c'è di strano?» mi chiede lui.
«C'è che i miei non hanno mai voluto parlarmi di niente, e per di più sanno non so come che devo partire. E ho fatto un sogno in cui...» mi blocco di scatto.
«Drew, non possiamo aiutarti se non ti fai aiutare.» mi dice Annabeth, incitandomi a continuare.

«Ho fatto questo sogno in cui ero nel palazzo di Borea, e c'era una donna... penso fosse una dea, che mi ha detto cose assurde.» inizio a raccontare e per un secondo Percy e Annabeth si guardano come se sapessero di cosa sto parlando.
«Ha accennato a qualcosa su mia madre, ha detto che ci ha cancellato la memoria.» dico e Annabeth alza un sopracciglio.

«Ci? A te e a chi altro?» mi chiede e io scuoto la testa.
«Non ne ho idea.» gli rispondo spostando lo sguardo.
So che Annabeth sa che sto mentendo, ma non mi va di parlare dei miei presentimenti su chi possa essere l'altra persona.
Anche se sono più che sicuro che si tratti di mia sorella.

«Beh, devi scoprirlo.» dice Percy, deglutendo l'ultima forchettata del suo porridge.
«Prima di partire dobbiamo riparare il carro che qualcuno ha distrutto.» sottolinea la parola qualcuno, guardando male prima Percy e poi Leo al tavolo accanto.

Il ricciolino sembra accorgersene e dopo aver visto Annabeth guardarlo in quel modo si gira terrorizzato continuando a parlare con Talia, Piper, le due carote umane e... Potter.
Forse i figli di Atena non hanno superpoteri come quelli di Percy, o di Leo. Però Annabeth sa essere davvero terrificante quando vuole.

«Tu potresti fare un salto dai tuoi genitori per farti spiegare la faccenda.» continua Annabeth, riportando la sua attenzione su di me.
«Sì, potrei smaterializzarmi.» penso ad alta voce.

«Smateche?» dice Percy con sguardo curioso e trattengo una risata.
«Hai presente il teletrasporto?» dico e lui annuisce.
«È più o meno quello.» scrollo le spalle.
«Figo!» dice e Annabeth lo guarda male.

«Lasciatemi indovinare, tu prima odiavi Percy.» dico ad Annabeth che mi guarda sorpresa.
«Sì, come fai a...» fa Annabeth ma io la interrompo rivolgendomi verso Percy.
"E tu avevi una cotta per Annabeth.» dico senza nessuna emozione nella voce e Percy annuisce.
«Sì.» mormora Percy, fa per aggiungere qualcosa ma interrompo anche lui.
«E poi dopo un po di tempo vi siete messi insieme.» concludo e loro annuiscono all'unisono.
Fanno per parlare ma mi alzo dal tavolo.
«Un classico.» scrollo le spalle, camminando verso la porta della sala grande e chiudendomela alle spalle.

Poco dopo, quando cammino ancora per il corridoio con le mani affondate nelle tasche sento nuovamente la porta chiudersi e sorrido continuando a camminare.
«Hey pinguino, dove stai andando?» Talia mi raggiunge affiancandomi e mi volto a guardarla abbassando lo sguardo a causa della differenza di altezza.
«A scoprire chi sono, vuoi venire con me?»

❅ ❅ ❅ ❅ ❅

«Non hai ancora la patente per poterti smaterializzare, non puoi farlo!» mi punta un dito contro guardandomi in cagnesco e io ruoto gli occhi continuando a camminare imperterrito verso i confini di Hogwarts.
«E poi non possiamo uscire dai confini di Hogwarts senza permesso!» continua e decido di intervenire per salvare i miei timpani.

«Sta zitta, o sarò costretto a farti chiudere la bocca a modo mio.» sottolineo le ultime parole lanciandole uno sguardo accattivante e lei si ammutolisce immediatamente.

Tuttavia dopo qualche minuto di cammino ricomincia a parlare e ringrazio mentalmente il cielo perché già mi mancava la sua vo-cioè, perché quel silenzio era assordante.

«Ho spiegato a James perché sono sparita l'altra sera.» dice e mi volto immediatamente verso di lei.
«Ovviamente omettendo che sei stato tu a trascinarmi fuori. E omettendo tutto quello che è successo, e che tu sei un semidio.» si affretta a dire e tiro un sospiro di sollievo. «Solo che c'è arrivato da solo, o forse Leo parla troppo.» mormora e sbuffo.
Come non detto.

«Beh, almeno quando partiremo non vedrò la sua faccia per un po.» dico guardando avanti e Talia mi guarda con la testa leggermente inclinata.
«Partiremo? Noi?» sottolinea l'ultima parola e porto di nuovo lo sguardo su di lei.
«Vieni anche tu, no?» le chiedo con la voce che trema un po e lei alza un sopracciglio per poi schiaffeggiarmi la spalla.

«Certo che vengo anch'io, ti pare che mi perdo la salvezza del mondo?!» dice e tiro in sospiro di sollievo.
Continuamo a camminare in silenzio fin quando non oltrepassiamo i confini di Hogwarts.

«Grazie per avermi salvata da Elizabeth, penso che sarei morta se non ci fossi stato tu.» dice sottovoce e resto sorpreso dalle sue parole.
Talia la Grifonschifo orgogliosa che mi chiede scusa?
Wow, il mondo sta per finire. (In tutti i sensi.)

«Non ti odio così tanto da volerti morta.» le dico e dalla sua espressione mi pento subito di aver aperto bocca.
Talia mi guarda inizialmente male, poi si volta e dandomi le spalle continua a camminare.
Mi prenderei a pesci in faccia da solo in questo momento.

Mi mordo l'interno della guancia insultandomi mentalmente e cerco di raggiungerla camminando, ma ogni qual volta mi avvicino lei aumenta il passo.
La cosa va avanti per più di un quarto d'ora fin quando non mi stufo e la afferro dai fianchi attirandola verso di me e immobilizzandola, premendo il mio petto coperto dal cappotto contro la sua schiena.

«Non intendevo...» dico con la faccia fra i suoi capelli, ma lei mi interrompe.
«Che s-stai facendo?» dice.
«Mi sto scusando con te, spazzacamin. » alzo gli occhi al cielo.
«No, tu mi stai abbracciando. SCOLLATI!» inizia a divincolarsi come se fosse un tornado e mi stacco da lei solo quando mi arriva un pugno sul naso.

«Che bel modo di accettare le scuse.» mormoro con voce nasale, mentre mi massaggio il punto colpito che per fortuna non inizia a sanguinare.
«Non. Farlo. Mai. Più.» scandisce lentamente e io alzo le mani in segno di resa.
«Concetto afferrato.» dico cercando di levare via il profumo dei suoi capelli che sembra offuscarmi il cervello.

«Beh, siamo fuori i confini. Adesso che si fa?» dice e io le sorrido porgendole la mano.
«Adesso ci smaterializziamo.» le dico e lei guarda con diffidenza la mia mano, poi la afferra sbuffando e nel giro dei pochi secondi siamo nella Londra magica, davanti casa mia. «Andiamo.» dico e senza lasciarle la mano la conduco fino alla porta.

Suono il campanello e subito dopo la porta si apre rivelando mio padre che non appena mi vede fa un gran sorriso, i suoi occhi verde mare si illuminano e mi abbraccia.
Lascio a malincuore la mano di Talia, ricambiando l'abbraccio.

«Ciao papà.» sorrido quando ci stacchiamo dall'abbraccio.
«Ciao Drew e...» porta lo sguardo su Talia, poi su di me e poi di nuovo su Talia che gli porge una mano.
«Salve signor Davis, io solo Talia Nott.» gli sorride raggiante, stringendo la mano a mio padre.

«Piacere di conoscerti, Talia.» mentre dice il suo nome mi guarda come a dire "proprio quella Talia?". Gli lancio uno sguardo di avvertimento e papà cerca di non ridere. «Entrate, Daphne sta preparando il pensatoio.» ci dice lasciandoci passare.

«Quindi è vero.» gli dico una volta che siamo dentro. «Mi avete cancellato la memoria.»
«Drew, l'abbiamo fatto per proteggervi. Sapevamo della profezia, l'abbiamo fatto per il vostro bene. Tuo e di Hestia.» mi spiega papà e io volto lo sguardo.

«Beh, si vede che fate schifo a proteggere i vostri figli.» mormoro mentre nella mia mente risuonano le urla di quel giorno in cui la mia sorellina si è spenta. Lui sospira.
«Vieni Drew, conoscere il tuo passato ti farà capire.» dice mettendomi una mano sulla spalla.

«Tu puoi aspettare in soggiorno, se vuoi.» dice rivolto verso Talia. Lei fa per parlare ma la interrompo.
«No.» dico e entrambi mi guardano.
«Non... Non voglio farlo da solo.» abbasso lo sguardo mentre sento le guance andare in fiamme.
Quando mai si è visto un semidio del ghiaccio arrossire?! Per la seconda volta, poi! Diamine...

«Vuoi che guardi con te nel pensatoio?» mi chiede Talia stupita e io annuisco tenendo ancora lo sguardo basso.
«Va bene.» dice dopo un po di tempo, e alzo lo sguardo solo per vederla sorridermi mentre il mio cuore accelera. Faccio finta di niente, è una cosa normale che il mio cuore batta, no? Altrimenti cosa pulserebbe il sangue nelle mie vene per farmi vivere?

Papà non dice nulla, limitandosi a guidarci al piano di sopra dove troviamo la mamma che svuota una boccetta di vetro con all'interno una striscia di vapore argenteo: dei ricordi.
«Ciao, mamma.» la saluto, inghiottendo il groppo che mi si era formato in gola.

Lei si volta verso di noi, mi sorride affettuosamente e dopo aver lasciato la boccetta di vetro viene ad abbracciarmi. Quando si stacca il mio sguardo cade sul pensatoio contenente il mio passato. Inizio a tremare.

«Se non te la senti non devi per forza farlo.» mi dice e io scuoto la testa.
«Non sono da solo.» le sussurro e lei guarda Talia accanto a me, sorridendo.
Mi guardo intorno e il mio sguardo si posa su una fotografia che ritrae me e mia sorella da piccoli. Sposto subito lo sguardo e lo fisso sul pensatoio davanti a me.

«Hai paura?» mi chiede Talia, fissando anche lei il pensatoio.
«Mi credi se dico di no?» faccio un mezzo sorriso, voltandomi verso di lei.
«No.» sorride voltandosi anche lei verso di me e sento il cuore accelerare sempre di più, un po' per la paura che mi fa il mio passato e un po' perché sto per condividerlo con lei.

Guardo di nuovo il pensatoio, e sento la mano di Talia stringere la mia.
Quel gesto mi da il coraggio di andare avanti, stringo la presa e insieme ci abbassiamo.
«Benvenuta nella mia vita.» le dico prima di precipitare insieme nel buio.

capitolo corretto il 03.08.2018

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