XLIV
Salve! Mi scuso per la lunga assenza, e visto che è passato molto tempo dall'ultimo aggiornamento vi consiglio di rileggere il capitolo precedente prima di questo.
Buona lettura.❤️
d r e w
Apro gli occhi quando sento una presenza ruvida e bagnata sulla mia faccia.
Metto a fuoco a vista, ritrovandomi faccia a faccia con... un orso polare.
Lo fisso cercando di non farmi prendere dal panico, anche se al 99,9% sarò il suo pranzo tra meno di cinque secondi.
L'orso fa un verso che oserei dire sollevato, poi strofina affettuosamente il muso sulla mia guancia. Poggia la sua testa pelosa sulla mia spalla, come per abbracciarmi, e solo quando le accarezzo la zona dietro le orecchie inizio a ricordare...
Sono circa cinque ore che cammino senza sosta. Per gli dei, quel vecchio sa che sono qui e non mi da nemmeno un segno per aiutarmi a trovare il suo stupido castello?! Stronzo.
Sbuffo, tirando calci alla neve mentre la mia mente si affolla di pensieri.
Albus, Scorpius e Lily stanno bene?
Sono riusciti a trovare Talia e Percy?
Sono feriti?
E se non riuscissero a tornare?
Talia mi pensa almeno tre volte al giorno? Perché io non me la riesco a togliere dalla testa. Forse per il fatto che dormo nella sua cabina, leggo i suoi libri, faccio incantesimi deprimenti con la sua bacchetta e mangio i suoi Oreo ricoperti di gelato.
Ho provato una nuova ricetta, ovvero ghiaccioli al gusto di Oreo. Ne avevo fatto circa dieci visto che non riesco a cucinare qualcosa senza che quel qualcosa si congeli, e devo ammettere che sono venuti veramente bene.
Li ho finiti in un pomeriggio mentre Nico mi guardava rabbrividendo.
Mi ha detto qualcosa come "Solo a guardarti vado in ipotermia" con aggiunta extra di alcune parolacce in italiano.
I miei pensieri sugli Oreo si affievoliscono quando sento un lamento in lontananza. Assottiglio lo sguardo per guardare meglio attraverso la nebbia, poi mi ricordo che i miei poteri sono più forti che mai qui e ordino alla foschia di farsi meno fitta.
In lontananza noto una sagoma su un pezzo di ghiaccio galleggiante in un lago che sbocca nel mare. Metto a fuoco la vista, distinguendo che la sagoma è quella di un orso polare, non molto grande.
Una grande pinna nera spunta dalla superficie dell'acqua, nuotando attorno al piccolo iceberg.
Collego tutti i puntini, facendo il punto della situazione: un cucciolo di orso polare sta per diventare il pranzo di un'orca assassina.
Lo salvo rischiando di morire o lascio che la natura faccia il suo corso?
Dei... cosa farebbe Talia al mio posto?
Che domande mi faccio, lei lo salverebbe.
Mi guardo intorno per assicurarmi che non ci sia nessuno che possa prendermi per pazzo, poi corro verso la riva del lago ghiacciato.
Una volta davanti alla riva mi tolgo la felpa che Leo mi ha costretto a mettere perché sto letteralmente morendo di caldo e, dopo averla legata attorno ai fianchi, stendo le braccia rivolgendo le mani verso la neve ghiacciata sotto ai miei piedi.
Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro, concentrandomi. Sento il sangue diventare freddo e quando il ghiaccio sotto i miei piedi inizia a rompersi sorrido, soddisfatto. Apro gli occhi e osservo le mie vene diventante blu a causa del ghiaccio che scorre assieme al sangue al loro interno.
Mi chiedo a che temperatura sia il mio corpo adesso, ma non tutte le persone riescono a camminare tranquillamente in Quebec con una canottiera e delle bermuda in pieno inverno. Mi sento speciale.
Quando ho ormai formato un iceberg che sia abbastanza grande per me e per il cucciolo di orso polare, controllo l'acqua per fare in modo che un onda mi faccia avvicinare all'ostaggio.
Cavalco l'iceberg come se fosse una tavola da surf e mi sento uno di quei surfisti fighi e abbronzati californiani. Togliamo abbronzati.
«Merda...» mormoro, scorgendo del sangue nell'acqua e mi chiedo che problemi io abbia.
L'orso guaisce e io alzo lo sguardo verso di lui, ingoiando il groppo in gola.
«Hey piccolo, sta tranquillo, sto venendo a salvarti!» cerco di tranquillizzarlo e lui sembra calmarsi un po'.
Vedo il muso dell'orca colpire l'iceberg del cucciolo, che scivola finendo con le zampe posteriori in acqua. Si agita, guaendo e cercando di aggrapparsi con le unghie al ghiaccio. Evoco un'onda che lo spinge nuovamente sulla sua zattera ghiacciata e tiro un sospiro di sollievo.
Accelero e non appena lo raggiungo quello salta sul mio iceberg, facendolo barcollare di brutto, tanto che perdo l'equilibrio e cado in acqua. Ho l'istinto di trattenere il respiro, ma quando inalo l'acqua filtra tranquillamente nei miei polmoni senza darmi alcun fastidio.
Apro gli occhi e mi ritrovo davanti ad uno spettacolo macabro e terrificante. Un gruppo di orche sta divorando un orso polare, molto probabilmente la madre del cucciolo.
Reprimo l'istinto di vomitare e mi volto appena in tempo per notare l'orca che stava infastidendo il cucciolo nuotare a fauci spalancate dritta verso di me.
«HEY!» le urlo e lei si blocca con ancora la bocca aperta. «Mio nonno è il dio del mare, ed io sono il suo nipotino preferito. Non sarebbe molto felice se dovessi essere divorato, sai?» le dico e lei mi fissa. Che ansia.
Nuota verso di me e io caccio la mano in tasca alla ricerca del mio mazzo di chiavi magico, ma invece di inghiottirmi l'orca mi spinge col muso sulla sua testa. Velocemente scivolo lungo il suo dorso e poi sulla sua coda, che mi sbatte gentilmente e alla velocità di un figo (me) al secondo verso la superficie.
Atterro con il sedere sul mio iceberg, accanto al cucciolo di orso polare.
«Ma che modi!» mi lamento, massaggiandomi il punto con cui sono dolcemente atterrato.
Rivolgo il mio sguardo alla palla di pelo seduta accanto a me, che guaisce triste e spaventata.
«Era... era la tua mamma, quella?» gli chiedo cercando di non essere molto diretto, ma fallisco miseramente.
L'orso si strofina un occhio con una zampa, accucciandosi accanto a me.
«Mi dispiace.» cerco di consolarlo e contemporaneamente ordino alla corrente di trasportarci a riva.
«Ha cercato di salvarti, non è così?» gli chiedo e l'orso si strofina nuovamente la zampa sull'occhio, piangendo.
«Sai, anche mia sorella è morta per salvarmi. Non so se questo può farti sentire meglio... umh, come ti chiami?» gli chiedo, come se potesse rispondermi...
«Mmh, forse non hai un nome. Ti piacerebbe averne uno?» l'orso alza la sguardo verso di me, inclinando la testa.
Gli sorrido, accarezzandogli la zona dietro le orecchie. La mia mano copre quasi tutta la sua testa.
«Credo che tu sia una femmina.» dico, ricevendo come risposta un cenno con il muso. «Lo prendo come un si.» le sorrido, pensando ad un nome per la mia nuova amica.
Guardo i suoi occhioni scuri e tristi mentre continuo ad accarezzarle le orecchie.
Con quel musetto è così... dolce.
«Sweetie. Ti piace?» le chiedo e lei poggia il muso sulle mie gambe, accoccolandosi.
«Si, credo che ti piaccia. Sei molto dolce... ti sta bene.»
«Hey...» mormoro, con ancora la voce impastata dal sonno.
Sweetie struscia affettuosamente il muso contro la mia maglietta mentre io mi strofino gli occhi.
Afferro il cucciolo di orso polare, sollevandolo e portandolo all'altezza del mio viso. Lei mi fissa con i suoi occhioni scuri e le sorrido. Ancora insonnolito, sbadiglio rumorosamente e Sweetie inclina la testa di lato, poi sbadiglia anche lei facendomi scappare una risata.
«Che ne dici di rimetterci subito in marcia?» le chiedo poggiandola nuovamente con le zampe per terra. Mi alzo, scrollando via la neve dai miei jeans e faccio per stiracchiarmi.
Scruto l'orizzonte, ma tutto ciò che vedo è un'immensa distesa di neve. Impreco contro Borea, poi chiedo gentilmente nella mia testa a Chione di aiutarmi. Sospiro, rimettendomi in cammino seguito dalla mia nuova compagna di viaggio.
Ripenso al "sogno" prima che mi svegliassi. Ho cercato di creare un collegamento con Talia nel sonno e me la sono ritrovata piangente fra le braccia. Farfugliava qualcosa su Lily, e spero con tutto il cuore che non sia quello che penso.
Mi ha davvero fatto male vederla in quel modo. Non era con me fisicamente, ma vederla in lacrime mi ha fatto sentire triste e inutile allo stesso tempo. Non l'ho nemmeno abbracciata veramente, poi...
Scuoto la testa, imponendomi di smettere di pensare a Talia e di focalizzarmi sull'esito della mia missione: trovare il castello del vecchio ghiacciolo rimbambito, un insulto di Talia.
Mi schiaffeggio mentalmente.
«Basta Talia! Non pensare a Talia! No!»
Rivolgo un ultima preghiera a Chione, implorandola di darmi almeno un segno, un'indicazione, un qualsiasi cosa.
Quando io e la mia nuova amica veniamo sollevati da una folata di vento gelido e trasportati alla velocità della luce per poi essere catapultati attraverso una finestra di un castello di ghiaccio con tanto di atterraggio su un pavimento di ghiaccio, quasi non ringrazio gli dei.
Mi guardo intorno, più scazzato che mai.
«Cioè io ho camminato per non so quanto tempo, ho rischiato la vita non so quante volte, ho dormito indifeso al freddo che non soffro e questa è la mia ricompensa? Un ematoma sul mio bel fondoschiena?!» dico arrabbiato, massaggiandomi il punto colpito.
«Perdonami, non pensavo che l'atterraggio fosse così... scomodo.» alzo lo sguardo in direzione della voce che ha appena parlato.
Una ragazza dal volto candido incorniciato da lunghi boccoli scuri mi scruta con i suoi occhi color caffè. Indossa un vestito stile Elsa di Frozen che le fascia il corpo magnificamente, arrivandole fin sotto ai piedi.
Mi sorride dolcemente, abbassandosi alla mia altezza e avvicina una mano al mio viso, sfiorandomi la guancia con le sue dita fredde guardandomi quasi come mi guarderebbe mia madre.
Mi ritornano in mente momenti sfocati della mia infanzia passati in sua compagnia, quando mi insegnava ad usare e a controllare i miei poteri, oppure giocava con me nella neve...
«Se... se ti abbraccio non mi trasformi in un pupazzo di neve, vero?» le chiedo.
«Non te lo assicuro.» mi risponde e io mi guardo nervosamente intorno.
Sweetie sta giocando a scivolare sul pavimento di ghiaccio non molto lontano da me e Chione. Deglutisco, iniziando a sudare freddo.
E se mi congelasse davvero?
Però vorrei abbracciarla comunque...
«Drew, devo parlarti. Alzati.» mi ordina alzandosi e faccio come mi dice, togliendomi dalla testa l'idea di abbracciarla.
«Mio padre ti ha detto di venire qui per me, sono felice che ti sia fidato di lui.» dice, camminando verso una finestra.
La seguo, cercando di rilassare i miei nervi troppi tesi.
«Si... se mi hai fatto arrivare fin qui deduco che ciò che hai da dirmi sia importante.» le dico, rimanendo esterrefatto da me stesso. Talia mi farebbe un applauso dopo questa frase con i congiuntivi corretti.
«Ho due cose da dirti, più una extra.» dice, spostandosi per farmi spazio e io osservo la distesa di neve fuori dalla finestra.
«Sono cose belle o brutte?» le chiedo, voltandomi verso di lei.
«Una bella, una brutta e l'altra è una via di mezzo. Quale preferisci sapere per prima?» mi chiede e sospiro.
«Prima quella brutta, poi la via di mezzo e infine quella bella per farmi tranquillizzare.» le rispondo e lei annuisce.
«Tua sorella si sta avvicinando sempre di più. Ha provocato diversi danni su in Antartide, e se sopravviverai dovrai andare lì per ripararli.»
«Se sopravviverò? Grazie per la fiducia...» mormoro.
«Di niente. Ad ogni modo, devi essere preparato. Devi essere pronto a perdere tutto... o tutti.» si volta verso di me.
«Non perderò nessuno, affronterò Hestia da solo.» le dico, più serio che mai.
«Questo non è possibile perché tu stesso dovrai scegliere, penso che tu abbia anche una vaga idea fra chi.» mi dice, voltandosi verso di me. Faccio per aprire bocca e protestare, ma Chione mi precede.
«Non chiedermi di salvare nessuno, o di cambiare le cose. Anche se sono una dea non ne ho il potere, e ad ogni modo non lo farei. I grandi eroi si formano compiendo grandi imprese, e a grandi imprese corrispondono grandi perdite, Drew.» dice, guardandomi negli occhi.
Guardo i suoi occhi che non lasciano trapassare nessun tipo di emozione e l'unica cosa che riesco a vedere è il mio riflesso nelle iridi scure. Successivamente abbasso lo sguardo, mordendomi il labbro inferiore e cercando di fermare i miei pensieri.
So già fra chi dovrò scegliere, e tutto ciò mi terrorizza. Non so cosa succederà, ma farò di tutto per evitare cose irreparabili. Non ho paura di un oracolo. La mia vita non può dipendere dalle parole di una ragazza posseduta da uno spirito, per quanto antico e potente possa essere. Se delle vite andranno sacrificate, cambierò la profezia a tutti i costi.
«Passiamo all'altra, la via di mezzo. Questa ti interessa, riguarda infatti i tuoi amici. Sono in viaggio di ritorno, e quando ti raggiungeranno... se ti raggiungeranno, non meravigliarti se non saranno più gli stessi.» mi dice, e aggrotto la fronte.
«In che senso?» le chiedo, confuso.
«Cosa ti ho detto prima sugli eroi e sulle imprese?» mi domanda.
Di solito ogni cosa che mi dicono mi entra da un orecchio ed esce dall'altro, ma le parole di Chione non fanno altro che riecheggiarmi nella testa.
«I grandi eroi si formano compiendo grandi imprese, e a grandi imprese corrispondono grandi perdite.» ripeto le sue parole, e lei annuisce.
Prima che possa aprire bocca per chiedere ulteriori chiarimenti e spiegazioni, lei mi precede.
«Il tempo sta passando troppo velocemente, ho un'ultima cosa da dirti. Hestia è diventata così potente perché ha trovato una fonte di energia vitale, un figlio del dio del Sole.»
«Will Solace, lo avevamo intuito e ipotizzato. È scomparso dal Campo qualche settimana prima che io e Talìa arrivassimo.» dico a Chione. «Ma come è arrivato fin qui? Dov'è adesso? E perché Hestia ha scelto proprio lui?»
«Non ha importanza. Ti ho parlato di sacrifici, e devi sapere che per fermare Hestia bisogna interrompere il legame che ha creato con il figlio di Apollo. Hestia sta consumando la sua vita assorbendo tutta la sua essenza. Se Will Solace morirà, allora forse tua sorella potrà essere fermata.»
«Aspetta, cosa? Forse? Non lascerò che un ragazzo muoia affidandomi ad un tuo forse. Anzi, io non lascerò morire proprio nessuno!» le punto un dito contro, alterato.
Lei mi guarda con sguardo impassibile, poi sospira.
«Voi eroi, sempre con questa certezza di poter salvare tutti. Vi credete così invincibili, e invece siete capaci di crollare in un batter d'occhio. Nessuno è invincibile, Drew, nessuno. Anche noi divinità, come voi eroi, abbiamo i nostri punti deboli. Credi che essere immortali sia cosa di cui vantarsene? Voi mortali non avete idea di quanto siete fortunati. Poter arrivare ad un punto della vita in cui ti ricordi di tutto ciò che hai fatto, dicendo "ho vissuto una bella vita". O anche se avete vissuto una brutta vita, almeno avete vissuto.»
«Noi non possiamo dirlo, perché siamo immortali. Non possiamo nascere e non possiamo morire. Possiamo solo cambiare forma, dimensioni, manifestazioni. Quando ci annoiamo mandiamo a morire eroi solo per divertimento. Non possiamo affezionarci a voi mortali, non possiamo provare sentimenti troppi forti per voi mortali, non possiamo salvarvi se state per morire perché poi saremmo costretti a soffrire per l'eternità. Conoscerai sicuramente la storia di Apollo e Giacinto, o di Artemide e Orione.» si ferma per riprendere fiato e io annuisco, un po' scosso.
«Si, Talìa al Campo mi ha raccontato...» mormoro, e lei accenna un triste sorriso.
«Ho cercato di prevenire errori che avevano già compiuto i miei simili. Ma io, proprio io, la dea della fredda neve, provo un forte affetto nei tuoi confronti e sfiderei anche il re dell'Olimpo per te. Ho amato tuo padre e ho cresciuto te, suo figlio, come se fossi il mio. Ti amo come un figlio, Drew, ma devi capire che se non te l'ho mai dimostrato è stato solo per il tuo bene. Se non salverò la persona che ami, sarà per il tuo bene, perché se accadrà vuol dire che le Parche hanno deciso così.»
«Le Parche possono andare a farsi fot–»
«Drew!» Chione mi rimprovera con lo stesso tono di una madre sdegnata, e arrossisco leggermente. «Sei pur sempre nel mio castello.» dice, scuotendo la testa.
«Mi dispiace. Ma è vero! Tagliassero un altro filo, quelle Parche, o non tagliassero proprio! Ho detto che nessuno morirà, e sarà così. Salveremo Will, anche perché voglio vedere com'è la faccia di Nico quando sorride.» dico, provando ad immaginarla ma mi arrendo quasi subito: impresa impossibile.
«Sconfiggeremo Hestia. Poi andrò a ricongelare l'Antartide, e infine tornerò ad Hogwarts con Talia, Scorpius, Albus e Lily per terminare il sesto anno...» inizio a sentirmi la testa più leggera, i miei nervi si rilassano lentamente e mi viene voglia di stendermi, chiudere gli occhi e dormire.
«D'estate io e Talìa andremo al Campo Mezzosangue, e poi...» sbadiglio, poggiando la testa sulla parete ghiacciata e scivolando a terrà fino a sedermi. Sweetie mi raggiunge, accoccolandosi sulle mie gambe e iniziando a sonnecchiare.
«Poi a Settembre torneremo di nuovo a Hogwarts e ci diplomeremo... nessuno morirà... lo impedirò... nessuno...» le mie palpebre iniziano a chiudersi e l'ultima cosa che vedo è il viso triste di Chione che mi sussurra qualcosa, ma sono ormai troppo lontano per capirla.
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«COSA CAZZO CI FA LA TESTA DI UN ORSO POLARE NELLA MIA FOTTUTA BUSTA DEL MCDONALD'S?!» Nico che sbraita come uno scaricatore di porto mi fa ridestare da mio sonno. Quanto tempo è passato?
«E TU COSA CAZZO CI FAI RICOPERTO DI NEVE, IN BERMUDA E CON SOLO UNA CANOTTIERA QUANDO FUORI CI SONO -18 GRADI, SDRAIATO SUL TAVOLO?!» continua a sbraitare Nico e io mi strofino gli occhi, per poi sedermi sul tavolo.
Sbadiglio e mi passo una mano fra i capelli, scoprendo una spiacevole sorpresa.
Osservo la mia mano completamente inzuppata di un miscuglio rosso.
Inutile dire che mi faccio prendere dal panico.
«SANGUINO! DALLA TESTA! STO PER MORIRE!» urlo, saltando giù dal tavolo e correndo per tutta la cucina in cerca di qualcosa per fermare l'emorragia.
«RAZZA DI IDIOTA, QUELLO ERA IL MIO HAPPY MEAL!» mi urla contro Nico, indicandomi ciò che rimane delle sue patatine ricoperte di ketchup in minima quantità.
«Quindi non sto sanguinando?» gli chiedo.
«Non ancora.» ringhia, estraendo la Spada di Ferro dello Stige dalla sua fodera, e il panico mi assale nuovamente. Ma non per Nico.
«I MIEI BELLISSIMI CAPELLI! ROVINATI! QUESTA È UNA TRAGEDIAAA!» inizio a correre con Nico alle calcagna che tenta di uccidermi, mentre Sweetie continua a mangiare dalla busta del McDonald's.
Veniamo interrotti da Leo che spalanca la porta della cucina, affannato. Guarda prima Nico, poi me un po' basito. Sweetie fa un ruttino dopo essersi abbuffata di Crispy McBacon, e Leo la guarda, più basito di prima.
«Il mio pranzo...» fa Nico, sconsolato.
«Okaaay, non vi chiederò cosa è successo e come Drew faccia a trovarsi nella cucina della nostra nave dopo giorni che è stato via chissà dove. Ma vi dirò altro: dei Pegasi stanno per atterrare qui vicino, e credo proprio che...» all'improvviso mi fa male la faccia.
«Talìa.» sorriso come un ebete, pulisco velocemente i miei splendidi capelli per poi correre verso il ponte della nave seguito da Leo e Nico. Una volta fuori raggiungo l'albero maestro e dopo averci poggiato un piede sopra ed esservi ben aggrappato alla fune, faccio scattare il gancio dell'imbracatura improvvisata che mi porta in cima all'albero maestro. Altro che Jack Sparrow.
Assottiglio lo sguardo e uso la mano come visiera per proteggere i miei occhi dal sole. Scruto verso il cielo, riuscendo ad intravedere un ragazzo che cavalca un Pegaso Nero, Percy e Blackjack.
Qualcuno mi raggiunge sulla cima dell'albero maestro e mi volto verso Leo che scruta il celo con il suo binocolo.
«Percy, Albus, Scorpius...» mormora Leo fra sé e sé, appuntandosi i numeri sulle dita.
«Oh, ecco anche Talìa.» dice Leo.
«Dove?!» esclamo, felice come un bambino a Natale che però impreca contro la luce del sole troppo forte per le mie iridi delicate.
«È sul Pegaso bianco, dietro Blackjack.» mi dice Leo. «Stanno atterrando!» esclama, e io salto giù dall'albero maestro.
Creo sotto i miei piedi un'improvvisata pista ghiacciata, e scio fino ai piedi della nave dove è appena atterrato Blackjack.
Percy scende dal suo Pegaso e apre le braccia, facendo per abbracciarmi. Lo ignoro completamente, correndo verso il Pegaso bianco.
Appena Talia mette piede per terra accelero più che posso. Lei alza lo sguardo verso di me e qualche insulto lanciatomi da Percy le fa assumere un'espressione divertita. Le sorrido a trentadue denti, e anche se sembro un ebete che corre afflitto da una paralisi facciale, non mi interessa.
Quando la distanza che ci separa si riduce quasi a zero, lei si sposta verso destra, facendomi abbracciare l'aria. Mi volto verso di lei con uno sguardo assassino, e Talìa mi regala uno dei suoi sorrisetti da Grifondoro stronza che mi erano mancati tanto.
«Ma non hai freddo?» mi chiede squadrandomi dalla testa ai piedi e io mi lancio verso di lei, circondandole i fianchi con le braccia. Faccio sprofondare il mio viso nella sua sciarpa rosso-oro, imperniata del suo profumo al cocco.
Per abbracciarla mi sono piegato, e tornando con la schiena dritta sollevo con me anche Talìa che dopo aver allacciato le braccia dietro al mio collo incrocia anche le gambe attorno ai miei fianchi.
Mi passa una mano fra i miei capelli, accarezzandomi la nuca e stringendosi a me, spingendo la sua testa contro la mia spalla. Vorrei insultarla e farle una bella ramanzina, ma sta tremando come una foglia e non penso proprio sia solo per il freddo.
Alzo lo sguardo, guardando oltre la spalla di Talìa e noto Leo che si avvicina con un cipiglio sulla fronte. «Non vorrei interrompervi, ma siete tornati in quattro... ed eravate in cinque.» dice Leo, e Talìa viene scossa da un singhiozzo che tenta inutilmente di soffocare.
«Dov'è Lily...?» chiede Leo.
Come risposta riceve solo un silenzio di tomba spezzato dai singhiozzi che Talìa soffoca contro la mia maglietta.
Percy raggiunge Leo, che fissa immobile un punto nel vuoto. Il figlio di Poseidone gli poggia una mano sulla spalla e Leo sembra riprendersi. Scuote la testa, e alcuni fiocchi di neve cadono via dai suoi capelli.
«Vieni con me.» gli dice Percy, circondandogli le spalle con un braccio in modo fraterno e si dirigono verso l'Argo II.
Accarezzo la schiena di Talìa che sta ancora singhiozzando aggrappata a me, disegnando figure circolari e immaginarie con le mie dita.
Rimaniamo così in silenzio per qualche minuto, fin quando lei non smette di singhiozzare.
Cerco il contatto visivo ma lei non alza la testa dalla mia spalla, sicuramente perché non vuole che io la veda piangere. Tenendo una mano stretta sul suo fianco in modo da sorreggerla, le sposto i capelli da il lato con l'altra mano per poi riportarla attorno alla sua vita.
Avvicino le mie labbra alla sua guancia scoperta e tinta di rosa, lasciandoci un bacio. Il suo respiro si fa più rilassato e sorrido contro la sua pelle. Talìa fa tanto la dura, quella che non piange mai e che vuole sempre affrontare i problemi da sola. Ma non è così, tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia vicino in una brutta situazione come questa. Io vorrei essere il suo qualcuno.
«Mi guardi?» le chiedo a bassa voce, in modo che solo lei possa sentire anche se non c'è più nessuno intorno, ormai.
«No.» mormora.
«Dovresti. Lo sai che guardare una cosa bella ti fa stare meglio?» le dico, provando a strapparle una risata o almeno un sorriso.
Talìa tira su col naso ed io sospiro, cercando di farmi venire in mente qualcosa per farla stare meglio. Decido di sedermi sulla neve e chiudo gli occhi, liberando la mente. Sento un aura avvolgere me e Talìa e i miei capelli vengono scossi da una leggera brezza.
Passano diversi minuti e quando riapro gli occhi guardandomi intorno, un sorriso mi nasce spontaneo sulle labbra mentre piccoli fiocchi di neve scendono dolcemente dal cielo.
«Cos'è successo?» mi chiede, con la voce ancora leggermente scossa.
«Puoi guardare solo se guardi prima me.» le dico e lei sospira, non muovendosi.
«Se ti guardo negli occhi scoppio a piangere e non la smetto più.» mi dice.
«Wow, non pensavo di essere talmente bello da farti commuovere.» scherzo e finalmente si stacca fissandomi con le sopracciglia inarcate.
«Casomai mi metto a piangere per lo spavento!» ribatte e io le sorrido, guardandola finalmente in viso.
Vorrei tanto sapere cosa è successo a Lily, dove sia adesso, se sia ancora viva o meno. Ma riavere Talìa di nuovo con me mi fa venire voglia di mandare al diavolo tutto, profezia compresa, e di pensare soltanto a me e lei.
Poso una mano sulla sua guancia bagnata, asciugandole una lacrima che si era fermata un po' più giù dell'occhio. Lei, finalmente, incrocia i suoi occhi con i miei.
«Si è sacrificata per me.» dice, i suoi occhi sono tristi e senza quella luce che li aveva sempre contraddistinti.
La guardo, non staccando i miei occhi dai suoi, aspettando che continui a parlare.
«Se solo fossi stata meno provocatoria nei confronti di quella ninfa, se solo non la avessi infastidita a quest'ora Lily sarebbe qui e non...» Talìa singhiozza, ma non piange più.
«Credo di aver finito le lacrime.» mormora.
Mi sento triste anch'io, ma piangerò la morte di Lily quando sarò da solo. Adesso Talìa ha bisogno di me.
«Lily ha fatto la cosa che riteneva più giusta, ha salvato la sua migliore amica. Sono sicura che anche tu l'avresti fatto per lei, non è così?» le chiedo e lei abbassa lo sguardo, annuendo.
Le poso due dita sotto il mento, alzandole il viso per fare in modo di guardarla negli occhi.
«Mi dispiace piccola, mi dispiace tanto. Per quello che hai dovuto affrontare, e soprattutto perché io non ero con te. Avrei voluto essere con te.» le accarezzo le guance tinte di rosa mentre lei continua a fissarmi con lo sguardo spento.
«Saresti potuto morire anche tu.» mi dice.
«Per te? Certamente.» poggio la mia fronte contro la sua e lei accenna un sorriso forzato.
Scavo nei suoi occhi per cercare quella luce che ora sembra non esserci più e mi ritornano in mente le parole di Chione.
«Se i tuoi amici ti raggiungeranno, non meravigliarti se non saranno più gli stessi.»
Era questo ciò che intendeva la dea della neve. Gli avvenimenti ci cambiano, e vivere il presente con il rimpianto del passato ci fa immaginare un futuro pieno di tormento.
Gli occhi di Talìa brillavano così luminosi, e io avrei tanto voluto poter salvare quella luce.
Dietro le sue iridi smeraldo c'è ancora una piccola scintilla che potrebbe spegnersi da un momento all'altro, ma potrebbe anche divampare in un tornado di fuoco.
«Una persona mi ha detto che a grandi imprese corrispondono grandi perdite, che però sono necessarie per formare i grandi eroi. Tu sei la persona più forte, coraggiosa e stupida che io conosca. Sono sicuro che in un futuro sarai ricordata come una delle semidee più forti, coraggiose e stupide del mondo.» le dico e lei accenna un sorriso spento.
«Ti ricordi quando ti ho detto che ho sempre desiderato questa vita? Mi rimangio tutto. Con questa vita ho perso Lily. E potrei perdere Albus, Scorpius, potrei perdere te. Che senso avrebbe poi vivere senza le persone che amo?» dice tristemente, e so che non è il momento ma il mio cuore salta un battito.
Quindi sono fra le persone che ama?
Quindi forse non mi odia veramente come vuole far credere?
Ma chi vuole prendere in giro, lo so benissimo che mi ama alla follia ma non vuole ammetterlo perché è troppo orgogliosa.
Sono una persona orribile, non dovrei pensare a questa roba... sentimentale in un momento del genere.
Quando vede che impiego diverso tempo a rispondere e nota il mio sorriso da ebete, arrossisce di colpo.
«Idiota! Non intendevo in quel senso!» urla al massimo dell'imbarazzo, tirandomi una sberla in testa.
«Ahia! Io non ho detto proprio niente!» mi lamento, lasciando la presa sui suoi fianchi per massaggiarmi il punto colpito.
«Ma l'hai pensato! Idiota, idiota, idiota!» inveisce contro di me, colpendomi a ripetizione.
Quando riesco finalmente a bloccarla per evitare altri graffi, lividi ed ematomi, la spingo per liberarmi le gambe sulle quali prima era seduta, e lei finisce sdraiata sulla neve.
Mi alzo in piedi velocemente, con la stessa velocità che lei impiega per alzarsi e posizionarsi per un attacco. Noto la sua mano che tasta una fodera vuota sul suo jeans.
«Oh. La mia spada è stata distrutta. Non posso infilzarti.» sbuffa e scrollo le spalle, cercando il mio mazzo di chiavi magico all'interno della tasca.
«È davvero un peccato.» le dico con disinvoltura, e nello stesso momento faccio scattare la mia spada, afferro Talìa per la vita e la spingo verso di me, intrappolando la sua testa fra la mia spalla e la lama della spada puntata contro la sua gola.
Lei si irrigidisce, ancora di più quando respiro contro il suo collo.
«Comunque mi mancavi troppo, così ho mangiato i tuoi Oreo.»
«Tu cosa?!» ringhia, tirandomi una gomitata nello stomaco che mi fa piegare in due per il dolore.
Sta per saltarmi al collo con l'intenzione di uccidermi, così improvviso una barriera di neve tra noi due che mi da l'occasione per fuggire e mettermi in salvo sull'Argo II.
Da lontano sento le urla barbariche di Talìa, che mi erano mancate più di ogni altra cosa.
«DAVIS, TU SEI UN PINGUINO MORTO!»
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