L
(epilogo)
D R E W
Quando mi sveglio Talìa non è accanto a me. Mi siedo sul letto nel quale abbiamo dormito per poi sbadigliare. Mi stropiccio gli occhi e qualcosa salta sul letto, fiondandosi su di me. Sweetie inizia a leccarmi tutta la faccia e faccio molta fatica a levarmela di dosso.
Riesco ad afferrarla e ridendo la sollevo per poterla guardare negli occhi. Lei inclina la testa in modo tenero e quasi non mi lascio sfuggire un lungo "aaaaaaawwwww!"
«Grazie per avermi lavato la faccia.» le dico divertito e lei allunga il viso verso di me, leccandomi nuovamente il naso.
Poggio i piedi per terra e faccio scendere Sweetie, dirigendomi verso il bagno dell'infermeria. Mi guardo allo specchio, constatando che non sarebbe una cattiva idea farsi una doccia dopo essere quasi morto il giorno prima.
Osservo il mio petto, notando che le bende sono leggermente macchiate di sangue. Decido di cambiarle e inizio a toglierle. È tutto molto facile fin quando non arrivo all'ultimo strato di bende, incollato alla ferita da uno schifoso liquido senso.
Provo a staccarlo lentamente.
«Ahi!» impreco sottovoce.
Dovrei usare il metodo ceretta?
«Faccio io.» dice Talìa, entrando dalla porta, e un sorriso da ebete nasce sulla mia faccia.
Si posiziona di fronte a me, mi toglie gentilmente la benda dalle mani e inizi a sfilarla lentamente.
Alza lo sguardo verso di me che la osservavo già da un po' e le sue guance si fanno più colorite quando le regalo uno dei miei migliori sorrisi. Non mi accorgo nemmeno che ha tolto la benda.
«Si sta cicatrizzando.» dice, abbassando lo sguardo e osservando quei brutti graffi. «Ti fa male?» mi chiede e scuoto la testa.
«Dov'eri stamattina? Pensavo di trovarti accanto a me.» le dico e lei arrossisce, facendomi sorridere compiaciuto.
«Ercole ha voluto parlarmi.» mi risponde, guardandosi intorno. «Siamo quasi arrivati allo stretto di Gibilterra per lasciarlo. Ha detto che deve mostrarmi una cosa.»
«Non ti ha detto cosa?» le chiedo, osservando la sua espressione preoccupata.
«No, però forse ha a che fare con Lily. Mi ha detto...» lascia la frase in sospeso, abbassando lo sguardo.
Le poggio due dita sotto il mento, alzandole il viso per permettere ai miei occhi di incontrare i suoi. Il verde delle sue iridi è più scuro rispetto ad un mese fa, quando siamo partiti.
Se i tuoi amici ti raggiungeranno, non meravigliarti se non saranno più gli stessi.
Cerco di levarmi le parole di Chione dalla testa, concentrandomi solo sulla ragazza di fronte a me.
«Il tempo guarirà le ferite.» le dico semplicemente, e lei mi guarda per qualche secondo con uno sguardo indecifrabile, poi annuisce e mi fa un mezzo sorriso.
«Grazie, Drew.» mi poggia un bacio sulla guancia per poi incamminarsi verso l'uscita. Si volta nuovamente verso di me. «E fatti una doccia, puzzi come uno scarabeo stercorario.»
Esce dall'infermeria lasciandomi li. Alzo un braccio per poi annusarmi l'ascella e, quando un'espressione disgustata si forma sul mio volto, deduco che si, Talìa ha ragione.
❅ ❅ ❅ ❅ ❅
Quando sono lavato e profumato decido di avviarmi verso il ponte della nave, probabilmente saranno tutti lì a godersi la leggera brezza marina.
Di solito quando penso queste cose alla fine succede che è tutto il contrario, ma stranamente quando arrivo sul ponte la situazione è davvero tranquilla. Forse gli dei hanno deciso di lasciarci respirare un attimo.
Sweetie mi segue trotterellando.
Mi guardo intorno notando Leo al timone con lo sguardo fisso verso l'orizzonte. Sento un rumore di spade che si scontrano e mi volto vedendo Ercole e Percy che duellano mentre Talìa, Albus e Scorpius li osservano seduti per terra, poco lontani.
Scorpius e Talìa hanno entrambi la testa poggiata sulla spalla di Albus, poggiato a sua volta contro l'albero maestro, perso nei suoi pensieri. Mi incammino verso Leo e non appena mi vede mi rivolge un mezzo sorriso.
Gli do una pacca sulla spalla mentre lui stringe il timone nelle sue mani sempre sporche.
«Quanto manca?» gli chiedo.
«Siamo quasi arrivati allo stretto di Gibilterra, Ercole deve scendere li. Poi vi porteremo ad Hogwarts.» risponde lui, cercando di nascondere il suo tono abbattuto.
«E voi tornerete al campo.» concludo la frase e lui annuisce, accennando un sorriso.
«Mi mancano i miei fratelli e le mie sorelle. D'estate tornerà anche il mio migliore amico, Jason.» dice e io lo ascolto. «Verrete anche tu e Talìa quest'estate, vero?» mi chiede.
«Io ho promesso a Chione che non appena avrò finito quest'anno ad Hogwarts la aiuterò a rimediare ai danni che ha fatto Hestia, ma farò un salto al campo. Talìa verrà sicuramente appena finiti gli esami.» gli rispondo e lui fa un cenno di assenso con il capo.
«Mi dispiace per tua sorella.» mi dice sincero e annuisco, sorridendogli. «So cosa provi, è successo anche a me, con mia madre. I miei poteri l'hanno uccisa quando ero ancora un bambino.» mi racconta con lo sguardo fisso davanti a se.
Il sole filtra nelle sue iridi marroni, al loro interno scoppiettano piccole scintille.
«Sono le nostre debolezze a renderci più forti.» dice e lo osservo per bene.
Leo Valdez ha perso sua madre quando era piccolo, sono curioso di sapere come è andato avanti senza nessuno dei suoi genitori. È stato solo per chissà quanto tempo, ma poi ha trovato una casa al Campo Mezzosangue, ha trovato una famiglia.
Prima Leo non mi piaceva, bruciava troppo e io non amo particolarmente il caldo. Prima di questa impresa ero un ragazzo completamente diverso, terribilmente arrogante e antipatico.
Non mi piaceva parlare di me e del mio passato, non volevo far vedere agli altri che soffrivo ma ho imparato che il dolore fa meno male se lo condividi. Leo e Percy mi hanno aiutato ad uccidere quella Chimera mischiando i loro poteri ai miei, dimostrandomi che non sono da solo.
Ad Hogwarts avevo solo Scorpius, mentre adesso, al Campo, ho trovato altri ragazzi che, nonostante il loro passato tormentato, sono felici di essere lì, di avere una famiglia.
Non so da quanto tempo esista quel campo, ma sono sicuro che abbia migliorato molte vite, compresa la mia.
L'Argo II si ferma poco lontano dalla spiaggia dello Stretto di Gibilterra. Ercole e Percy smettono di duellare e Talìa alza la testa dalla spalla di Albus per poi scattare in piedi.
«Hey Mister Fusto, dobbiamo scendere tutti?» chiede Leo ad Ercole, alzando la voce per essere sentiti. Il dio fa un cenno di assenso con il capo e così seguo Leo verso le scialuppe.
Salgo su quella di Talìa, rubando il posto a Percy che mi guarda assottigliando lo sguardo, così gli sorrido angelicamente. Sweetie mi salta in braccia e anche Ercole sale sulla nostra scialuppa mentre Leo, Albus, Scorpius e Percy sulla seconda.
«Hey Drew!» Percy mi chiama e mi volto verso di lui, incontrando il suo sguardo di sfida. «A chi arriva primo?» mi chiede e ricambio il suo sorriso con un cenno del capo.
«VIA!» urla Percy, evocando in onda anomala che spinge la sua scialuppa verso la spiaggia.
Sento le imprecazioni di Scorpius e Albus mischiate alle risate di Leo.
«Che stai aspettando?!» Talìa mi guarda impaziente mentre io mi concentro sull'onda creata da Percy, fin quando non si congela e la loro scialuppa si ferma, lo scafo incastonato a mezz'aria in essa. Talìa mi guarda sorpresa. «Allora un cervello ce l'hai...»
«COSÌ NON VALE!» protesta Percy mentre evoco una leggera corrente che spinge la nostra scialuppa verso la riva. Quando tocchiamo la spiaggia, discongelo l'onda che tratteneva i miei amici.
Io, Sweetie, Talìa ed Ercole, che se n'è stato un silenzio per tutto il tragitto, scendiamo dalla scialuppa e veniamo presto raggiunti da un Percy imbronciato, un Leo ancora pieno di adrenalina e due esemplari di Albus e Scorpius sul punto di vomitare.
Ercole lancia uno sguardo a Talìa e assottiglio lo sguardo, fissandolo male. Poi Ercole parla:
«La tua amica ha lasciato qui una cosa.»
Talìa alza lo sguardo verso il dio, aspettando spiegazioni. Ercole fa un cenno verso un punto, nell'erba, e Talìa lo raggiunge a passo svelto.
La seguo assieme agli altri fin quando non si inginocchia accanto ad un fiore di un colore che varia dal rosso all'arancione.
«È un giglio rosso.» dice Talìa, sento Albus trattenere il respiro.
«La tua amica è morta proprio qui.» dice Ercole e vedo Leo abbassare lo sguardo, facendo qualche passo indietro.
«Dov'è lei?» chiede Albus, nascondendo la voce tremante. «Il suo corpo... dov'è?»
Ercole indica il giglio.
«Non mentire!» Albus inveisce contro di lui e sono sicuro che gli avrebbe tirato un pugno se Scorpius non lo avesse fermato in tempo.
Albus prende a singhiozzare, poggiato contro la spalla di Scorpius che cerca di consolarlo inutilmente.
«Il giglio che ha trafitto Lily non era rosso.» dice Percy, inginocchiandosi accanto a Talìa che ha ancora lo sguardo fisso sul fiore.
«Era bianco.» dice Ercole. «Quando il corpo della vostra amica si è dissolto, il suo spirito ha colorato il fiore. È diventato come i suoi capelli.»
Talìa si asciuga gli occhi e Percy le poggia una mano sulla spalla. Lui le è stato vicino quando è successo, hanno legato molto da quando sono tornati da Delo.
«Hey, forse c'è ancora una speranza. Se lo spirito di Lily è in questo fiore, forse possiamo riportarla indietro. Vuol dire che non è definitivamente morta.» dice Percy e Talìa alza lo sguardo, osservandolo con gli occhi lucidi.
«Ho capito... come avete fatto con Thalia, la sorella di Jason?» Leo interviene e Percy si volta verso di lui, annuendo. Io sono molto confuso.
«Molti anni fa, circa dieci credo, una ragazza si è sacrificata per permettere ad Annabeth, Grover e... e Luke, di arrivare sani e salvi al Campo.» Percy inizia a raccontare, ma dei nomi che fa riconosco solo quello di Annabeth.
«Lei era morta, e suo padre Zeus l'ha trasformata in un albero che ha protetto il campo fin quando non si è ammalato. Per guarirlo serviva il vello d'oro e quando io e i miei amici l'abbiamo recuperato, quello ha curato l'albero e Thalia è tornata a vivere nella sua forma umana.» Percy continua a raccontare con tutti gli occhi puntati addosso.
«Adesso lei è ancora viva, ed è la luogotenente delle Cacciatrici di Artemide. Forse, se usiamo il vello d'oro sul giglio di Lily, lei potrebbe rinascere.» conclude Percy.
«Bene, andiamo a prenderlo.» dice Leo, voltandosi ma si ritrova davanti un ragazzo che non avevo mai visto. Sembra avere circa la nostra età, i capelli scuri e scompigliati gli incorniciano il volto dotato di due occhi chiari e sfuggenti. È vestito come un normale teenager, con dei jeans, una t-shirt bianca con su disegnate due ali e ai piedi porta dei... sandali.
Saldali alati.
«Ave a te, Eracle, figlio di Zeus. Sono qui proprio per te. E anche per altri. Ho tanta posta oggi!» esclama il tipo e lo guardo basito.
«Ermes, che piacere vederti.» sorride Ercole, o Eracle, è uguale, salutando Ermes.
Il dio Ermes, per l'esattezza.
«Zeus ti ha convocato sull'Olimpo perché hai interferito fin troppo nell'impresa di questi giovani mortali, vuole parlarti. Per te è tutto.» dice di fretta, poi si volta sorridente verso Talìa.
«Figlia di Calliope! Tua madre ti manda i suoi più sinceri saluti, lei sta magnificamente sull'Olimpo assieme alle sue sorelle. Apollo è riuscito a guarirla. Ti chiede di andarla a trovare non appena avrai terminato il tuo anno scolastico, tiene molto alla tua istruzione.» dice a Talìa, poi si volta verso Percy e Leo.
«Semidei del campo mezzosangue, dovete tornare immediatamente a Long Island. C'è un problema, un grosso problema.» dice Ermes.
«Dobbiamo prima portare loro ad Hogwarts...» dice Leo, ma Ermes lo interrompe.
«Ci penso io, Chirone ha bisogno del vostro aiuto e consiglio. Qualcosa è stata rubata, qualcosa di estrema importanza. Dovete andare, subito!» insiste Ermes.
«Adesso?» chiede Percy.
«Adesso!» esclama Ermes, muovendo le mani impazientemente.
«E noi come torniamo ad Hogwarts?» chiedo al dio che mi regala un sorriso furbo e smagliante.
Schiocca le dita e le mie scarpe vengono sostituite da un paio di sandali alati, simili ai suoi. Succede la stessa cosa alle scarpe di Talìa, Albus e Scorpius. Per quanto riguarda Sweetie, invece, le sue quattro zampo vengono coperte da scarpe alate per orsi polari.
«Volando, ovviamente! Sono programmati per portarvi dritti li.» ci spiega Ermes nel suo modo veloce di parlare, come se andasse perennemente di fretta.
«Io non mi fiderei molto.» mormora Percy, guardando le mie nuove scarpe con diffidenza, come se avesse avuto una brutta esperienza con dei sandali alati. Qualcosa mi dice che forse l'ha avuta davvero.
«Suvvia Percy, quelli erano maledetti.» dice Ermes e io sbianco, sempre se per me sia possibile diventare più pallido di quanto già sono.
«Maledetti?» fa eco Talìa, guardando Ermes.
«Lunga storia, non mi piace parlare di Luke.» dice, abbassando lo sguardo. Luke, lo stesso nome che ha fatto Percy mentre raccontava del vello d'oro.
Ermes batte le mani. «Bene! Buon viaggio di ritorno!» esclama Ermes, poi vengo sollevato in aria e a stento riesco a stare in equilibrio.
Vorrei salutare Leo e Percy, e credo che vorrebbero farlo anche gli altri, ma ad Ermes non passa nemmeno per l'anticamera del suo cervello divino.
Talìa riesce a stare perfettamente in equilibrio, Albus fa un po' di fatica ma Scorpius lo sorregge tenendogli un braccio. Solo io mi faccio il viaggio verso Hogwarts a testa in giù mentre Talìa se la ride per tutto il tempo.
«Non è divertente!» mi lamento, cercando di mettermi in piedi mentre sorvoliamo la Spagna.
«E invece lo è eccome.» ride Talìa, svolazzandomi attorno. Sbuffo sonoramente, incrociando le braccia al petto e imbronciandomi.
Anche Sweetie è più brava a volare di me, ed è un orso polare.
«Non ci riesci perché i pinguini non sanno volare.» Talìa tira fuori una sua perla di saggezza, facendo ridere Albus e Scorpius.
Sbuffo ancora più sonoramente e dopo un po' di tempo passato a scherzare (soprattutto sulla mia attuale situazione) arriviamo ad Hogwarts quando è ormai buio. Talìa mi afferra la mano, aiutandomi a stare finalmente in equilibrio, pronti per atterrare.
È buio, e c'è solo una persona ad aspettarci nel giardino del castello, con la bacchetta che illumina il suo viso invecchiato dal tempo.
«Signora preside.» Scorpius saluta la professoressa McGrannit, che ci guarda con sguardo serio prima di abbracciarci tutti, uno per uno. Quando si stacca da Albus guarda accanto a lui, ma non c'è nessuno.
Lei e Albus si scambiano un'occhiata, poi il mio amico abbassa lo sguardo. La McGrannit lo abbraccia di nuovo. «Com'è successo?» chiede a noi, continuando a stringere Albus.
«Lei... mi ha salvato la vita.» dice Talìa, ingoiando il groppo in gola. La McGrannit annuisce, lasciando andare Albus.
«Andiamo in Sala Grande, ho detto agli elfi domestici di conservarvi delle porzioni.» dice la McGrannit.
Quando entriamo nel castello vengo avvolto dal profumo di casa. Mi era mancata tanto.
Affianco Talìa, afferrandole la mano mentre i nostri passi fanno eco nei corridoi vuoti.
Lei alza lo sguardo verso di me mentre le nostre dita si intrecciano, e mi regala un sorriso. Sorrido anch'io.
Entriamo nella Sala Grande dove troviamo cinque porzioni fumanti sul tavolo di Grifondoro. La McGranittci ci scorta fino al tavolo, poi ci chiede di accomodarci. Mi siedo accanto a Talìa, di fronte ad Albus affiancato da Scorpius. Ci sono cinque porzioni, ma noi siamo quattro.
Talìa guarda la quinta porzione accanto alla sua, al posto dove dovrebbe essere seduta Lily. Albus ha gli occhi lucidi mentre la McGrannit mormora un evanesco, facendo scomparire il quinto piatto colmo di buon cibo.
«Mangiate con calma, poi se vi va raccontatemi ciò che è successo.» ci dice e annuiamo all'unisono. Osservo il piatto colmo di pollo e patate, ma ho un buco allo stomaco che mi impedisce di mangiare.
Guardo il tavolo di Serpeverde di fronte a me, dove solo un mese prima io e i miei due migliori amici ridevamo tutti insieme, ignari di quello che sarebbe accaduto.
Guardo Albus che fissa il suo piatto ancora pieno, i suoi occhi sono spenti. Mi ricorda terribilmente me, anni fa. Lily è morta pochi giorni fa, è normale che sia distrutto.
Anch'io ho perso mia sorella, per di più la seconda volta, un giorno fa. Ma non è la stessa cosa. Lily e Albus erano profondamente legati, sapevano tutto l'uno dell'altro, hanno condiviso un sacco di esperienze.
Io ed Hestia siamo stati separati fin da piccoli, lei nel regno di Austro ed io in quello di Borea. Abbiamo passato poco tempo assieme, come due veri fratelli, soltanto le vacanze dei pochi anni che abbiamo condiviso. Per un breve periodo siamo andati a scuola in America, ma quando Hestia l'ha quasi incendiata i nostri genitori ci hanno rinunciato.
Poi lei è morta, e ci siamo trasferiti qui a Londra. Ho compito undici anni, ho ricevuto la lettera e ho iniziato una nuova vita qui ad Hogwarts. Sono stato tormentato da Borea nei sogni, e l'ultima volta che ho rivisto mia sorella è stato il giorno in cui è morta, stavolta per sempre.
Le voglio bene, glie ne vorrò sempre. Non abbiamo chissà quanti ricordi assieme, ma quelli che possiedo li custodisco gelosamente per paura che possa dimenticarli di nuovo, da quella volta in cui ho guardato nel pensatoio assieme a Talìa.
Hestia vivrà per sempre dentro me, così come lo farà anche Lily con Albus. Non credo molto alla storia di Percy sul poterla riportare indietro, ma la fioca luce che ancora brilla negli occhi di Albus è sicuramente la speranza di poterlo fare.
Quella speranza forse è l'unica cosa che gli impedisce di sprofondare.
Mangio si e no qualcosa, Talìa da solo un morso ad una coscia di pollo, Scorpius mangia un po' di contorno mentre Albus non tocca cibo, limitandosi a fissare il suo piatto.
Albus si alza in piedi e Scorpius lo guarda, cercando di creare un contatto visivo, senza riuscirci.
«Signora preside, le dispiace se vado in dormitorio?» le chiede Albus.
«Certo che no Albus, va pure e... riposa.» dice la McGrannit e Albus le sorride forzatamente, per poi incamminarsi a passo svelto verso la porta. Scorpius fa per alzarsi ma la preside gli poggia una mano sulla spalla.
«Aspetta ancora un po', tu.» dice la McGrannit in tono calmo, poi guarda me e Talìa. «Raccontami com'è successo, Scorpius.»
Scorpius deglutisce, abbassando lo sguardo.
«Dovremmo partire da quando Talìa e Percy sono caduti in mare dopo un attacco. Io, Albus e Lily siamo andati a cercarli, il patronus di Albus ci avrebbe portato da Talìa. Lily ci ha salvato la vita, prima a me e ad Albus, poi a Talìa.» racconta tristemente.
La Grifondoro accanto a me poggia la testa sulla mia spalla, afferrando la mia mano sotto il tavolo, fuori dalla portata della McGrannit, e iniziando a giocare con le mie dita, come se la aiutasse a non pensare.
Scorpius continua a raccontare fin quando, alla fine, la Sala Grande viene avvolta da un assordante silenzio che viene rotto dal rumore della sedia di Scorpius che striscia sul pavimento.
«Vado da Albus.» annuncia, per poi correre verso i dormitori di Serpeverde. Rimaniamo soltanto io, Talìa e la McGrannit.
«L'ultimo desiderio di Lily era quello di obliviare la sua famiglia. Non vuole che soffrano.» dice Talìa, alzando la testa dalla mia spalla e guardando la McGrannit dritta negli occhi.
La preside resta in silenzio per diversi minuti, poi scuote la testa. «Non posso cancellare la memoria dei Potter.» dice la McGrannit.
«Non lo ha chiesto a lei, ma ad Albus.» ribatte Talìa. «Albus non troverà mai la forza di farlo, ma io ho intenzione di aiutarlo.» dice con la voce tremante.
«Se James lo viene a sapere... e Rose...» trema, mentre i suoi occhi iniziano a diventare lucidi.
«Aspetta.» intervengo. «Percy ha parlato del vello d'oro, forse possono riportare indietro Lily. Se li obliviamo cosa succederà quando lei tornerà e nessuno si ricorderà di lei?»
«E invece nel frattempo? Cosa dirò a James e Rose, e a tutte le persone che conoscevano Lily? "Hey lei è temporaneamente morta, stiamo aspettando che la riportino indietro dagli Inferi"?» dice Talìa sul punto di una crisi.
«Smettetela di litigare, non avete più dodici anni!» ci rimprovera la McGrannit. «Posso manipolare la Foschia qui ad Hogwarts, ma non posso fare niente per i Potter. Loro si ricorderanno di Lily, e presto sarà Natale e i ragazzi dovranno tornare a casa. Se James andrà via da Hogwarts, si ricorderà di Lily. Così anche Rose. A quel punto...» la McGrannit lascia la frase in sospeso.
«Dovremo obliviarli.» dice Talìa.
«Oppure dirgli la verità.» controbatte la preside.
«Intendo realizzare l'ultimo desiderio della mia migliore amica, che ha dato la sua vita per me.» dice Talìa, alzandosi e rivolgendo uno sguardo infuocato alla McGrannit.
«Lei sapeva dei rischi che correvamo, se mi avesse detto che qualcuno sarebbe potuto morire io non avrei mai accettato di partire.» Talìa cerca di trattenere le lacrime mentre le parole lasciano la sua bocca in tono duro. «È anche colpa sua se Lily è morta.»
Talìa si affretta ad uscire dalla Sala Grande e, dopo aver guardato un'ultima volta la McGrannit mi affretto a seguirla.
La richiamo più volte e la mia voce rimbomba nel castello deserto. La seguo fuori da esso, mentre lei si dirige a passo svelto verso la zona dove di solito si tengono le lezioni di Cura delle Creature Magiche.
Si ferma davanti ad un albero e osservo le sue spalle che si alzano e che si abbassano, la testa abbassata con lo sguardo fisso sull'erba sotto ai suoi piedi.
Nello stesso momento in cui sono dietro di lei, un piccolo Thestral spunta da dietro un cespuglio. Talìa, colta di sorpresa, fa un salto all'indietro, finendo contro il mio petto. Afferro le sue braccia mentre il cucciolo di Thestral inizia a brucare per terra, non degnandoci di attenzioni.
«C-Che cos'è?» mi chiede Talìa e mi rendo conto che lei, a differenza mia, è la prima volta che ne vede uno.
«È un Thestral. Puoi vederlo solo...»
«...solo se hai visto morire qualcuno.» Talìa continua la mia frase, annuendo.
Talìa si rilassa e io lascio la presa sulle sue braccia, poggiando le mani sui suoi fianchi. Restiamo in silenzio per diversi minuti ad osservare il piccolo Thestral.
«Non è vero quello che ho detto prima.» Talìa rompe il silenzio ed io la guardo confuso. Si volta verso di me, guardandomi attentamente negli occhi. «Ero arrabbiata, per questo ho detto quelle cose alla McGrannit. Anche se avessi saputo che qualcuno sarebbe morto, sarei venuta comunque con te ma non avrei permesso agli altri di seguirci.»
Mi parla non staccando gli occhi dai miei.
«La colpa più grande è la mia.» scuoto la testa dopo qualche minuto di silenzio. «Quella volta, quando hai guardato con me nel pensatoio, ho lasciato che entrassi completamente nella mia vita. Ti ho trascinata in tutto questo...»
«Io volevo essere trascinata in tutto questo, solo che...» lascia la frase interdetta, sospirando lungamente. Poggia la testa contro il mio petto, stringendo il tessuto della mia maglia arancione targata "Campo Mezzosangue".
«Mi manca Lily. E mi mancano anche Percy e Leo. E Nico, mi manca tanto anche lui. So che è una cosa stupida, ma tutti gli eroi di cui ho letto le vicende sono morti prima di compiere i 20 anni. Percy ne ha già 18. Io ho paura che muoiano tutti, ho paura di vederli morire mentre li guardo impotente, come è successo con Lily.» mi racconta le sue preoccupazioni ed io mi limito ad ascoltarla.
«Il tasso di mortalità dei giovani si è abbassato rispetto a quattromila anni fa, sai?» le dico e Talìa trattiene una risata, poi scuote la testa.
«Hai ragione. Sono solo paranoie.» dice più a se stessa che a me.
«Ti ricordi cosa ti ha detto tua sorella?» mi chiede, cambiando discorso, e annuisco.
«Trovate gli altri due e ristabilite l'equilibrio.» ripeto le parole di Hestia, guardando Talìa negli occhi.
«Mi chiedo cosa significhi...» dice Talìa, pensierosa. Le poggio una mano dietro la nuca, spingendo la sua testa contro la mia spalla e abbracciandola, poggiandole un bacio fra i capelli scuri.
«Lo scopriremo insieme.»
FINE.
—Coso autrice.—
Si... era l'ultimo capitolo.
PIANGO LO STIGE.
Trovate i ringraziamenti nel prossimo "capitolo", ora devo piangere.
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