Originalità
Non esiste.
O meglio dire, è alquanto complicato riuscire ad incontrarla o solo a provarla in prima persona.
L'originalità non consiste nel rendere una storia d'amore con colpi di scena capaci di sorprendere un probabile lettore o telespettatore.
La sorpresa è uno stato d'animo che nulla a che vedere con l'originalità, un distogliere la barriera del comune è irriverenza. L'irriverenza è una manipolazione delle azioni abituali che la cultura ci ha imposto sotto forma diretta per lungo tempo. Manipolare le conoscenze che reputiamo scontate e banali, è questa l'irriverenza che porta alla nascita della sorpresa, confusa erroneamente con la tanto agognata originalità. Se un qualunque argomento venisse ripetuto di continuo per un decennio, qualunque barlume di discostazione dal nuovo canone apparirebbe ai nostri occhi come novità, quando in realtà è solo la manipolazione di un genere accantonato o ignorato da un po' di anni.
Un esempio efficace è la letteratura odierna, sempre stata uguale ed intramontabile sin dalla nascita della scrittura. Nulla di ciò che vediamo è stato creato sulla base del vuoto assoluto. Le storie d'amore sono sempre esiste, l'elemento del fantastico nasce con l'evolversi del genere umano alla ricerca di spiegazioni, così come tutte le sue derivanti; le storie d'avventura sono i racconti di caccia dei primi uomini attorno al fuoco notturno. Allora vi chiederete cosa sia nuovo, in questo nostro mondo conosciuto.
Nulla.
Forse poco e nulla, ma ne dubito io stessa.
Come sarebbe capace, per noi uomini limitati, raggiungere concetti astratti e concreti che mai sono stati creati da nostri predecessori?
Provate a chiudere gli occhi.
Immaginate una creatura che non ha nulla in comune con oggetti ed animali terrestri.
Non esseri umanoidi.
Nemmeno quadrupedi, bipedi, quintupedi, assenti di arti, nulla di tutto ciò.
Niente pelo, squame, sostanze molli, scheletri, materiali da voi conosciuti.
Non ci riuscite, vero?
L'originalità consiste nella ricerca dell'ignoto, estraneo alla conoscenza materiale e ricercare nella sfera dell'ignoranza, un concetto astratto in quanto non parte della sapienza, seppur sia come sospeso tra i due limiti del reale e dell'irreale. Com'è possibile visualizzare ciò che non si conosce? In un modo o nell'altro, qualunque idea si plasmi nella nostra mente non sarà mai nuova, bensì una manipolazione del sapere per renderlo in qualche modo irreale. Sulla definizione di irreale e reale si potrebbe scrivere un libro intero, ma si riassumerebbe con la nostra concezione di realtà.
Cos'è reale?
Si tende a considerare reale ciò che è materiale, fisico o con una forma di costituzione tangibile. Irreale è il contrario, per l'opinione comune.
Il mio pensiero è che la definizione di quest'ultimo termine sia discriminatoria e limitante.
Irreale è l'ignoranza verso il vuoto assoluto, luogo dove si potrebbe raggiungere l'originalità, uno spazio intangibile racchiuso in un livello che noi esseri tendenti alla chiusura psichica forse non raggiungeremo. Un vuoto lontano ma accanto a noi, che solo con le nostre menti potremmo entrare ed ammirarne la bellezza indescrivibile. In poche parole, il Vuoto Assoluto non è il Nulla, ma l'ignoranza. O meglio dire, l'incoscienza involontaria del nostro stesso essere. Come la filosofia è senza confine, anche la nostra inconscienza involontaria lo è.
L'originalità è nel Vuoto Assoluto, in attesa che qualche essere riesca ad aprirne le porte, raggiungendo così un giorno uno strato sovrumano, l'incoscienza Volontaria. Una creatura che vuole non sapere per sapere.
Al di sopra dell'Incoscienza Volontaria, su una strada spianata da quasi tutti gli ostacoli del vincolo del limite umano, l'Incoscienza Creatrice. Uno strato che va ben oltre la nostra ottica ottusa, una caratteristica che vaga nel cosmo come parte di entità creatrice della grande esplosione, una forza sovrumana comparabile solo a quella potenza d'ignoranza. L'inscoscenza che oltre a visualizzare il Vuoto Assoluto, prendendo l'originalità senza visualizzare un concetto della conoscenza, è in grado di realizzare il contenuto del Vuoto Assoluto in un soggetto tangibile, senza usare alcuna concretezza; una divinità.
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