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2. Rabbia


~LYKKE~

Mi rialzo da terra. Faccio fatica a rimanere in piedi, continuo a barcollare a destra e a sinistra, ma non cado: lotto per stare in piedi come le suole lottano contro il peso del mio corpo. Ho la visuale oscurata dalla mia chioma nera, che come una tenda mi nasconde dal resto del mondo. Mi levo i capelli dal volto. La luce mi colpisce: faccio fatica a distinguere gli alberi e i cespugli innevati che circondano me, mio fratello e Rogan.
I due ragazzi sono uno in fronte all'altro: entrambi distrutti, entrambi diversi da quando li ho conosciuti.
Ake è scosso dai singhiozzi. Sulle ciglia affiorano lacrime, che percorrono tutto il suo viso lentamente. Le sue grida si fanno a tratti più forti, a tratti sembrano voler finire, ma tornano a sconvolgere l'apparente quiete attorno a noi.
Sentire mio fratello piangere è come ricevere una pugnalata in mezzo al petto, se non peggio; mi fa venir voglia di sparire, scappare lontano, isolarmi e piangere da sola, senza nessuno che mi dica che va tutto bene, che tutto si sistemerà, perché non è così, non è così!
Rogan, d'altra parte, è impassibile: sembra una statua di pietra, immobile, paralizzato; non vivo; finto. Sta lì fermo, sulla neve, a fissare Ake crollare, come se non gli importasse.
Sono certa che non è così, sono certa che dentro sta scoppiando, sono certa che non è freddo come sembra, sono certa che il Rogan che conosco è da qualche parte dentro quella corazza.
L'unica cosa che voglio in questo momento è tornare a casa. "Casa" ... che parola senza significato, ormai: da quando tornerò a Nirn dovrò costruirmene una nuova, ma non mi importa: voglio solo andarmene da questa dannata isola, voglio farmi una vita e l'unico modo è trovare iIl tempio, il Red.
Mi avvicino a Rogan: "Andiamo." Sussurro con un filo di voce. "Andiamo, Rogan."
Lui si gira: nella sua faccia vedo una sola cosa, dolore. Sembra non volermi rispondere. "Dove?" mormora.
Prova emozioni o è veramente una statua? Mi mordo il labbro: sento il sapore metallico del sangue esplodermi in bocca. Non mi fa male, ma mi aiuta a concentrarmi e a sfogarmi in situazioni difficili.
"Il Red... lo voglio cercare. Oggi. Adesso."
Rimaniamo a fissarci. Nessuno dei due dice una parola. Il silenzio è accompagnato dal continuo singhiozzio di Ake, che però sembra essersi calmato.
"Adesso? Ora?" Il tono è meccanico, monotono, come se non gli importasse nulla. Non dà peso nemmeno a una parola, e la cosa mi ferisce più di quello che dovrebbe: lui è un vero vichingo, lui non si fa prendere dalle emozioni, lui non si fa coinvolgere.
Credevo di essere un vero abitante di Nirn, ma evidente mi sbagliavo ancora una volta. Non è il saper usare le armi che rende un vichingo, è l'essere sempre e comunque distaccato.
"Adesso, ora."
"Va bene" accetta lui.
Osservo mio fratello. Si sta ancora disperando: Rogan l'ha distrutto.
"Ake, vieni?" domando.
Per tutta risposta scuote la testa come per dirmi "no".
Sposto lo sguardo su Rogan: "Bene, andiamo."

***
La foresta è più tetra del solito: si è fatta quasi notte e le ombre che gli alberi proiettano sul terreno sono lunghe e creano disegni contorti. Il sole è freddo e sta cedendo il dominio del cielo alla candida luna e alle stelle che tra pochi minuti trapunteranno la volta nera, quasi priva di nubi.
Sento i nostri passi, riecheggiano nel silenzio che si è creato attorno a noi, di tanto in tanto interrotto dall'ululato di qualche lupo, ma nemmeno questi animali mi spaventano, ho solo un'immagine nella mente: il tempio.
Cammino a un metro o due da Rogan, che è davanti a me. Nessuno di noi apre bocca, credo che nessuno avrebbe voglia di parlare in una situazione così.
Stiamo camminando da un bel po': è più di un giorno che non mangio, ma lo stimolo di trovare il Red e poi di tornare a casa è in grado di farmi camminare, quasi correre; suppongo che la stessa cosa valga per Rogan, perché non dà segni di stanchezza.
Con il passare delle ore, però, la temperatura cala precipitosamente: a stento riesco a muovere gli arti più lontani dal cuore e a ogni respiro i polmoni mi bruciano; la forza sta abbandonando il mio corpo, ho bisogno di fermarmi; nemmeno l'idea di tornare a casa è in grado di farmi andare avanti.
"Rogan, fermiamoci, ti prego e accendiamo un fuoco." Supplico alla fine.
Lui si ferma e si gira lentamente: sulla sua faccia sono comparse delle occhiaie viola intenso e sbatte spesso gli occhi.
"Okay, vado a cercare la legna."
Apro la bocca per dirgli di rimanere qui: avrei pensato io al fuoco, ma lui si è già inoltrato tra gli alberi. Protendo la mano verso la figura che si sta allontanando, ma non ho abbastanza forza per raggiungerlo e fermarlo, in fondo è meglio così, di sicuro sarei svenuta nel bosco. Rassegnata, mi distendo sul terreno freddo e bagnato: una scarica percorre la mia schiena, ma non ci faccio molto caso. Chiudo gli occhi e penso a Nirn, alle case di legno basse e tozze, alle sue strade perennemente calpestate dagli abitanti, alla piazza del mercato...
Quando apro gli occhi vedo un ragazzo alto, con i capelli corti e marroni che è accovacciato al mio fianco.
"Svegliati, dobbiamo andare."
"Che ore sono?"
"Più o meno mezzogiorno." Ribatte Rogan.
Mi metto seduta: noto che ha acceso il fuoco, adesso però ne rimangono solo i resti. Avendo dormito per terra, la mia tunica è bagnata: so già che appena ci sarà vento diventerò un pezzo di ghiaccio, ma non m'importa, se è uno dei tanti ostacoli che devo affrontare per tornare a casa, allora lo affronterò.
"Partiamo adesso?" Domando.
"Si."
La sua freddezza mi ferisce nel profondo; mi sono stufata di essere trattata come un'estranea, sono più di quello, sono più di un'iniziata qualsiasi.
"Dai alzati." A ogni parola sembra sempre più distaccato, come se non gli importasse di nulla.
"Ti ho fatto qualcosa?!" Ringhio.
"No. Adesso andiamo." Si alza e fa per incamminarsi.
"Tu ora stai qua e mi dici perché fai così!" Ringhio.
"No, non perdiamo tempo."
"'No, non perdiamo tempo', ma ti senti?!" mi accorgo di stare urlando, ma non m'importa. "Perché ti comporti così? Te ne frega almeno di me o no?!"
"Non è importante cosa penso di te. Stiamo perdendo tempo. E ora andiamo." Nella sua voce non ci sono sfumature: è monotona, come se stesse recitando qualcosa di noioso a memoria.
"MA COS'HAI? PERCHÉ TI COMPORTI COSÌ? COSA TI HO FATTO?"
"Sto benissimo."
Più mi sforzo di urlare e di alzare la voce, più lui diventa calmo e quieto.
Si rende conto che fa soffrire le persone agendo in questo modo? Spero di no, perché altrimenti vorrebbe dire che lo sta facendo apposta...
Scaccio questi pensieri dalla testa: meglio non pensare alla possibilità che voglia far soffrire chi ha attorno, Rogan non lo farebbe mai, ma allora... allora perché risponde e agisce così? Perché?
"MA TI SENTI? TU NON STAI BENE, NESSUNO QUI STA BENE! SAI CHE POSTO È QUESTO? COME FAI A NON STARE MALE SULL'ISOLA? COME?!"
Sento il sangue salirmi alle guance, avranno perso il loro colore candido e saranno diventate roventi. I respiri intensi mi costringono a lasciare la mandibola leggermente abbassata, permettendogli così la visione dei miei denti. Sento le mie unghie conficcarsi nella carne dei palmi delle mani. Tutto d'un tratto mi accorgo che i polsi stanno vibrando, come se non riuscissero più a trattenere la rabbia che percorre tutto il mio esile corpo. Non riesco a rimanere ferma, credo che potrei esplodere da un momento all'altro. Cerco di trarre respiri più profondi per calmarmi, ma non ci riesco: vorrei solo saltare addosso a Rogan e picchiarlo finché non torna a provare dolore.
"So come sto. Ti ho già detto che va tutto bene."
"'Va tutto bene'?! 'VA TUTTO BENE'?!" Non riesco a dire altre parole, sono troppo arrabbiata per riuscire a mettere insieme una frase sensata: il labbro inferiore mi trema e non mi viene in mente nulla da aggiungere.
Sento un rumore alle mie spalle: un animale, probabilmente.
Vedo Rogan alzare lo sguardo e guardare un punto dietro di me.
"BEH, NON RISPONDI?!"
"Lykke, girati."
Chi crede di essere? Adesso si mette anche a dirmi cosa fare?! Non ha capito che non può comportarsi con me così.
"Come?!"
"Ho detto che ti devi girare."
"TU NON MI DIRE COSA FARE!"
"Voltati e basta."
"NO!" Perché dovrei girarmi? Perché non risponde e basta?
"Chi sei?" Domanda Rogan sempre più freddo. Sta volta però percepisco altro nella sua voce... come se avesse pronunciato quelle parole con... timore. Timore? Perché do dovrebbe avere paura? E poi, cosa significa 'chi sei'?
"Eh?" Ribatto.
"Non tu" Risponde lui. "...lei." Conclude indicando un punto alle mie spalle.

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