Capitolo 66
La sveglia suonò troppo presto e la riccia, coricata sotto il caldo piumone, gemette disturbata, improvvisamente desiderosa di distruggere quel marchingegno infernale che le stava trapanando i timpani. Erano appena le sette del mattino e per i suoi gusti aveva dormito troppo poco. Lo stress fisico e mentale al quale si era sottoposta quella notte l'aveva realmente sfiancata e quella mattina qualche ora di sonno in più se le sarebbe volentieri concesse. Ma la consapevolezza di avere di lì e breve un importantissimo incontro con Silente la spinse a spalancare di colpo gli occhi. Il desiderio di continuare a dormire svanì in un lampo perché l'eccitazione, mescolata all'adrenalina, prese il suo posto. Non aveva idea di cosa le avrebbe detto il preside.Forse niente di significativo, forse invece qualcosa di rivoluzionario per il proseguimento della sua missione che, attualmente, era ad un punto morto. Magari l'avrebbe portata a svolgere qualche missione segreta, avrebbe avuto un ruolo importante al suo fianco. Quel pensiero la elettrizzò ulteriormente ma al tempo stesso, nonostante tutto, ebbe la forza di intimorirla. Stava parlando di avere a che fare con Voldemort dopo tutto, non con un maghetto qualsiasi ricercato per aver rubato qualche vecchio calderone arrugginito. Lì si parlava di avere a che fare con il mago più oscuro di tutti i tempi, con un essere mostruoso che non provava pietà per niente e nessuno. Colui che aveva il chiaro obiettivo di dominare sul mondo magico estirpando le razze da lui considerate inferiori. E tra quest'ultime, c'erano anche quelli come lei. I nati babbani. Con un brivido si impose di stare tranquilla, mantenere la calma e il sangue freddo. Non aveva tempo da perdere e in quel momento la paura doveva essere l'ultimo dei suoi pensieri, considerando che non sapeva nemmeno cosa aveva da dirle il preside. Non le sembrava il caso di farsi sciocchi film mentali.
Anche se a fatica, sgusciò fuori dal caldo piumone e quando i piedi nudi toccarono il pavimento ghiacciato, rabbrividì nuovamente. Infreddolita e ancora un po' assonnata, indossò la vestaglia sopra il pigiama per ripararsi dal freddo e in punta di piedi scostò le tende del letto a baldacchino sentendo i respiri regolari delle amiche ancora profondamente addormentate. Dal comodino recuperò la bacchetta e il più silenziosamente possibile entrò in bagno chiudendosi la porta alle spalle. Lanciò un veloce incantesimo di insonorizzazione, come aveva fatto anche intorno al suo letto, e con un sospiro di sollievo si beò del calore della stanza dovuto ad un efficace incantesimo eseguito da Lily i primi giorni di scuola.
Un po' titubante si avvicinò allo specchio, preoccupata da quello che il suo riflesso le avrebbe potuto mostrare. Era quasi certa di avere un aspetto orribile e di fatti, quando si specchiò, lanciò un verso strozzato e inorridito. I capelli sembravano un nido di uccelli, il volto era pallido e smunto e delle occhiaie abbastanza marcate sotto gli occhi incorniciavano il tutto. invidiò profondamente James e Sirius, sicuramente ancora a letto beati e tranquilli a concedersi un bel sonno ristoratore. Ma senza indugiare oltre concluse che una bella doccia avrebbe decisamente aiutato a migliorare quel disastro.
L'acqua calda le riscaldò il corpo, facendola sentire immediatamente meglio e si beò di quella sensazione meravigliosa per un tempo indefinito. Lavò accuratamente i lunghi capelli ricci che sotto quella cascata d'acqua bollente assumevano la sembianza di lunghi rigagnoli di caffè e massaggiò la pelle candida con il suo bagnoschiuma preferito al dolce aroma di vaniglia. Delicato, femminile e per niente eccessivo. Alla fine uscì da sotto la doccia rigenerata e avvolta nel suo morbido accappatoio rosso. Il suo aspetto era decisamente migliorato ma le occhiaie dovute alla stanchezza erano ancora visibili e fu per quello che, seppur con titubanza, decise di approfittare del correttore in bella vista di Marlene, decisamente più femminile ed esperta di cosmetici rispetto a lei, per tentare di riparare la situazione. Avendola vista più volte truccarsi, dopo alcune applicazioni e dopo aver pazientemente sfumato quella crema colorata riuscì ad ottenere il risultato sperato. Il suo viso sembrava decisamente più fresco e riposato e le occhiaie nascoste dal trucco non le sembravano più molto evidenti. Certo, i miracoli non li poteva pretendere, ma per lo meno sarebbe stata presentabile, soprattutto dopo aver asciutto e sistemato con la magia i suoi indomabili capelli.
Fu così che dopo una mezzora abbondante durante la quale aveva dovuto un po' tribolare per finire di sistemarsi, riuscì ad indossare la divisa fresca di bucato soddisfatta del risultato ottenuto. Ancora attenta a non far rumore spense la luce del bagno e aprì la porta. In punta di piedi uscì dal dormitorio femminile, invidiando ancora un po' le amiche sempre dormienti. A quell'ora la sala comune era vuota, ma il focolare era già scoppiettante, sicuramente opera degli elfi domestici che ogni giorno, tutto il giorno, agivano indisturbati per svolgere i lavori domestici nel castello. Quel pensiero fece stringere le labbra alla riccia, contrariata da quello che secondo lei era un vero e proprio sfruttamento e con una punta di nostalgia, ripensò al suo progetto C.R.E.P.A che ormai alcuni anni addietro aveva fondato costringendo Harry e Ron a prenderne parte. Nonostante si sforzasse, ogni giorno sentiva la loro mancanza e ogni volta che entrava in quella stanza accogliente e famigliare non riusciva a impedirsi di lanciare uno sguardo malinconico alle loro tre poltrone preferite, quelle davanti al camino, dove avevano passato tanti dei loro momenti migliori. E se li immaginava, Harry con i suoi capelli neri e ribelli che la guardava con i suoi occhi di un verde smeraldo sempre caldi e rassicuranti e Ron, con i capelli inconfondibili marchio Weasley, i suoi occhi azzurri come il cielo e le sue battute buffe che li faceva sempre ridere anche nei momenti peggiori. E in quei momenti le mancavano più che mai, nonostante facesse di tutto per andare avanti. Stava bene nel 1976, voleva bene ai malandrini e alle ragazze ma...Le mancava la sua vita. Quella consapevolezza la risvegliò bruscamente dai suoi pensieri. Se voleva tornare a casa, piuttosto che continuare a piangersi addosso, doveva portare a termine la sua missione con successo il prima possibile. In quel modo lei sarebbe tornata indietro e i suoi nuovi amici, nel suo futuro adulti, sarebbero stati tutti vivi e a loro volta felici e contenti insieme alle loro famiglie. La maggior parte non sarebbero morti poco più che ventenni e forse Harry avrebbe avuto anche un fratello o una sorella o entrambi, chi poteva dirlo. Cosa poteva pretendere di più? Pur quanto fosse dura, era un sacrificio più che accettabile da fare, considerando ciò che avrebbe ottenuto in cambio.
I corridoi erano deserti e decisamente freddi, ma la cosa non la disturbava più di tanto. Il silenzio e la solitudine non erano mai stati un problema per lei e quella mattina, ritrovarsi a vagare sola per i corridoi del castello, in completa solitudine, non le dispiaceva affatto. Il tragitto per raggiungere l'ufficio del preside non era poi così lungo e dopo una decina di minuti, si trovò per l'appunto di fronte ai due grossi e brutti gargoyle in pietra che difendevano l'accesso alla scala mobile. Nuovamente elettrizzata, non esitò un secondo a pronunciare la parola d'ordine, permettendo alle due statue di liberarle il passaggio. Aspettò pazientemente di arrivare di fronte alla porta di legno lucido dell'ufficio del preside e incredibilmente, non appena vi fu davanti, quest'ultima si aprì da sola.
"Buongiorno Hermione, ti stavo aspettando." La salutò allegramente il preside, invitandola ad entrare. La riccia ricambiò il saluto cordialmente, entrando nello studio ormai familiare e ancora sotto invito del preside, si accomodò di fronte a lui sulla comoda poltroncina di tessuto che stava di fronte la scrivania.
"Dormito bene, cara?" Le chiese l'uomo, con uno scintillio non bene identificabile nello sguardo azzurro e penetrante. La riccia si sentì sprofondare, sinceramente preoccupata che l'uomo davanti a lei, il preside in persona, sapesse ciò che aveva fatto di così gravemente illegale solamente poche ore prima. Era pur vero che Silente era sempre molto clemente con i suoi studenti, ma fino a che punto? Preferiva non conoscere la risposta. Dopo tutto Silente era colui che era a conoscenza di ogni singola cosa che accadeva nel castello e come facesse, Hermione non lo sapeva. Ma al momento ciò che le premeva era che non sapesse proprio di Piton. In caso contrario le avrebbe detto qualcosa? Si sarebbe arrabbiato e l'avrebbe punita? Sperava di non doverlo scoprire.
"Si...Ho dormito abbastanza bene." Mormorò in risposta, notando nuovamente lo sguardo del preside luccicare di una luce quasi divertita. La stava forse prendendo in giro? Decifrare i comportamenti di quell'uomo era a dir poco difficile, quasi impossibile osava dire. Ma non le sembrava il caso di approfondire.
"Mi fa piacere, Hermione. Posso chiederti come procede la tua permanenza qua?" Le chiese sinceramente interessato, lasciandola momentaneamente spiazzata. L'aveva forse convocata per simili frivolezze? Certo, era grata al preside per il suo interessamento nei suoi confronti, ma sperava che avesse delle notizie importanti da darle riguardo alla missione, oltre che ad essere interessato a fare una piacevole chiacchierata riguardante la sua vita nel castello. Le sarebbe andata bene qualsiasi cosa...Delle novità, dei piccoli indizi insomma, qualcosa con cui iniziare a muoversi. Le settimane passavano e lei ancora non aveva fatto niente di concreto, se non stringere amicizia con i malandrini e le ragazze. Non che fosse cosa da poco, ma in fin dei conti la sua missione riguardava tutt'altra cosa. Certo, l'aver cancellato la memoria a Piton, pur quanto folle fosse stato, forse era già qualcosa di più concreto, tentò di convincersi. In fondo aveva messo al sicuro il più grande segreto di Remus. Ma per il resto? Il suo obiettivo era sconfiggere Voldemort.
"Mi sto trovando molto bene, professor Silente. Le mie compagne sono state gentili e accoglienti fin dal primo giorno e le trovo delle ottime amiche. Mi sento come se le conoscessi da sempre. Ultimamente ho avuto modo di stringere amicizia anche con Sirius e James. Remus credo sia ancora un po' sospettoso nei miei confronti, ma sono quasi sicura che con un po' di pazienza riuscirò a diventargli amica. Con Peter invece ammetto di essere ancora ad un punto morto, ma sono intenzionata ad avvicinarmi a lui il quanto prima possibile. Nel complesso, mi sto trovando più che bene." Gli spiegò brevemente, rammentando tutto ciò che aveva già fatto da quando era iniziato l'anno scolastico.
"Direi che è già un ottimo passo, Hermione. Non è cosa semplice riuscire a creare un gruppo affiatato in così poco tempo. Hai già fatto molto, non preoccuparti se su alcune cose non hai ancora ottenuto i risultati sperati. Hai tutto il tempo per riuscirci e la pazienza, è l'arma migliore che in certe situazioni può esserci d'aiuto. Non puoi pretendere di fare tutto e subito. Oltre ad essere impossibile, risulterebbe strano e sospetto. Tu stai procedendo nel modo migliore e hai la situazione sotto controllo." Le spiegò in modo rassicurante, risollevandole immediatamente l'umore. Quelle parole pronunciate dal preside erano un grande incoraggiamento e improvvisamente, parlare di cose che aveva prima definito frivole le aveva invece fatto cambiare idea.
"La ringrazio professor Silente. Sentirmi dire queste cose da lei mi è di gran conforto. Però sento di non star facendo niente di concreto per la missione vera e propria. Io sono tornata indietro nel tempo per riuscire a sconfiggere Voldemort prima che quest'ultimo distrugga il futuro ed uccida migliaia di vite innocente, più di quante non ne abbia già uccise." Si azzardò a dire, leggermente accigliata. Pur quanto le parole del preside fossero state una carica in più, non aveva di certo dimenticato i suoi crucci. Lei sperava che Silente le proponesse un po' di azione, oppure che per lo meno le dicesse che aveva delle novità significative sulle quali iniziare a lavorare.
"Passo per passo arriveremo a tutto, Hermione. Ovviamente non ti ho convocata qua solamente per chiederti come ti stai trovando nel passato, ma sapere questi dettagli per me è molto importante. Considerando ciò che stai facendo, il minimo che io possa fare è assicurarmi che tu stia bene e che a tuo modo tu sia serena e felice. Sono un vecchio rompiscatole, ma ci vedo lungo. So che ti manca la tua vita futura ed è normale che sia così. Sarebbe strano se fosse il contrario, visto che per tornare indietro hai deciso di sacrificare tutto ciò che di più caro avevi proprio per cercare di regalar loro un futuro sereno. Ed è per questo che voglio che tu possa essere felice il più possibile." Silente prese una pausa, lasciando in silenzio la riccia. Come al solito, non c'era stato bisogno che aggiungesse altro. Il preside aveva già capito tutto da solo, senza che lei nemmeno entrasse nel discorso e fu per questo che tacque, facendogli capire che ciò che aveva detto era vero. La sua vita futura le mancava, e anche tanto. Ma era anche vero che in fin dei conti nel passato si stava trovando molto meglio di quello che aveva sperato. Si sentiva a casa, nonostante fosse in un tempo che non le apparteneva e basasse la sua vita su una fondamenta di bugie, pur quanto necessarie e a fin di bene fossero.
"Mi perdoni signore, non volevo essere indiscreta. Lei sta facendo veramente tanto per me e io non posso che esserle grata.Mi rendo conto di essere impulsiva e frettolosa, ma vedo il tempo scorrere velocemente e il mio desiderio di riuscire nella missione che mi sono posta, è più forte di qualsiasi altra cosa.Più tempo passa, più temo di fallire." Ammise con sincerità, incrociando nuovamente il suo sguardo profondo e rassicurante.
"Questo è comprensibile, Hermione. Ma dobbiamo procedere per gradi, perché scoprire i segreti di Lord Voldemort è tutt'altro che facile. Come già ti ho detto, sono certo che lui abbia creato e stia creando degli Horcroux per rendersi immortale. Ma il problema sta nel fatto che non sono sicuro di quanti ne abbia già creati e soprattutto, di quanti ne voglia creare. Ho una vaga idea degli oggetti che può aver scelto per custodire gelosamente i preziosi pezzi della sua anima. Ma non ho idea di dove possa averli nascosti. Sto raccogliendo materiale, nello specifico dei ricordi, che ho intenzione di mostrarti a tempo debito per riuscire a fare maggiore chiarezza su questa storia ma nel frattempo, come tanto desideri, ti ho convocata qua per affidarti un compito." Quelle parole catturarono immediatamente l'attenzione della riccia che oltre a sentire un brivido di paura, ne sentì anche uno di pura euforia. L'idea di avere finalmente qualcosa di concreto da svolgere per quella missione, sotto ordine di Silente, era per lei un passo rivoluzionario.
"Un compito, Signore?" Chiese curiosa, aspettando impazientemente che il preside continuasse il discorso.
"Esattamente, un compito, oltretutto molto importante. Potrebbe essere una svolta decisiva a ciò che stiamo cercando.Ho bisogno che tu riesca a convincere il professor Lumacorno a mostrarti un ricordo che ha volontariamente manomesso quando l'ha mostrato a me. Forse per vergogna, forse per paura, chi lo sa. ma sono certo che Horace abbia un ruolo importante in questa storia e io, noi, abbiamo bisogno di scoprire cosa contiene realmente quel ricordo." Quella confessione lasciò Hermione shoccata e al tempo stesso confusa. Cosa centrava Lumacorno in tutta quella storia? E soprattutto, come poteva lei convincerlo a mostrarle un ricordo che per qualsiasi ragione aveva deciso di manomettere agli occhi dello stesso Silente? In fin dei conti lei era solamente una semplice studentessa. Ma soprattutto...Cosa poteva mai contenere di così vergognoso e terribile un semplice ricordo?
"Professor Silente...Cosa contiene, più o meno, quel ricordo? Perché è così importante? E soprattutto...Come posso fare a farmi mostrare l'originale se nemmeno a lei l'ha voluto dare?" Snocciolò quelle domande una dietro l'altra, senza riuscire a trattenersi. L'idea di avere un compito da portare a termine l'aveva immediatamente risvegliata dalla sua insoddisfazione personale riguardo alla missione ma al tempo stesso, l'aveva messa sugli attenti, perché sembrava un compito tutto tranne che facile e pur quanto i compiti difficili non l'avessero mai spaventata, in quel caso era molto diverso. Sapeva di non poter fallire e ciò, era dir poco spaventoso.
"Come ormai avrai ben capito, Horace ha sempre avuto il vizio di creare una cerchia ristretta composta da studenti da lui prediletti. Alcuni per il loro talento, altri perché parenti di personaggi illustri e importanti che hanno fatto qualcosa d'importante nel mondo magico passando alla storia. Tu, ad esempio, rientri in questa cerchia intima grazie al tuo straordinario intelletto. Sei riuscita a far breccia nel suo interesse e direi che questo ci è di grande vantaggio. Ma ti devo confessare che molti anni fa, quando il preside era ancora Mr. Dippet ed io un insegnante di trasfigurazione, anche un altro studente, forse il più brillante che abbia mai frequentato questa scuola, fece parte del Lumaclub. Era il suo studente preferito, era innegabile e a sua volta non fece mai niente per nasconderlo. Ma questo studente era Tom Marvolo Riddle, nonché Voldemort in persona. Al tempo era un ragazzo umile, di bell'aspetto e fascinoso. Un mago veramente straordinario, di gran lunga sopra la media, dalla media scolastica impeccabile e in possesso di una straordinaria dote e maestria nel riuscire ad affascinare le persone, compresi i professori, per riuscire sempre ad ottenere ciò che desiderava ed è incredibile come ci riuscisse così bene. Ma come ben potrai immaginare, chi si lascia facilmente abbindolare, è una preda facile. Tom era già molto ambizioso fin da quando era uno studente e le sue idee e progetti furono subito ben chiari, anche se fece molta attenzione a non essere indiscreto, soprattutto dopo l'apertura della camera dei segreti con la conseguente morte di una studentessa. Capì che io non ero caduto nella sua trappola e che lo tenevo d'occhio e questo, lo ha sempre fatto infuriare perché Tom ha sempre desiderato avere il comando su tutto e su tutti e il fatto di avere un nervo scoperto per lui era inaccettabile ma al tempo stesso, non poteva farci niente. Iniziò le sue ricerche quando ancora si trovava a scuola, credo tra il sesto e settimo anno. Ovviamente le informazioni riguardanti tale magia oscura erano pochissime e appena accennate, non di certo sufficienti a fornirgli i dettagli che desiderava. Fui io stesso in persona ad assicurarmi che nemmeno nel reparto più oscuro della sezione proibita fossero presenti informazioni tanto pericolose, oscure e disumane. Ma Tom non era uno sprovveduto, sapeva che a scuola avrebbe trovato ben poco e chi, se non meglio di un professore, avrebbe potuto fornirgli quelle informazioni mancanti che tanto bramava?" Hermione spalancò ancora di più gli occhi, iniziando a fare due più due con le informazioni che le stava fornendo il preside.
"Il professor Lumacorno..." Sussurrò sconvolta in risposta, vedendolo annuire.
"Esattamente. Il caro vecchio Horace è stato inconsapevolmente una delle tante vittime di Lord Voldemort. Ma forse, proprio una delle più importanti e questo, deve averlo capito solamente molto tempo dopo, quando era ormai troppo tardi. Dal materiale che mi ha fornito sono sicuro che gli abbia dato delle informazioni, ma il problema è che non possiamo sapere quali, non fino a quando non avremo tra le mani quel ricordo. Ed è per questo che è di vitale importanza che tu lo recuperi, Hemione. Ciò che Horace può aver fornito al giovane Tom, potrebbe essere il punto chiave per scoprire cosa ha fatto poi nel tempo l'adulto Lord Voldemort. E' un compito difficile, ne sono consapevole, ma è importante che tu non fallisca." La riccia deglutì, improvvisamente spaventata dalla portata di quel nuovo incarico da portare a termine.
E se avesse fallito? Non poteva deludere Silente, soprattutto se era una cosa di vitale importanza per la buona riuscita della missione. Ma come poteva fare? Non voleva fingersi umile. Era perfettamente consapevole di essere una strega incredibilmente dotata per la sua giovane età. Aveva già affrontato ostacoli difficili e a prima vista insormontabili quindi, quel compito non sarebbe dovuto essere impossibile. Ma il problema era che non sapeva nemmeno da dove iniziare.
"Ma come posso fare, signore? Non posso costringerlo e se non si è fidato di lei, perché mai dovrebbe affidare un ricordo così intimo proprio a me, che sono solamente una studentessa?" Si azzardò infatti a chiedergli, speranzosa di ricevere dei consigli.
"A volte basta solamente un po' di fortuna, mia cara ragazza. Sono certo che riuscirai a portare a termine questo compito." Hermione lo guardò incredula, non sapendo cos'altro dire. Cosa significava che a volte bastava solamente un po' di fortuna? Doveva andare a tentativi sperando di beccare il giorno in cui Lumacorno fosse stato particolarmente di buon umore e ben disposto a parlare? Non le sembrava un piano molto affidabile. Dopo tutto, non poteva rischiare di insospettirlo. Doveva essere un argomento veramente molto delicato e già fallire un tentativo, si sarebbe potuto rivelare un grosso problema. Non poteva rischiare. Se Lumacorno avesse capito le sue intenzioni avrebbe fatto due più due e sicuramente avrebbe cercato di allontanarla e questo non poteva permetterlo. Ma davvero Silente non aveva nient'altro da dirle?
"professore...Potrebbe essere più chiaro, per favore?" Provò a chiedere la riccia, seriamente disorientata. Il preside le rivolse un sorriso divertito.
"Non posso spingermi troppo oltre, mia cara Hermione. Ma sono certo che il tuo spirito malandrino ti condurrà verso la giusta soluzione." Quell'affermazione saputa fece sprofondare la riccia nell'imbarazzo. Buon cielo...O lo sapeva, o lo immaginava, o ci vedeva decisamente lungo. Ma in ogni caso, l'aveva lasciata più che mai piena di dubbi, in una situazione a dir poco bizzarra e delicata. Se solo avesse potuto avere una spalla in più su cui contare, si trovò costretta a pensare. Dopo tutto, pur quanto si stesse abituando, senza considerare Silente, poteva contare solamente su sé stessa riguardo a quella missione folle in cui si era avventurata. Non aveva nessuno con cui confidarsi, chiedere consigli ed elaborare delle eventuali strategie. Poteva contare solamente sulle sue forze.
"Spero che lei abbia ragione, professor Silente." Mormorò impacciata, distogliendo lo sguardo dall'uomo per lasciarlo vagare distrattamente per il suo bizzarro ufficio, pieno di oggettini composti da ingranaggi complicati mai visti prima d'allora. Si ripromise, prima o poi, di chiedergli a cosa servissero almeno alcuni di essi.
"Su questo non ho il minimo dubbio. Ma adesso vai, Hermione. Sono certo che tu abbia una gran voglia di fare un'abbondante colazione e di passare il tempo libero con le tue amiche. Ti ho già rotto le scatole abbastanza." Ridacchiò il preside, alzandosi dalla sua comoda poltrona seguito a ruota dalla riccia.
"Cercherò di non deluderla professore. Non voglio fallire in questa missione perché al momento, è tutto ciò che di più caro ho. Voglio salvare il futuro, i miei nuovi amici e soprattutto...Voglio ritrovare i miei amici." Confessò impacciata, osservata dallo sguardo vigile del preside da dietro i suoi occhialetti a mezza luna.
"Certo, Hermione. Ma lascia che il tempo, pur quanto possa risultare assurdo in questo contesto, segua il suo corso. Adesso vai, per qualsiasi novità non esiterò ad aggiornarti e tu, non esitare a fare lo stesso." Le sorrise bonario, facendole apparire un sorriso spontaneo sulle labbra.
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"James, pensavo tu fossi sempre a letto. Come mai sei solo?" Squittì la riccia sorpresa, raggiungendo il tavolo dei grifondoro in sala grande dove trovò un James ancora assonnato e soprattutto, solo. Delle ragazze nemmeno l'ombra. Quest'ultimo sobbalzò sulla panca, rischiando di rovesciarsi addosso la tazza di latte e cereali.
"Accidenti che paura Herm', non vorrai rischiare di far prendere un infarto al capitano di quidditch più sexy di tutta Hogwarts e anzi, cosa dico, dell'intero mondo, spero." Sogghignò in risposta di prima mattina, nascondendo uno sbadiglio e facendo alzare gli occhi al cielo alla riccia che gli sedette accanto. Dopo la notte precedente le sembrò un gesto normale, quasi automatico, privo di qualsiasi malizia come se accanto a sé avesse realmente Harry, piuttosto che James.
"Sempre modesto, James. Comunque avevo un incontro con il professor Silente. Ma pensavo che tu fossi sempre a letto...Dove sono tutti gli altri?" Gli chiese perplessa, versandosi un bicchiere di succo di zucca e iniziando a spalmare della marmellata su un toast. James scrollò le spalle, mangiando qualche altra cucchiaiata della sua colazione.
"Peter dorme ancora come un sasso, così come Frank. Remus è sveglio, ma non è dell'umore giusto per scendere a colazione e Sirius...E' troppo impegnato a comportarsi da bambino per farsi vivo." Sbuffò il moro, evitando lo sguardo della riccia che, sorpresa, aveva leggermente sgranato gli occhi.
"Avete...Nuovamente litigato?" Chiese in un sussurro, sentendosi terribilmente in colpa.
"Assolutamente no, anzi! Quando ci siamo salutati ci siamo pure dati il cinque e io ormai ero tranquillo riguardo a quella sciocca discussione. Pensavo che pure a lui fosse passata e invece, quando stamattina mi sono svegliato, ho visto le tende del suo baldacchino aperte e di lui nemmeno l'ombra. Lì per lì ho sperato che fosse sceso a colazione prima di me per non svegliarmi, pur quanto sarebbe stato insolito da parte sua ma ovviamente, arrivato qua, lui come puoi vedere non c'era. Quindi ho capito che si è rifugiato chissà dove per incolparsi di quanto avvenuto ieri sera, piuttosto che parlarne di persona come persone adulte. Oggi è pure una giornata molto...Particolare." Sbuffò James scocciato, stringendo le labbra in una linea sottile ed ignorando bellamente gli sguardi sognanti di alcune ragazzine di tassorosso del terzo anno. Hermione restò in silenzio al suo fianco, indecisa su cosa dire.
"È già successo in passato?" Osò infine chiedergli, dopo aver mangiato in silenzio per alcuni minuti. James infastidito ma anche rattristato e la riccia pensierosa e piena di interrogativi e dubbi. Merlino solo poteva sapere tutto quello che doveva aver sofferto Sirius in passato e lei sapeva che sotto quella corazza forte e malandrina che si era costruito con sacrificio in quegli anni, nascondeva anche un lato insicuro che cercava in tutti i modi di nascondere. Le sofferenze causategli dalla sua orribile e crudele famiglia dovevano averlo segnato nel profondo. Essere considerato la pecora nera di casa, odiato e rifiutato dai propri stessi genitori e abbandonato anche dal suo unico fratello, colui che forse aveva sperato gli restasse accanto, che si era in seguito unito ai mangiamorte, doveva a suo modo aver influito. Era stato forte e si era rialzato, scegliendo l'ordine della fenice e la luce piuttosto che l'oscurità delle tenebre e della crudeltà come la sua parentela. Perché dopotutto Sirius era luce pura, un sole incandescente sprizzante di energia e vitalità, dal cuore nobile e puro e ciò, era innegabile. Ma come tutti, anche lui celava nel suo cuore un po' di ombra che a volte prendeva il sopravvento e portava a galla tutte le sue antiche sofferenze e paure. Ed era in quei momenti che si mostrava debole e spaventato e non c'era niente di male, perché fa parte dell'essere umano provare paura, avere delle debolezze e delle insicurezze. Ma questo discorso evidentemente non valeva allo stesso modo per il suo orgoglio perché Sirius Black odiava mostrarsi debole e spaventato, non voleva sembrare un ragazzino sciocco e possessivo che aveva paura di perdere il suo migliore amico, suo fratello, per una donna. E quando e se capitava, la rabbia e la vergogna per sé stesso per essersi mostrato così sciocco e debole prendeva il sopravvento e lo spingeva a nascondersi da tutto e da tutti.
Questo era Sirius Black e anche se era una minima parte, Hermione stava iniziando a capirlo.
"Quasi mai, fortunatamente. Ma a volte per delle sciocchezze è successo, quando magari gli ho fatto notare che aveva avuto un comportamento sbagliato. Finché si scherza non ci sono problemi, ma Sirius altrimenti è piuttosto permaloso. Ma ieri sera mi sono così arrabbiato quando ha detto quelle cose che io...Non ce l'ho fatta a trattenermi. So di averlo fatto sentire in colpa e forse ho esagerato ma cielo...Lui sa di Lily e pur quanto io sappia che lei non gli piace, non pensavo che la situazione fosse così tragica." Spiegò il moro a fatica, scrutando il cielo incantato e nuvoloso della sala grande con distaccato interesse. Avevano già assai problemi a cui pensare, lui per primo. Doveva pensare alla scuola, al quidditch che di lì a breve sarebbero iniziati gli allenamenti ed era il capitano, ai malandrini, a Lily, ma anche ai problemi della vita reale al di fuori di Hogwarts che pur quanto per il momento lo sfiorassero in minima parte, esistevano e non poteva sapere per quanto tempo ancora ne sarebbe potuto restare fuori. Tante cose potevano sembrare stupide, superflue...Ma per lui era tutto molto importante e cosa ancora più importante, era che voleva al suo fianco il suo migliore amico. Quella sera ci sarebbe stata pure la luna piena e non era il caso che Sirius si mettesse a fare i capricci proprio quel giorno.
"Sono certa che entro stasera gli passerà, sei un ottimo amico James e su questo non dubitare mai." Lo rassicurò Hermione, rivolgendogli un sorriso dolce e sincero.
"Sai Herm'...Sei davvero un'amica. Mi aiuterai davvero con Lily?" Le rispose il moro sorridendo a sua volta, facendo annuire la riccia divertita.
"Ti adoro, per Godric!" Esultò quest'ultimo, facendo voltare diverse teste, abbracciandola di slancio. La riccia arrossì violentemente, colta di sorpresa ma poi, ripensando a tutte le volte che aveva abbracciato Harry e ricordandosi che quello non era altro che il suo futuro padre, ricambiò con naturalezza il suo abbraccio, in un gesto di puro affetto privo di malizia.
"Ehm ehm...Abbiamo interrotto qualcosa?" La voce titubante di Marlene fece sobbalzare i due ragazzi, che sciolsero velocemente l'abbraccio e si guardarono stralunati. Marlene sembrava perplessa, Mary e Alice dubbiose e Lily li guardava come se avesse davanti due mostri a tre teste.
"Ma certo che no" Squittì la riccia, rossa come un papavero.
"Non deludermi Herm', io ti shippo con Sirius." Asserì seria Alice, incurante della presenza di James che colto alla sprovvista, quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
"ALICE!" Strillò la riccia ancora più rossa, lanciando al ragazzo uno sguardo significativo. "James davvero, non dar retta a questi discorsi guarda che tra me e Sirius non c'è niente. Ti scongiuro, non riferirgli simili discorsi." Biascicò imbarazzata, sotto lo sguardo dubbioso del ragazzo che improvvisamente, guardò male Alice.
"Ei, vorresti dire che io sono meno bello e affascinante di quel cornuto?" Chiese indispettito, facendo sogghignare la moretta.
"Siete belli entrambi, campione vanitoso, ma Sirius ha il suo fascino." Lo rimbeccò Mary, punzecchiandolo ancora più divertita sotto lo sguardo esasperato della riccia.
"Ma non eri te il cornuto, Potter? E in ogni caso, fate schifo entrambi." Ghignò Lily, sorprendendo le ragazze ma anche James stesso. Certo, non gli aveva fatto un complimento, ma almeno gli aveva rivolto la parola.
"In realtà mi stava abbracciando per consolarmi, in quanto soffro terribilmente per la tua assenza." Le rispose melodrammatico, facendole alzare gli occhi al cielo. Era conscia che stava facendo il pagliaccio ma anche se non seppe spiegarsi il perché, quella battuta le procurò un lieve sorriso che alla riccia non sfuggì, facendola sorridere a sua volta vittoriosa. Piano piano Lily stava cedendo.
"Eccolo! Sembra normale." Saltò su James tutto d'un tratto, artigliando Hermione per una manica, facendola sobbalzare per la paura. Le altre ragazze che nel frattempo si erano sedute, li guardarono come se fossero impazziti.
"Ma cosa diavolo..." Borbottò Lily accigliata, interrompendosi sospettosa quando seguì con lo sguardo il dito che James stava utilizzando per indicare Piton appena entrato in sala grande insieme ad altri compagni, Nott compreso. La riccia gli tirò un calcetto sotto il tavolino, allarmata da eventuali domande scomode.
"Oh emh...Si certo, mi fa piacere. Perché, cosa dovrebbe avere di strano?" Sillabò la riccia, incendiandolo con lo sguardo. James, rendendosi conto della sua gaffe, impallidì leggermente.
"Volevo dire...Eccolo, sembra proprio il solito idiota. Che brutta visione di prima mattina." Rispose nervosamente, guadagnandosi occhiate perplesse.
"Sei il solito cretino, te l'ho mai detto? Comunque, adesso che ci hai illuminato con le tue perle d'ignoranza, io continuerei volentieri a fare colazione in santa pace." Lo ammonì Lily, sempre sospettosa.
"Herm', che ne dici se mi aiuti con incantesimi?" La riccia guardò James stralunata, arrivando alla conclusione che doveva avere qualcosa in mente.
"Come vuoi." Borbottò in risposta, lanciando un'occhiata di scuse alle amiche che, scuotendo le spalle, la salutarono continuando la loro colazione.
"Vorrei capire che problemi mentali ha...Anzi, preferisco non scoprirlo." Sentirono borbottare Lily allontanandosi dalla sala.
"Misseriaccia James, stai attento a ciò che dici. Vorrei ricordarti che ciò che abbiamo fatto è un tantino illegale." Sibilò la riccia una volta lontani da orecchie indiscrete.
"Lo so ma accidenti, io mi sono rigirato nel sonno tutta la notte per colpa sua. Ammetto che me la stavo facendo sotto all'idea che potesse aver subito qualche danno al cervello. Vederlo nella sua solita orribile forma mi ha stranamente rallegrato la giornata. Almeno una cosa per il verso giusto è andata" Le rispose di getto, grattandosi la nuca con fare imbarazzato.
"Sì, effettivamente anche se sono crollata immediatamente dal sonno una volta toccato il letto, un po' ci ho pensato pure io. Comunque sembra stare bene." Aggiunse la riccia, sentendosi un po' in colpa per aver pensato, quella mattina, che i due ragazzi avessero dormito sereni e felici nei loro letti mentre lei aveva dovuto fare un'alzataccia. Sirius era scomparso chissà dove e James, si era rivelato essere nevrotico. Ottimo. E la giornata era appena iniziata.
"Dovrei controllare meglio in ogni caso. Credo che lo pedinerò, una volta che avrà finito la colazione."Annuì tra sé e sé James, facendo stringere le labbra alla riccia. O no, altri guai assolutamente no. Su quello se la sarebbe sbrigata da solo.
"Non combinare guai, sappi che questa volta io non mi voglio immischiare. Ho già dato abbastanza ieri sera." Lo rimbeccò la riccia, pensando a come organizzare il resto della sua giornata. Piton, James e Sirius a parte, aveva anche un compito a dir poco importante al quale pensare. Ma a proposito di Sirius...
"James...Usa la mappa, possiamo scoprire dov'è Sirius." Bisbigliò piano, stando attenta a non farsi sentire dagli studenti ancora intontiti che gli passavano accanto per andare a fare colazione. Il moro improvvisamente si illuminò, rivolgendole un ampio sorriso.
"Sei a dir poco un genio. Ce l'ho dietro, ieri sera non l'ho tolta dal mantello. Strano che Sirius non ci abbia pensato. Con la mappa possiamo trovarlo immediatamente." Le rispose, felice come un bambino il giorno di Natale. Artigliandola nuovamente per un braccio, ignorando le sue deboli proteste, la prese e la trascinò con sé nella stanza adiacente alla sala grande, quella dove solitamente a inizio anno i ragazzini del primo anno aspettavano il loro turno per essere smistati.
"Come sei aggraziato James." lo rimbeccò la riccia, massaggiandosi il polso indolenzito lanciato un'occhiataccia al ragazzo attualmente impegnato con la mappa del malandrino.
"Scusa Herm', non volevo ma...Eccolo! E' sulla sponda est del lago. Quella meno frequentata." Le fece vedere, mettendole sotto il naso la mappa e indicando il cartellino che riportava il nome di Sirius.
"Vado io James...Tu pensa a Piton, senza combinare guai." Gli sorrise dolcemente. E James dal suo sguardo capì che era giusto così. Non volle aggiungere altro, limitandosi a rivolgerle un sorriso grato. Sapeva che Sirius non avrebbe apprezzato la sua insistenza. Ma con Hermione era tutto diverso perché quella ragazza era stata una vera manna dal cielo e improvvisamente, capì quello che aveva cercato di dirgli Sirius. Anche lui sentiva, non sapeva per quale assurdo motivo, di potersi fidare ciecamente ed incondizionatamente di Hermione. Così come sapeva che avrebbe trovato le parole giuste e che l'avrebbe fatto ragionare e reagire.
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Fuori dal castello l'aria iniziava a farsi sempre più fredda e pungente e gli studenti preferivano di gran lunga stare rifugiati nelle loro sale comuni piuttosto che fuori all'aperto. Così come le uscite ad Hogsmeade. Se ne vedevano pochi di studenti fuori a passeggiare per le strade del villaggio perché logicamente, preferivano correre ai ripari ai tre manici di scopa o in qualche altro bar a bere qualcosa di caldo. I pochi avventurieri fuori nel parco erano soprattutto ragazzini dei primi anni che avevano ancora voglia di ridere e giocare all'aperto, molto di più rispetto ai ragazzi più grandi maggiormente impegnati con lo studio o interessati ad attività più da adulti, quasi incuranti quindi del freddo pungente. Anche se poi puntualmente si trovavano ad affollare l'infermeria per malanni di ogni genere.
Si strinse maggiormente il mantello intorno al corpo e si incamminò lentamente verso il lago nero, scuro come le tenebre, pensando a cosa dirgli una volta di fronte a lui. Non voleva risultare invadente e ficcanaso, ma non poteva nemmeno permettere che lui e James litigassero per quella semi discussione riguardante Lily. Camminando lentamente lungo le rive del lago, in lontananza, intravide la figura di un ragazzo, mollemente appoggiata contro il grosso tronco di un vecchio albero, forse abbattuto dal vento, lanciare qualche sassolino nell'acqua. Più si avvicinava, più quello che si era rivelato essere Sirius, le diventava nitido. Il cuore le perse alcuni battiti e per qualche assurda ragione desiderò di restare lì, ferma immobile, a guardarlo compiere quei movimenti distratti e meccanici per un tempo indefinito. Si sentiva strana in sua presenza, non sapeva spiegarselo. Ma per lei Sirius rappresentava una figura misteriosa quanto affascinante, un ragazzo al quale si era accorta di essere affezionata molto più di quanto immaginasse. L'aveva capito dopo averlo abbracciato, stanca sfinita, in sala comune la notte precedente. Aveva sentito tutto il suo affetto per lui e si era resa conto che c'era un sottile legame che la univa a lui. Non sapeva perché...Forse perché averlo visto nel suo ultimo istante di vita aveva scatenato qualcosa di particolarmente profondo in lei. Quel ricordo le mise i brividi e le straziò il cuore...Mai più avrebbe permesso che una cosa tanto orribile si ripetesse.
Ma come se il suo sguardo lo avesse richiamato, Sirius si voltò lentamente nella sua direzione, restando sorpreso nel vederla lì, su quella sponda del lago poco frequentata perché più isolata dal castello e maggiormente tetra. Era lì per lui, ne era certo eppure...Quella cosa non lo disturbò affatto anzi, ne fu stranamente felice. Le rivolse un piccolo ma mozzafiato sorriso e la riccia, che si era tanto preoccupata e aveva trattenuto il respiro, gli si avvicinò più a cuor leggero.
"Ei...Ti disturbo?" Gli chiese timidamente una volta che gli fu vicina.
"no, affatto. Mi fa piacere vederti." Ammise, rivolgendo a lei le sue attenzione. La riccia lo guardò leggermente stupita, sentendosi al tempo stesso incredibilmente felice. Non sapeva spiegarsi perché, ma quella confessione da parte del moro le aveva riscaldato il cuore. Una sensazione nuova, diversa dal solito.
"Dici davvero? Sono piombata qua all'improvviso" Mormorò Hermione, indecisa sul da farsi. L'aria ormai fredda di ottobre inoltrato le sferzava il viso, arrossandole il naso e le guance solitamente candide come la neve che tra qualche mese sarebbe arrivata.
"Forse è un bene che tu sia arrivata. Mi stavo annoiando a morte. Puoi sederti accanto a me, se vuoi. Non mordo." Le fece segno di accomodarsi, rivolgendole un sorriso malandrino che la fece arrossire violentemente. Ma seguì il suo invito, accoccolandosi contro il tronco dell'albero a una decina di centimetri di distanza dal giovane Sirius. Guardando il paesaggio intorno a lei dovette ammettere che quel posto pur quanto all'apparenza potesse risultare tetro e desolato, era decisamente affascinante.
"Come stai?" Si azzardò a chiedergli dopo aver indugiato in silenzio per alcuni istanti. Sirius, che aveva iniziato ad osservare il cielo che prometteva burrasca, si voltò a mezzo busto nella sua direzione, rivolgendole un mezzo sorriso dal retrogusto amaro.
"Sono un idiota." Ammise pensieroso, sentendo improvvisamente il desiderio di parlare con qualcuno. E Hermione era la persona perfetta, colei che per qualche strana motivazione lo faceva sentire bene. Lo faceva sentire capito e lo rassicurava con un semplice sorriso, nonostante la confidenza fosse ancora poca. Eppure per lui, per loro, aveva fatto già così tanto.
"Non lo sei invece e non devi vergognarti dei tuoi sentimenti, Sirius. Tutti noi abbiamo dei punti deboli in grado di renderci vulnerabili." Mormorò dolcemente, facendogli aggrottare le sopracciglia.
"Sono sempre stato la pecora nera della mia famiglia. La mia adorabile madre mi ripeteva sempre quanto io fossi il disonore della mia antica, nobile e purissima dinastia. Un Black diventato grifondoro, Un Black che ha ripudiato le regole, il galateo e tutto ciò che gli era stato impartito duramente fin da bambino per mescolarsi a pleblaglia, ibridi e scarti della società. Il primogenito Black che ha reso la famiglia uno zimbello sulla bocca di tutti. Ma a me delle sue parole non me ne è mai fregato niente, perché avevo scoperto di essere felice a vivere lo stile di vita che loro tanto disprezzavano. Tante volte mi sono fatto punire severamente solamente per far si che i professori mandassero lettere esasperate a mia madre riguardo al mio comportamento ribelle. Come se lei potesse farci qualcosa. Ma lo facevo perché mi divertiva immaginare quella vecchia strega sbraitare con mio padre e con la mia inutile parentela di quanto io fossi indisciplinato, la sua rovina e la vergogna della famiglia, colui che l'avrebbe fatta morire di crepacuore. E magari, oserei dire.
Sapevo che quando sarei stato costretto a tornare a casa poi me ne sarei pentito amaramente. Ho ancora i segni della tanto amata cintola di mio padre sulla pelle. Ma non mi interessava essere punito e davanti a lui, davanti a loro, mi sono sempre rifiutato di versare anche una sola lacrima. Non ho mai chinato la testa, nemmeno quando venivo puntualmente paragonato al mio perfetto e prediletto fratellino minore. Oh, lui si che a detta dei miei è il figlio modello. Diligente, educato, degno erede dei Black in quanto serpeverde e sostenitore degli ideali di ogni antica casata purosangue. Ma anche se inizialmente faceva male, poi mi sono abituato e mi sono sempre mostrato fiero delle mie scelte, facendoli infuriare ancora di più. Hanno provato in ogni modo a cambiarmi, si sono pure presentati ad Hogwarts, al mio primo anno, per cercare di convincere Silente a farmi rifare lo smistamento, convinti che il cappello per una volta in millenni di storia si fosse rivelato difettato. Ma ovviamente hanno fallito miseramente e io ho continuato dritto per la mia strada, imparando a odiarli e a portargli odio e rancore. Quello che dovrei chiamare fratello, nemmeno ha il coraggio di guardarmi.
Nonostante io sia ripartito da zero, mi sia sempre rialzato e mi sia dimostrato migliore di loro, per tanto tempo mi sono sempre sentito sporco, sbagliato. Mi sono sempre vergognato del mio cognome, del mio nome. Sirius Black, discendente di una delle più antiche famiglie purosangue di tutto il regno unito. Altri, al mio posto, ucciderebbero per essere al mio posto, per essere un Black, per possedere le ricchezze della mia famiglia. Ma io, che conosco il marcio che c'è dietro e che so a cosa viene associata la mia dinastia, non posso che provarne disgusto. Mai avrei pensato di riuscire a farmi delle amicizie sane e sincere, sempre per colpa del mio cognome e della fama che comporta e invece...Sono riuscito a stringere amicizia con le persone più importanti della mia vita fin dal primo anno.
Nessuno di loro ha mai mostrato pregiudizi, timore o disgusto nei miei confronti. Nemmeno James Potter, figlio dei più famosi auror del ministero della magia britannico e fedeli sostenitori dell'ordine della fenice. Mi hanno subito accolto e fatto sentire finalmente parte di una famiglia, accettato e benvoluto. E io non posso che essergli grato e riconoscente e mi faccio rabbia, mi faccio schifo, quando mi rendo conto di alcune delle cose orribili che ho fatto in questi anni, mettendo a repentaglio la loro sicurezza e a volte addirittura le loro vite. Eppure nonostante queste cose, non mi hanno mai voltato le spalle, nemmeno Remus, al quale ho quasi rovinato la vita. Mi hanno lasciato sbagliare, si sono arrabbiati, ma non mi hanno mai abbandonato, anche se me lo sarei meritato. James è sempre stato dalla mia parte., come un fratello.Il mio vero ed unico fratello, la spalla sulla quale ho sempre potuto contare. Colui che mi ha accolto in casa quando i miei amati genitori mi hanno diseredato una volta per tutte e non avevo più niente e nessuno su cui poter contare. Senza di lui forse al di fuori di Hogwarts mi sarei trovato a vivere per strada per elemosinare da mangiare o in qualche vecchia baracca di accoglienza per senzatetto. E invece lui mi ha salvato, ancora una volta, e mi ha ridato una casa, una famiglia che mi ama come se fossi figlio loro.
James è stato fin dal primo giorno in questa scuola la mia salvezza, la mia ancora, colui che non mi ha mai voltato le spalle e che mi ha sempre appoggiato in ogni mia scelta, anche quando spesso e volentieri ne è andato a suo discapito. Ma queste cose non me le ha mai fatte pesare, pur quanto a volte mi sia reso conto di quanto fossi stato stupido ed immaturo. Ma ci facevamo sopra una risata e di conseguenza, la volta dopo ero pronto a ripetere gli stessi errori, le stesse stupidaggini. Ogni volta sempre peggio. Ma il problema è che a me è sempre andato bene così...E non ho mai voluto guardare oltre, pensare al fatto che non sarò per sempre uno studente, come ha detto James e che prima o poi, nella vita, si deve crescere. Mi sono illuso di poter tenere James sempre ancorato a me, restando per sempre i malandrini pronti a fare scherzi e follie per i corridoi, le aule e i parchi di Hogwarts. Due adolescenti spensierati e sprezzanti del pericolo e delle regole. Ma quando mi sono reso conto che James stava iniziando a crescere, a voler pensare ad un futuro al di fuori di queste mura...Mi sono spaventato. So che tiene parecchio alla Evans, ma non pensavo fino a quel punto e il fatto che lui speri di poter costruire un futuro con lei, se mai lo degnerà della sua maestosa attenzione, mi ha spiazzato. Perché ho avuto paura di perderlo, ho temuto che lui volesse sostituirmi per lei in quanto ormai adulti e vaccinati e pronti a prendere ognuno la propria strada. Ed io, egoisticamente, mi sono infuriato. Perché prima che alla sua felicità, ho pensato alla mia e al mio tornaconto. Io non sono pronto a crescere...E avrei voluto che a sua volta restasse al mio passo, per paura sempre di perderlo.
Sono un ingrato oltretutto anche egoista e adesso mi chiedo se realmente meriti la sua amicizia. James mi è sempre stato accanto e io l'ho sempre ripagato comportandomi da ragazzino immaturo e viziato. James non è un oggetto, non è di mia proprietà e mi ha sempre dimostrato l'affetto che prova per me e il fatto che per la mia stupidaggine io abbia dubitato di lui, ferendolo, mi fa rendere conto di quanto io sia un pessimo amico. Non ho nemmeno avuto il coraggio di affrontarlo stamattina, scappando come un codardo. ma non ero pronto ad affrontarlo e ad ammettere che sono un perfetto idiota che non merita la sua amicizia. Non me la sentivo di dirgli che ho capito che lui tiene davvero a quella psicopatica della Evans e che se mai le cose tra loro funzionassero, io sarò disposto a rivalutarla in nome della nostra amicizia, che non merito." Quella confessione a cuore aperto, così sentita e sincera, ebbe il potere di commuovere Hermione che automaticamente,prese dolcemente la mano di Sirius e la strinse nella sua per trasmettergli il suo calore e fargli capire che lei non l'avrebbe mai giudicato, che poteva stare tranquillo, che tutto andava bene e che quelle parole in realtà dimostravano quanto fosse una persona e un amico stupendo e che nessuno meritav quanto lui l'amicizia di James. Il moro, sentendo quella mano morbida e e delicata stringere la sua in una stretta calda e rassicurante, si sentì improvvisamente più leggero e sereno, forse come non lo era mai stato e per un volta, non si sentì ridicolo nell'esternare i suoi sentimenti. Sapeva che Hermione non lo avrebbe giudicato ma bensì, lo avrebbe ascoltato senza biasimarlo e senza metterlo in ridicolo. Quel semplice gesto, così caldo e rassicurante, lo faceva star bene.
"Tutti commettiamo degli errori Sirius, soprattutto quando si è giovani. Ma tutti possiamo rimediare a questi errori, se lo si vuole. Il tuo passato è davvero crudele e il fatto che tu non ti sia mai arreso, che abbia lottato per i tuoi ideali e per una vita migliore, mostra quanto tu sia una persona speciale e migliore di quanto tu possa anche solo immaginare. E lo penso davvero Sirius e questo, lo pensano sia James che tutti gli altri malandrini, perché hai dimostrato di avere un cuore grande, di essere un amico sincero e leale, anche se ogni tanto fin troppo sprezzante del pericolo. Ma nonostante questi piccoli difetti, sei sempre stato una persona meravigliosa e questo loro lo sanno, anche perché tutti nella vita si commette degli errori e di certo, tu non hai mai fatto niente di così grave da arrivare alla conclusione di non meritare la loro amicizia. Il discorso che hai fatto su james, è piuttosto normale. per te James è un fratello e dopo tutto quello che hai passato, è abbastanza normale che tu abbia paura di perderlo. Ma quello che devi capire, è che lui ti vuole bene per ciò che sei e che non ti volterà mai le spalle, nemmeno per Lily. Non sei né cattivo né tanto meno egoista e questo James lo sa. Avete bisogno l'uno dell'altro e lui non vede l'ora che tu ti rifaccia vivo." Gli spiegò dolcemente, senza abbandonare la sua mano. La compagnia di Sirius era bella, piacevole e rilassante. Avrebbe volentieri immortalato quel momento per sempre, per assicurarsi che non fosse un sogno. Forse si stava spingendo troppo oltre ma in quel momento, non le importava. Non voleva privarsi di ogni cosa, soprattutto di quei piccoli gesti che la facevano sentire così bene.
"Come fai ad essere così...Così speciale, così incredibilmente brava con le parole e con i fatti? Grazie a te in pochi minuti mi sto sentendo meno uno schifo e cielo...Quanto sto diventando sentimentale." Mormorò il moro, scoppiando poi a ridere i una risata sincera e liberatoria che presto contagiò la riccia che, dal canto suo, si era sentita estremamente lusingata di fronte a quel complimento. Era da tanto, troppo tempo che non rideva in modo così sereno e spensierato, soprattutto dopo aver fatto un discorso serio e profondo. Ma era felice che con così poco, Sirius si fosse sentito meglio e forse, avesse abbandonato alle sue spalle qualche vecchio demone del suo orribile passato. Era felice che si fosse aperta con lei in modo così diretto e spontaneo.
"Tranquillo, resterà un nostro piccolo segreto. Non dirò a nessuno che l'orgoglioso e altezzoso Sirius Black nasconde anche un lato sensibile." Lo prese in giro dopo un po', osservandolo continuare a ridere con gusto con il sorriso sempre dipinto sulle labbra.
"Sai, a parte gli scherzi...Ti ringrazio davvero. Ho sempre considerato superfluo parlare con qualcuno dei propri sentimenti. Ma dopo oggi...Mi sento meglio e prometto che dopo andrò a chiedere scusa a James. Ma adesso che abbiamo parlato anche fin troppo di me, perché non mi dici tu come stai, se ti va." Si azzardò a chiederle Sirius, senza lasciarle la mano. Non sapeva come mai continuasse a stringerla, ma quel contatto gli piaceva e finché fosse stato possibile, non aveva alcuna intenzione di scioglierlo. Osservò l'espressione della ragazza mutare, farsi nostalgico e più pensiero. E lì capì di aver toccato un tasto dolente. Se ne pentì, preoccupato di essere appena riuscito a ferire un'altra persona che in poco tempo aveva deciso di stargli accanto. Una persona, una ragazza, che si stava dimostrando sempre più speciale e alla quale si stava affezionando.
"Scusami...Non volevo essere indiscreto." Le disse a disagio, guardandola di sfuggita. Ma Hermione gli rivolse un piccolo sorriso rassicurante, facendogli capire che se era turbata, non lo era per colpa sua. Il problema era che nessuno, oltre al preside, le aveva mai fatto quella domanda e adesso, non sapeva come rispondere. In realtà nemmeno lei con esattezza lo sapeva. Avrebbe voluto dirgli tanto ma al tempo stesso sapeva di potergli dire poco e niente. Si sarebbe tanto voluta confidare con lui, liberarsi dei fardelli che si portava dietro. Spiegargli chi era realmente, perché si trovava nel passato e cosa aveva intenzione di fare. Ma sapeva che era impossibile. Però Sirius, anche se a modo suo, si era aperto con lei ed era giusto che a sua volta facesse lo stesso. Anche senza dirgli la verità, forse un po' sarebbe riuscita a dirgli, alleggerendo una piccola parte del suo carico.
"E' una domanda semplice ma al tempo stesso difficile. Vorrei dirti che sto bene, perché qua con voi mi sento realmente felice, mi sento nuovamente a casa dopo tanto tempo. Ma se ti rispondessi così in parte ti mentirei, perché spesso mi sento triste e nostalgica. Mi mancano da morire i miei migliori amici e spesso mi chiedo se riuscirò ad andare avanti, se mai riuscirò ad accettare davvero che loro non ci sono più. Che non potrò mai più vederli, abbracciarli, parlargli. Che non potrò mai più sentire le loro voci, se non nei miei sogni. Che non potrò più guardarli negli occhi per con un semplice sguardo. Che mai più la mia migliore amica mi darà i suoi preziosi consigli e mi coinvolgerà a forza in qualche pettegolezzo. E mi manca tutto di loro, ogni singola cosa. Mi mancano i loro pregi e anche i loro difetti ma soprattutto...Mi manca un pezzo di cuore, di anima. Quella parte che solamente loro riuscivano a colmare. Quando ho perso loro ho perso me stessa e sinceramente...Non so se riuscirò mai a riprendermi del tutto." Ammise piano, sussultando lievemente dopo essersi resa conto di quello che aveva detto. Non voleva che Sirius fraintendesse ma alla fine, pensandoci, cosa avrebbe dovuto fraintendere? Davanti a sé aveva solamente una ragazza che si mostrava felice, e in parte lo era, ma che nel profondo del suo cuore soffriva terribilmente. A quelle parole il ragazzo sentì una stretta al cuore, potendo solamente immaginare la sua enorme sofferenza. Per quello le strinse maggiormente la mano, cercando di infonderle quel calore e quella sicurezza che poco prima era riuscita lei a dargli. Sapeva di essere pessimo con le parole ma per lo meno, voleva provare a farle capire che l'avrebbe ascoltata e che se ne avesse avuto bisogno l'avrebbe anche lasciata piangere sulla sua spalla. Cosa che non aveva mai fatto fare in vita sua ad una ragazza. Ma lei era diversa, era speciale...Era Hermione.
"Io...posso solamente immaginare il tuo dolore e accidenti, con le parole faccio schifo. Ma se hai bisogno di sfogarti, di piangere, di urlare o anche di distruggere tutto quello che ti capita sotto mano, sappi che io posso essere una spalla sulla quale fare affidamento.. I tuoi amici dovevano essere persone veramente speciali... E questo destino fa veramente schifo. Anzi, non voglio credere che il destino avesse in serbo una cosa tanto crudele, perché stato un terribile incidente. Una disgrazia che nessuno è riuscito ad evitare. E purtroppo ci hanno rimesso loro, ci hai rimesso tu. Ma sei forte Hermione, sei davvero la ragazza più in gamba che abbia mai conosciuto. E anche se sembrerà una frase fatta e rifatta, sono certo che ovunque essi adesso siano, sono fieri di te. E non sei né stupida Nè pazza se li senti vicini a te perché evidentemente, lo sono davvero, anche se sono andati oltre. Tu vivi per loro e loro vivono dentro e attraverso te. Non sei sola, non lo sarai mai. Non prenderemo mai il loro posto, ma noi, io per primo, ti prometto che ti aiuteremo a farti star bene. Siamo tutti una grande famiglia, anche se qualche elemento è un po' svitato e sociopatico, ma in fondo ci vogliamo tutti bene e te fai parte del mazzo ormai." Quel discorso così profondo, sincero e dettato del cuore, ebbe il potere di sciogliere il cuore di Hermione in un fiume di commozione, che le fece diventare gli occhi lucidi. Sirius non aveva nemmeno la più pallida idea di quanto lui fosse speciale. In pochi ragazzi le avrebbero detto una cosa del genere forse, oltre a lui, proprio James. E il suo dolce e caro Harry, che le mancava tanto.
"Sirius...Grazie. Grazie davvero per le meravigliose parole che mi hai detto. Non mollerò, mai. Anche se è difficile ce la sto mettendo tutta per farmi forza e coraggio e sapere di essere circondata da persone speciali come voi...Come te...Mi fa sentire incredibilmente bene. Ci faremo forza e coraggio a vicenda, te lo prometto." Gli rispose commossa, continuando a stringere la sua mano che in quel momento, più che mai, le stava trasmettendo una forza incredibile.
"Ci puoi giurare Herm'...Ci saremo sempre, gli uni per gli altri. Ma adesso credo sia meglio andare...Hai il naso e le guance rosse per il freddo, non vorrei tu ti ammalassi. Forse è bene che tu prenda una tisana calda e ti sistemi davanti al camino acceso. Io nel frattempo cercherò James. Quella vecchia volpe si è tenuto la mappa, ecco come ha fatto a trovarmi." Sorrise Sirius rivolto alla riccia, che gli rivolse un sorriso goffo e al tempo stesso divertito.
"Ci hai sgamati, idea mia, scusami." Ammise la ragazza, facendo ridacchiare Sirius, ancora mollemente appoggiato al vecchio tronco dell'albero.
"Non mi dispiace di essere stato scoperto, sinceramente. Soprattutto se questo ci ha portati a passare del tempo insieme. E' stato...Bello." Ammise Sirius, facendo annuire anche la riccia, che sentì il cuore battere più velocemente.
"Non è dispiaciuto per niente nemmeno a me però...Ti dispiace se io resto ancora un po'? E' freddo, ma mi piace questo posto e starò attenta a non ammalarmi. Ma tu vai...Credo che James abbia intenzione di testare se l'incantesimo ha funzionato. Non vorrei combinasse qualche pasticcio." Gli spiegò divertita, alzando gli occhi al cielo. Quei due erano veramente incorreggibili.
"Va bene Herm', però davvero...Non ammalarti. Ci vediamo più tardi in sala comune, vado a cercare quel cornuto e oltre a chiedergli scusa, lo aiuterò nel suo piano. Non voglio perdermelo per nessuna ragione al mondo." Sogghignò Sirius, anche se a malincuore comprese che avrebbe dovuto sciogliere quella stretta calda e rassicurante dovuta alle loro mani ancora intrecciate.
"Logicamente, come potresti desiderare il contrario. Fai attenzione." Gli sorrise divertita e senza pensarci due volte, visto che ancora una volta le venne spontaneo, si sporse verso di lui per lasciargli un delicato bacio di saluto sulla guancia. Quel gesto dolce ed innocente li fece sussultare entrambi e dopo quel contatto, durante il quale aveva inspirato la fragranza frizzante e maschile di Sirius, la riccia sentì letteralmente il cuore esploderle nel petto. Forse si era realmente spinta fin troppo oltre con quel gesto, pur quanto semplice fosse. Ma ancora una volta le era venuto spontaneo e per Godric... Forse teneva a Sirius molto più di quanto fosse disposta ad ammettere anche a sé stessa.
Sirius assorbì quel gesto dolce e delicato come qualcosa di speciale, di raro. Un gesto che nessuna ragazza, prima di lei, aveva mai fatto o per lo meno, aveva mai fatto in modo così spontaneo ed innocente. Solitamente con lui le ragazze si rivelavano essere delle piovre voraci e solitamente non gli dispiaceva ma dopo quel gesto così dolce, in lui si smosse qualcosa. Un qualcosa che lo spinse a ricambiare con un buffetto impacciato sulla fronte di lei. Non seppe dirsi se aveva fatto bene oppure se era risultato per la prima volta goffo e ridicolo con una ragazza ma ancora un volta, seppe che lei non avrebbe giudicato. Infatti, quando gli rivolse un timido sorriso, si sentì in pace con sé stesso.
Qualcosa stava cambiando. Hermione non sapeva se in bene o in male, se fosse sicuro o pericoloso ma in quel momento, non gliene poteva fregar di meno.
"A dopo Hermione."
" A dopo Sirius."
Quella specie di promessa fece sorridere entrambi spontaneamente mentre uno tornava verso il castello e l'altra restava ad osservare il lago assorta nei suoi pensieri, con i capelli mossi dal vento e le narici ancora invase dal profumo di Sirius.
-Ragazzi non aggiorno da un mese, lo soooo! Scusatemi immensamente, ma purtroppo sono stata incasinata e solamente da domani finirà l'inferno, almeno per un po'. Chiedo veramente scusa, ma purtroppo scrivere un capitolo può sembrare una cosa semplice, quando lo si legge, ma quando lo si deve scrivere in realtà si rivela essere molto più complesso e laborioso a volte del previsto. Io inoltre finché non sono veramente soddisfatta, non riesco proprio a pubblicare, anche a costo di restare ferma sul solito punto per giorni. Ma ho pensato molto a cosa scrivere in questo capitolo e alla fine, come vedrete, ho dato un ruolo mooolto importante a Hermione ma anche e soprattutto uno spazio importante anche alla coppia Sirius\Hermione che per ora coppia non è, chissà se mai lo sarà, ma che lascia campo libero all'immaginazione :D. Ho preso palesemente spunto dalla storia originale, ma mi sembrava la cosa più sensata e realistica da fare. Considerando che qua Harry non esiste, ciò che non fa lui lo deve fare Hermione, anche se ovviamente a modo suo. Quindi l'ingrato compito di convincere Lumacorno a darle quel benedetto e fantomatico ricordo questa volta spetta a lei. Secondo voi come andrà a finire? Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate e soprattutto, se mi sono fatta perdonare per questa lunga attesa. Grazie di tutto ragazzi, cerco di rifarmi viva il prima possibile. Bacioni immensi a tuttiiiiii.-
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