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Capitolo 6

Sentiva il cuore pulsarle forte contro la gabbia toracica, come un uccellino che si dibatte per fuggire da una gabbia per lui troppo stretta. Scendeva lentamente le scale, cercando di imprimersi nella mente ogni minimo dettaglio della tana. Le sarebbe mancato tutto così tanto... Sapeva di essere ripetitiva, ma era più forte di lei. Dopo tutto stava per dire addio alla sua vecchia vita per tuffarsi nell'ignoto.

Arrivò davanti alla porta della stanza che aveva condiviso con Ginny per quei mesi e si costrinse a non entrare nuovamente. Stava iniziando a farsi veramente tardi e doveva sbrigarsi. Con mano tremante estrasse la fiala dalla sua tasca e la stappò delicatamente. Con l'altra mano invece afferrò la maniglia del suo baule e prese un respiro profondo. Fuori stava iniziando ad albeggiare e il tempo le sembrava promettere una bella giornata, ma non poteva sapere se ciò sarebbe stato uguale vent'anni indietro.

Sospirò nuovamente e socchiuse gli occhi per farsi coraggio poi, quando li riaprì, portò la fiala alle labbra e lasciò che il suo contenuto le si riversasse in bocca. Aveva preparato la pozione per far si che tornasse indietro di esattamente vent'anni, indipendentemente da quanta ne bevesse. Sperava che tutto andasse bene, che non avesse sbagliato nessun passaggio, perché in caso contrario sarebbe stata una tragedia.

Non ebbe tempo di pensare molto perché il primo effetto fu immediato. Si sentì galleggiare nel vuoto, il perimetro degli oggetti iniziò a sbiadire, lei a vorticare e infine sentì uno strappo, come se avesse appena preso una passaporta, e si sentì risucchiare all'indietro. Vedeva vortici di colori, la tana sparì presto dalla sua vista e lei continuò a vorticare all'indietro. Intravedeva scorci di paesaggi a lei sconosciuti e il cuore le batteva forte. Lei sarebbe dovuta atterrare a King Cross nel giorno del primo settembre 1976. Ma come faceva a capire dov'era?

E se la pozione non avesse funzionato? Iniziò a rallentare e il cuore le batteva sempre più forte. I colori iniziarono a farsi più distinti, gli edifici e i dettagli pure ed Hermione perse qualche battito. L'aveva distinta perfettamente... Quella era la Londra di vent'anni prima. Ce l'aveva fatta. Com'era partita, atterrò insieme al suo baule di fronte alla stazione di King Cross.

Si sentì spaesata per un momento... Sapeva di avercela fatta, ma non era la stazione che conosceva lei, era sicuramente più nuova e tenuta meglio, seppur fosse evidente che era King Cross. C'erano cartelli e ornamenti che lei non aveva mai visto e anche le persone erano diverse o per lo meno i vestiti lo erano. Si sentì un po' fuori luogo, seppur vestita in modo semplice, si sentiva diversa. Osservò l'orologio e sbarrò gli occhi incredula quando si accorse che erano le dieci e mezza. Il suo viaggio nel tempo era seriamente durato quattro ore? Va bene che era tornata indietro di vent'anni, ma... niente ma, doveva sbrigarsi o avrebbe perso il treno.

Sapeva esattamente cosa fare. Si insinuò nella stazione, destreggiandosi tra i vari pendolari e turisti affaccendati. Il suo obiettivo era il binario nove e tre quarti, situato tra il binario nove e dieci. Si affrettò a recuperare un carrello e dopo un momento di fatica riuscì a caricare il pesante baule.

Si chiese che fine avessero fatto i suoi amici... Quel pensiero l'avrebbe perseguitata finché non fosse riuscita ad avere delle risposte. Adesso doveva pensare a salire sul treno e poi, avrebbe pensato al resto, come per esempio parlare con Silente, con una buona dose di fortuna quella sera stessa.

Camminava lentamente, con i ricordi che le affollavano la mente. A volte urtò qualcuno che brontolò qualcosa di indistinto ma lei stizzita, li ignorò bellamente. Non aveva tempo per quelle persone, doveva soltanto salire su quel treno e gettarsi a capofitto in quella che sarebbe stata la sua nuova vita.

Si guardò a torno più volte, illudendosi di trovare facce a lei conosciute, ma niente. Vide ragazzi di varie età camminare furtivi e trasportare carrelli simili al suo, ma erano tante facce a lei estranee. Seppur sarebbe stato uno shock, e ne era certa, avrebbe voluto vedere anche solamente Peter minus o addirittura la versione adolescenziale di Severus Piton, tanto sarebbe accaduto prima o poi, pur di essere certa di avercela fatta seriamente. Ma niente... Sembrava che il momento dovesse arrivare all'ultimo, magari quella sera stessa, facendola svenire per le troppe emozioni. Non era certa che il suo cervello sarebbe riuscito a sopportare così tanto.

Raggiunse i due binari e restò immobile ad osservarli con il cuore in gola. Mancavano pochi metri e si sarebbe immersa nel mondo magico una volta per tutte... Bastava poco, era semplice. I babbaniq le passavano di fianco come se nulla fosse, ignare che a pochi passi da loro si celava un intero mondo nascosto ai loro occhi.

La riccia però poteva chiaramente riconoscere chi come lei, facendo finta di niente, in realtà spariva dietro quel muro all'apparenza comune e compatto. Dopo un breve sguardo all'orologio della grande stazione si decise a sbrigarsi. Mancavano appena quindici minuti e doveva sempre attraversare il binario, salire sul treno e trovare uno scompartimento vuoto. Poteva farcela, non era difficile, vero...?

Chiuse gli occhi e si concentrò sul suo obiettivo.

Aveva undici anni, sua madre e suo padre le stavano accanto. Suo padre portava il carrello, scambiandosi qualche occhiata preoccupata con la moglie. Davvero la loro bambina era una strega? Com'era possibile che esistesse un mondo a loro completamente estraneo? Un mondo che fino a poche settimane prima avevano immaginato soltanto attraverso i libri di fiabe?

Guardava con apprensione il massiccio muro davanti a lei. Vedeva passare tante persone, ma nessuna di esse rappresentava un volto conosciuto. Era preoccupata, ma troppo orgogliosa per ammetterlo. Ovviamente aveva già studiato tutti i libri di testo e letto più libri possibili sulla storia del mondo magico, ma aveva paura che non fosse abbastanza...Aveva paura che lei stessa non fosse abbastanza.

"Coraggio tesoro, siamo arrivati... Dobbiamo provare. Ci siamo noi con te." Le aveva detto suo padre con fare rassicurante. Ma Hermione sapeva che lui era più preoccupato di lei, però apprezzava che cercasse di rassicurarla. Adorava suo padre.
"Papà ha ragione Hermione, non sarai mai sola, nemmeno quando sarai nella nuova scuola. Ti scriveremo e tu farai lo stesso, va bene? Adesso andiamo." Le aveva detto pure sua madre con la sua solita voce dolce. La ragazzina sorrise, adorava pure sua madre.

"Va bene, corriamo insieme?" Chiese la bambina risoluta
"Insieme mi vuoi dare la mano?" Chiese la mamma. La piccola annuì felice e insieme iniziarono a correre verso quel muro compatto che a prima vista faceva paura.

Hermione iniziò a correre spingendo il suo baule, ma questa volta era sola, ad accompagnarla c'erano soltanto i suoi ricordi.

Il muro era sempre più vicino e la ragazzina chiuse gli occhi, aspettandosi un duro impatto contro il muro di fronte a lei, ma quello scontro non avvenne, l'Hermione undicenne attraversò il muro insieme ai genitori, trovandosi dall'altra parte del binario, davanti a un enorme e scarlatto treno rosso a vapore...

L'Hermione sedicenne si sentì esattamente come quando aveva undici anni. Le sembrò di attraversare quel muro proprio per la prima volta... E una lacrima le solcò la guancia quando vide davanti a lei il famoso treno rosso che l'avrebbe condotta ad Hogwarts...

-Mi sento emozionata per aver superato le prime 100 visualizzazioni 😍. Grazie a tutti ❤❤❤. Spero che la storia vi piaccia, continuate a leggereee, a presto! 😙😘😘❤❤❤.-

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