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Capitolo 40

La riccia ottenne quasi subito risposta, riconoscendo la voce del preside che la invitava gentilmente ad entrare. Il cuore le batteva forte e le gambe le tremavano per l'emozione e l'agitazione. Adesso che era arrivato il momento tanto atteso, la realtà la colpì come un pugno nello stomaco. Cosa avrebbe detto al preside? Non si era minimamente preparata un discorso, avrebbe dovuto quindi improvvisare e ciò non era proprio il massimo, considerando che ciò che doveva raccontargli era una storia estremamente delicata.

Prese un respiro tremolo e socchiuse gli occhi per concentrarsi. Lei era Hermione Granger, una vera grifondoro, non sarebbe bastato così poco per spaventarla. Si convinse che sarebbe andato tutto bene e che il preside le avrebbe creduto senza troppe cerimonie.

Delicatamente aprì la porta dell'ufficio, ritrovandosi davanti agli occhi una bella e ampia stanza circolare che dai racconti di Harry, si era più volte immaginata. Infatti, non ricordava di esserci mai entrata personalmente prima d'allora. Fece alcuni passi timidi all'interno della stanza, chiudendosi la porta alle spalle, per poi far vagare lo sguardo su ciò che la circondava. In ogni angolo si trovavano delicati oggetti dall'aspetto bizzarro che mai, in vita sua, aveva visto prima d'allora. Decine e decine di quadri invece erano appesi sulle pareti della stanza e le figure rappresentate al loro interno, la guardavano incuriositi bisbigliando tra di loro. Quelli erano indubbiamente gli ex presidi di Hogwarts.

La riccia alla fine incontrò lo sguardo azzurro e penetrante di Silente che benevolo, le stava sorridendo.

"Signorina Granger, cosa vi porta qua?" Le chiese, facendole segno di accomodarsi. La riccia si avvicinò, sospirando agitata.

"Signor preside, sono mortificata nel disturbarla a quest'ora, ma è molto importante." La riccia sentì la sua voce leggermente più acuta del solito e le gote tingersi di un rosa molto acceso. Era agitata, preoccupata e incapace di tranquillizzarsi. Temeva la risposta dell'anziano preside e la sua reazione a riguardo. E se avesse deciso di rispedirla nel futuro perché troppo pericoloso ciò che voleva fare? No, non ci doveva pensare.

Silente, osservandola attentamente da dietro le lenti a mezzaluna adagiate sul naso adunco, le fece nuovamente un sorriso benevolo.

"Non esiste alcun disturbo, quando a dovermi parlare sono i miei studenti." Le rispose gentilmente, aspettando che la ragazza parlasse.

"La ringrazio, professore. Non può capire quanto sia importante per me ciò che le racconterò a breve. Sono qua per raccontarla la mia storia, che è davvero molto complessa e sono certa, che sotto sotto, lei sappia già che c'è qualcosa di anomalo sotto...Spero che lei mi creda, alla fine del racconto. Potrà leggermi la mente, se vorrà. Le mostrerò i miei ricordi." Si affrettò a spiegare. Era certa che Silente qualcosa già sospettasse, aveva sentito il suo sguardo profondo e penetrante seguirla fino al tavolo dei Grifondoro subito dopo lo smistamento. Lui sapeva, non sapeva cosa, ma sapeva.

"Sono tutto orecchie allora. Penso proprio che tu abbia una storia interessante da raccontare." La incoraggiò allegramente. Hermione si chiese se il preside avrebbe sempre sorriso anche dopo che avrebbe finito di spiegargli tutta la storia, ma scacciò momentaneamente il pensiero. Aveva ben altro a cui pensare.

"Si metta comodo allora, non è facile da spiegare, anzi. Nessuno, oltre lei, dovrà venirne a conoscenza. Ne va della vita di molte persone... Ciò che sto per dirle, deve restare sepolto tra queste mura. Se estranei ne venissero a conoscenza, accadrebbe una vera e propria catastrofe, probabilmente. Ho bisogno del suo aiuto e dei suoi consigli, non me li neghi, la prego." Spiegò seriamente la riccia, finendo il discorso con quella che parve una supplica dettata dalla disperazione. Silente a quell'ultima affermazione restò lievemente meravigliato... Cosa poteva mai nascondere, di così importante, quella giovane ragazza che vedeva quella sera per la prima volta?.

"Prego, continui pure allora. Il tuo segreto sarà al sicuro e se mi è possibile, vi aiuterò senza il minimo dubbio." Le promise il preside, molto più serio rispetto a poco prima. La riccia prese un ultimo respiro profondo e poi, facendosi coraggio, iniziò a parlare. Decise di iniziare dall'inizio, da quando tutto era iniziato...

"Sono nata a Londra, in una famiglia babbana. Mio padre e mia madre sono entrambi due noti dentisti. Io sono sempre stata la figlia modello, una bambina prodigio. Al tempo mi definivano il loro piccolo genio. Sempre il massimo dei voti a scuola, dotata di un'incredibile intelligenza e sempre un passo avanti ai miei coetanei. Mentre loro pensavano a inventarsi nuovi giochi, io pensavo a studiare e a informarmi culturalmente, divorando libri su libri.

Né io né tanto meno i miei genitori avevamo mai saputo niente riguardo al mondo magico. Certo, avevo letto molte storie e visto altrettanti film riguardanti l'argomento, ma non ci avevo mai dato peso. Ovviamente li avevo sempre definiti libri e film di fantascienza. Non avrei mai pensato che la magia potesse realmente esistere, nemmeno da bambina.

Ma mentre ero convinta di tutto ciò, e l'unica cosa a cui ambivo era studiare per essere ammessa nella migliore scuola di Londra, nel luglio dove ormai avevo compiuto i miei undici anni da alcuni mesi, mi arrivò una lettera. La lettera di ammissione alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Non può capire quanto fu immenso il mio stupore, ma soprattutto quello dei miei genitori. Lì per lì pensammo che fosse tutto uno scherzo ben riuscito ma poi, dopo vari giorni, capimmo che nessuno poteva avermi organizzato un simile scherzo. Non sapevamo chi contattare, d'altronde la lettere non riportava alcun indirizzo, se non quello del nome della scuola. Ma ovviamente, non potevamo andare per le strade di Londra a chiedere alle persone se conoscevano una certa scuola di magia e stregoneria di nome Hogwarts... Ci avrebbero scambiati per pazzi. La lettera però diceva che aspettavano la mia risposta di conferma via gufo, cosa ancora più strana. Dove lo trovavo un gufo, a Londra, in pieno giorno, per inviare una lettera per lo più in un posto senza indirizzo e che nemmeno sapevo se realmente esisteva oppure no? 

Eravamo quasi tentati di abbandonare le ricerche e passare oltre, convincendoci che fosse tutto uno scherzo organizzato da chissà chi e che magari, l'avremmo scoperto con il tempo ma una sera, circa due settimane dopo aver ricevuto la lettera, sentimmo suonare il campanello di casa. Non aspettavamo nessuno, quindi si andò ad aprire pensando che magari fosse qualche ragazzino della zona che si divertiva a suonare i campanelli. Ma ci sbagliavamo... Sulla soglia del vialetto di casa, c'era la donna più particolare che io avessi mai visto. Indossava un lungo abito verde smeraldo, un lungo mantello e un cappello a punta. I miei genitori si guardarono perplessi, non sapendo nemmeno cosa dire. Ma ricordo che quella signora, al tempo sconosciuta, chiese

"Signori Granger, sono qua per parlare di vostra figlia, Hermione, giusto? E' una storia lunga, posso avere il permesso di entrare?"

Dal salotto, sentii il cuore balzarmi in gola per l'emozione. Non ci potevo credere, era venuta per me...Improvvisamente ripensai alla lettera e da tutti i dilemmi nati a riguardo, ma fui interrotta poco dopo dai miei genitori che mi raggiunsero, facendo strada a questa strana signora che di tanto in tanto si guardava d'intorno perplessa e scettica, come se si sentisse fuori luogo, come se per lei ciò che la circondava fosse qualcosa di sconosciuto...

"Sei tu, la signorina Granger?" Mi chiese, appena mi vide, ferma nel centro del salotto a guardarla confusa. I miei genitori osservavano la scena perplessi, guardandosi poi di tanto in tanto per cercare una spiegazione logica a tutto ciò che stava accadendo. La guardai per alcuni istanti e infine, la domanda mi venne spontanea

"Lei invece è la professoressa McGranitt?" Il cuore mi batteva talmente forte che pensavo potesse scoppiarmi da un momento all'altro.

"Ragazzina decisamente intelligente, vedo che hai ricevuto e letto la lettera..." Mi rispose seria. Non dimenticherò mai le parole e la scena che ne susseguì.

"Ma quindi è tutto vero? Non è uno scherzo?" Domandò mio padre debolmente, andandosi a sedere sulla sua poltrona preferita vicina al sofà.

"Mia figlia è... Una strega? Ma soprattutto, esiste la magia? Com'è possibile tutto ciò?" Fu la reazione sconvolta di mia madre. Io non sapevo più cosa dire, mi sentii davvero strana in quel momento. Ero davvero una strega? Ma come aveva appena chiesto mia madre, com'era possibile? La mia più grande ambizione era lo studio ed entrare nella migliore scuola di Londra, ma se ero una strega, cosa ne sarebbe stato del mio futuro? E soprattutto, che cos'era e dove si trovava questa benedetta scuola?

"Capisco che per voi sia sconvolgente, ma se mi concedete di accomodarmi vi spiegherò ogni minimo dettaglio. Ma a prescindere da qualsiasi cosa, vostra figlia è una strega e ha tutto il diritto di frequentare la nostra scuola di magia e stregoneria, Hogwarts, sotto la direzione dell'attuale preside Albus Silente." Le parole della professoressa McGranitt non le dimenticherò mai. Quell'undici luglio la mia vita è cambiata per sempre...

Ci raccontò del mondo magico e di come la magia fosse imprevedibile. Non c'era una spiegazione sul perché io fossi una strega... Lo ero e basta. Ci spiegò che la magia era nascosta agli occhi dei babbani per questioni di sicurezza, che esisteva un ministero della magia che teneva sotto controllo il mondo magico e non, che quest'ultimo aveva leggi da rispettare esattamente come nel mondo babbano e che noi, non avremmo mai dovuto rivelare a nessuno la mia vera natura. Ci raccontò tutto a proposito di Hogwarts, di come si sarebbero svolte le lezioni e di ciò che avrei dovuto affrontare in questi lunghi setti anni. Ci disse che a diciassette anni sarei diventata maggiorenne e avrei potuto utilizzare liberamente la magia, anche se sempre lontano dagli occhi dei babbani. Ci spiegò come raggiungere il binario nove e tre quarti, Il paiolo magico e di conseguenza Diagon Alley. Per sicurezza, ci avrebbe accompagnati lei l'indomani, in quanto avremmo avuto bisogno di aiuto per cambiare le monete babbane in quelle magiche. 

Fu come un fulmine a ciel sereno, sembrava tutto troppo assurdo per essere vero eppure, dopo le sue parole, mi sentii diversa. Forse era la suggestione del momento, però sentii nascere in me una nuova forza, una sorta di potere che non era mai emerso prima d'allora. Improvvisamente la migliore scuola di Londra alla quale desideravo tanto accedere era passata in secondo piano, volevo diventare una strega, volevo conferma di quella storia e volevo informarmi, scoprire ed essere al passo, se non un gradino sopra agli altri. Anche se io ero una così detta nata babbana, non mi sarei dimostrata da meno, anzi.

La professoressa McGranitt alla fine ci diede appuntamento per l'indomani ma prima di andarsene, con un lieve sorriso, ci fece una dimostrazione dell'esistenza della magia. Estrasse la bacchetta dalla tasca del mantello e con un semplice gesto di quest'ultima si trasformò in un gatto persiano per poi tornare, dopo alcuni minuti, al suo vero aspetto. Fu sconvolgente. Mia madre quasi svenne per lo shock, mio padre dovette bere un caffè molto forte per accettare tutta quella storia e soprattutto quell'ultimo episodio e io, osservai la professoressa a bocca aperta. Il cuore mi batteva talmente forte che temetti potesse esplodermi nel petto da un momento all'altro... Pure io sarei stata in grado di fare certe cose?Ma soprattutto, avevo davvero tutto quel potere? Volevo, dovevo saperne di più. Dopo aver salutato la professoressa, aver accettato quella storia assurda e aver confermato la mia iscrizione ad Hogwarts, la Mcgranitt se ne andò, ricordandoci per l'ennesima volta che l'indomani sarebbe tornata per portarci a Diagon Alley per svolgere tutte le varie mansioni e comperare tutti gli strumenti e i libri richiesti sulla lista. Quella notte nessuno di noi riuscì a chiudere occhio, tanta era l'emozione.

Il mio desiderio era di comprare un'infinità di libri per sapere tutto il possibile sul mondo magico e imparare alla perfezione tutti i libri di testo di tutte le materie che avrei seguito per essere, ancora una volta, la migliore. Con quel pensiero e traguardo da raggiungere riuscii ad addormentarmi. Il giorno dopo arrivò in fretta, talmente in fretta che mi sembrò quasi di aver sognato tutto quanto. Ma quel pensiero si dissolse nell'aria non appena sentimmo ancora una volta il campanello suonare. Quella volta la professoressa aveva cercato di camuffarsi meglio con l'abbigliamento, togliendo il capello a punta, il mantello e indossando un lungo abito a fantasia scozzese. Ci spiegò che ci avrebbe portati a Diagon Alley attraverso una passaporta, in quanto per utilizzare la materializzazione congiunta eravamo in troppi e per lo più con due babbani sarebbe stato ancora più complesso. Noi l'ascoltavamo in silenzio, senza avere la più pallida idea di cosa fossero quelle cose che stava nominando ma la nostra attenzione, fu catturata da un'anonima bottiglia di vetro che la professoressa fece apparire dal nulla lasciandoci, ancora una volta, a bocca aperta. Ci spiegò che al suo ordine l'avremmo dovuta toccare tutti quanti senza mai staccarci perché in pochi secondi ci avrebbe teletrasportati a Diagon Alley. Ci fu appena il tempo di prendere le ultime cose che la McGranitt ci fece mettere in cerchio attorno alla bottiglia. Quest'ultima dopo pochi secondo si illuminò di una luce azzurra e all'improvviso, sentimmo uno strappo all'ombelico e in men che non si dica, ci trovammo a vorticare nel vuoto. Vedevo colori, forme sfocate, paesaggi e cercavo di imprimermi nella mente tutto ciò che potevo.... Quella dopo tutto era la prima magia alla quale prendevo parte personalmente.

Ma il viaggio fu estremamente breve e quando si atterrò, ci ritrovammo in una via di Londra isolata e piuttosto squallida. Guardai interrogativa la professoressa, cosa che fecero anche i miei genitori, ma lei scosse la testa con un lieve sorriso.

"Non è questa Diagon Alley. Per accedervi bisogna entrare in quel locale Là, riesci a vederlo?" Mi chiese. Seguii con lo sguardo la direzione del suo dito e vidi una strana insegna che riportava essere il paiolo magico. 

"Ma i non maghi non si fanno delle domande quando ci entrano?" Chiese confusa. Me lo ricordo come se fosse ieri, mi creda.

"I babbani non lo possono vedere, signorina Granger." Mi rispose gentilmente, osservando i miei genitori che si guardavano confusi.

"Ma allora loro non possono venire?" Chiesi preoccupata, indicando per l'appunto i miei genitori.

"Se accompagnati da un mago si, possono entrare. Non possono vedere l'insegna del locale e l'entrata, ma una volta dentro non avranno alcuna difficoltà." Spiegò la professoressa. Ciò mi tranquillizzò, così come tranquillizzò anche i miei, per niente felici all'idea di farmi andare, per la prima volta, da sola.

Ricordo perfettamente che ci fece prendere per mano e quando fummo davanti all'entrata del pub, i miei trattennero il fiato sconvolti, convinti di andare a sbattere contro uno spesso muro di mattoni invece, subito dopo, ci ritrovammo all'interno di questo locale, il più assurdo che io avessi mai visto. Per non parlare delle persone, vestite in modo così stravagante che, se incontrate per caso nella Londra babbana, sarebbero rimaste impresse per sempre nelle nostre menti. La McGranitt invece sembrava perfettamente a suo agio e in molti, mentre passavamo tra i tavoli imbanditi e occupati da maghi e streghe di tutte le età, la salutavano allegramente e cordialmente mentre noi, ci guardavano con sorrisetti furbi ed espressioni dubbiose.

"Bah, certo che si vestono in modo strano i babbani." Sentii commentare da alcune persone. Ma la mia attenzione fu totalmente assorbita da uno spesso muro di mattoni che ci ritrovammo all'improvviso davanti.

"Oltre questo muro, c'è Diagon Alley. Statemi vicino, visto che questa è la prima volta. " Io non stavo più nella pelle di scoprire finalmente cosa fosse questo posto e quando finalmente la professoressa aprì il varco per accedervi, sentii il cuore balzarmi nel petto.Sembrava di essere in una favola. La via era chiassosa, vivace e piena di maghi e streghe che facevano le loro compere indisturbati. I negozi, erano i più strani che avessi mai visto, ma anche i più affascinanti. Desideravo andare ovunque e comprare qualsiasi cosa, ma mi trattenni, ripensando alle parole della professoressa. Doveva restare vigile dopo tutto, non sapevo in cosa mi sarei potuta imbattere e io non conoscevo ancora assolutamente niente della magia. Quel posto però era così bello e... Magico, che dovetti compiere un vero sforzo per non catapultarmi in mezzo a tutta quella vivacità. 

"Ben venuti a Diagon Alley, la sua avventura, signorina Granger, sta per iniziare." Ci diede il benvenuto e il cuore mi scoppiò di gioia nel petto. Finalmente avrei potuto dare sfogo ai miei desideri e acquistare tutti i libri che desideravo. Per prima cosa ci portò alla Gringott per cambiare il denaro e le assicuro che fu uno shock per tutti vedere, per la prima volta, dei folletti in carne ed ossa. La professoressa ci rassicurò dicendoci che non ci avrebbero fatto niente di male, ma erano le creature più strane che avessi anche solo potuto immaginare. Mi lasciai però distrarre dall'immensa e affascinante struttura che si ergeva maestosa davanti ai miei occhi e quando finimmo di svolgere le varie scartoffie e la professoressa ci ebbe spiegato come funzionavano le monete magiche, quasi mi dispiacque andarmene. 

La seconda tappa fu il ghirigoro, dove acquistai tutti i libri scolastici e anche lì, dovetti fare uno sforzo immenso per non tuffarmici immediatamente e dimenticarmi di tutto il resto del mondo. Poi passammo a comprare gli altri materiali, il calderone, in farmacia per gli ingredienti per le pozioni, le pergamene, le boccette d'inchiostro e le piume per scrivere, da madama McClann per le divise scolastiche  e infine, da Olivander. Quello fu il momento più emozionante in assoluto. Mi ci volle del tempo per trovare la bacchetta giusta, e per un po' temetti che la McGranitt si fosse sbagliata e io non fossi una strega perché non riuscivo a capacitarmi del perché nessuna bacchetta fosse giusta per me ma poi, tutto ad un tratto, trovai quella giusta. Legno di vite, con nucleo di corda di cuore di drago, lunga dieci pollici e mezzo e molto flessibile. Non dimenticherò mai la sensazione di calore che provai e la luce che si irradiò in tutta la stanza. Finalmente la bacchetta giusta mi aveva scelta e io non potevo essere più felice di così. 

Quando fu il momento di tornare a casa, insistetti per andare in libreria e fare scorta di libri sul mondo magico. I miei genitori cedettero, così come la professoressa, e comprai di tutto. Presi storia di Hogwarts, libri che descrivevano la storia del mondo magico, le creature magiche, libri sulla trasfigurazione, incantesimi, erbologia e più ne vuole, più ne metta. Alla fine i miei genitori riuscirono a trascinarmi via e tramite un'altra passaporta riuscimmo a tornare a casa. La McGranitt ci spiegò come raggiungere la stazione di KingCross e il binario nove e tre quarti e dopo gli ultimi saluti, ci augurò buone vacanze.

Ho sempre amato leggere, ma non pensavo che avrei mai letto così tanto come in quell'estate. Divorai i libri di testo e mi esercitai con i miei primi incantesimi, riuscendo ad eseguirli alla perfezione. Ovviamente mi esercitai in casa. La professoressa mi aveva spiegato che finché non avessi compiuto la maggiore età, non avrei potuto utilizzare la magia al di fuori del mondo magico, ma visto che l'anno non era ancora iniziato, potevo fare delle piccole esercitazioni, stando ben attenta a non farmi vedere da nessuno.

Poi passai a leggere i libri extra che avevo comprato sul mondo magico e qua, professor Silente, viene il difficile." La riccia aveva parlato senza tregua e non aveva la più pallida idea di quanto tempo fosse passato, ma il preside aveva ascoltato con estrema attenzione ogni parola della giovane studentessa, iniziando ad avere un barlume di comprensione nei profondi occhi azzurri.

"Continui signorina Granger, continui. Se è come penso io... E' davvero qualcosa di incredibile." Commentò sovrappensiero. La riccia prese un respiro profondo, cercando di organizzarsi il discorso per non fare confusione ed essere comprensibile.

"Beh si, stavo dicendo... Iniziai a leggere i libri e... Scoprii che c'era un mago molto malvagio, che per decenni aveva sopraffatto il mondo magico nell'intento di estirpare i non maghi, i mezzosangue e i nati babbani per conquistarlo e ottenere solamente una razza pura in sostanza, un piano folle, che mi lasciò incredula. Ma la cosa più incredibile e qua... Inizia davvero la parte più difficile da spiegare e che le farà capire tutto quanto è che... Una sera di autunno, il trentuno ottobre del... 1981, Voldemort si presentò in un villaggio magico, Godric Hallows, ed entrò in una casa di maghi con il chiaro intento di uccidere un bambino, un bambino che secondo una profezia, sarebbe stato colui che da adulto, lo avrebbe sconfitto. Il suo intento era di ucciderlo per non correre più rischi ma lì, avvenne il fatto più sconvolgente. La madre del piccolo, sacrificò la sua vita per amore del figlio. Lei e suo marito morirono, ma il bambino no, quando la maledizione lo colpì, quest'ultima rimbalzò indietro e colpì in pieno Voldemort. Quest'ultimo scomparve, diventando semplice ombre, una creatura troppo debole per poter sopravvivere nella comunità magica, quindi si dileguò e nessuno seppe quale fosse stata la sua sorte. Il bambino, invece, passò alla storia come il bambino sopravvissuto, l'eroe del mondo magico. Quest'ultimo però, ormai orfano e senza altri parenti maghi in vita, fu affidato ai parenti babbani della madre, alla sorella e al marito, che avevano un figlio della stessa età del nipote. Quest'ultimi odiavano la magia, la sorella odiava la sua stessa sorella per il fatto che era una strega e di conseguenza, lei e suo marito odiarono anche il bambino, cercando di reprimere ogni scintilla di magia in lui, tenendogli nascosta la sua vera identità fino all'età dei suoi undici anni, quando finalmente riuscì a scoprire la verità.Il bambino si chiama Harry James Potter e i genitori... Erano James Potter e Lily Evans." Mormorò la riccia, osservando l'espressione sbigottita del preside. I quadri, che avevano ascoltato con interesse la storia, fino a quel momento, erano interdetti quanto il preside e si lanciavano occhiatine incredule.

"Santo cielo... Tu vieni dal futuro." Sussurrò il preside, osservando meravigliato quella ragazza seduta di fronte a lui. Doveva essere o estremamente dotata o estremamente pazza, per sfidare le sorti del destino e le leggi temporali o forse, entrambe le opzioni.

"So cosa sta pensando... E' assurdo, ma dovevo farlo, non potevo restare in un angolo ad osservare gli orrori che che ogni giorno avvenivano nel mio mondo." La riccia era quasi sull'orlo delle lacrime, non aveva ancora finito il suo racconto e il preside sembrava già sbigottito da ciò che gli aveva raccontato.

"C'è altro, non è vero? Vi credo, signorina Granger, se è questo ciò che teme. Ma non mi tornano alcuni passaggi... Lei ha detto che quella notte Lord Voldemort è stato sconfitto dal figlio di James e Lily, qualcosa di incredibilmente assurdo da pensarsi, considerando il fatto che al momento litigano ogni tre per due e se i dormitori maschili non fossero divisi da quelli femminili, litigherebbero anche di notte. Ma tralasciando i dettagli futili, dei quali discuteremo in un altro momento, non comprendo di quali orrori lei stia parlando, se al tempo il male era stato sconfitto." Commentò pensieroso, alzandosi dal suo posto e iniziando a camminare avanti e in dietro, rimuginando su ciò che aveva appena appreso. Era una storia al quanto incredibile, ma molto pericolosa e quella ragazza, sarebbe dovuta stare attenta. Non sapeva ancora come mai fosse tornata nel passato, ma doveva esserci una grossa motivazione dietro se aveva deciso di fare una scelta così drastica e difficile, per non parlare di come fosse riuscita a compiere quella missione. Hermione sospirò, sollevata però dal fatto che il preside le avesse creduto al primo colpo e non sembrava arrabbiato o intenzionato a rispedirla nel futuro.

"Ecco, vede... James e Lily sapevano di essere in pericolo, sapevano che Voldemort gli stava dando la caccia e per questo, furono nascosti dall'incanto Fidelius. Si prese la responsabilità di essere il custode segreto, Sirius Black. In quel modo Voldemort non avrebbe mai trovato la casa dei Potter e quest'ultimi sarebbero stati al sicuro. Ma c'era una falla... Da mesi, qualcuno passava informazioni dell'ordine a Voldemort, nessuno sapeva chi fosse e Sirius, per stare più tranquillo, decise di cedere il ruolo di custode segreto a un altro loro grande amico, un amico fidato, che non avrebbe mai avuto motivo di tradire i suoi migliori amici. Peter Minus, il ragazzo goffo e imbranato che nessuno avrebbe mai preso di mira come possibile minaccia. Sirius era convinto che se avessero cercato qualcuno, avrebbero cercato lui, in quanto molto più abile e dotato di Peter. Remus, in quanto lupo mannaro, si era allontanato per volere dell'ordine, per scoprire il maggior numero di informazioni possibili e per questo, nessuno sarebbe mai andato a cercare lui. Ma ciò, fu un errore imperdonabile, che Sirius non si è mai perdonato. Peter era la spia, era colui che passava le informazioni ai mangiamorte e a Voldemort stesso. Tradì James e Lily e Voldemort li trovò, uccidendoli.

Sirius andò alla ricerca di Peter e quando lo trovò quest'ultimo, in mezzo ad una strada affollata sia di maghi che di babbani, inscenò una finta innocenza, dove accusò Sirius di aver tradito James e Lily e fatto ciò, fece saltare in aria la strada, facendo una strage. Lui si tagliò un dito e poi si trasformò in topo e scappò nelle fogne. Sirius fu accusato di pluriomicidio e condannato ad Azkaban, in quanto nessuno era in grado di testimoniare a favore della sua innocenza." La riccia si rese conto di aver parlato troppo, perché vide Silente inarcare le sopracciglia. Aveva appena rivelato che Peter si era trasformato in topo,  ma il preside non sapeva che già al tempo di Hogwarts i malandrini erano animagus non registrati e adesso, se le avesse fatto delle domande, avrebbe messo nei guai quest'ultimi. Sperò che il preside si interessasse solamente a Minus e non facesse troppe domande nello specifico.

"Ma è orribile... Mai, mai mi sarei aspettato che i malandrini facessero una fine del genere ma soprattutto,mai mi sarei aspettato che Peter potesse tradire e far uccidere i suoi migliori amici così, a sangue freddo, coloro che l'hanno accolto come un fratello. Ma in oltre, com'è possibile che Peter si sia trasformato in topo?" Domandò il preside, tornando a camminare, pensieroso, avanti e indietro per la stanza. La riccia sospirò ancora una volta, stanca e con un tremendo mal di testa.

"Vede... Non è facile. Peter era un animagus, in pochi ne erano a conoscenza, in quanto non era regolarmente registrato nella lista del ministero ma la prego, non mi faccia domande a riguardo. Non è di rilevante importanza, al momento.  E' per questo che è riuscito a fuggire... Peter è sempre stato un codardo, un vile e non appena ha visto che il male stava acquistando sempre più potere, non ha voluto rischiare e non si è fatto scrupoli. Per lo più, io sono convinta che negli anni Peter abbia accumulato e nutrito rancore nei confronti degli amici. Sì, era stato accolto e trattato come un fratello, erano un gruppo e non agivano mai senza di lui però, è comunque sempre stato quello messo in ombra. Lui è sempre stato il ragazzo grassoccio e imbranato, messo in ombra dalla bellezza di Sirius e James, dal talento a quidditch di quest'ultimo e dall'aria misteriosa e dall'intelligenza di Remus. Lui non spiccava in niente, era anonimo, sciatto se paragonato agli amici e ciò, deve avergli fatto accumulare rancore, che deve essersi intensificato, per chissà quale ragione, all'infuori delle mura di Hogwarts. Altrimenti non credo, che nemmeno per paura, sarebbe arrivato a tanto." Spiegò, dando luce alla sua teoria. Ci pensava da tempo e in effetti, non aveva trovato altra spiegazione. Peter era geloso degli amici, era stanco di essere sempre quello preso in giro e utilizzato per fare scherzi. Non che gli altri lo facessero per cattiveria, ma lui era stanco di sentirsi lo sfigato buono a nulla. Il rancore che aveva nutrito in quegli anni alla fine aveva prevalso sull'amicizia, portandolo a compiere quel gesto estremo e orrendo.

"Temo che sia esattamente così... Ma c'è anche dell'altro, vero?" Rispose Silente sospirando. Sembrava che il male fosse destinato a non finire mai e Voldemort, quel ragazzino chiuso ma al tempo stesso estremamente intelligente e avvenente, che aveva conosciuto in quel vecchio orfanotrofio babbano quand'era solamente un bambino, si era trasformato nel mostro che seminava orrore e distruzione e tutto ciò, probabilmente, per vendetta. Per vendetta che si era trasformata in odio e repulsione... Per odio nei confronti di quel padre babbano che l'aveva rinnegato ancor prima che nascesse, lasciando morire sua madre di stenti, rifiutandola perché una strega. Da lì, doveva essere nato l'odio, insensato, per i non maghi. 

"Sì, professore, purtroppo non è finita... Tralasciando adesso Peter Minus e il resto dei malandrini, inizierò a parlare della mia avventura nel mondo magico. Come già le ho detto, durante l'estate lessi molti libri e in breve tempo mi creai già una vasta cultura sul mondo magico, nonostante fossi ancora un'estranea a quest'ultimo. Ma insomma, fu così che il primo settembre del 1990, salii per la prima volta sull'espresso per Hogwarts. Ricordo come se fosse ieri quando ho attraversato insieme ai miei genitori il muro che mi separava dal binario magico. Ero terrorizzata all'idea di schiantarmici contro ma invece, ciò che mi trovai davanti, fu la scena più magica e mozzafiato che mi potessi immaginare. Per non parlare del castello, i professori, Hagrid che ci accolse e la cerimonia di smistamento. Il cappello parlante era indeciso tra Corvonero e Grifondoro ma alla fine, scelse Grifondoro, la culla dei coraggiosi. Da lì in poi iniziò la mia avventura...

Ero una ragazzina molto saccente e piena di me, una so-tutto-io in sostanza, devo ammetterlo. Mi distinsi subito tra tutti li studenti di Hogwarts... Ero la migliore, ero riuscita nel mio intento.La mia media era impeccabile, però ero sola, non avevo amici. Ma durante il primo anno, mi resi già conto che il male era alle porte e non era svanito, non del tutto per lo meno. Lo spirito di Voldemort, o ciò che ne era rimasto, si scoprì, alla fine dell'anno, che si era impossessato del corpo di un giovane professore di difesa contro le arti oscure, il professore Raptor. Quest'ultimo cercava in tutti i modi di rubare una cosa molto preziosa, che avrebbe permesso a Voldemort di tornare... La pietra filosofale. Voleva rubarla e fece molti tentativi per riuscire nel suo intento, tra i quali far entrare un troll di montagna  a scuola, la sera del banchetto di Halloween. Io ero nel bagno delle ragazze, quando me lo trovai davanti, incredula e terrorizzata ma fui salvata, dall'intervento a sorpresa al momento giusto nel posto giusto proprio da Harry Potter e Ronald Weasley, coloro che sono poi diventati i miei migliori amici. Da lì iniziammo a fare delle ricerche, scoprendo infatti della pietra filosofale e del fatto che era nascosta ad Hogwarts. Pensi che Hagrid aveva posto a difesa della botola che nascondeva l'entrata per raggiungere la pietra, un grosso cane a tre teste di nome Fuffi. Ma nonostante ciò, noi scoprimmo tutto quanto e alla fine dell'anno, sfidammo Fuffi e tutte le varie prove per raggiungere la pietra e salvarla.

Harry riuscì a prendere la chiave incantata per aprire la serratura che avrebbe aperto gli altri passaggi, superando così l'ostacolo di Vitious. Io salvai Harry e Ron dal tranello del diavolo della professoressa Sprite. L'ostacolo di Raptor non ci fu bisogno di superarlo, il suo troll era già stato sconfitto. Verso la fine, però, andò avanti solamente Harry. Ron si sacrificò nello scontro a scacchi nella scacchiera magica della professoressa Mcgranitt. Per vincere la partita dovette sacrificarsi alla regina, incoraggiandoci ad andare avanti, per fortuna non gli successe niente di grave ma prima di sacrificarsi e svenire, ci incoraggiò a proseguire. Andando avanti, ci imbattemmo nell'ultimo indovinello... Quello del professor Piton. Tra le varie pozioni dovevamo trovare quella che ci avrebbe permesso di superare il fuoco che ci superava dalla pietra e quella che ci avrebbe fatti tornare indietro. Io risolsi l'indovinello, ma lasciai andare avanti solamente Harry, il mio posto era accanto a Ron, dovevo aiutarlo. 

Se se lo sta chiedendo, lei era stato ingannato con una lettera che richiedeva la sua presenza al ministero, ma a metà strada capì il tranello e tornò indietro appena in tempo. Harry infatti si trovò faccia a faccia con Raptor e Voldemort, rischiando di morire, ma riuscendo a recuperare la pietra che lei aveva nascosto nello specchio delle brame. Salvò Harry appena in tempo e in questo modo, Voldemort fallì nel suo tentativo."

"Severus diventerà un professore?" Chiese Silente sorpreso.

"Si, signor preside... Il professore di Pozioni." Rispose la riccia, interrompendo il suo racconto.

"Incredibile... Davvero incredibile... Ma racconta, cos'è successo poi?" Si interessò Silente, sempre più meravigliato e affascinato da quel'assurdo racconto.

"Beh... Il primo anno era finito, ma il secondo a venire fu ancora più assurdo e molto, molto più pericoloso, Hogwarts rischiò di chiudere per sempre. Venne riaperta la camera dei segreti, molti studenti furono pietrificati, tra questi pure io, che ero riuscita a scoprire cos'era che pietrificava gli studenti, avevo scoperto qual era il mostro che si annidava nella camera dei segreti, mentre Harry e Ron scoprirono l'entrata segreta di quest'ultima, che si trova nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Harry fu precedentemente accusato di essere l'erede di Serpeverde perché si scoprì, durante un club di difesa contro le arti oscure, che era in grado di parlare serpentese ma in realtà era innocente. Sapeva parlare e capire serpentese perché quando Voldemort lo aggredì da bambino, gli trasmise una piccola parte del suo potere. Fu accusato anche Hagrid, per i suoi precedenti, anche se in realtà era innocente, sia la prima volta che fu accusato che la seconda, e fu portato ad Azkaban. Ma gli attentati continuarono, finché un'alunna, la sorellina minore di Ron, fu portata nella camera dei segreti. Harry e Ron una volta scoperta l'entrata della camera decisero di scendere in quest'ultima per cercare di salvarla. Anche qua, andò avanti solamente Harry, perché Ron fu bloccato da un crollo causato dal professor Allock, che aveva cercato di maledirlo per cancellargli la memoria, utilizzando la bacchetta di Ron al tempo rotta, facendo si che l'incantesimo gli si ritorcesse contro.Questa gliela evito professore...Semmai un'altra volta.

In ogni caso, Harry riuscì a proseguire e ad andare avanti. Aprì la camera dei segreti e si ritrovò davanti a Tom Riddle e a una Ginny che lentamente, stava morendo. Ciò che nessuno sapeva, era che Ginny, a inizio anno, a causa di Lucius Malfoy, era entrata in possesso di un diario. Il diario di Tom Riddle al tempo della scuola. Quando lei scriveva, questo le rispondeva, e piano piano si impossessò di lei, fino a stregarla e obbligarla a fare cose orribili. Era lei che per volere di Voldemort apriva la camera dei segreti e aizzava il mostro contro gli studenti... Questo mostro non era altro che un basilisco. Ma quando Harry si ritrovò alle prese con Tom, che non era altro che una specie di fantasma però più nitido e non trasparente, scoprì che il diario stava risucchiando la linfa vitale di Ginny, che si stava trasferendo in Voldemort e se fosse riuscito nel suo intento, Ginny sarebbe morta e lui risorto. Aizzò il basilisco contro Harry, ma riuscì a salvarsi solamente grazie all'intervento della sua fenice, che portò ad Harry il cappello parlante, accecò il basilisco ed Harry, dal cappello, estrasse la spada di Godric Grifondoro con la quale uccise il mostro. Restò però ferito ma mentre il veleno si stava spargendo nel suo corpo, ancora una volta la sua fenice lo curò con le sue lacrime e lo salvò. Harry trafisse il diario con la zanna di basilisco e anche quella volta, Voldemort venne sconfitto. Ginny fu assolta e tutti i pietrificati, me compresa quindi, furono risvegliati dalla pozione di mandragola."

"Santo cielo... Il mostro della camera quindi è un basilisco e al momento, è annidato nelle viscere del castello?" Sussurrò Silente. Molte cose iniziavano ad essergli chiare, come per esempio com'era morta la povera Mirtilla Malcontenta. Ma ciò che quella ragazza gli aveva appena raccontato, era qualcosa di terribile.

"Beh si... Però finché l'erede di Serpeverde è lontano, nessuno corre dei rischi inoltre, se noi sconfiggiamo Voldemort definitivamente, il basilisco non si risveglierebbe mai più." Rispose piano la riccia.

"Ottima osservazione signorina Granger, ma vada avanti, per favore."  Rispose Silente.

"Beh si...Il secondo anno si concluse così ma anche il terzo, non iniziò nel migliore dei modi. Qua si ritorna alla storia di Sirius e Peter. Sirius che era innocente, era stato rinchiuso ad Azkaban e Peter che invece era colpevole, si era finto morto fuggendo trasformandosi in topo. Tutti credevano che Sirius fosse uno dei servi più fedeli di Voldemort e infatti la sua cella era sorvegliata giorno e notte dai dissennatori. Nessuno era mai fuggito da Azkaban ma Sirius, dopo tredici anni di prigionia, ci riuscì, trasformandosi in cane...."

"Trasformandosi in cane? Signorina Granger, devi raccontarmi qualcosa a riguardo?" Chiese Silente, inarcando le sopracciglia.

"La prego, non mi faccia domande a riguardo..." Piagnucolò la riccia. In pratica stava spifferando il segreto dei malandrini proprio al preside, ma non poteva fare altrimenti, se voleva metterlo al corrente di tutta la storia. Il preside sospirò, sentendo che sotto c'era qualcosa di ben poco casto, ma preferì tornare al racconto, che era sicuramente molto più importante.

"Va bene signorina Granger, continui allora." La incoraggiò.

"Adesso cerco di raccontarle la storia nel migliore dei modi, ma sarà un po' ingarbugliata. Tenga a mente che Ron aveva un animale domestico, un topo. 

Insomma Sirius fuggì e tutti iniziarono a dargli la caccia, fu trasmessa una sua foto anche al telegiornale babbano, ma sembrava sparito nel nulla, questo perché si nascondeva sotto la sua identità di cane. Ricordi anche che quell'anno il nuovo professore di difesa contro le arti oscure fu Remus... Se se lo sta chiedendo si, Remus Lupin.

In ogni caso Harry venne a conoscenza della voce, anche se falsa, che Sirius Black aveva tradito i suoi genitori ed era fuggito da Azkaban per cercarlo, ucciderlo e finire il lavoro che aveva iniziato tredici anni prima e poi cercare il suo signore e farlo risorgere. Harry scoprì anche che Sirius era il suo padrino e il migliore amico dei suo genitori. Tutto ciò lo fece andare fuori di testa, portandolo a provare un odio viscerale per Sirius, a tal punto da volersi vendicare. Harry ovviamente credeva che Peter fosse morto ma un bel giorno, tramite un... oggetto magico... Che la prego, anche in questo caso non mi faccia domande, vide apparire il suo nome. Lo disse al professor Lupin, che ne restò sconvolto... Non poteva essere vero, Minus era morto, Sirius l'aveva ucciso, ne erano tutti certi. Ma a quanto pareva, c'era qualcosa che non andava...

Quell'anno successero molte cose... Con la scelta delle materie io decisi di seguirle tutte quante e per fare ciò, dovetti chiedere al ministero una giratempo, giurando di non rivelarlo a nessuno e di utilizzarla solamente a scopi didattici. In quel modo riuscivo a seguire più materie contemporaneamente. Hagrid invece, diventato nel frattempo professore di cura delle creature magiche, durante la prima lezione ci aveva mostrato gli ippogrifi e uno di questi, Fierobecco, aveva aggredito uno studente e per ciò era stato condannato a morte. Sirius invece riuscì a penetrare nel castello, suscitando un'ondata di panico e una sorveglianza ancora più rigida, con tanto di dissennatori. Quest'ultimi davano il tormento ad Harry in quanto, ogni volta che si avvicinavano troppo, gli rievocavano le grida di sua madre prima di morire. Per questo il professor Lupin gli insegnò l'incantesimo expecto patronum, nel caso di Harry, il suo patronus si rivelò essere... Un cervo..."

"Immagino che quel cervo abbia un significato particolare..." Commentò Silente in modo eloquente, arricciando i lunghi baffi. I malandrini non gliela raccontavano giusta... Quei ragazzi dovevano essere ancora più svegli di ciò che immaginava.

"Forse...Ma comunque, qua arriva la parte più complicata da spiegare. Un giorno il topo di Ron, Crosta, scomparve e lui incolpò il mio gatto di averlo ucciso. Arrivammo addirittura a litigare. Ciò però, non ci impedì di presentarci la sera dell'esecuzione di Fierobecco a casa di Hagrid, che riuscì a farci uscire appena in tempo, prima che arrivasse il ministro della magia insieme al boia. Ma fu in quel momento che Ron ritrovò il suo topo, che a quanto pareva si era nascosto fino a quel momento. Crosta però era molto agitato, non si riusciva a tranquillizzarlo in nessun modo e infatti, a un certo punto scappò nuovamente. Noi iniziammo a rincorrerlo ma a un certo punto apparve un enorme cane nero, che al tempo non sapevamo ancora che era Sirius, che agguantò Ron per una gamba e iniziò a trascinarlo giù per il passaggio sotto il platano picchiatore, che porta alla stamberga strillante. Io e Harry tentammo di raggiungerlo in tutti i modi e alla fine ce la facemmo, ritrovandoci nella stamberga strillante e faccia a faccia con Sirius. Ricordo che Harry tentò di strangolarlo, ma a un certo punto apparve anche il professor Remus, che andò in contro a Sirius e lo abbracciò. Fu sconvolgente, credevamo che fossero alleati e che avesse fatto entrare lui Sirius nel castello...

Nel frattempo, durante l'anno scolastico, avevo scoperto un segreto... Il segreto del professor Lupin. Avevo notato che una volta al mese stava sempre male, ogni volta che c'era la luna piena e che il suo molliccio, prendeva proprio la forma di quest'ultima. Capii che era un lupo mannaro e che per tenerlo tranquillo, il professor Piton gli preparava la pozione anti lupo ogni mese.

In ogni caso, fu una discussione accesa e a un tratto, Sirius e Remus dissero che il topo di Ron, al quale mancava un dito, non era altro che Peter, nascosto sotto la sua forma di topo per tutti quegli anni. Sirius l'aveva riconosciuto in una foto che ritraeva Ron e la sua famiglia in Egitto, dopo aver vinto il premio speciale di cinquecento galeoni, che aveva visto sulla gazzetta lasciatagli dal ministro dopo una delle sue solite visite ad Azkaban. Alla fine Ron si convinse a cedere Crosta a Sirius e, sotto lo stupore di tutti noi, vedemmo con i nostri occhi che in realtà era davvero Peter Minus. Alla fine credemmo all'innocenza di Sirius e ammanettammo Peter, convinti che finalmente la verità sarebbe venuta a galla e Sirius sarebbe stato finalmente un uomo libero.

Non avevamo messo in conto una cosa però... Quella sera c'era la luna piena e Remus, non aveva preso la pozione anti lupo. Quando fummo fuori dalla stamberga strillante, Remus iniziò la trasformazione sotto i nostri occhi e Sirius, per impedirgli di aggredirci, fu costretto a trasformarsi in cane. Ben presto però si ritrovò in difficoltà e da lì i ricordi sono tutti sfuocati. Ci ritrovammo tutti quanti in infermeria e scoprimmo che Sirius era stato portato nell'ala del settimo piano per essere sottoposto al bacio del dissennatore. A quel punto, Professor Silente, intervenne lei. Nessuno avrebbe creduto alla nostra storia, ma lei ci credette e tramite la mia giratempo, ci fece tornare indietro di alcune ore, dicendoci che se avremmo portato a buon fine la nostra missione, quella sera più di una vita si sarebbe salvata. Capimmo che dovevamo salvare Fierobecco e poi, dopo aver aspettato un altro po', ci ritrovammo ad affrontare la scena finale, dove stavamo morendo per mano di un centinaio di dissennatori. Prima di svenire, Harry non aveva visto nient'altro che sé stesso evocare il patronus, anche se aveva creduto che fosse stato suo padre. Infatti rievocò il patronus, riuscendo a scacciare i dissennatori salvandoci così la vita. Per Peter non potemmo fare niente...Però, riuscimmo a salvare Sirius facendolo fuggire insieme a Fierobecco... E questo è stato il terzo anno..." Sospirò la riccia. Era stanchissima, parlava ormai da due ore ed era quasi mezzanotte,ma doveva resistere ancora per un po' e finire il racconto, le serviva il parere di Silente, era di vitale importanza...

- Non aggiorno da una vita e chiedo umilmente perdono, ma sono ancora alle prese con la maturità, finisco l'11 e... Aiutooo! Mi sono presa un attimo di tregua per correggere questo capitolo e pubblicare, è decisamente lunghissimo, ma spero sia piacevole da leggere. Hermione devo pur dare delle spiegazioni a Silente sulla sua comparsa improvvisa e su tutta la sua ingarbugliata storia XD! Questa è la prima parte, infatti mi sono fermata al terzo anno, perché sarebbe diventato troppo, troppo lungo. Non è stato un capitolo semplice da scrivere, perché non volevo risultare troppo pesante, visto che in ogni caso credo che queste siano cose già sapete, quindi mi ci sono dovuta scervellare un po'! Sperò però di non aver commesso errori e di aver spiegato al meglio. Magari ci saranno dei piccoli dettagli che ho saltato, ma nel complesso il capitolo mi piace. Un bacione enorme e... Spero di finire, perché non ce la faccio piùùùùù...-

-Ps: a presto, bacioni enormi a tutti.- <3 <3 <3


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