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CAPITOLO 4

Mi strinsi nel mio cappotto pelliccioso. Quanto lo amavo.

Non ero abituata a portare le stampelle, infatti sembravo un ippopotamo zoppo.

Ero quasi arrivata alla palestra, con il vento che mi muoveva i capelli e mi sferzava la faccia, quando qualcosa mi tagliò la strada e caddi.

"Ma che cazzo fai?!?! Non vedi che ho le stampelle?!?!?" gridai adirata a quella cosa che stava per terra affianco a me. Poi "la cosa" si girò, e riconobbi il ragazzo delle pizze.

Alzai gli occhi al cielo. Ci mancava solo lui.

Aveva tutti i capelli arruffati e le pizze che portava erano cadute distanti da lui, tutte spappolate sull'asfalto.
Anche il suo cappellino era caduto lontano.

Sembrava perfetto anche così...

"Complimenti ragazza,mi hai fatto cadere le pizze, ora mi licenzieranno!" sbottò.

"Ehy bello sei tu che mi hai tagliato la strada! E poi si da il caso che io abbia una gamba rotta!" risposi.

"Ah scusa... non avevo visto."

Cioè un attimo primo mi urlava contro e dopo si scusava? Ma è schizofrenico o cosa?

"Vabbè dai scusarsi non serve. Piuttosto aiutami ad alzarmi!" dissi.

Lui mi sollevò delicatamente e mi rimise in piedi, poi mi portò le stampelle che nell' impatto erano cadute.
"Grazie." gli dissi sorridendo.

"Figurati." rispose lui passandosi una mano tra i capelli.

Era irresistibile...

"Posso firmarti il gesso?" chiese lui per rompere il silenzio imbarazzante che si era creato.

"Certo." risposi " Solo che non ho una penna. "

"Non preoccuparti, ce l'ho io." disse prendendo una penna nera dalla tasca. "Mi serve per gli ordini." spiegò. Si piegò e firmò sul gesso.
Peter...dunque era questo il suo nome.

"Bhe, piacere, mi chiamo Elisabetta." dissi porgendogli la mano.
"Piacere mio, il mio nome è Peter." rispose stringendola.
Poi sembrò risvegliarsi da un sogno e mi osservò attentamente.
"Hai una faccia conosciuta..." disse infine.

"No, ti sarai sbagliato... non ti ho mai visto!" ti prego fa' che non si ricordi. Fa' che non si ricordi.

"Ecco! Sei quella che si imbambolò a guardarmi!" disse soddisfatto.

Cazzo.
Se lo ricordava.
Che gli dicevo adesso?

"E-Ely..." sentii una voce dietro di me, proveniente dalla palestra.
Mi girai e vidi Rita, che aveva una mano sulla porta semiaperta, mentre l'altra stringeva un cellulare.Appena il suo sguardo cadde sul mio gesso, il cellulare cadde a terra.

"Rita, io..." feci per dire, ma non riuscii a trattenere le lacrime davanti a quella che per me era come una seconda mamma.

Lei non disse niente e mi abbracciò.

Ed era quello ciò di cui avevo bisogno.

Solo un abbraccio.

"Bhe, ora voglio una spiegazione." mi disse Rita staccandosi e guardandomi con le braccia incrociate.

"Io sono di troppo qui..." disse Peter andandosene.

"Chi è quello? Il tuo ragazzo? Siete caduti dal motorino?" chiese Rita con fare indagatorio.

Risi."No no no, è il ragazzo delle pizze, nemmeno lo conosco!" risposi.

"Allora... come ti sei fatta... quella?" mi chiese Rita indicando la gamba.

"Rita, non ci crederai... sono sbattuta contro il comodino."

"COSA?!" esclamò indecisa se ridere o piangere.

"Eh sì, lo so, una fine ingloriosa... avrei preferito rompermela sulla pedana piuttosto!" risposi.

" Ely... i campionati federali...ridotta così non potrai parteciparvi..." disse con un filo di voce.

"Lo so" mi asciugai le lacrime.

~Spazio autrice ~
scusate se è corto è che volevo aggiornare il prima possibile perciò è venuto così. Sorry♥

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