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CAPITOLO 3

Stavo fissando il soffitto bianco, persa nei miei pensieri. Anche ieri non mi era riuscito il lancio. Ma com'era possibile???

Lanciai il cuscino contro al muro e guardai la sveglia.

1:32.

Non avevo chiuso occhio, tormentata da questo pensiero... e anche da un altro... che figuraccia che avevo fatto con quel fattorino! Sembravo una pazza in cura dalla psicologa (Marianna, che sembrava appunto la mia balia). Che figura, che figura.

Su, Ely, che te ne importa? Cercai di convincermi. Tanto non vedrai mai più quel fattorino. A meno che tu non ordini un'altra pizza...mi suggerì una vocina interiore.

Grande, ora sento anche le voci!

E poi, quel tipo non so nemmeno come si chiama, era solo carino, mica mi piaceva. Chi se ne frega.

Io suggerì di nuovo quell' odiosa vicina.

"Shhhh!" mi zittii da sola. Ecco, ora sono davvero una pazza, solo non in cura da uno psicologo.

Forse ne avrei bisogno.

Mi alzai e scesi giù a fare colazione canticchiando, come al solito, convinta che fosse mattina, ma quando Mary mi venne incontro con una maschera verdognola in faccia e i capelli arruffati "stile zombie", mi ricordai che era ancora notte fonda.

"Ely ma sei uscita fuori di testa?!?! Ma ti sembra normale fare tutto sto casino alle 2 di notte?!?!" sbraitò.

"Ehy, calmati! Sto solo canticchiando a bassa voce!" risposi.

"Sì, ma quella dannata macchina del caffè fa un rumore assordante" fu la sua risposta.

Ups, me n'ero scordata.

"Scusa, scusa, la mia sveglia segnava le sette..." che scusa assurda.

"E hai intenzione di svegliarti alle sette anche di sabato? Cara mia, devi farti curare!" disse lei, ritornando nella sua stanza.

Ah, sono un disastro.

Bhe, ormai ero sveglia e non mi riaddormentavo neanche con i sonniferi.

Che potevo fare?

Andai sul mio letto a leggere.

Mmmh, Hunger Games, il mio libro preferito. Ovviamente dopo Harry Potter, Percy Jackson, Colpa delle stelle... la lista era piuttosto lunga.

Iniziai a leggerre. pag 35... sto piuttosto indietro.

"Katniss... Peeta ..." dissi prima di addormentarmi.

****

"Sveglia, sveglia pigrona!" mi grida Mary scuotendomi forte.

"Per cosa mi hai preso, un sacco di patate???" le dico scocciata.

"Era l'unico modo per svegliarti, è già mezzogiorno e tu nemmeno con le cannonat..."

"GIÀ MEZZOGIORNO??!" la interruppi io.

"Eh sì bella mia. Hai ronfato come un ghiro." rise lei.

Sbuffai, mi alzai, urtai contro il comodino e imprecai. Sentii un dolore lancinante.

"Porca..." esclamai tenendomi il ginocchio con le mani.

"Ely, tutto ok?" mi chiese Mary.

"No guarda, sto benissimo, infatti sto saltando su una gamba sola per allenarmi per la corsa zoppicante alle Olimpiadi e sto piangendo per levare i residui di fard!" a volte la mia migliore amica può essere davvero ottusa. Cioè non proprio ottusa, solamente... fa domande ovvie. Che significa che è ottusa, alla fine.

"Resta qui, che vado a prenderti il ghiaccio!" disse.

"Dove vuoi che vada?" gridai per farmi sentire in cucina alzando gli occhi al cielo.

"Ecco, ecco." era arrivata con una mattonella di ghiaccio sintetico blu.

Me lo mise sul ginocchio dolorante e io gemetti di dolore.

"Ahia..." dissi facendomi scappare un' altra lacrimuccia.

"Dai Ely, un po' di coraggio! Riesci a fare salti stratosferici e piangi tanto per un lividino."

"Ho paura che non sia solo un lividino... per questo piango." dissi tra i singhiozzi.

"Shhhh... non è niente, fidati." mi disse Mary mentre mi accarezzava i capelli.

Ottusa o no, era capace di rimpiazzare mia madre.

"Ti rendi conto?!!?! Come farò a gareggiare così?" chiesi piangendo "E se non potrò più fare ginnastica? E se dovrò abbandonare questo sport? E se..."

"ELY BASTA! NON FARE LA BAMBINA!" gridò Mary con fare autoritario. Certe volte metteva i brividi. "Prova a metterti in piedi." mi incitò.
Ci provai, ma la mia gamba sinistra non ne voleva sapere, andava per i fatti suoi, tutta molle e senza vita, non riuscivo a comandarla. Sentivo un dolore straziante.

"Mary... si è rotta" dissi con un filo di voce.

"Cavolo." rispose lei."Stenditi qui, vado a chiamare il medico."

Il dolore aumentava e il mio ginocchio violaceo era diventato gonfio.

Ma quale genia può rompersi un ginocchio col comodino???

Solo io.

Iniziai a piangere, ma in silenzio. Non me ne andava bene una.

Il lancio, il fattorino, il ginocchio...

Sono proprio un disastro.

"Ely..." mi chiamò Mary "Ho chiamato il medico, sta vendendo." si mise vicino a me sul letto "Comunque, anche se è rotto, i campionati federali sono tra un mese e mezzo... ce la farai a guarire in tempo, il gesso si tiene per un mese..."

"Sì, ma poi ci vuole un altro mese di fisioterapia... e comunque l'esercizio va provato sempre, non posso andare dopo un mese e mezzo senza allenamento a fare le gare che cambierebbero la mia vita." risposi mentre altre lacrime silenziose mi rigavano il volto.

Ora erano lacrime calde, di rabbia.

Mi trattenni dall'impulso di tirare un calcio al comodino con la gamba sana. Non volevo rovinarmi anche l'altra.

Sono una scema a rovinarmi la carriera così.

"Din don" fece il campanello.
Mary corse ad aprire.

"Buongiorno. Lei è il medico, giusto?" sentii le parole di Mary.

"Sì" rispose il dottore. Dalla voce sembrava anziano.

"Prego, l' inferma è da questa parte."disse Mary con tono scherzoso per strapparmi una risata. Sapeva che stavo sentendo.

***
"Sì, è proprio rotto... dovrà stare a riposo per un mese, signorina." disse il dottore

Sbuffai. Ma trattenni le lacrime. Avevo già gli occhi gonfi come un panda e il viso rosso.

Il dottore mi ingessò dato che l'ospedale più vicino era dall'altra parte della città.

Sì, vivevo in mezzo al niente.

"Si riguardi, signorina." disse il dottore. Mary lo accompagnò alla porta e se ne andò.

Rita... subito pensai a lei... come gliel' avrei detto? Non ne avevo il coraggio... Dirglielo per telefono no, era troppo brutto...

Decisi che dovevo andare all'allenamento.

Al mio ultimo allenamento.

Presi le stampelle che mi aveva portato il dottore e iniziai a camminare. Presi il mio borsone e andai verso la porta.

"Ely dov...?"fece per chiedere Mary, ma io la interruppi.

"Il mio ultimo allenamento. Lasciami il mio ultimo allenamento."

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