Capitolo 16
Non mi aspetto che mi perdoniate. Vi capisco e avete ragione. Un'assenza di due mesi non è poco, no? Mi dispiace tantissimo, e non per aver perso lettori, di quello non mi importa, ma di avervi deluso. Scusate. Per avervi fatto aspettare tutto questo tempo. Non vi deluderò più, promesso.
Ely♥
"Ehy, ci sei?" mi richiama Rita schioccando le dita sotto al mio naso. Io mi risveglio dai miei pensieri.
Amicizia o ginnastica?
Amore o carriera?
Dirlo o non dirlo?
Mi sto complicando troppo la vita.
"Mmmh?" mormoro scuotendo la testa.
"Ely, ma dove sei con la testa! Ti rendi conto che tra poco hai le gare? Mi farai impazzire!" sbotta esasperata Rita, alzando gli occhi al cielo.
Il numero con la palla non mi viene ancora bene. La gamba mi fa ancora male. Queste due cose, sommate al fatto che penso sempre a Peter, mi fanno combinare disastri.
"Uff." sbuffo alzandomi e rimettendomi nella posizione iniziale "È che penso sempre a..." faccio per dire, ma poi mi mordo la lingua. Ora Rita mi farà un interrogatorio tremendo.
"A chi? Al tuo ragazzo? È alto? Biondo? Castano? Iltaliano? È quello dell'altra volta?" inizia a farmi domande a raffica.
"Quello dell'altra volta..." mi limito a rispondere.
"Ah-ah! Lo sapevo! È così cariiiiino!!!" esclama euforica "Però ti devi concentrare. Metti l'amore negli esercizi. Riprova!"
Afferro la palla, decisa e flettendo il mio esile corpo, passano le ore, senza che io me ne accorga...
***
Vedendo che il cielo si è fatto scuro, decido che è ora di tornare a casa. Sei ore di allenamento sono abbastanza, no?
Raccolgo la mia roba ed esco. Entrata a casa mi fiondo sotto la doccia.
Mentre mi massaggio i capelli, penso ancora una volta alla mia situazione e decido che devo parlarne con Rita. Mi fa stare male tenere dentro tutto questo, e lei è l'unica che già lo sa. Sa che dovrò trasferirmi in Russia. Sa che la palestra che frequento è solo una di passaggio e prima o poi la devi lasciare. Sa che in realtà le gare federali sono per qualificarsi ed entrare nella squadra nazionale russa. Sa che tutto questo finirà, prima o poi, e noi non possiamo farci niente.
Perchè sono le cose che amiamo di più a distruggerci. (cit.)
La porta della palestra si apre cigolando.
"Rita, ci sei?" grido per farmi sentire.
"Sono qui!" urla di rimando. La trovo nello spogliatoio a fumare, un suo brutto vizio.
"Devo parlarti." dico seria.
"Dimmi." risponde.
"Lo sai che... insomma, io dovrò lasciare tutto questo."
"Sì, lo so. Come ogni mia ginnasta del resto." aggiunge con una punta di nostalgia nella sua voce, cacciando grandi boccate di fumo.
"Beh... come fai? A lasciarti passare davanti tante ginnaste che hai amato, cresciuto, solo perché sai che sono destinate a qualcosa di meglio, qualcosa di più grande?"
"Vedi Ely, non c'è niente che io possa fare. Come il tempo che scorre inesorabile. Se vuoi fare carriera devi per forza lasciare questa palestra. E penso che ognuna di voi voglia consacrare la propria vita a questo sport."
"Come fai a sopportarlo?"
"Semplicemente. Non lo sopporto." conclude spegnendo la sigaretta sotto al piede, con lo sguardo perso nel vuoto. "Noi siamo solo burattini nelle mani del destino. Se il destino decide che deve tagliarci i fili... non puoi farci niente. Se decide che i tuoi fili devono intrecciarsi con quelli di qualcun altro non puoi evitarlo. Così come se devono sciogliersi." mormora.
"Io non ti abbandonerò. Promesso." sussurro.
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