Capitolo 10
Stavo frugando nella mia borsa, alla ricerca di non so che cosa. Trovai gli orecchini che avevo comprato a Mary. Con tutto quello che era successo, me n'ero dimenticata, glieli avrei dati dopo. Mi ricordai di quella sera... di lui, delle sue mani delicate, delle stelle. Adesso mi dovevo assolutamente asciugare i capelli, altrimenti mi sarei presa un bel raffreddore. Ci mancava solo questo!
Presi il phon e iniziai a canticchiare, quando all'improvviso mi arrivò un messaggio da un numero sconosciuto: -Affacciati alla finestra.-
Avrei potuto rispondere "Chi cazzo sei?", "Cosa vuoi?" o in tantissimi altri modi, poteva essere uno stalker, un idiota, poteva essere chiunque. Poteva essere anche qualcuno che mi voleva lanciare un sasso o farmi del male, ma decisi di fottermene. Mi affacciai, ancora in accappatoio e con i capelli bagnati e vidi lui. Era vicino a una moto, con un casco sotto al braccio e i capelli che andavano al ritmo del vento.
Subito rientrai dentro, solo ora mi ero accorta che tutti i passanti in strada mi avevano guardato strano. Del resto io avrei fatto lo stesso di fronte a uno spettacolo del genere.
Mi squillò di nuovo il cellulare, segno che mi era arrivato un messaggio.
-È inutile che ti nascondi, ti ho vista sai?-
Subito risposi
-Peter? Sei tu?-
-Esattamente-
-Veramente mi nascondevo da tutta quella gente che mi guardava storto!-
-Io non ho visto nessuno...-
-Ti stavano di spalle... Che ci fai qui?-
-Veramente volevo invitarti a cena, ma ho visto che sei ancora in accappatoio...-
-Bhe sai, quando si esce dalla doccia si indossa quello! Comunque se vuoi, al massimo puoi salire tu, io come puoi vedere, devo ancora vestirmi!-
-Ok, ora busso.-
Andai ad aprire al citofono, mi chiusi in bagno e indossai in fretta e furia almeno mutande e reggiseno, poi riuscii a fare in tempo a mettermi anche una maglietta e la tuta larga.
Levai la copertura di plastica che avevo messo sul gesso per farmi la doccia e con i capelli ancora bagnati andai ad aprire la porta.
Lui era impeccabile, come sempre, con la giacca di pelle nera e un jeans.
"Hai intenzione di farmi entrare o devo rimanere qui?" Chiese sorridendo.
"Ah! Ehm, certo, vieni!" Dissi risvegliandomi dai miei pensieri.
"È la seconda volta che ti becco a fissarmi... attenta che così mi consumi!" Esclamò facendomi l'occhiolino.
Sentii il sangue affluire alle guance, questo ragazzo era impossibile, mi faceva sempre diventare rossa come un pomodoro maturo!
"Senti, io devo asciugarmi i capelli, tu fatti un giro per la casa. E mi raccomando, non entrare nella camera di Marianna, quella in fondo a destra. Tiene tantissimo all' ordine delle sue cose."
Detto questo, andai in camera mia e ripresi ad asciugarmi canticchiando. Feci un salto sul letto dove ero seduta quando vidi Peter che mi osservava.
Lo guardai torva e poi dissi, con una pessima imitazione della sua voce:
"Attento che così mi consumi!"
Lui scoppiò a ridere, quella bellissima risata che sembrava l'unica cosa per cui la mia vita era degna di essere vissuta.
Sorrisi. "Dai, andiamo in cucina."
Lui mi seguì e si sedette su una sedia. Io aprii il frigo. Mi maledissi mentalmente: toccava a me fare la spesa ma me n'ero dimenticata e il frigo era più vuoto della mia testa quando guardavo Peter.
Chiusi la porta.
"Senti, qui non c'è niente. Non ho fatto la spesa."
"Non c'è problema. Ti avevo detto che ti avrei portata fuori, no? Andiamo."
"Aspetta... sarebbe una specie di... appuntamento?"
Lui sollevò le spalle.
"Chiamalo come vuoi."
"Va bene. Mi preparo la borsa e vengo. Aspettami giù."
"Perfetto."
Presi le mie cose (cellulare, soldi, ecc.) E scesi le scale.
Lui mi diede un altro casco: lo sapeva che avrei accettato! Ne aveva portati due apposta.
Salii sulla moto.
"Tieniti." Mi disse lui.
"Nemmeno per sogno! Non ti conosco nemmeno!"
"Come preferisci."
La strada era troppo sconnessa. Alla fine cedetti e lo abbracciai. Affondai la faccia nella sua schiena. Inalai a pieni polmoni il suo buon profumo.
"Lo sapevo che avresti ceduto." Disse Peter.
"Non ti vantare, sia chiaro che è solo perché la strada è molto sconnessa!"
"Convinta tu..."
Io alzai gli occhi al cielo, come se lui potesse vedermi. Si fermò davanti a un ristorante raffinato. Mi chiesi se avessi fatto bene a mettere un jeans e una maglietta. Non era abbigliamento da ristorantino. Scendemmo e lui si diresse verso una pizzeria lì vicino. Ora va molto meglio. Entrammo e chiedemmo un tavolo per due.
Ci sedemmo.
"Ti sembra un caso che noi due finiamo sempre per mangiare pizza?" Dissi ridendo.
"Non credo!" Rispose ridendo a sua volta.
Per tutta la cena lo guardai negli occhi e parlammo. Fu magnifico.
Dopo pagò e mi accompagnò a casa.
Fuori la porta rimanemmo a guardarci negli occhi per qualche istante. Sapevo esattamente quanto spazio ci separava: troppo.
Poi lui ad un tratto si chinò e mi baciò sulla fronte.
Poidisse: "Buonanotte piccola."
"Notte." Risposi. Non sapevo cosa eravamo, ma quel qualcosa mi piaceva.
Lo salutai con la mano, mentre il rombo della sua moto diventava man mano un fievole rumore in lontananza.
~spazio autrice~
Ho trovato un wi fi gratis! Nom vi avrei mai abbandonato.
Questo capitolo secondo me è bello e anche abbastanza lungo. Scrivetemi che ne pensate nei commenti.
Siete 350, grazie mille, vi amo tutti perché senza voi questa storia non sarebbe niente, varrebbe meno di zero.
Un bacio.♥
Commentate, mi raccomando! Voglio sapere che ne pensate!;)
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