Capitolo 6- Morte Assicurata
Seguii Sena verso la cosiddetta Fabbrica d'Armi per prepararci alle battaglie.
Speravo ancora in un brutto sogno.
Ma allora perché non mi sveglio?
Stava accadendo tutto così velocemente. Erano tante le domande che mi ponevo, a cui non trovavo una risposta.
Non capivo il perché di questo gioco. Non capivo il motivo per cui nessuno fosse preoccupato quanto me. Ma sopratutto non capivo se fosse mai sopravvissuto qualcuno.
L'uomo non ha specificato se ci fossero stati dei sopravvissuti. Forse perché non ce ne sono mai stati.
Da quello che dice: i vincitori, ovvero una delle quattro squadre, dovrebbero salvarsi. Quindi per salvarci dovremmo uccidere quindici ragazzi e rimanere solo in cinque?
Continuavo a non capire. C'era qualcosa che non mi tornava.
-Taiga, siamo arrivate. Gli altri ci aspettano dentro.- Mi disse Sena.
C'era un edificio abbastanza grande in pietra. Sembrava di essere tornati nel Paleolitico.
Entrammo. Billie, Maik e Mey erano già lì e appena ci videro vennero verso di noi.
-Ma quanto ci avete messo?- Sbuffò Billie, incrociando le braccia.
-Ansia di combattere?- Ribatté Sena ridendo.
-Ovviamente: noi vinceremo!- Rispose sicuro il riccio.
Alzai gli occhi al cielo. Troppa autostima, eh?
-Piuttosto, che dobbiamo fare ora?- Borbottai, cambiando discorso.
Mi guardai intorno. È messo male questo negozio.
Assomigliava ad un magazzino mal ridotto. C'erano stracci e spazzatura sul pavimento.
Sempre a terra si potevano notare delle sfumature rossastre: sangue. Era sangue.
Rabbrividii. Sul muro si trovavano dei graffi, probabilmente fatti con delle armi affilate.
In particolare tra tutte quelle scritte indecifrabili ce ne era una che mi colpì.
InfeRno.
Era scritto in modo particolare. Con la R maiuscola.
Mi avvicinai alla scritta. La sfiorai con le dita.
-Una spada... -
-Cosa?- Mi domandò Mey, dietro di me.
Scossi la testa -No ... niente.-
Mi voltai verso il gruppo.
-Quindi?-
-Quindi avvicinatevi prego.-
Era una voce meccanica. Un robot venne verso di noi.
Istintivamente feci un passo indietro.
-Non spaventatevi ... Io sono qui per aiutarvi.- Continuò.
Certo ... a morire.
Ci guardò a lungo, osservandoci da testa a piedi. Insomma una situazione abbastanza inquietante.
-Siete qui per scegliere le armi con cui combattere, Squadra Blu.-
-E come impariamo ad utilizzarle?- Chiese Sena, in veste di capitano.
-Vi diamo del tempo per allenarvi prima delle battaglie. In fondo non è poi così difficile accoltellare qualcuno!- Rispose il robot ridendo.
Rimasi stupita.
Ok ... la situazione sta degenerando ...
Il robot si spostò da davanti a noi e ci mostrò una grande macchina fatta interamente in metallo.
-Mostrando il braccio con il segno della propria squadra, l'arma prescelta si materializzerà davanti a voi.-
-Quale segno?- Mi guardai il polso: c'era una grande B azzurra.
Billie fu il primo, mostrò il proprio polso con il segno d'identificazione ed un grosso fucile si materializzò davanti agli occhi stupiti del ragazzo.
Stessa cosa per Sena che ottenne una katana e Maik due pugnali.
Era il mio turno, mi avvicinai alla macchina, seguendo le indicazioni del robot.
Improvvisamente apparve una spada: aveva un colore cristallino ed era piuttosto grande.
La presi in mano: pesava tantissimo. Considerata poi la mia altezza era abbastanza difficile da tenere.
-Mi volete complicare la vita! Con questa cosa morirò di certo!- Ribattei.
-Con quella "cosa"devi combattere, quindi adattati.-
-Come sarebbe "adattati"?!-
Il robot mi ignorò e fece segno a Mey di avvicinarsi.
Lei obbedì e con sorpresa le apparve un coltello affilato.
-Io ... Io dovrei usare questo?- Domandò lei impaurita.
-Certamente. Ora potete andare, Squadra Blu, buona fortuna.-
-Buona fortuna.- Lo imitai uscendo velocemente fuori dal negozio, con quella cosa più grande di me in mano. Alcuni la chiamavano spada. Io la chiamavo "Morte Assicurata".
Tornati alla nostra dimora, lanciai la spada in aria, che riatterrò a terra provocando un rumore fortissimo.
-Ma insomma, Taiga!- Mi sgridò Sena
-È l'arma con cui combatterai! Devi stare attenta!-
-È l'arma con cui morirò.- La corressi io.
Billie sghignazzò -Sei proprio strana tu!-
-Senti chi parla: che grande delusione riceverai quando sarai sul punto di morire e la tua squadra non vincerà!-
Lui si avvicinò minacciosamente a me -Prova a ridirlo, nanetta!-
Ma fu bloccato da Maik e Mey che lo tennero per le braccia saldamente.
Sbuffai e mi buttai a peso morto sul letto.
-Lo fai apposta ad essere così antipatica? Si vede che non hai mai sofferto in vita tua! Io sto qui cercando di vincere per poter tornare dalla mia famiglia e tu no! A quanto pare nessuno ti vuole, eh?!- Gridò Billie.
Quelle parole. Quelle dannate parole.
-Billie! Ti sembra il caso? - Lo interruppe Sena.
-Vuoi sapere una grande verità? Io non ho più una famiglia, ecco!- Urlai, alzandomi dal letto e correndo fuori.
Sentii gli altri gridare il mio nome, persino lo stesso Billie, ma in quel momento non volevo sentire nessuno.
Dannate parole.
Le lacrime cominciarono ad uscire. Era vero. Io non avevo più una famiglia.
Dopo la morte di Luka, i miei genitori non facevano che ignorarmi.
Considerarono solo il loro dolore e i loro sentimenti senza pensare a me, come se io non esistessi.
Come se io non avessi sofferto per la sua morte.
Era mio fratello, diamine!
Avrei voluto urlarlo, avrei voluto dirglielo ai miei genitori quanto stavo soffrendo, quanto dolore mi stavano provocando.
Ma ormai non potevo più. Ero intrappolata in questa "prigione virtuale".
Finalmente capii. Inizialmente non me ne importava nulla, ma da oggi invece sarebbe diventata la mia unica ragione di vita.
Dovevo vincere. Uccidere tutti.
Rimanere anche da sola e non avere amici: non mi sarebbero serviti a nulla. Ero sola. Sola contro tutti.
Al diavolo gli altri...
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