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Capitolo 16 - Verità o Confessione?

Eravamo seduti in circolo da un'oretta oramai.
Non ci guardammo negli occhi nemmeno per un solo secondo.
La nostra attenzione era catturata dai nostri polsi.
Aspettavamo con ansia, avevamo paura, ma allo stesso tempo eravamo orgogliosi della scelta che avevamo fatto.
Sapevamo che sarebbe cambiato tutto, ma non sapevamo se in bene o in male.

-Sta iniziando.- Sussurrò Ciel, mostrandoci il suo polso.
Il suo segno della squadra nera stava scomparendo.

Io, Karin e Len abbassammo lo sguardo sui nostri polsi, anche i nostri stavano andando via.
Era strano, sembravano come quei tatuaggi da bambini che andavano via con un po' d'acqua. Scomparivano, senza lasciare alcuna traccia. Come se non ci fossero mai stati.

Mi venne in mente il litigio tra mio fratello e mia madre, lui aveva sempre desiderato un tatuaggio, nonostante all'epoca avesse solo tredici anni.
Considerando che sono passati cinque anni dalla sua scomparsa, ora dovrebbe averne diciotto.
Sorrisi, pensando a tutte le cose che avremmo potuto fare insieme.

-Che male!- Urlò Len, frignando come un bambino.
-Sei ridico... Ahi!- Percepii un dolore lancinante al polso, era la stessa sensazione di quando mi ero tagliata con il coltello.
Una R gigante si stava scrivendo sui nostri polsi.
Vidi le facce degli altri doloranti, Karin aveva le lacrime agli occhi.

Era sospettoso che lei avesse accettato subito la proposta che avevo fatto.
Insomma, pur non fidandomi più di tanto, con Len e Ciel avevo ottenuto molta più confindenza.
Probabilmente lei era felice del fatto che l'avessi salvata e quindi ne era riconoscente.
Oppure stava cercando di tenderci una trappola?

D'un tratto il dolore scomparve. Ammirai la mia R intagliata sul polso, certo che ce n'erano di effetti speciali in questo "gioco".
Ora eravamo dei Ribelli.
Appena, però, mi accorsi del colore che aveva questo simbolo, impallidii.
Era viola. Come le cuffie. Come mi aveva detto Neko quando ci dovevamo incontrare.

Non capisco, come faceva Neko a sapere che i Ribelli venivano indicati con una R viola?
Non può certo essere una casualità.
Dovevamo metterci in contatto con lei il prima possibile.

-Bene, adesso che la nostra condanna a morte è finalmente scritta sui nostri polsi, possiamo darci alla pazza gioia!- Ironizzò, con il suo solito tono annoiato, il simpaticissimo Len.
Non sembrava essere spaventato, non lo dimostrava almeno.

Gli feci il verso e lui mi guardò male, dandomi una spinta.
Intanto Ciel era alle prese con la sua nuova missione: accendere il fuoco.
Karin provò ad aiutarlo, nonostante non fosse molto esperta, alla fine riuscirono ad accenderlo.

-Ka boom!- Dissi, ridendo.
Loro mi guardarono confusi, ma alla fine si misero anche loro a ridere.
Non mi chiesero cosa significasse, non insistirono come quelli della mia squadra. Capirono e basta.

Ridevamo perché non ci era rimasto altro da fare. Ridevamo perché la situazione era talmente simile ad uno di quei film d'azione che venivano proiettati nei cinema, che ci sembrava così surreale.

-Allora, abbiamo il fuoco, siamo disposti in cerchio, direi di fare una partita di Verità o Confessione.- Sorrise Ciel, guardandoci curioso.

Non aveva tutti i torti, considerando quello che avevamo deciso di fare, non ci conoscevamo benissimo.
Almeno questo gioco ci avrebbe permesso di conoscerci meglio.

-Per me va bene.- Alzai le spalle, Len approvò annuendo. Ma Karin non disse nulla.
Ciel la guardò aspettando una risposta, alla fine lei annuì timidamente, senza guardarlo negli occhi.
E se davvero nascondesse qualcosa e ci stesse ingannando?

-Iniziamo allora.- Continuò il moro -Len, Verità o Confessione?-
Ciglia Lunghe ci pensò un po' e poi rispose -Verità.-
Ciel sghignazzò -C'è qualcosa di cui ti penti?-

Poteva sembrare una domanda fatta apposta per Len.
Il super popolare apatico ragazzo biondo che piaceva a tutte quelle della mia scuola.
Aveva una gran vita sociale, pur non essendo il massimo dell'altezza, insomma.
Probabimente superava di poco il metro e sessanta.

-No.- Disse il biondo, incrociando le braccia.
-La verità!- Tuonò Ciel, frustrato.

Len sbuffò, alzando gli occhi al cielo -Sì, okay? Mi pento di non essere stato abbastanza con mia madre. Da quando mio padre se n'è andato, io solo l'unico rimasto a cui teneva, non avendo altri figli. E invece che stare con lei, ho pensato ad altro, dando tutto per scontato. Felice ora?-

Rimasimo tutti impressionati da quello che aveva detto Len.
Non pensavo che un tipo così freddo potesse pensare queste cose.
Un po' mi dispiaceva, capivo la sua situazione.
Dare tutto per scontato, come se avessimo la possibilità di stare per sempre con quelle persone, finché non ci rendemmo conto che prima o poi tutto sarebbe finito.Il tempo, anche, aveva un limite.

-Taiga, sta a te.- Disse Len, senza guardarmi negli occhi.
-Confessione.- Sussurrai, abbassando anche io lo sguardo.
Pensai a tutto quello che avrei potuto dire, su mio fratello, sulla situazione di mia madre e mio padre...

-Io... sono molto fredda con le persone perché ho paura di affezionarmici. Insomma, un giorno, per una cosa o per l'altra, non ci saranno più ed io... Io non voglio questo. Preferisco non tenerci affatto.-

Non sapevo per quale motivo mi stessi aprendo così tanto con degli sconosciuti, ma in fondo cosa ci potevo perdere?
Eravamo nella stessa situazione.

-Senti, Taiga, mi dispiace per Luka.- Disse Len, guardandomi con i suoi occhi azzurri.
Era la prima volta che me lo diceva.
La prima volta in cinque anni.
Non aveva fatto che prendermi in giro e solo ora, in questa situazione, riusciva a dirmi questa cosa.
Sorrise leggermente e lui ricambiò il sorriso.
Ma che mi prende?

Mi girai di scatto verso Karin -Sta a te.- Le dissi.
Lei si portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli rossi e abbassò lo sguardo.
-Confessione. Ho una cosa da dirvi, non riesco a tenermela dentro. -

Lo sapevo. Ci voleva dire che ci stava tradendo? O che ci aveva tenuto un'imboscata?
Mi girai verso gli alberi. Non sembra esserci nascosto nessuno però.

-Ho provato a suicidarmi.-
Quelle parole mi entrarono nella testa, facendomela girare.
Suicidarsi?
Mi voltai subito verso di lei ed incrociai il suo sguardo così spento, così vuoto.
Mi venne in mente un'immagine di Luka con lo stesso sguardo.
Aspetta... Cosa?

-Io volevo terminare questo gioco, volevo morire e basta. Nella vita reale avevo tutto: buoni voti a scuola, tanti amici, una buona famiglia.
Era tutto così perfetto. Ed ora invece vorrei morire. Io... non capisco.- Le lacrime iniziarono e segnarle il viso.
Mi avvicinai a lei per abbracciarla.
Sinceramente l'avevo capito cosa aveva cercato di fare, ma sono felice che ora l'abbia ammesso a noi e sopratutto a sé stessa.

-Ciel?- Chiesi io al posto di Karin, che stava ancora piangendo sulla mia spalla.
-Verità... - Disse lui, sicuro.
In effetti c'era una cosa che gli volevo chiedere, una cosa che mi aveva interessato parecchio.
-Tua sorella... Com'è che si chiamava?-
Lui mi guardò confuso -Jami, perché?-

Presi un respiro -Tua sorella ha ucciso Luka. Insomma ho visto lei e Luka discutere e lei è ancora viva e lui è morto. Erano entrambi della squadra rossa!-

Lui alzò le sopracciglia, mi guardava come se fossi pazza.
-Cinque anni fa, quanti anni aveva Jami?- Chiesi.
-Beh... Considerando che ora ne ha diciassette appena compiuti direi undici o dodici. -

Allora non era possibile. Dal sogno che avevo fatto mi ricordavo quella ragazza dai lunghi capelli neri, con la frangia. Per un secondo mi ricordò Mey per la somiglianza.
Ne avrà avuti almeno quindici di anni, se non di più.

-Non capisco... - Dissi, sfinita, intanto Karin si era ripresa e mi fissava stupita.
-Ah comunque, in realtà mia sorella di nome fa Jasmine, ma la chiamiamo tutti Jami.- Concluse Ciel, rompendo definitivamente tutti i castelli che mi ero fatta nella testa.
-Sc... Scusa.- Sussurrai, sentendomi in colpa per il casino che avevo fatto.
Ciel non mi sembrava un tipo in grado di mentire.

-Allora, posso chiedervi come mai tu e Len vi conoscete?-
Ciel scoppiò a ridere, guardando Len, che al contario incrociò le braccia.
-Si da il caso che mia cugina abbia una cotta per lui.- Continuò a ridere.
Spalancai gli occhi, sorpresa.
-E chi sarebbe tua cugina?- Chiesi.
-Cassie Stanfold.- Mi rispose lui, senza smettere di ridere.

Mi voltai verso Len, con lo sguardo truce -E tu davvero piaci a quella bestia?-
Len mi guardò e rise -Bestia? Ma povera, è molto bella dai.-
-Ma bella un corno! L'altra volta a scuola mi aveva proposto di fare uno scherzo a Rinne! Uno scherzo orribile!-
-Rinne Komell? Ah ma quella sfigata con i capelli bianchi? Quella che va sempre in giro con un quadernino viola?-
-Non chiamarla sfigata! E poi quel quadernino vio... Aspetta viola?-

Presi le cuffie viola dallo zaino, avevano delle lettere incise.
R.K.
Rinne Komell.
Ma le cuffie erano di Neko Girl, non era possibile che lei e Rinne fossero la stessa persona.
Poi ci pensai su RinNE KOmell.
Neko era l'acronimo di Rinne Komell, ma certo!

-Ho capito! Le cuffie sono di Rinne! Dobbiamo contattare lei per salvarci, lei deve sapere come uscire da qua!- Dissi tutto d'un fiato.
Gli altri rimasero sbalorditi.
-Chi sarebbe questa Rinne?- Chiese Ciel.
Stavo per rispondere alla domanda quando le cuffie inizarono a vibrare sulle mie mani.
Me le misi velocemente, sotto gli occhi confusi di tutti gli altri.

-Rinne, sei tu?-

Alloooora ecco il nuovo capitolo, ultimamente ho moltissima ispirazione non so perché haha.
Ora che sapete qualcosa in più degli altri personaggi, che ne pensate? Secondo voi Taiga si può fidare di loro? Ed è davvero Rinne la ragazza delle cuffie?
Spero questo capitolo vi sia piaciuto e mi raccomando continuate a votare ed a scrivermi le vostre opinioni nei commenti, mi date la spinta per andare avanti!
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate.😊💓

Voi vi fidereste?
Bye, Axie❤

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