CAPITOLO 2
Percy odiava quei momenti.
Avrebbe dovuto essere a casa, da sua madre e Paul, stretto all'unica cosa normale che potesse considerare sua.
Invece, era costretto ad aiutare la gestione dei funerali dei suoi amici.
Il dolore minacciava di soffocarlo, tanto più che era stato il suo sangue a svegliare Gea.
Tutti quei morti, erano colpa sua.
Nessuno lo aveva costretto ad aiutare Nico nella preparazione dei teli funebri e nelle cerimonie.
Ma Percy non poteva lasciare solo il ragazzo davanti a tutti quei nomi, tutti quei funerali e tutte quelle lacrime.
Nico aveva sofferto così tanto che Percy voleva solo proteggerlo da tutto il dolore del mondo, che però trovava sempre la sua strada verso loro.
Percy sospirò, lasciando che l'acqua scorresse sul suo corpo, bagnandolo e rilassando i suoi muscoli.
Tutta la tensione della giornata, i dolori della vita, svanivano quando Percy era vicino all'acqua.
Che era il motivo per cui il ragazzo passava tutti i suoi giorni nella Baia di Long Island, ogni volta che non aveva altri impegni.
Se era a New York, l'Hudson andava bene comunque, la divinità stessa che si fermava a parlare con lui, indicando le zone più sporche.
Percy era felice di aiutarlo a rendere il tutto meno sporco, meno dannoso per il mare.
Era più facile mettersi a disposizione per aiutare nelle cose piccole che far fronte a tutto il dolore e al senso di colpa che lo seguivano come ombre.
Percy alzò lo sguardo confuso al rumore della porta della cabina che si apriva.
Vestendosi con dei pantaloni, e strofinandosi i capelli, Percy uscì dal bagno per vedere chi fosse entrato.
Nonostante avesse asciugato tutto il suo corpo, Percy preferiva sentire i capelli umidi il più a lungo possibile, una sensazione di fresco che lo ancorava al piano terrestre e gli impediva di perdersi nei ricordi dolorosi delle sue imprese.
"Perseo."
Percy sbattè le palpebre alla vista di suo padre. "Papà?"
Poseidone sorrise, inclinando la testa e osservando il torace cosparso di cicatrici di suo figlio.
"Sono felice di vedere che sei in buona salute."
Lo sguardo di Percy si spostò verso il cielo, aspettandosi che Zeus facesse tuonare per puro dispetto personale.
"Mio fratello non oserà interrompermi adesso." Poseidone disse, comprendendo bene la natura del suo sguardo nervoso. "E nemmeno dopo."
"Perchè?" Percy domandò. riportando lo sguardo sul padre.
"Mi deve troppo." Fu la risposta confusa che ricevette.
Percy annuì, sebbene non avesse capito cosa intendeva il padre.
"Ma, non sono qui per parlare delle motivazioni che spingono mio fratello." Poseidone disse. "Sono qui per parlare di te."
"Cosa intendi?" Percy chiese.
Poseidone sorrise. "Figliolo, ti ho osservato in questi giorni. Chiaramente il Campo non è il posto migliore per te."
"Cosa intendi? Il Campo è l'unico posto per me!" Percy si alterò, guardando offeso il padre per l'insinuazione.
Aveva già sentito molte volte di non appartenere al Campo, il suo primo anno lì una conferma che nessuno lo avrebbe mai davvero amato, ma che sarebbe stato sempre e solo utile per una guerra.
Questo non voleva dire che non amasse il Campo e i suoi amici.
"Ma qui hai un ruolo da soddisfare." Poseidone disse. "Sei un leader per entrambi i Campi, figliolo, e sono molto orgoglioso di te." Dopo una pausa, dove Percy si rese conto che il padre stava cercando di trovare le parole migliori per esprimere il concetto successivo, Poseidone continuò. "Tuttavia, non è il posto adatto per qualcuno che deve riprendersi da due guerre."
Percy spostò lo sguardo.
La cosa brutta era che Poseidone aveva ragione.
Percy non poteva crollare come facevano molti altri, non poteva fermarsi e prendere un respiro, perchè tutti guardavano a lui come a una figura di riferimento.
Aveva visto anche Jason lottare per lo stesso motivo, e Percy aveva sentito più che mai una scintilla di amicizia per il ragazzo che aveva dovuto ricoprire il suo stesso ruolo per anni.
Insieme avevano potuto alleggerire il carico dell'altro, ma solo sull'Argo II e sui primi momenti di assestamento dopo la guerra.
Poi, Jason era tornato al Campo Giove e Percy era rimasto al Campo Mezzosangue, e la pressione era tornata più forte di prima.
Nemmeno sua madre era una buona soluzione, perchè Percy non le voleva dire tutto quello che gli era successo lontano da casa, ed avere un crollo davanti a lei avrebbe significato che la madre lo avrebbe scoperto.
Ma suo padre?
Era un dio e di certo non guardava a Percy come ad un eroe.
Inoltre, aveva visto innumerevoli guerre e morti, e di sicuro non avrebbe giudicato Percy per piangere i suoi amici e tutti i bambini che non avevano avuto ancora abbastanza esperienza nel combattere e che erano morti contro l'esercito di Gea.
"Cosa avevi in mente, papà?" Percy chiese e Poseidone sorrise. "Vieni ad Atlantide."
L'unica cosa che Percy poteva fare era annuire.
Angolo autrice
Alla prossima!
By rowhiteblack
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro