Capitolo 3
Mentre mi facevo largo tra la folla, cercai di dare una sbirciatina al famigerato Mark, ma tra le luci intermittenti che illuminavano la pista e le persone che ballavano e si sbracciavano intorno a me, riuscii a scorgere solamente una figura parzialmente nascosta dalla consolle.
Quando finalmente girai attorno alla colonna progettata come separé tra il resto della folla e l'impianto del dj, e salii i tre gradini, notai un numeroso gruppo di ragazze mezze svestite che si muovevano in modo seducente e che lanciavano tutte languidi sguardi nella medesima direzione; immaginai per attirare l'attenzione di colui che stava suonando.
Risi tra me a quello squallido spettacolino e mi girai verso la fonte di tanto interesse.
Mi rimangiai immediatamente ciò che avevo appena pensato riguardo a quelle poverette. Ovviamente io non sarei mai scesa a quei livelli, ma non potevo neanche biasimarle.
Di fronte a me c'era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto: alto, capelli scuri, corti ai lati e abbastanza lunghi in cima, tratti del viso non troppo marcati.
In quel momento era talmente concentrato in ciò che stava facendo che aveva gli occhi chiusi e non si era ancora accorto della mia presenza. Ne approfittai per dare un'occhiata anche al suo corpo: la camicia scura era stata lasciata aperta poco sopra il petto e i jeans gli calzavano a pennello sulle gambe tornite. Si vedeva chiaramente che si manteneva allenato, ma non aveva un fisico da palestrato, anzi la sua altezza lo rendeva slanciato.
Tornai infine a guardare il suo volto e mi bloccai di colpo: trovai due occhi azzurri che mi fissavano. Compresi all'istante il significato delle parole di Alexa. Sembrava che quegli occhi color del mare mi stessero fulminando, con un astio tale da aver trasformato in una maschera di rabbia impenetrabile il suo viso rilassato e perso nella musica che avevo apprezzato qualche istante prima. Il tutto però durò solo un attimo, prima che sul suo volto comparisse un ghigno compiaciuto mentre mi squadrava da capo a piedi.
"Apprezzo la vista e la sfacciataggine di salire fin quassù, ma è vietato" mi disse con l'arroganza tipica di qualcuno abituato a ricevere fin troppe avances.
"Grazie per l'apprezzamento non richiesto" replicai piccata, per poi indicare con un cenno della testa le tipe in pole position, "ma non sono una di quelle groupies che ti porti dietro e che farebbero di tutto pur di farsi notare da te".
Lui alzò un sopracciglio scettico prima di voltarsi verso il suo computer per dedicarsi al suo lavoro.
Senza perdere ulteriore tempo, mi avvicinai di un passo e poggiai la bottiglia d'acqua sulla parte libera del ripiano.
"Ti ho già detto che non puoi stare qui" mi disse di nuovo lui, senza degnarmi neanche di uno sguardo.
Io sospirai. "L'acqua te la manda Beth. Tornerò tra un po' con qualcos'altro da bere. Mi è stato anche detto di non farti avere alcolici, quindi aspettati acqua o Coca-Cola".
Feci per andarmene ma la sua voce mi raggiunse appena prima di uscire dalla portata d'orecchio. "Red bull, grazie, ne avrò bisogno per reggere fino a fine serata".
Mi girai proprio mentre Mark faceva un occhiolino alle ragazze che si dimenavano per lui. Con una smorfia mi allontanai da quella scena, immaginando che la bibita energetica gli servisse anche per il dopo serata.
Scesa dalla postazione sopraelevata, mi diressi al bagno. Non c'era fila quindi ci misi poco ad uscirne.
Quando intercettai Alexa tra la folla andai da lei per vedere se avessero bisogno di aiuto con altre faccende.
"Tranquilla" mi rassicurò la mia coinquilina con un sorriso pieno di gratitudine, "Beth mi ha detto che ti stai occupando di Mark. Sei già troppo gentile ad avere a che fare con quello scorbutico".
Mi sforzai di non ridere mentre lei si voltava per andare a fare delle altre pubbliche relazioni. Non le potevo dare torto però. Dalle poche parole che Mark mi aveva rivolto avevo intuito che non fosse un tipo facile da gestire.
Qualche minuto più tardi incontrai delle ragazze che conoscevo e mi convinsero a ballare con loro. Per la prima volta dopo tanto tempo riuscii a staccare la mente e a perdermi tra la massa di gente, muovendomi al ritmo incessante della musica, che aveva cominciato ad essere più da discoteca con il passare delle ore.
Tornai alla realtà circa mezz'ora dopo e mi avviai al bar per portare da bere al bellissimo e scontroso dj. Nonostante tutto gli presi una red bull. Se era quello che voleva, allora gliel'avrei fatta avere senza fare storie. Non volevo dargli alcun motivo di lamentarsi o insultarmi, e soprattutto non volevo creare altri problemi alle mie amiche.
Attraversai di nuovo la pista e una volta arrivata da lui appoggiai la lattina che tenevo in mano dove prima avevo messo la bottiglietta d'acqua.
Appena Mark se ne accorse, alzò un sopracciglio ma non disse una parola. Probabilmente non si aspettava che gli avrei portato davvero quello che mi aveva chiesto.
"Prego, eh?!" esclamai sarcastica, prima di girarmi ed allontanarmi da lì.
La serata trascorse tutto sommato tranquilla, nonostante le mie continue tappe nel posto in cui avrebbero voluto andare la maggior parte delle ragazze presenti.
Un paio di ragazzi ci provarono con me ma li liquidai con la massima gentilezza possibile. Per fortuna conoscevo quasi tutti i dipendenti del Jewel, compresi gli uomini della security. Così quando uno dei due malcapitati aveva provato ad allungare le mani, si era guadagnato qualche occhiata minacciosa e uno dei buttafuori si era subito fatto avanti. Il poveretto a quel punto non poté fare altro che dileguarsi tra la folla.
Mi stavo divertendo molto di più di quanto avessi ritenuto possibile. Era piacevole una volta tanto stare semplicemente a ridere e a ballare con gli amici che incrociavo in giro per il locale.
Riuscii anche a passare del tempo con Alexa e Beth quando entrambe non erano troppo impegnate a lavorare.
Ovviamente ogni volta che incontravo qualcuno mi veniva offerto da bere partecipai a più brindisi di quanti ne avessi fatti in vita mia. Menomale che avevo un'ottima resistenza all'alcol. Sapevo per certo che il giorno dopo non avrei avuto i postumi della sbornia, anche se ero molto più allegra di quando ero arrivata qualche ora prima.
Conobbi tanta nuova gente e, complici i numerosi drink, parlai loro di me con naturalezza e semplicità. Cosa molto insolita per me, che in genere ero una persona molto riservata.
La mia felicità, tuttavia, stava per essere sostituita, molto più presto di quanto desiderassi, da un senso di fastidiosa esasperazione.
Infatti, quando verso fine serata andai per l'ennesima volta a portare da bere al dj meno disponibile della storia, rimasi paralizzata davanti alla scena che mi si presentò.
Accanto a Mark, o meglio appiccicate a lui, c'erano due ragazze bionde quasi identiche che gli si strusciavano addosso, in un ballo lento e provocante. Entrambe avevano in mano dei bicchieri e, quando non era troppo concentrato sulla sua musica, Mark beveva un sorso da una delle due, accarezzando la fortunata prescelta in modo lascivo.
A quanto pareva aveva trovato un altro modo per procurarsi gli alcolici.
Se fossi stata in me, avrei semplicemente girato i tacchi e mi sarei dedicata al mio divertimento per il resto della serata. Ma, come già detto, avevo bevuto qualche bicchiere di troppo.
"Ragazze" cominciai a voce abbastanza alta per farmi sentire da tutti e tre, i quali si girarono verso di me, "mi dispiace interrompere ma non potete stare qui" ripetei le parole di Mark, che stava facendo finta di non ascoltare, ma si tradì stringendo gli occhi a 2 fessure mentre continuava a premere pulsanti e bottoni sull'impianto.
"Ma ci ha fatte salire Mark!" replicò una delle due accarezzandogli il braccio con la mano libera.
"Sono sicura che Mark" accentuai il suo nome imitando la voce sensuale della mia interlocutrice, "apprezzi davvero la vostra bellezza e le vostre attenzioni, ma adesso deve lavorare".
Le ragazze provarono a protestare e Mark, che aveva appena messo su la canzone successiva, tolse le mani dal suo pc per stringere le braccia intorno ai fianchi delle due biondine, le quali cominciarono letteralmente a fare le fusa.
"Loro sono con me" ribadì lui arrogante, con tono di sfida.
"Ascoltami" dissi, alzando la testa per rimarcare il mio tono deciso, "sto cercando di dare una mano a Beth e Alexa e non voglio che si debbano preoccupare di un dj ubriaco che si fa due tipe mentre in teoria dovrebbe lavorare".
Lui si irrigidì alle mie parole, mentre le ragazze ridacchiavano compiaciute e senza vergogna. Perciò io continuai senza problemi, portando l'attenzione alle svergognate. "Adesso voi andate al bar e ordinate quello che volete, dite che vi manda Lily. Sono certa che a fine serata potrete divertirvi con questo bel fustacchione" indicai Mark, "sempre che le ragazze more che c'erano prima non attirino maggiormente la sua attenzione".
Okay, l'ultima parte del discorso non era programmata, l'avevo tirata fuori senza pensare. All'improvviso avevo sentito il bisogno urgente di dare una bella lezione a tutti e tre.
Con mia enorme soddisfazione le ragazze dimostrarono di avere un minimo di amor proprio, perché a quelle parole guardarono indispettite il ragazzo che stava in mezzo a loro, scioccato in quel preciso istante, e se ne andarono.
Mi voltai anche io per seguirle, ma una mano si strinse intorno al mio polso e mi fece voltare di nuovo verso Mark. I suoi occhi stavano lanciando scintille azzurre ai miei. Il suo volto troppo vicino al mio.
"Te l'ha mai detto nessuno che non è carino né propriamente utile alla tua causa prendersela in questo modo per un rifiuto?" mi apostrofò duramente.
Non potei fare a meno di scoppiare a ridere. "E a te l'hanno mai detto che sei solo un presuntuoso arrogante?" gli chiesi di rimando dopo essermi ricomposta, per poi dare uno strattone al polso. Mi liberai della sua presa, ma potevo ancora sentire il calore delle sue dita sulla mia pelle.
"Lascia perdere" aggiunsi subito dopo con un sospiro, facendo un passo indietro, "sto davvero solo cercando di aiutare le mie amiche. E se avessi un po' di cervello mi ringrazieresti per averti appena salvato il culo e il posto di lavoro. Torna pure alla tua musica, le tue sventole di aspetteranno con la bava alla bocca".
Detto questo mi girai proprio mentre stava per finire la canzone, così Mark dovette rimettersi all'opera e non ebbe il tempo di controbattere.
Erano ormai le due passate e visto che la serata stava per concludersi evitai di andare nuovamente alla sua postazione e cercai di godermi gli ultimi momenti. Ma il mio umore ormai era guastato.
Alexa, appena mi vide, se ne accorse immediatamente. "Cos'è successo?" si informò aggrottando le sopracciglia.
"Niente, sta tranquilla" le risposi con un gesto noncurante della mano, "sono solo stanca. Non sono più abituata a far baldoria. In più queste scarpe mi stanno uccidendo".
Lei mi sorrise comprensiva. "Se vuoi puoi andare a casa. Io e Beth ne avremo almeno per un'altra ora".
"Ma figurati. Posso resistere" la tranquillizzai, ricambiando il sorriso, "adesso vado a prendere dell'acqua. Vi aspetto al bar dell'ingresso".
Feci come le avevo detto e mi appollaiai su uno dei comodi sgabelli situati di fronte al bancone.
Passai il resto del tempo a guardarmi intorno e a parlare con una delle bariste, Amanda.
Quando il locale si svuotò quasi del tutto, la musica passò a una playlist di evergreen che di solito venivano usati per mandare via anche gli ultimi clienti rimasti.
Notai in lontananza che Beth stava parlando con Mark, prima che lui venisse verso il bancone di fronte al quale ero seduta.
Pensai subito che volesse continuare lo scontro verbale, ma rimasi sorpresa quando mi oltrepassò e andò dritto da Amanda per farsi dare una bottiglia d'acqua.
Quando si avviò per tornare da dove era venuto, lo percepii fermarsi alle mie spalle. Forse ci aveva ripensato riguardo al battibecco. Sussultai quando sentii il suo respiro all'altezza del mio orecchio.
"E comunque, le biondine stavano bevendo degli analcolici. Io non mi ubriaco. Mai" mi sussurrò prima di continuare per la sua strada come se niente fosse. Come se la mia capacità di parlare e di pensare lucidamente non fosse appena stata compromessa dalla sensazione del suo fiato caldo contro il mio collo.
Non ebbi a malapena il tempo di riprendermi che Alexa e Beth mi raggiunsero per andare a casa. Essere le proprietarie del locale risparmiava loro l'incombenza di di dover mettere a posto dopo la chiusura. E poi avevano Nick che si occupava di tutta la parte gestionale dei loro affari.
Mentre il taxi ci riportava a casa, potei pensare tra me e me. Le altre due parlarono del successo di quella sera durante tutto il tragitto.
Riflettei su quanto mi aveva detto la mia coinquilina: ricordavo chiaramente che aveva parlato di brutto carattere, risse e ubriacature. Ma Mark aveva detto che lui non si ubriacava mai e avevo potuto constatare personalmente che quella sera non lo aveva fatto: il suo alito sapeva di red bull.
Alexa aveva il brutto vizio di ingrandire sempre tutto fino all'esagerazione. Magari lo aveva fatto pure stavolta, anche se mi sembrava molto strano.
Per il momento comunque ne avevo abbastanza. Erano quasi le quattro del mattino ed ero stanca morta.
Avrei chiesto spiegazioni ad Alexa il mattino seguente; dopo una bella dormita e un'abbondante colazione, che prevedevo sarebbe slittata all'ora di pranzo.
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