Inizio di una nuova vita
< Atterraggio, allacciare le cinture>.
Eravamo arrivati in una nuova città, Vienna... Ora dovevamo iniziare da capo : casa, scuola, lavoro e amici.
Prima di partire, mio padre aveva già preso in affitto una piccola casa ed ora l 'unica cosa da fare era andarci ad abitare.
Chiamammo un taxi che ci lasciò davanti la nostra nuova casa. Era davvero bella, questo devo ammetterlo ; la casa era circondata da un piccolo giardinetto, dove sorgeva un bellissimo albero di mimose. Non era molto grande internamente, ma abbastanza comoda e confortevole per due persone. In fondo eravamo solo io e mio padre, eravamo sempre e solo noi due.
La zona era perfetta : la scuola era a pochi passi da casa e non avevamo molti vicini. Direi che era perfetto!
Ma, nonostante ciò, provavo tanta nostalgia perché non potevo di certo dimenticare la mia vecchia casa, la mia scuola e i miei amici, ma ormai dovevo abituarmi e soprattutto adattarmi a questa nuova vita.
Mi diedi un pizzicotto e realizzai che era tutto reale, non era un sogno...
<Eva ce la puoi fare> dissi sottovoce.
La casa era del tutto arredata. Entrando correva un piccolo corridoio che portava, a destra in cucina, a sinistra nel salotto dove c'era un pianoforte a mezza coda, in fondo c'era la camera da letto e un bagno. Infine,una scala a chiocciola conduceva nel soppalco, dove c'era quella che ora potevo chiamare " la mia nuova camera".
< Eva, io vado in conservatorio e non verrò per pranzo. Ci vediamo dopo!> disse mio padre.
< Ok ,io pranzerò fuori > urlai dalla mia camera.
Aprii la mia valigia e cominciai a sistemare i vestiti nell'armadio. Poi sistemai i libri di pianoforte, e uscii.
Passeggiai per le varie vie, e mi fermai in un bar. Mi sedetti, mi tolsi gli occhiali da sole e osservai il mio riflesso sul display del cellulare. Bèh! Ero una ragazza con i capelli neri e gli occhi azzurri come il mare, non ero niente male ! Ero un bel bocconcino! Ahahahah.
Mangiai un panino, pagai il conto e uscii. Camminando, mi accorsi che dietro di me c'erano tre ragazzi che mi fissavano, ma feci finta di non averli notati. Poi, quando incominciai a sentire « ehi bella!» ,accellerai il passo e attraverso le vetrine dei negozi li osservai meglio : uno dei tre era veramente bello, ma aveva un'aria strana.
<Chissà come si chiama > pensai.
Era veramente carino, ma lasciai perdere perchè c'erano cose più importanti a cui pensare. Ad esempio, la SCUOLA. Tremavo al solo pensiero di entrare in una nuova scuola, classe con nuovi compagni.
<Mi troverò bene ? Lo scopriremo solo domani> borbottai.
Andai a casa e preparai la cena.
Alle 20:00 tornò mio padre e tra un boccone e un altro, mi disse:
<Da domani pomeriggio riprenderai a studiare pianoforte con me >.
< Papà sai che...>
Non ebbi neanche il tempo di finire la frase, che lui si alzò e mi puntò il dito in faccia.
< Lo farai! Sono stato chiarooo!> urlò.
< Io odio quello strumento ,lo sai benissimo! Sono incapace!> gli dissi.
In realtà non ero incapace, ma sicuramente non lo studiavo con interesse!
< Tu devi solo ubbidire agli ordini di tuo padre >.
<Tu non sei un padre, tu sei un mostro > urlai.
Corsi nella mia stanza, mi gettai tra le lenzuola profumate del mio letto e scoppiai a piangere.
La mia vita era un inferno ! Amavo e odiavo mio padre, ma com'è possibile tutto questo?
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