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Incontri "casuali"

< Evaaa sveglia! Devi andare a scuola> urlò mio padre.

Al suono di quelle parole saltai dal letto e scesi giù a fare colazione.
Indossai un jeans stretto a vita alta con una t-shirt blu notte e un paio di scarpe, che richiamavano il colore della maglietta.
Mi truccai : fondotinta, matita nera, mascara e rossetto rosso. Sistemai i miei lunghi capelli neri, mi riempii di profumo e uscii.

La scuola era vicino casa mia, malgrado questo arrivai comunque in ritardo. Varcata la soglia, mi informai in segreteria :

< Scusi, sono una nuova studentessa, vorrei sapere in che classe sono stata inserita> chiesi con gentilezza.
<Il tuo nome?> mi domandò.
<Eva Brown>risposi.
< Primo piano, ultima classe in fondo al corridoio, 3^G>.
<Ok, grazie>.

Salii le scale e dopo aver percorso il lungo corridoio, arrivai davanti la porta della classe. Mi fermai per un istante, feci un profondo respiro e bussai.

<Entri pure > disse la professoressa.
<Salve, sono una nuova studentessa>.
<Eva Brown, giusto?>
<Si, sono io >.
<Benvenuta, puoi pure accomodarti qui a secondo banco>.

Guardai quel banco e sentii il sangue gelarmi nelle vene, proprio perchè dovevo sedermi accanto quel ragazzo. Era il ragazzo di ieri !!
Presi fiato e mi sedetti.

< Ciao, io sono Alexander Moser>.
<Piacere, io sono Eva>.

Era davvero un bellissimo ragazzo. Aveva i capelli castani chiari e gli occhi azzurri, proprio come i miei. Era magro e alto, e indossava un jeans nero con una camicia bianca e le nike nere. Bèh! Era molto sexy, ma c'era qualcosa di strano nel suo sguardo. Era come se nascondesse un segreto più grande di lui, qualcosa che non voleva svelare a nessuno.

Ore 11:00 (Ricreazione)

<Ehi ciao, ti va di andare fuori?>disse una ragazza.
<Andiamo!> risposi.
<Scusami, neanche mi sono presentata. Io sono Sarah>.
<Piacere, Eva>.
<Da quanto tempo abiti qui?> mi chiese.
<Un giorno. Sono arrivata ieri>.
<Woo. Benvenuta ,ti troverai bene>.

Ci scambiammo i numeri di cellulare e rientrammo in classe.
Andai al posto e aspettai ...Non posso crederci, stavo aspettando lui. Quel ragazzo mi aveva praticamente colpita in meno di cinque minuti!

Quando entrò lui contemporaneamente entrò la professoressa di italiano.

< Salve ragazzi, oggi dovete svolgere un tema in cui parlate dei vostri genitori, soffermandovi sulla figura paterna>.

Alex sbuffò e iniziò a scrivere la traccia su un foglio a righe.
Presi un foglio protocollo e cominciai a scrivere il mio tema. Giunta a metà, mi accorsi che Alex non aveva scritto ancora nulla, allora mi incuriosii :

< Perchè non scrivi? > gli domandai.
<Non mi va> disse con tono freddo.

Era strano. Troppo strano.
Al suono della campana, consegnammo i temi e ci salutammo.

Iniziai a camminare,
e quando mi accorsi che lui era dietro di me, rallentai e fecimo strada insieme.

< Da dove vieni?> mi chiese.
< Dalla Germania> risposi.
<Scusami ma, perchè hai lasciato la Germania per venire qui?>
<Motivi di lavoro.
  Mio padre...capisci?>.
<Capisco>.
< Tuo padre che lavoro fa ?>gli domandai.
< Scusami, devo andare. A domani! >
<Ciaoo>.

[Ok, forse aveva fretta ]pensai.

Ritornai a casa e, come al solito, mio padre non c'era, perchè dava lezioni individuali di musica presso il Conservatorio e faceva parte dell'orchestra del teatro Burgtheater, uno dei più importanti d'Europa.
Mangiai e ripresi, come mi aveva detto lui, a studiare pianoforte.
Non era uno strumento brutto, ma io non avevo tanta pazienza per studiarlo. Questo era il problema!

Ripresi a studiare la Fantasia in Do minore di Mozart. Si, le capacità li avevo, ma senza la giusta attenzione rimanevo ferma sempre sullo stesso punto. Sempre il solito errore!

<Evaaaaaaa> sentii urlare. Era mio padre che stava rientrando.
<Ancora quello stupido errore!> disse arrabbiato.

Mi spaventai e mi alzai . Mio padre si sedette e mi fece sentire, per la centesima volta, come dovevo suonare quell'odiosa parte. Poi si alzò e andò in cucina.

Ero entrata in questo liceo grazie ad alcune conoscenze di mio padre, ma ora dovevo seguire il piano di studi:
-studiare pianoforte e tutte le altre materie.

L'unico brano che sapevo suonare alla perfezione era l'Arabesque di Debussy, ed era il mio preferito. Iniziai a suonare questo meraviglioso pezzo e mi lasciai trasportare dalla musica. Una sensazione bellissima!
A mio padre piaceva molto questo pezzo, quindi non disse nulla.

Dopo, uscii con Sarah e andammo a fare shopping. Era una ragazza molto simpatica e umile.

<Credo proprio che diventeremo ottime amiche!> le dissi.
Lei sorrise <Certamente>.

<A domani >.
<Ciao !>.

Avevo trovato una buona amica e forse anche... Emmm NO, devo smetterla!

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