7
Tutto ciò che sentii fu solo il rumore di grilli, intorno a noi, mentre fissavo ancora le stelle in cielo, sul cofano della mia macchina. Così, mi voltai e vidi Dom osservarmi.
-Vuoi sapere chi sono? Non sono di certo una santa, ho anch'io i miei peccati da espiare e i miei demoni, Dominic- dissi per poi stendermi ancora e chiudere gli occhi.
-Non devi giustificarti con me, Nora. Ognuno ha il proprio passato, nessuno è un santo... lo ami ancora?- mi chiese, con un tono molto cupo e basso, che feci quasi fatica a sentirlo. Sorrisi, aprendo gli occhi, sentendoli pizzicare.
-Ovvio che lo amo ancora, è stata una parte importante per me...è ancora una parte di me. Spero solo mi abbia perdonato...- dissi sentendo lacrime silenziose scendere sulle guance.
-Cosa è successo?- mi chiese, con tono preoccupato.
-Vuoi davvero saperlo?- chiesi, avendo come risposta un silenzio, che voleva dire sì in quel caso.
-Avevo ormai deciso di scappare: odiavo la mia vita, mio padre non faceva altro che sgridarmi, dicendomi che non ero figlia sua che era uno sbaglio pensare ai motori, scartando a priori la scuola, ma io amavo i motori così feci un scelta, scappare da casa. Justin, il ragazzo biondo, nonché fratello del mio ex, Adam, spifferò il mio piano al mio ragazzo, dato che per me era come un terzo fratello. Ritrovai Adam sulla mia via per la fuga, bloccandomi con la sua Subaru Impreza Sti grigia metallizzata, a braccia conserte fuori dalla macchina. Uscii dalla macchina, pregandolo di farmi passare, ma lui negò più volte, cercando anche di persuadermi: appena estrassi la pistola, puntandogliela contro, gli chiesi di evitarmi di fargli del male, ma mi rispose che avrebbe perso la vita pur di non farmi scappare...ma non pensava che l'avrebbe persa davvero, dato che io ero decisa a scappare. All'inizio, pensava che io non riuscissi a sparargli, ma appena caricai la pistola, si rese conto troppo tardi che ero abbastanza seria, così l'ho sparato: con lacrime salate a rigarmi il viso e il suo sorriso ancora sul volto, nonostante lo stessi per ammazzare in quella strada, al buio, illuminati solo dai fari delle rispettive macchine. E adesso ho anche la sua gang alle calcagna...che gran casino- dissi, sbuffando, scendendo poi dalla macchina, passandomi il dorso della mano sul volto, asciugandomi le lacrime.
Mi sentii una mano premere sul polso, sorpresa di vedere Dom difronte a me, ricordavo fosse sulla sua auto.
-Ognuno ha fatto delle scelte, che non possiamo criticare o cambiare, Nora. Se l'hai fatto era perché eri costretta a fare una scelta del genere. Nessuno fa una cosa del genere per capriccio, ricordatelo...- i suoi occhi erano puntati nei miei, trasmettendo confidenza e sicurezza, cosa che in quel momento io non avevo. Scoppiai a piangere, buttandomi su Dom, stringendomi a lui. Sentii le sue grandi e forti braccia, stringermi a sé così forte da farmi dimenticare che eravamo chissà dove, nel nulla.
-Mi manca da morire, Dom...- dissi, singhiozzando, rifugiandomi nell'incavo del collo di Dom. Lo sentii annuire con il capo, mentre mi accarezzava la spalla, rassicurandomi.
-Passerà, Nora. Passerà- ripeté facendomi sentire più tranquilla. Mi allontanai, annuendo, sempre a testa bassa. La sua grande mano si posò sul mio mento, alzandomi il volto, incontrando il suo sguardo.
-So che forse non dovrei, ed è un grosso errore, ma se non lo faccio...che qualcuno mi maledica allora- disse per poi scattare verso di me e baciarmi.
Spalancai gli occhi, sorpresa ma poi li chiusi e mi lasciai andare, cullandomi tra le sue braccia.
La fine di quel bacio fu brusco: si staccò da me e biascicò qualcosa.
-Ritorniamo a casa- disse poi, entrando in macchina, aspettando che anche io mettessi in moto la mia auto. Ancora scossa continuai a guardarlo, stranita da quel gesto.
Ritornammo finalmente dopo qualche giorno a Los Angeles, senza dirci una parola, accolta da tutti con grande calore.
Ricevetti un pugno inaspettato sul braccio da parte di Ian.
-Che cavolo ragazzina! Non sparire più così- mi rimproverò per poi andare da qualche parte in officina.
-Tranquilla, è il suo modo di dire che ti vuole bene- mi disse con una pacca Paul, sorridente come sempre. Ricambiai il suo sorriso così contagioso, vedendo poi lontano da me, in un angolo dell'officina, la mustang di mio padre.
Strinsi i pugni e furiosa mi avvicinai alla macchina: mi guardai intorno e appena vidi ciò che mi serviva sorrisi. Vidi con la coda degli occhi Dom a braccia conserte, affianco alla sua barracuda, osservarmi curioso, con un sopracciglio alzato.
A passo felpato, mi avvicinai al martello da 3 kg, prendendolo e caricando il colpo contro il cofano della mustang di mio padre.
-Wooh! Calma ragazza! Che cavolo fai a questo bel gioiellino?- venne di corsa contro di me Roman, con le mani in testa, più in pena di me per l'auto.
Diedi un altro colpo sul cofano dell'auto, per poi voltarmi dopo aver sentito un urlo poco mascolino di Roman, indicandolo con il martello in volto.
-Avvicinatevi e farete la stessa fine della macchina, intesi?- il mio tono non ammetteva repliche, infatti Roman indietreggiò continuando a guardare l'auto ammaccata con dispiacere, mentre Dom non si mosse per niente, vedendo poi gli altri fermarsi per guardarmi e poi ritornare a lavoro, in religioso silenzio.
Così mi voltai e continuai a prendere a martellate la macchina: così piano piano sentivo un peso dentro che andava scemando.
-Hai finito di deturpare un bellissimo gioiellino come quello?- la voce bassa e calda di Dom, mi fece quasi sobbalzare, dato che sentivo solo l'eco dei colpi del martello sulla carrozzeria dell'auto.
Mi voltai asciugandomi il sudore con il braccio.
-Era solo un ferro vecchio. Ho bisogno che tu mi faccia un favore- dissi lasciando il martello, andando poi in ufficio, mentre lui mi seguiva.
Mi avvicinai al computer e iniziai a digitare sulla tastiera.
-Devi vendere la Equus Bass, e da quel ricavato devi comprarmi questa auto- dissi lasciando la poltrona a lui. Si sedette e alzò un sopracciglio guardando l'auto sul monitor.
-Una BMW M4 Gts?- chiese per poi guardare me.
-Sì, se è un problema...-
-Nessun problema- rispose velocemente.
-Bene- dissi battendo la mano sulla scrivania, dirigendomi verso ciò che rimaneva della mustang.
-Hai distrutto l'auto perché ti ricordava Adam, non è così?- chiese arrogantemente Dom, facendomi voltare tirandomi un braccio.
-Lui non ha niente a che fare con questo, Dom- gli ruggii contro, serrando i pugni.
-Non dirmi cazzate, Eleonor!- mi urlò contro, muovendosi sul posto, nero dalla rabbia.
-E anche se fosse a te cosa importa, Dom?! L'hai mai conosciuto? Ci hai mai parlato? L'HAI MAI AMATO?!- gli urlai poi rabbiosa. Tutti intorno a noi, si fermarono a guardarci preoccupati. Forse non mi avevano mai vista così arrabbiata. Avevo il fiatone, le mani mi tremavano per la rabbia e i miei occhi non smettevano di guardare Dom che come me, era nelle mie stesse condizioni.
-Smettila di usare il tuo amore per lui come scusa!- urlò Dom. Nel silenzio più totale, riecheggiò il rumore del mio schiaffo contro il volto di Dom.
-Non voglio vederti. Sparisci o non risponderò delle mie azioni, Dom- dissi così a bassa voce, che solo Dom poteva avermi sentito. Non mi guardò nemmeno: annuì e si diresse verso la barracuda, uscendo dal garage sgommando.
-Brutto stronzo...- sussurrai, mentre sentivo le lacrime scendere dai miei occhi. I ragazzi dopo qualche ora andarono in missione, senza di me...e senza Dom.
Sinceramente non sapevo perché il capo non fosse andato con la sua squadra, ne volevo saperlo.
Dopo qualche giorno la Equus Bass sparì dal nostro garage, facendo spazio ad una nuova macchina: lo spazio dove tenevo la mustang fu rimpiazzato dalla bellissima Bmw M4 Gts che avevo chiesto a Dom di comprarmi.
Seguì come promesso le mie direttive: era bella, forte e imponente.
Grigia opaca, con cerchioni in lega arancioni tendenti al dorato, molto sportiva, con vetri oscurati.
Mentre mi misi a lavorare a quel bel gioiellino, accendendolo e lavorando sul motore e vari accorgimenti, sentii il rombo di un'altra macchina arrivare.
Diedi una veloce occhiata, vedendo il muso della Barracuda.
-Come mai non sei andato in missione?- dissi alzando la testa dal motore, vedendo Dom alla mia destra a braccia conserte.
-Avevo impegni più importanti- rispose, con voce dura.
-Sarei io questo impegno più importante, Dom?- dissi alzando un sopracciglio, con le mani sui fianchi. Mi guardò alzando un sopracciglio anche lui, evidentemente infastidito dalle mie parole.
-Comunque grazie del gioiellino- dissi sorridendo, voltandomi verso la mia auto.
-Devo partire- dissi chiudendo il cofano, con un forte tonfo.
-Dove vai?- mi chiese avvicinandosi alla macchina.
-Vado dalla gang di Adam. E tu non sei invitato- dissi voltandomi a guardarlo di sottecchi.
-Secondo te perché sono rimasto? Per vederti fare altri guai? Io vengo- disse con tono deciso.
-Oh tu non hai capito un bel niente, Dom- dissi scuotendo la testa, posando la pezza che avevo al jeans.
-Se credi che ti faccia andare da sola e rischiare la vita con quella specie di primati, te lo scordi Eleonor!- mi urlò, indicandomi con il dito.
È davvero così cocciuto?
Estrassi velocemente la pistola dalla schiena e gliela puntai addosso.
-Nemmeno sotto minaccia?- gli chiesi guardandolo negli occhi. Non era spaventato, né intimorito da me e la pistola puntata verso di lui.
-Non ho paura di essere sparato, mi è già successo. Avanti, sparami pure se ne hai il coraggio- disse aprendo le braccia.
Mi guardò con quello sguardo così forte e penetrante che sbuffai e abbassai la pistola.
-'Fanculo, Dom.- dissi posando la pistola sul cruscotto dell'auto.
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