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capitolo 6-"testarda"

I ain't gonna waste my lines
I don't have to take your heart
I just wanna take your time

Take your time_ Sam Hunt

Per ogni fine c'è un nuovo inizio

P.O.V MATTEO

Meredith mi guardò un' ultima volta con gli occhi rigati dalle lacrime, le sue labbra erano distese in una dura linea; il suo sguardo, che traspariva un misto di labbra e delusione, fu come un pugnale dritto al cuore.
Uscì come una furia sbattendo la porta. Provai a seguirla, ma sapevo che ormai il danno era fatto e che avrei peggiorato le cose se l'avessi seguita. Mi appoggiai alla porta con le mani nei capelli, cosa mi era preso? Le avevo urlato contro perchè non volevo vederla soffrire ma le mie urla non sono servite ad altro che a farle del male.
Sono un mostro.

****
P.O.V MEREDITH.

-"ma che hai oggi?Ti vedo pensierosa." Mi chiese Filippo accarezzandomi la mano.

Dopo la sfuriata con Matteo avevo deciso che era meglio uscirea prendere una boccata d'aria cercando di stare il più lontano possibile da lui.
Matteo era diventato il mio punto fermo, e ora anche lui mi aveva pugnalata alle spalle. Le sue parole avevano risvegliato in me anche ferite passate, sembrava che su di me il dolore stesse così bene.
Mi facevano una ragazza debole, perchè sono piccola di statura, mi facevano fagile ed indifesa come in realtá ero.
Cercavo di dimostrarmi forte, do far vedere al mondo che ero capace di cadere e di rialzarmi con la forza delle mie stesse mani. Volevo dimostrare a tutti che riuscivo a sopportare insulti, ferite e delusioni dietro al mio solito sorriso.
A volte ci riuscivo; apparivo serena e molti mi ammiravano per la mia forza di volontá.
Tutti pensavano che avessi superato tutto, ma solo Matteo capiva veramente che quel tutto era solo nascosto dietro all'ombra dei miei occhi. Lui con uno sguardo sapeva entrare in me e sapeva leggermi, lui mi aveva aiutato a portare quel macigno di dolore che ero stata costretta a tenere sulle spalle. Poi adesso, tutto d'un tratto mi aveva restituito tutto e io non mi ricordavo quanto pesasse.

-"no niente, sono solo un po'stanca" risposi con lo sguardo basso sulla tazza di cappuccino.
Mi alzò la testa con una mano.
-"hey, lo vedo che non stai bene, e non è stanchezza" mi disse con occhi dolci.
-"no ma ho solo litigato con Matteo, per una stupidata. Passerá però." Scossi la testa.
-"per qualsiasi cosa puoi parlarne con me, piccola".
Quel piccola mi ricordava così tanto Matteo. Decisi di non pensarci e sorrisi a Filippo lasciandogli un dolce bacio sulle labbra.
Dopo aver pagato ci alzammo e iniziammo a camminare per le strade guardando distrattamente le vetrine dei negozi mano nella mano.
-"qual'è il tuo più grande sogno?" mi chiese lui.
-"oh beh, ne ho molti. Intanto, classico, desidero essere felice, avere dei figli e un marito che mi ama. Poi vorrei diventare una scrittrice, vorrei diventare famosa e conosciuta, vorrei che le mie parole fossero ricordate e non che fossero soltanto lasciate al vento. E poi non lo so, vorrei semplicemente trovare un po' di pace a tutto questo dolore insopportabile che continua ad affliggermi e tormentarmi. " Sospirai lasciando vagare i miei occhi fissi si un punto indefinito. "Voglio essere me stessa, nonostante tutti cerchino incessantemente di cambiarmi."
Filippo si fermò davanti a me e mi prese le mani, posandole sulle sue spalle per poi abbracciarmi. Appoggiai la mia guancia sul suo petto cercando di trattenere le lacrime. Spesso mi capita di piangere anche senza motivo, forse lo stress o per altri motivi mi facevano sentire peggio di come realmente stavo.
-"per me sei perfetta così" mi sussurrò accarezzandomi i capelli.
Sorrisi e lo baciai.
Fummo interrotti da una serie di voci che gridavano eccitate; provai a vedere oltre la sua spalla e riconobbi un gruppo di ragazzi fin troppo familiari.
Mi strinsi a Filippo.
-"andiamo via ti prego" mi allontanai tirandolo per la maglia distogliendo lo sguardo da quel gruppetto. Non me la sentivo di vedere proprio lui. Non oggi.
-"che ti prende Mer?" Mi chiese spostando lo sguardo al gruppo cercando di capire il perché del mio disagio.
-"ti prego andiamo. Ti prego." Lo implorai con gli occhi continuando a tirarlo.
Il gruppo si era avvicinato e riuscii a vederlo. Aveva il braccio attorno alle spalle di Sabrina che sbatteva quelle finte ciglia finte con lo sguardo innocente.
Forse lo fulminai con lo sguardo letteralmente perchè quando lui si voltò immediatamente si soffermò nei miei occhi, e quasi come per istinto lasciò Sabrina e divenne serio all'improvviso.
La mora invece mi fissava con aria di superioritá e di vittoria, mentre cingeva con un braccio il fianco del riccio.
Scossi la testa e scoppiai in una risata ironica.
-"Patetici" dissi forse a voce troppo alta.
Finalmente Filippo decise di collegare il cervello ai piedi ed iniziò a camminare al mio fianco permettendomi di lasciare alle spalle il mio passato.

**

Quando fui in casa mi precipitai a studiare, cosa che avrei dovuto fare tutto il giorno. Lanciai il telefono sul letto e mi immersi nello studio di Letteratura e Scienze; per poi passare a Matematica e Fisica.

Il mio telefono,intanto, vibrava incessantemente senza lasciarmi possibilità di concentrarmi. Era tutto il giorno che vibrava e se avesse continuato per molto niente e nessuno mi avrebbe distolto dal lanciarlo fuori dalla finestra.
Mi alzai frustrata e lo presi in mano, vedendo i 47 messaggi e le 10 chiamate di Matteo; alzai gli occhi al cielo e spensi il telefono. Guardai l'orario,era ora di cena, i miei non avrebbero fatto ritorno prima di mezzanotte quindi decisi di prepararmi la cena. Infilai il mio pigiama composto soltanto da pantaloncini corti, che non usavo per uscire perchè erano fin troppo corti e una semplice canottiera aderente e fin troppo scollata, motivo per cui non usavo nemmeno quella.

Dopo cena decisi di entrare in quella che amo chiamare modalità involtino.

Mi raggomitolai in una coperta rosa sul divano, lasciando soltanto uscire la testa; mi sintonizzai su un programma a caso e iniziai a sonnecchiare sul divano.

Dei colpi furiosi alla porta mi svegliarono dalle braccia di Morfeo.

Mi alzai ancora in dormivegla e andai ad aprire pensando che fossero i miei genitori.
Aprii la porta e senza nemmeno guardare chi fosse stato a bussare tornai indietro per tornare a dormire.
-"vestita così mi rendi difficile persino essere arrabbiato con te."
Sbarrai gli occhi riconoscendo la sua voce. Non mi voltai.
-"Vattene, mi hai infasidito anche troppo oggi. Tornanete da dove sei venuto. E per quale motivo tu dovresti essere arrabbiato con me?"
Lo sentii avvicinarsi.
-"perchè sei fottutamente testarda, perchè non capisci che tutto ciò che faccio lo faccio per te." Alzò leggermente il tono della voce, iniziando ad accarezzarmi una spalla.
Dal momento che non gli risposu lui continuò.
-"e perchè tu credi di riuscire a gestire tutto, ma in realtá hai bisogno di me e non vuoi ammetterlo; perchè tu sei quella tipica ragazza che non vuole mai sbagliare e che crede di avere ragione. Ti fai trascinare dai sentimenti, non lo vedi?" Continuava ad accarezzarmi dolcemente le braccia.
-"tu cosa ne sai di me, Matteo?"
Rabbrividii a contanto con la sua pelle.
-"io so anche troppe cose su di te, so che ami leggere, che il tuo colore preferito è il nero, che ami guardare le stelle."
Sorrisi leggermente. È tornato.
-"continua" sussurrai.
-"So che quando non ottieni ciò che vuoi ti arrabbi, so che non ti piace il tuo fisico, so che quando hai il ciclo mangi per farti passare la fame. So che quando sei sola in casa improvvisi spettacoli di canto e ballo; so che sei una ragazza sicura ma quando viene messa in imbarazzo diventa subito rossa."
Sospirai mentre lui mi abbracciava da dietro.
-"so che prima che io entrassi eri in modalità involtino; so che hai dato un nome alla scopa con la quale balli invece di pulire la casa; so che giochi con tua sorella a calcio fingendoti diversi calciatori. So che ami essere abbracciata da dietro e presa in braccio."
In quel momento mi girò e mi prese per la vita.
-"e so che soffri il solletico proprio qui"
Iniziò a stuzzicarmi quel punto e io caddi sul divano presa da un incontrollabile risata.
-"T-ti p-prego basta" dissi cercando affannosamente di respirare tra le risate.
All'improvviso mi prese le mani con le quali stavo cercando di difendermi e si avvicinò al mio viso.
-"e so che ami quando ti chiamo piccola. E che non puoi fare a meno di me"
Gli presi la faccia tra le mani e lo baciai su una guancia. Lui si sdraiò sul mio petto e ci addormentammo abbracciati.

Bene questo capitolo è improponibilente osceno, ma non mi veniva in mente nulla di originale.

Detto ciò vi saluto e vi auguro un buon pranzo (spero che la mamma mi abbia fatto la carne alla pizzaiola ) e un buon pomeriggio ❤

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