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capitolo 23-life is a passing shadow

E non servirà più a niente la felicità, a niente anche la fantasia e mi accontenterò del tempo andato.

Per dirti ciao, Tiziano Ferro

P.O.V. MEREDITH

-"no" sentii urlare Giacomo nell'altra stanza. Accorsi precipitosamente per vedere che cosa avesse provocato una tale reazione al mio ragazzo, credo di poterlo ormai definire così.
Infilai la maglietta e ancora in slip varcai la soglia del bagno.

Giacomo era seduto sul bordo del letto con la schiena piegata e le mani tra i capelli. Sul pavimento il suo telefono era ridotto in miriadi di pezzi piccolissimi.

-"Giacomo, che succede?" Domandai cercando di sollevargli il viso.

Lui non rispose, non emise nemmeno un respiro, ma con forza si ritrasse dal mio tocco, impedendomi di osservarlo.

-"Giak ti prego, dimmi cosa è successo" lo supplicai inginocchiandomi davanti a lui cercando di scrutare i suoi bellissimi occhi marroni.

Giacomo tirò un profondo respiro, liberando tutti i suoi sentimenti in un fiume interminabile di sighiozzi.

-"Non può essere vero, non voglio crederci" gridò tra le lacrime.

Appoggiai la mia fronte sulla sua limitandomi ad ascoltare il silenzio il suono del suo pianto disperato. Mi sentivo terribilmente impotente di fronte a tutto il suo dolore.

Lui mi avvolse con le sue braccia e mi trascinò in mezzo alle sue gambe stringendomi con forza al petto.
Le sue lacrime bagnarono le mie spalle ed il mio collo e i suoi singhiozzi facevano vibrare il suo corpo con impulsi intensi e discontinui.

Quando poi si fu rilassato prese il mio volto tra le mani e mi fissò con gli occhi arrossati e lucidi.
-"Cosa è successo?" Sussurrai accarezzandogli la guancia, raccogliendo così una lacrima che stava scorrendo sulla sua pelle ruvida.

Lui scosse la testa.

-"Mi è arrivato un messaggio da mia zia, mi ha detto di tornare al più presto in Italia" rispose finalmente, voltandosi verso il suo telefono distrutto.

-"no, tu non puoi tornare Giacomo, abbiamo appena iniziato questa cosa e non puoi già andartene. Ti prego Giacomo resta con me." Risposi in tono di supplica e con gli occhi spalancati, il terrore si leggeva sul mio volto, terrore di chi era già stata abbandonata e tradita una volta e che non voleva che ciò si ripetesse.

-"Ma io devo andare Meredith" disse lui freddo.

Rimasi a bocca aperta, mi stava già abbandonando?

-"Perché?" Domandai pronta a subire il crudele sapore dell'abbandono che ormai era diventato così famigliare.

-"mio cugino è morto" rispose mentre la sua voce si spezzava. Si lasciò cadere all'indietro portandosi le mani a coprire gli occhi.

Rimasi a bocca aperta dalla sua afferamazione, mi sentivo in colpa per aver pensato subito che si trattasse di me, come se al centro del mondo ci fossi solo io. Era evidente che i problemi di Giacomo erano causati da qualcosa di molto più importante di me e io da stupida avevo pensato soltanto a me stessa.

-"mi dispiace" risposi non sapendo cosa altro dire.

Lui sospirò.

-"Mi chiedo perché, perché proprio lui. Eravamo così legati da piccoli, lui era un bravissimo ragazzo era sempre stato buono nei miei confronti e pure nei confronti dei suoi genitori. Mi chiedo cosa sia successo, quale destino crudele si sia portato via un'anima così buona". Sussurró Giacomo parlando quasi più con se stesso che con me.

-"La vita è un ombra che vola via Giacomo, la vita è ingiusta e molto spesso crudele. Tante, troppe volte la vita ci propone di affrontare ostacoli che a noi sembrano insormontabili, a volte però noi riusciamo a superarli e l'appagamento prodotto da questo successo ti fa dimenticare la fatica della battaglia." Iniziai facendo riferimento ad alcune frasi che leggevo diverse volte e che facevo mie.

-"ma qui non stiamo parlando di ostacoli o di obiettivi da superare. Qui stiamo parlando di un ragazzo di diciassette anni che conduceva una vita esemplare, non fumava né beveva alcolici, eppure non c'è più" mi gridò contro mostrando ancora una volta il suo strazio interiore.

-"La vita è anche egoista, Giacomo. Vedila così, lui era troppo per vivere questa vita, era troppo buono e gentile per vivere in questo pianeta chiamato terra. Hai mai studiato Platone?" Domandai.

Lui mi guardò con aria confusa e incarcò il sopracciglio, non capendo il senso della mia domanda. "No" rispose.

-"Beh Platone diceva che esistono due mondi, quello perfetto ed eterno che sta in cielo dove vive la verità la ragione di tutte le cose. Ed esiste anche un altro mondo, quello terreno ed imperfetto chiamato terra. Platone osservò che noi siamo come delle bighe alate trainate da due cavalli, uno bianco e uno nero, quello bianco rappresenta le passioni positive mentre quello nero le passioni negative, chiamate anche concupiscenti. Questi due cavalli tirano rispettivamente verso l'alto o verso il basso, ma la nostra ragione ci permette di gestire il percorso di questi."

Lui mi guardava ancora più confuso ma con un leggero sorriso sulle labbra.

-"cosa vorresti dire con questo?" Domandò.

-"forse tuo cugino era una biga con un'ala rotta, era precipitato in terra nonostante fosse dominato solo dalle passioni positive. Finalmente la perfezione è tornata a riprenderselo e ora è lassù che vive la vita che avrebbe meritato sempre" spiegai alzando gli occhi al cielo.

-"mi fai paura" rise lui.

-"Perché ?" Domandai spostando lo sguardo su di lui.

-"come fai a sapere tutte queste cose?" Si alzò e si sedette accanto a me giocherellando con i miei capelli ancora bagnati.

Scrollai le spalle.

-"ti senti meglio?" Domandai lasciandogli un bacio sull'angolo della bocca.

-" non bene ma meglio, ho solo bisogno di distrarmi da tutta questa merda. Dobbiamo prenotare il volo per l'Italia e preparare i bagagli, però non voglio pensarci ora" disse lui lasciandomi una scia di baci sul collo che mi fecero rabbrividire.

Inclinai maggiormente il collo per lasciargli maggior campo mentre con le mani accarezzava le mie gambe nude.

-"Sei così bella" sussuró al mio orecchio scostandomi delicatamente una ciocca.
Le sue labbra si spostarono sulle mie coprendole con il loro dolce sapore mentre poneva le mani sul retro della mia testa per stringermi maggiormente a lui.
Istintivamente le mie mani finirono nei suoi capelli e a quel gesto lui approfondì maggiormente il bacio infilando la lingua tra le mie labbra socchiuse.

Risposi al bacio e mi strinsi a lui mentre con delicatezza mi adagiava sul letto già disfatto, tra le lenzuola in cui avevamo consumato la nostra notte d'amore.
Le sue mani vagavano sul mio corpo mentre la sua bocca si plasmava perfettamente con le mie labbra; in poco tempo la mia maglietta finì sul pavimento, evitando di ostacolare maggiormente i suoi movimenti ed eliminando la sottile barriera che ancora ci separava.

Lui si staccò per osservare il mio corpo seminudo che io coprii istintivamente con un leggero imbarazzo.

Delicatamente iniziò a muoversi sopra di me mentre i miei battiti salivano e i miei respiri aumentavano liberando in aria tutta il piacere che questo ragazzo mi stava provocando. Poi slacciò con mossa esperta il gancio del mio reggiseno in pizzo e assieme ad esso sfilò anche i miei slip abbinati.

Fu un attimo o forse un eternità, fu come se fosse la prima volta e l' ultima, nei suoi movimenti potevo leggere il desiderio ma più di questo potevo vedere la necessità, la necessità di farmi sua, di sentire delle certezze, di avere la sicurezza che il mondo non stesse crollando ma che ci fossero ancora dei motivi per essere felici. Quando, dopo essere giunto al culmine, crollò su un lato lo osservai e sul suo volto vidi un sorriso spensierato ed appagato, sorrisi istintivamente pensando al fatto che fossi stata proprio io a portarlo a quella sensazione.

-"credo di amarti" disse con la voce ancora ansimante.

Sorrisi e basta, forse non sapevo più cosa fosse amare, ma sapevo che questo ragazzo era davvero qualcosa di straordinario. Ora saremmo andati in Italia assieme e lo avrei sostenuto durante i momenti di maggior dolore, lo avrei aiutato a superare la difficoltà nella perdita del cugino e lo avrei accompagnato fino alla fine di tutto questo.

#####

Due giorni dopo ci trovavamo seduti uno accanto all'altra su quell' aereo che ci avrebbe portato nella nostra patria natale, come quella prima volta che ci eravamo conosciuti ma sotto due punti di visti diversi. Mi sporsi dal finestrino vedendo in lontananza stagliarsi i profili delle alpi che emergevano dal fitto strato di nebbia bassa. Giacomo stava dormendo con la testa appoggiata sulla mia spalla. Tirai un respiro profondo pensando a quanto sarebbe stato difficile per lui scendere dall'aereo e affrontare la realtà.

Se solo avessi saputo....

Me :)

Scusate se dopo un'eternità di tempo sono riuscita ad aggiornare ma il mio problema è stato che il mio telefono è passato a miglior vita e per cui sono dovuta stare per due settimane con un telefono a noleggio che non aveva le capacità per supportare wattpad, in più casa mia sembra un rifugio profughi perché stiamo rifacendo i.pavimenti quindi sono anche senza computer. Cosa potrebbe esserci di meglio?
Ad ogni modo volevo farvi notare che alla fine mancheranno si e no 5 capitoli. Che vi aspettate dal finale?

-faby

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