capitolo 1- "perchè piangi?"
-All I do is cry behind the smile-
Aprile
Ero seduta sul bordo della sedia a sdraio in plastica bianca che mia madre aveva comprato per poter prendere il sole dal nostro terrazzo della casa in montagna.
Osservavo pigramente il cielo limpido e il sole caldo che mi accarezzava la pelle giá scura e le mie spalle lasciate scoperte dalla mia canotta verde.
Respirai a pieni polmoni quest'aria calda e questa atmosfera di apparente calma. La mia tormentata vita non mi lasciava mai attimi come questi in cui potevo assaporare i piaceri e distaccarmi completamente da tutto ciò che mi circondava.
Mi adagiai sullo schienale reclinabile dello sdraio e infilai i miei occhiali da sole lasciando che il primo sole primaverile colpisse la mia pelle. Amo il sole e amo prendere il sole, adoro l'abbronzatura e il segno del costume visibile in estate, mi piace sdraiarmi sotto i raggi cocenti e lasciarmi accarezzare dalla brezza afosa. Rilassai le spalle e chiusi gli occhi abbandonandomi al tepore della prima domenica di Aprile in cui non ero impegnata con lo sport.
Infilai le cuffiette nelle orecchie e subito mi lasciai cullare dalle note di Tiziano Ferro.
Dopo qualche secondo sentii un leggero fastidio sul polso sinistro, ma non avendo alcuna intenzione di destarmi dal mio riposo non ci diedi peso; solo dopo qualche secondo in cui il fastidio si era fatto sempre più intenso come se stesse bruciando la pelle aprii gli occhi e notai immediatamente sul polso che il braccialetto argentato si era surriscaldato a causa del diretto contatto con la luce.
Slacciai il gancio in metallo e mi accarezzai il polso leggermente arrossato, poi presi in mano il bracciale e accarezzai con il pollice il simbolo dell'infinito che era stato leggermente graffiato.
Ricordai quel giorno in cui mi era stato regalato quel bracciale e le lacrime scesero calde sul mio volto.
Era passato soltato un mese da quando Andrea mi aveva lasciato in quel modo alla festa d'istituto. Il giorno in cui avevo lasciato il mio cuore a morire in mezzo alla neve fredda. Ricordavo di essermene andata da sola per la strada e di aver camminato a lungo cercando di ricomporre invano il mio cuore distrutto.
Avevo impresse nella mente le immagini di quei due mesi più belli della mia vita; il sorriso di Andrea ancora mi faceva venire i brividi e i suoi occhi erano rimasti gli unici che avrebbero potuto leggermi dentro. Andrea era il sole, la luna e le stelle; lui era in tutto ció che mi circondava. Era nelle persone che incontravo, nei profumi che sentivo, nel mio ridere sforzato, nei miei sogni e nei miei pianti, era nel mio passato nel mio presente e nel mio futuro.
Mancavano le sue labbra morbide che si incurvavano leggermente a contatto con le mie e poi si chiudevano leggermente, e l'inconfondibile sapore della sua bocca e il profumo dei suoi capelli.
Da quando lui se ne era andato il mio cuore batteva un po meno intensamente, i miei occhi erano un po' meno vivi e il mio sorriso era un po' meno sincero.
Piansi a lungo lasciando che le righe di mascara solcassero le mie guance arrossate come se volessero simboleggiare i segni del dolore che pur volendo non avrei mai potuto nascondere. Mi morsi le labbra che si stavano curvando in un debole sorriso malgrado la voragine nel petto.
-"perchè piangi e ridi allo stesso tempo?" Sentii una voce maschile all'improvviso provenire dalla finestra della mia cucina; mi voltai di scatto rimettendomi gli occhiali da sole.
"È inutile che ti copri Mer, a me non puoi nascondere nulla e dovresti saperlo. In realtá ero passato per chiederti se ti andava di venire a prendere una pizza assieme agli altri ma a quanto pare qui siamo in situazioni peggiori in cui nemmeno la pizza può essere un rimedio"
Mi asciugai debolmente le lacrime sforzandomi di mostrare un pessimo tentativo di sorriso. Appoggiai la testa sulle mani e aspettai che il mio migliore amico venisse a prendermi.
Dopo qualche secondo sentii bussare alla porta della mia camera e ricordai che avevo chiuso a chiave per non essere disturbata da nessuno.
-"guarda che se non mi vuoi puoi dirmelo e io me ne torno in Calabria dai miei nonni, non c'è bisogno che tu mi faccia venire fin qui per consolarti se poi non mi vuoi" disse Matteo dall'altra parte della porta.
-"a dir la verità non ho bisogno di te, anzi giá che ci sei passa a dire agli altri che vado in ritiro spirituale in un convento. Me la cavo da sola." Ironizzo prima di aprirgli la porta.
Era uno degli ultimi giorni delle vacanze di pasqua che Matteo aveva passato al sud assieme ai suoi nonni, io durante le vacanze ero rimasta in casa mia ad autodeprimermi piangendo ogni giorno e sperando che Matteo tornasse al più presto per avvolgermi con le sue braccia che mi davano così tanta sicurezza.
Aprii la porta mentre Matteo dall'altra parte sbuffava spazientito.
Quando mi fu davanti mi fermai a contemprale la sua bellezza un attimo più del solito.
I suoi occhi verdi erano più chiari del solito e la carnagione era più scura del solito, indossava una maglietta verde aderente che metteva in risalto gli addominali e un paio di pantaloni della tuta che aderivano perfettamente al suo corpo. Era un ragazzo molto bello e stranamente era stato innamorato di me; aveva l'aspetto di un Dio greco e oltre a tutte le ragazze della scuola addirittura le professoresse ammiccavano quando lui sorrideva.
Lui mi guardò divertito e spalancó le braccia nelle quali mi buttai di peso lasciandomi sollevare e stringere.
-"finalmente torni Mat, non so quanto avrei potuto resistere senza di te!" Esclamai schioccandogli un bacio appiccicoso sulla guancia.
-"anche tu piccola mi sei mancata, ora dimmi come mai stai piangendo" mi disse rivolgendomi un occhiata dispiaciuta ed esigente mentre insieme ci dirigevamo sul letto.
Lui si sedette a gambe incorociate e io poggiai la testa sulle sue cosce osservandolo dal basso. Lui iniziò a intrecciare ciocche alle sue dita giocherellando con i miei capelli.
-"Andrea" dissi semplicemente, e lui anuii spiegandomi di aver già capito tutto senza bisogno di altre parole.
-"prima che tu ripiombi in un pianto isterico causato dal fiume dei ricordi di quel ricciolino con gli occhi color nocciola che ha fatto innamorare anche me da quanto me ne hai parlato lascia che ti dica una cosa" disse con una pessima imitazione deii miei occhi sognanti e della mia voce; gli diedi una pacca sulla pancia intimandolo a continuare.
"Piccola se vuoi toccarmi gli addominali puoi anche dirmelo senza cercare scuse e sotterfugi per farlo" scoppiò a ridere.
-"continua così e dovrai trovarti un altra amica tra le cagnoline scodinzolanti che ti seguono e ti divorano con gli occhi quando passi per i corridoi" lo guardai male.
-"beh considerando che giusto qualche minuto fa mi stavi facendo i raggi x e ti mancava solo la bava alla bocca direi che fai parte di quella categoria anche tu" rispose con voce sensuale alzando gli occhi al cielo.
-"sei un fottuto cretino! O parli ora o sarai costretto a tacere per sempre"
Si fece improvvisamente serio e si avvicinò al mio collo con le labbra, mi diede un bacio sulla guancia e poi si avvicinò al mio orecchio
-"sei sempre bellissima, anche quando piangi"
Heyyy eccomi tornata! Allora vi mancava Meredith?
Questo è il sequel di ~Forever~ e spero che continuerà ad avere successo come il primo.
Intanto ringrazio tantissimo tutte quelle che lo stanno leggendo e lo hanno portato all'incredibile traguardo di più di 3000 visualizzazioni. Non ci credo nemmeno.
Grazie mille ❤
Spero di non essere troppo odiata per come è finito lo scorso libro ma spero di farmi perdonare con questo.
Bene detto ciò vi saluto.
Un bacio
-F
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