Capitolo due
(Rachel)
"Rachel! Sono le sette e mezza, non dovresti andare a scuola?" la voce di Will mi stava richiamando dal mio sonno profondo.
"Cosa?! È già così tardi?" dissi sobbalzando "Aaaaah devo muovermi!".
Corsi direttamente in bagno, mi sciacquai frettolosamente la faccia, mi lavai i denti, mi raccolsi i capelli in una coda per non doverli pettinare, ritornai in camera e mi vestii con la prima cosa che mi passò per mano. Nel frattempo, sentii mio fratello ridersela e uscire di casa. Scesi le scale saltando i gradini tre per volta, schizzai in cucina, mi presi un frutto dalla ciotola che stava sul bancone e sfrecciai fuori casa salutando frettolosamente mia madre con la mano. Presi la bici e pedalai il più velocemente possibile verso scuola. Non ci potevo credere, ero in ritardo già alla seconda settimana.
Arrivai e corsi all'armadietto per prendere i miei libri. Avevo pochi minuti prima del suono della campanella. Cercai le chiavi nella borsa e le infilai nella toppa, presi i libri e richiusi lo sportello dell'armadietto, mi girai e mi incamminai verso la mia aula.
"Ehi, scusa! Hai lasciato appese le chiavi!" sentii una voce gridare per il corridoio e mi voltai confusa.
Rimasi di stucco, il ragazzo stava tenendo il mio mazzetto di chiavi. Pensai subito di aver appena fatto una figuraccia assurda e proprio in quel momento mentre stavo diventando rossa come un pomodoro sentii la campanella suonare. Mi avvicinai verso di lui imbarazzata e allungai la mano per prendere le chiavi.
"Grazie..." dissi senza guardarlo in faccia.
"Di nulla, mi chiamo Ryan comunque e tu?" mi chiese porgendomele.
Alzai lo sguardo e lo fissai dritto negli occhi, erano azzurri. Lo guardai a lungo, era più alto di me, muscoloso, con i capelli biondi e una frangia che gli arrivava quasi sugli occhi.
"Rachel, il mio nome è Rachel" risposi dopo un attimo.
Lui mi sorrise e io, paonazza, gli dissi che dovevo andare in classe. Lui annuì e s'incamminò nella direzione opposta alla mia.
Mi affrettai ad andare in classe. Non conoscevo quel ragazzo, ma sicuramente avevo già sentito il suo nome... Chissà che sport praticasse per essere in questa scuola.
Bussai alla porta e mi scusai con il professore. Poi andai subito a sedermi di fianco a Tamara che mi chiese in labiale perché fossi in ritardo. Le dissi che gliel'avrei spiegato alla pausa e iniziai a prendere appunti.
*
Arrivò finalmente la pausa pranzo dopo aver frequentato svariate lezioni. Milo, Tamara e io andammo alla mensa dove andammo a prendere il cibo per poi andare a sederci a un tavolo.
"Allora, perché eri in ritardo stamattina?" mi chiese curiosa.
"Non è suonata la sveglia e Will mi ha chiamata alle sette e mezza. Ho fatto più in fretta che potevo. Poi... poi dalla fretta ho lasciato le chiavi appese al mio armadietto e per fortuna un ragazzo se n'è accorto e mi ha fermata prima che me ne andassi dal corridoio" risposi un po' rossa.
"Davvero? E chi era?" Tamara sembrava particolarmente interessata al ragazzo che mi aveva restituito le chiavi.
"Non lo so, non l'ho mai visto, ma mi ha detto che si chiama Ryan".
"Milo, ma tu che conosci tutti, non sai per caso chi è?" chiese speranzosa la mia amica.
"In effetti so chi è, ma solo per sentito dire. Mi pare che faccia vela e se non sbaglio dev'essere anche abbastanza bravo" rispose orgoglioso "Comunque questo weekend farò il DJ in discoteca. Non è che avete voglia di venire a sentirmi?" continuò.
"Certo che veniamo! Vero?" dissi rivolgendomi a Tamara.
"Verremo, non preoccuparti, non ci perderemmo il tuo DJ set per nulla al mondo" rispose lei entusiasta.
(Ryan)
"Leon chiama Ryan, qui è terra che parla. Ci sei?" il mio amico mi stava chiamando e stava anche ridendo abbastanza forte.
"Sì sì, ci sono, stavo solo pensando" risposi addentando il mio panino.
"A cosa stavi pensando?" chiese lui prendendomi un po' in giro.
"Niente in particolare... Mi è tornata in mente la ragazza di stamattina. Conosci per caso una certa Rachel?" risposi ancora pensieroso.
"No, ma possiamo cercarla nel sistema scolastico, no? Sono annunciati tutti gli sportivi della scuola. Così scopriremo presto quando è nata e che sport pratica" finito di parlare prese subito il telefono e andò a cercare.
"Mmh... Non ce ne saranno tante di Rachel, no?" disse mentre scorreva indaffarato la lista sul telefono "Penso di averla trovata! Rachel Armstrong, diciotto anni e gioca a hockey su prato. C'è pure scritta la posizione! Attaccante. Su questo sito c'è proprio tutto, pure la sua foto" disse tutto compiaciuto.
"Ahahah sei proprio uno stalker. Sì, dalla foto dovrebbe essere lei. Che sport particolare l'hockey su prato, non l'ho mai visto giocare".
"Possiamo sempre fare un salto dove si allena, magari ti riconosce e vi parlate. Mi sembri alquanto interessato a questa sconosciuta".
"Ma va!" chiusi in fretta la discussione.
Non si poteva nascondere che fosse carina, ma non le avevo mai parlato veramente quindi poteva anche essere una perfetta idiota o una classica oca. Chissà quando l'avrei rivista poi, sicuramente non ci saremmo nemmeno rivolti la parola se ci fossimo incontrati di nuovo in giro per scuola. Sarebbe stato meglio lasciare stare e non pensare più a una ragazza con cui non avrei avuto più nulla a che fare.
"Vieni Leon, dobbiamo andare di nuovo in classe. La pausa pranzo è quasi finita".
"Sì, hai ragione andiamo" mi disse lui e ci avviammo verso la nostra aula.
(Flurin)
Guardai l'ora sul telefono e mi dissi che era giunta l'ora di avviarmi verso lo spogliatoio. Era quasi tempo per il riscaldamento. Mi alzai dalla sedia e uscii dalla biblioteca. Andai a recuperare la mia borsa da hockey e andai al campo. Erano già arrivati quasi tutti quelli della squadra. Mi vestii velocemente e uscii fuori. Una volta che fummo tutti all'esterno iniziammo a fare il riscaldamento cominciando con un giro di corsa del perimetro del centro sportivo.
"Come vi è andata la giornata oggi?" ci chiese Elias a Milo e a me.
"Nulla di speciale. Però mi ha chiamato la discoteca per fargli da DJ questo weekend, avete voglia di venire?" rispose Milo tutto sorridente.
"Non posso, mi dispiace, ho promesso di portare Pam al cinema" disse Elias.
"Nemmeno io posso, mi dispiace molto. C'è il compleanno della nonna e tra l'altro non sono ancora maggiorenne" risposi tristemente.
Ero davvero molto dispiaciuto. Mi piaceva la musica di Milo e poi ero quasi certo che ci sarebbe anche stata la sua migliore amica. Purtroppo, avevo ancora diciassette anni al contrario di Milo ed Elias che erano uno anno più grandi. Infatti, Elias era già in quarta e sarebbe stato il nostro ultimo anno a scuola assieme, ero un po' abbattuto per questo fatto perché noi tre eravamo diventati ottimi compagni di squadra e grandi amici e sarebbe stato un peccato allontanarci in un futuro.
Finimmo il giro, facemmo qualche esercizio ancora per scaldarci e concludemmo con lo stretching.
La femminile aveva quasi terminato. Andai a cambiarmi le scarpe e a prendere bastone, parastinchi, paradenti e guantino. Finii di prepararmi ed entrai in campo. Iniziai a muovere la pallina in un dritto e rovescio mentre cercavo di guardare Rachel durante l'ultimo esercizio di tiro in porta. Poi Milo mi riscosse dai miei pensieri.
"Pesce lesso, occhio a non sbavare troppo" stava ridendo.
"Stavo solo guardando la sua tecnica, che è molto buona" mi limitai a rispondere. Sapevo che non sarei riuscito a ingannarlo.
"Ha finito, vado a salutarla, vieni?" anche se sapeva già la risposta me lo chiese comunque.
"Sì, vengo".
Rachel era uscita dal campo e stava bevendo dalla sua borraccia. Sembrava abbastanza stanca. Senza parlare del caldo che faceva.
"Ciao Rachel, tutto bene l'allenamento?" le chiese Milo.
"Ciao ragazzi" disse lei sorridendo "Sì dai, però fa davvero troppo caldo per correre. Siete fortunati voi che iniziate solo ora" continuò lei.
"Per te non è un problema, mi sembri in ottima forma anche dopo l'estate" le dissi e mi accorsi di aver detto proprio una stupidaggine perché mi stava guardando storto. Ero felice quando ci richiamò l'allenatore così sarei andato via da quella situazione imbarazzante che avevo creato. Iniziai così il mio allenamento. Era così intenso che non ebbi più il tempo di pensare a lei e a quello che le avevo detto.
(Rachel)
Uscii dalla doccia e mi rivestii molto lentamente. Era stato proprio un allenamento faticoso, ma non mi sarei fermata davanti a un po' di mal di muscoli. Il mio obbiettivo era chiaro: essere selezionata per gli europei.
Districai con fatica i capelli, si erano tutti arricciati con il sudore e di conseguenza si erano formati tanti nodi.
Una volta pronta salutai le mie compagne di squadra e andai a casa in bici.
Entrai e andai verso la camera di Will. Lo trovai disteso sul letto con in mano dei fogli e una penna. Mio fratello William aveva ventun anni, suonava in una band come batterista. Per la maggior parte delle volte il nostro garage era la base per le loro prove. Non mi dispiaceva come cosa infatti i membri della band erano tutti molto simpatici con me.
"Ehi Will, Milo suona questo weekend in discoteca. Vuoi venire?" lo invitai perché lui e Milo erano molto amici. Conoscevo Milo dalle elementari, quando divenne il nostro vicino di casa in pratica. Andavamo insieme a scuola a piedi e quando mio fratello iniziò le medie gli disse di prendersi cura di me finché non l'avremmo raggiunto e così fu anche quando Will finì le medie e le nostre strade si separarono definitivamente a livello scolastico e professionale. Per Milo era quindi diventato all'ordine del giorno dovermi proteggere, anche se di per sé non faceva nulla di speciale, andavamo a scuola assieme e mi difendeva se litigavo con qualcuno. Mi difendeva sempre a spada tratta. Ora che eravamo cresciuti sapeva benissimo che sapevo fare le mi scelte da sola e non avevo realmente bisogno di qualcuno che mi proteggesse, ma Milo mi voleva talmente bene che continuava sempre ad avere un occhio di riguardo per me.
"Certamente! Posso portare Jenn?"
"Sì, certo" risposi facendo trasparire tutta la mia indifferenza e andai verso la cucina visto che tra poco sarebbe stata pronta la cena.
Jennifer era la cantante della band, nonché una sua buona amica. Aveva vent'anni ed era estremamente carina o forse ero solo invidiosa dei suoi lunghi capelli lisci e neri e del suo naso perfettamente dritto. Era il membro della band che veniva più spesso a casa nostra. Secondo me a lei piaceva mio fratello, ma lui non voleva crederci e negava tutto. Non ero del tutto convinta che fossero solo amici, ma la cosa non doveva interessarmi un granché. D'altronde io non m'impicciavo molto nella vita privata di mio fratello.
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