Oneshot VI
-Ben fatto!- esclamammo all'unisono, battendoci il pugno nel nostro solito segno di vittoria, mentre la piazza si riempiva di gente pronta a cercare di intervistarci.
Ladybug fece per andarsene, ma la trattenni posandole una mano sul braccio e le feci un cenno del capo.
-Vieni con me- le mormorai, per poi farle un giocoso occhiolino e prendere a saltare verso quello che ormai potevamo definire "il nostro posto".
Curiosa com'era decise di seguirmi, lasciando alle spalle la massa di persone che a poco a poco si disperse, arrendendosi al fatto che quel giorno non avrebbero ottenuto alcuna intervista.
La luna era alta nel cielo mentre noi ci fermavamo sulla cima della torre Eiffel, mettendoci l'uno di fronte all'altra.
-A cosa devo questo tuo invito?- chiese scherzosamente, incrociando le braccia al petto.
-Beh…- il nervosismo cominciò a farsi strada nel mio corpo agitato -Ieri per caso sono passato davanti alla vetrina di una gioielleria, e ho visto un bracciale che mi ha fatto pensare a te…- farfugliai a sguardo basso, lievemente imbarazzato dalla situazione.
Estrassi il gioiello dalla tasca del mio costume, porgendole quella catenina argentata, con appeso un ciondolo a forma di zampa nera e verde.
-Non sono il tipo di ragazza che ama portare accessori…- sospirò.
-Se non lo vuoi basta dirlo…- sussurrai triste, sobbalzando quando Ladybug lo afferrò, cogliendomi alla sprovvista.
Mi morsi il labbro inferiore nel tentativo di nascondere un ampio sorriso mentre la vedevo cercare di metterselo al polso.
La aiutai, tirando la sua mano verso di me e allacciandoglielo, quindi alzai lo sguardo sul suo, gli occhi luccicanti di felicità quando scorsi il suo lieve rossore.
Subito riacquistai il mio usuale comportamento, sorridendo sornione.
-Non credi che mi meriti un bacio come ricompensa di questo fantastico gesto d'amore nei tuoi confronti?- chiesi malizioso.
-Chat…- iniziò, ma la interruppi subito con un sospiro.
-Lo so, my lady. Il tuo cuore appartiene già ad un altro ragazzo, e non potrà mai essere mio- mormorai deluso, anche se me l'aspettavo.
La sentii avvicinarsi a me, quindi alzai lo sguardo, vedendo il suo viso ad un palmo dal mio, cosa che mi fece sgranare gli occhi, oltre che boccheggiare come un idiota.
Mi circondò il collo con le braccia mentre premeva le sue labbra sulle mie, facendo così l'ultima cosa che mi sarei mai aspettato.
I gatti che avevo nello stomaco cominciarono a esibirsi in capriole mortali, mentre cercavo di capire se quello fosse un sogno o meno; fino a quando avvertii che stava per staccarsi.
"Realtà o meno, non ho intenzione di farla finire"
Avvolsi la sua vita con un braccio, quindi posai l'altra mano sulla sua nuca, attirandola ancora di più verso di me e facendo nuovamente collidere le nostre bocce affamate l'una dell'altra.
La situazione si fece presto più passionale, e in appena qualche attimo le nostre lingue cominciarono a cercarsi, facendoci rimanere senza fiato.
Quando mi costrinsi a staccarmi, non volendo sprecare una delle mie nove vite per mancanza di ossigeno o infarto, Ladybug accostò le labbra al mio orecchio.
-E se fosse già tuo?- mormorò in un leggero soffio, facendomi rabbrividire -Mai dire mai, Chaton-
Detto questo si staccò da me, sfoderando lo yo-yo e usando l'oscurità della notte a suo favore, scomparendo dalla mia vista mentre l'ultima cosa che vidi di lei fu il luccichio del bracciale che le avevo donato.
"È successo veramente?"
La mattina seguente fui costretto ad interrompere le mie fantasie su quel bacio e quelle parole che avevano acceso in me una scintilla di speranza, dovendo andare a scuola.
Mi preparai continuando a tartassare Plagg di domande sulla verà identità della ragazza che amavo, sapendo benissimo che lui la conoscesse.
Arrivai a ricattarlo con il nuovo camembert che avevo da poco acquistato per lui, ma non ottenni nient'altro che una frase:
-Non lo so. So solo che è solamente un'amica- disse infatti prima di catapultarsi il mezzo a quella montagna di formaggio puzzolente, non concedendomi la possibilità di replicare.
Quindi mi arresi con un sospiro, afferrando lo zaino e uscendo di casa, facendomi scortare dal mio bodyguard a scuola.
Attraversai pensosamente il cortile, tornando con i piedi per terra quando Nino mi venne incontro, battendomi il pugno nel sontro solito saluto.
-Ehi, amico, come va?- chiese sorridente, e non potei fare a meno di ricambiare con forse anche più entusiasmo.
-Benissimo- dissi felicemente, gongolando da un lato all'altro mentre ci posiziavamo davanti ad uno dei muri della scuola, aspettando che la campanella suonasse.
-Che è successo di tanto fantastico?- rise, dandomi una giocosa gomitata.
Aprii bocca, pronto a rivelargli una mezza verità, ma in quel momento Alya e Marinette ci raggiunsero, scuotendo una mano in aria in segno di saluto, ma un tintinnio fece spostare la mia attenzione sul polso di Marinette, ritrovandomi a fissare un oggetto parecchio familiare.
Assottigliai con aria concentrata gli occhi mentre gli altri chiacchieravano, e fu solo quando Marinette mi riportò alla realtà che spostai gli occhi sul suo viso.
"Possibile che…"
-Ciao, Adrien- disse con strano imbarazzo -come stai?-
"O la va o la spacca"
-Benissimo- dissi, per poi mimare con le labbra "my lady", accompagnando il gesto con il solito sorrisetto sornione classico di Chat Noir.
Marinette sbatté ripetutamente le palpebre, perplessa, quindi aspettai pazientemente la sua reazione, che arrivò qualche secondo dopo: avvampò da capo a piedi, sobbalzando violentemente e prendendo ad urlare.
-Cosa?! Come mi hai chiamata?!- gridò, incredula, puntandomi un dito contro.
"Con il purr-fetto soprannome che ti ho assegnato, insettina" mimai nuovamente, facendole l'occhiolino, ma facendo in modo che nessuno a parte lei vedesse quelle azioni, anche se Nino e Alya stavano assistendo alla scena confusi, non capendo il motivo delle sue urla.
-Cha…?!- iniziò nuovamente a gridare, ma le tappai la bocca con una mano, accostando la bocca al suo orecchio rosso.
-Trattieniti, my lady, o tutti penseranno che sei pazza di me- la provocai con un ghigno malizioso, liberandola quando capii che non serviva più bloccarla dal parlare.
-È così!- esclamò nuovamente, per poi tapparsi la bocca con le mani.
In un attimo mi ritrovai ad avvampare a mia volta, per poi sorridere ampiamente.
-Davvero?- chiesi raggiante e con gli occhi luccicanti.
Marinette cominciò a tracciare dei piccoli cerchi con la punta del piede, imbarazzata e con sguardo basso.
-Beh… si…- mugugnò, facendomi intenerire all'istante.
In uno scatto le afferrai la vita, alzandola in aria e facendola roteare qualche volta, per poi posarla a terra e stringerla con forza a me.
-Che cosa…?- iniziò, incapace di continuare oltre.
-Ho appena capito di amarti, ed è una sensazione bellissima- sorrisi ampiamente contro il suo collo scoperto, schioccandole poi un bacio sul naso e uno sulle labbra, fissandola mentre diventava automaticamente un peperone.
-Non sembravi così a disagio ieri sera…- dissi vago, scoccandole un'occhiata maliziosa, sapendo perfettamente che avrebbe colto la frecciatina.
Boccheggiò vistosamente, per poi nascondere il viso tra le mani e farfugliare qualche incomprensibile lamento imbarazzato.
Ridendo la abbracciai nuovamente, sentendo per la prima volta in innumerevole tempo nient'altro che felicità e amore.
-Ci volete spiegare cosa sta succedendo?!-
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