Zanne
Ruggiti profondi e spaventosi rimbombavano nel corridoio e gli studenti di tutte le aule, insieme ai professori, si affacciarono per vedere che cosa stava accadendo.
Alcuni esclamarono parole come "Accidenti", "Forte", "Miseria, ma che roba è quel coso?", mentre altri strillarono dalla paura e chiusero gli occhi dal ribrezzo.
Gli insegnanti, visto il chiaro pericolo, cercarono di contenere i ragazzi dentro le aule, ma gli scolari più coraggiosi spingevano per uscire e vedere meglio la scena. Erano piuttosto eccitati dalla cosa, perché finalmente dava un po' di brio alle noiose e monotone giornate passate in aula ad assistere a una lezione dietro l'altra. Tuttavia a essere dalla parte della ragione erano proprio i professori, perché una bestia enorme e feroce stava devastando l'edificio scolastico.
Io m'infilai tra i corpi accalcati dei miei compagni e passai sotto alle braccia della Bianciotto, che stava con i piedi e le mani aggrappati allo stipite della porta.
"Pagano, rientra subito in aula", mi strillò quasi nelle orecchie.
Io guardai esterrefatta la bestia che stava devastando tutto: era un lupo!
Un enorme lupo, dal pelo color castano scuro che sfumava in toni più chiari sulla pancia, ringhiava minaccioso mostrando le zanne a un povero bidello che stava provando a tenerlo a bada con una misera sedia in metallo e legno. Annusai l'aria e sentii il suo odore muschiato, ma non riuscii a collegarlo a nessuno che conoscevo.
"Pagano, vieni in classe", insistette la professoressa, prendendomi per un braccio.
Guardai velocemente i dintorni, resistendo alla presa di lei, notando in un angolo degli abiti stracciati e un paio di scarpe malconce. Mi venne il dubbio che appartenessero alla forma umana di quel lupo. Dovevo fare qualcosa. Come avrebbe detto Malik, in quanto mutaforma avevo il dovere di difendere il mio villaggio e i suoi abitanti.
Con uno strattone mi liberai dalla presa della Bianciotto, rispondendole: "Vado a vedere se Malcolm sta bene" e mi misi a correre per il corridoio, nella direzione opposta rispetto a quella del lupo. Non volevo cercare Malcolm, ma volevo solo uscire sulle scale di sicurezza per potermi trasformare. I professori avevano chiuso le porte delle aule dopo aver fatto rientrare tutti gli studenti, nel vano tentativo di tenerli al sicuro. Uscii sulle scale di sicurezza, mi arrampicai sulla ringhiera e mi buttai giù. In un paio di secondi mi ero già trasformata in un falco e i miei vestiti stavano cadendo a terra. Li lasciai lì e volai, cercando di prendere quota, fino a raggiungere le finestre del secondo piano. Quelle che davano sul corridoio erano rotte e io ne approfittai per infilarmici dentro e attaccare il lupo direttamente agli occhi.
La bestia aveva dato una zampata alla sedia, facendola volare via, poi era balzato addosso al bidello e stava per mangiarselo. Ero arrivata in tempo per salvare quella vita umana!
Un ululato di dolore si sprigionò dalla gola del lupo, il quale cercò con le zampe di sfregiarmi per mandarmi via. Persi qualche piuma, ma non mollai la presa. Lui si dimenò e scosse violentemente il corpo, io invece sbattei le ali per tenermi in equilibrio e anche per fare forza, nel tentativo di girarlo di 180 gradi in modo che desse le spalle al povero bidello, rimasto a terra coperto di graffi. Non fu facile, ma ci riuscii e, quando gli lasciai il muso, lui scosse la testa con forza. Le sue ferite cominciarono a rimarginarsi e gli occhi castani puntarono verso di me. Stava guardando verso il corridoio che avevo in precedenza percorso a piedi. In fondo c'era l'uscita di sicurezza che avevo tenuto aperta apposta per riuscire a farlo uscire dalla scuola. Gli svolazzai davanti per schernirlo e lui colse al balzo l'occasione per inseguirmi. Sfrecciai veloce verso l'uscita e le scale metalliche mentre il lupo mi correva dietro. Egli uscì dal corridoio e balzò oltre le scale, ritrovandosi con le zampe nel vuoto. Lo vedi gesticolare gesticolare dalla paura mentre precipitava da sei metri d'altezza verso il suolo. Svelta lo afferrai per la collottola e, con uno sforzo davvero molto immane per me, riuscii a trasportarlo oltre il muro di recinzione del cortile della scuola. Mollai la presa facendolo cadere sul marciapiede e lui cadde con un tonfo, poi per qualche secondo rimase immobile, ma presto si rimise sulle quattro zampe, confuso e spaventato.
Dalla scuola provenivano ancora degli schiamazzi e la sirena d'allarme cominciò a suonare. Avvertii lo scalpiccio degli studenti dell'intera scuola che stavano affollando i corridoi per uscire dall'istituto. Quelli che avevano le aule al secondo piano sapevano perché bisognava evacuare la scuola, mentre tutti gli altri erano all'oscuro di ciò che era appena successo.
Dovevo portare la bestia al sicuro, ma per farlo avevo bisogno di comunicare con lui. Cercai di mandargli un messaggio mentale, proprio come Malik aveva fatto con me quando voleva raccontarmi la storia della sua terra, e gli dissi: "Adesso calmati e seguimi, che ti porto al sicuro".
Il lupo mi guardò esterrefatto, ma capii che mi aveva sentita, perché era disposto a seguire il mio consiglio. Appena dietro la scuola, c'era un parco giochi, che a quell'ora del mattino era poco frequentato e, oltre a quell'area verde, c'erano i binari della ferrovia. Sulla destra i binari erano ancora usati per il treno che andava da Pinerolo a Torino e viceversa, mentre di fronte c'era il capolinea di un treno che era caduto in disuso, siccome non c'erano mai abbastanza passeggeri che lo usassero. Volai proprio verso quel capolinea e il lupo mi corse dietro. Alcune persone che passavano per la strada rimasero spaventate nel vedere due bestie selvagge che si aggiravano per la città, mentre nel parco giochi un paio di uomini anziani, che portavano a spasso i loro cagnolini, cercarono di allontanarsi il prima possibile da noi. Tuttavia noi non guardammo in faccia nessuno e ci fermammo solo quando fummo sui binari del capolinea.
In mezzo ad alcune carrozze lasciate lì in rimessa, trovammo un angolo di pace in cui riprendere fiato. Mi trasformai in ragazza e con severità guardai la bestia negli occhi, intimandogli: "Trasformati, ritorna a essere una persona, o finiremo in serissimi guai".
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