Ritorno a scuola
Salvatore sembrava finalmente voler ragionare e sabato e domenica notte cominciò a integrarsi al gruppo. Probabilmente perché non c'era più la luna piena, riuscì a domare gli istinti e far prevaricare la ragione. Mi sentii sollevata a riguardo e cominciai a pensare che sarebbe andato tutto bene a scuola.
Lunedì mattina suonò di nuovo la sveglia e il bus passò puntuale a perdere me e le mie amiche. Gianna e le altre mi assillarono per tutto il viaggio per avere più dettagli possibile su me e Malcolm, ma io non avevo molte cose da dir loro, specialmente perché la maggior parte delle esperienze fatte con lui le avevo vissute nei boschi, in forma animale.
"Stiamo cercando il nostro equilibrio", dissi con fare vago.
"Mi sorprende che ti sei decisa a metterti con lui. Dicevi che non ci parlavi quasi", disse Gianna.
"Lo so, ma alla fine il primo passo lo ha fatto lui. Non ci credevo", spiegai.
Arrivati davanti a scuola, il conducente ci fece scendere tutti quanti e io lasciai le mie amiche per andare incontro al mio fidanzato.
Indossava un paio di jeans e una felpa, come facevano più o meno tutti i ragazzi in quella stagione, però lui sembrava il più bello che avessi mai visto. Sorrisi imbarazzata dai miei stessi pensieri e mi fermai di fronte a lui per dargli un bacio a fior di labbra.
"Pronta per tornare a scuola?"
"Sì. Ho studiato e fatto i compiti. Tu invece, te la senti?"
"Guarda che ho studiato anche io", rispose lui con un po' di orgoglio, poi aggiunse: "Ma mi sento strano. Non avevo mai notato che ci fosse tutta questa puzza".
Mi venne da ridere e lui si accigliò: "Dico sul serio. Posso distinguere a parecchi metri di distanza se una persona ha fumato nelle ultime ventiquattro ore e capire se era una sigaretta o una canna. Poi c'è chi non si è lavato, chi si è tinta le unghie stamattina e chi non cambia le sue scarpe da almeno un anno".
"E il gel per i capelli?"
"Non sapevo che avesse un odore così strano", affermò.
"E le emissioni corporee?"
"Un trauma per il mio naso".
"E i profumi e dopobarba?"
"Mi danno fastidio e mi fanno starnutire".
Gli diedi una pacca sulle spalle.
"Benvenuto nel club. Aspetta l'ora di ginnastica".
"Oh no, non ci avevo pensato".
Risi divertita e gli detti un bacino di consolazione.
"Io sono sopravvissuta, ce la.farai anche tu".
Malcolm storse la bocca, poco convinto, quindi mi prese per mano.
"È meglio che entriamo".
Camminammo in mezzo alla folla con atteggiamento rilassato. Malcolm conosceva parecchia gente e in molti lo salutavano con simpatia. Incrociammo anche Malik che stava dando un bacio a Jamila prima di entrare nella sua scuola.
"Ehi belli, vi affido la mia principessa".
"Ci vediamo dopo, bello", rispose Malcolm.
Entrammo nel nostro istituto e raggiungemmo la classe. Le porte del piani erano già state sostituite, ma le finestre non erano ancora state consegnate, così avevano coperto i vetri rotti con dei teli di nylon trasparente.
Nel vederci arrivare mano nella mano, i nostri compagni rimasero tutti stupiti. I maschi cominciarono a fare battute con Malcolm, le femmine mi presero in assedio e mi tormentarono con mille domande. Nel frattempo Jamila si sedette al suo banco e fece vedere alle sue amiche il nuovo colore che aveva messo sulle unghie.
Rivedere i professori dopo quasi una settimana fu per me una specie di emozione. Odiavo ammetterlo, ma mi erano mancati un po'. Loro invece avevano le solite facce frustrate e scocciate e, dopo essersi assicurati che avessimo fatto i compiti, decisero di fare un bel giro di interrogazioni e verifiche. Nessuno di noi era contento e passammo tutti due settimane d'inferno, tra compiti, libri, ripassi, ansie e preoccupazioni. A volte rinunciavo ad andare nei boschi di notte per ripassare ancora un po'.
Malcolm univa la mente alla mia per studiare assieme, a distanza, tanto che stava cominciando a migliorare.
"Siete due stupidi", ci disse un giorno Salvatore durante un intervallo. Aveva addosso il grembiule blu da lavoro e stava mettendo a posto il ripostiglio delle scope. "Quando uno è interrogato, l'altro che è seduto al banco gli dice telepaticamente le cose leggendole dal libro o dagli appunti. In questo modo vi prenderete sempre il massimo dei voti"
"Giusto", esclamò Malcolm illuminandosi improvvisamente.
"No, questo è imbrogliare, non è corretto. Non si impara niente a farsi suggerire le cose dagli altri", contestai.
"Avanti, mi aiuteresti in matematica, almeno non rischio di essere rimandato a settembre. E anche con storia e la geometria", mi pregò il ragazzo.
"No", mi rifiutai acidamente, "Studiamo già insieme, almeno nelle interrogazioni cavatela da solo".
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