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Pietre antiche

"Non si tratta di un gioco, è un argomento serio", dissi con fervore.

"Stai calma, dico solo che mi piacerebbe avere quel libro tra le mani. Ma dove possiamo recuperarlo?" Rispose Malik.

"Chi lo sa. Ho letto che, quando moriva la masca o il framasson, i parenti gli mettevano il libro nella cassa da morto, ma era più frequente che lo bruciassero. In sostanza, è quasi impossibile trovarlo", spiegai.

"Ci sarà qualcuno che ce l'ha ancora o sa dove recuperarlo", auspicò Malcolm.

"Se sai a chi chiederlo, accomodati, domanda in giro. Personalmente io non ne ho idea", dissi continuando a sfogliare le pagine del tomo che avevo in mano.

"Ma pensate che ci sia davvero? Voglio dire, magari sono leggende e basta", intervenne Jamila mentre temperava la sua matita.

Mi venne da ridere per la sua affermazione. "Tu stai con un ragazzo che si trasforma in ghepardo e sei scettica sull'esistenza della magia e stregoneria?"

"Cosa c'entra?" Mi chiese lei, guardandomi con un sottile sguardo assassino, indispettita dal fatto che ridevo di lei.

"Noi tre possiamo trasformarci in animali, con Salvatore siamo in quattro. Comunichiamo telepaticamente, Salvatore può con uno sguardo imbambolare la gente e usarla a suo piacimento, Malcolm sta diventando sempre più forte, Malik stabilirebbe il record mondiale di velocità nella corsa, mentre io assumo l'aspetto di ben tre animali differenti. Siamo noi stessi delle leggende viventi. Se tu andassi a raccontare in giro della nostra vera natura, nessuno ti crederebbe e ti riderebbero tutti in faccia. Ti direbbero che sono solo fantasticherie. Invece è reale, succede davvero e solo noi lo sappiamo e abbiamo da noi stessi la prova", dissi in un fiato solo.

"Ecco. Se però stai un po' più ferma, io finisco il compito", mormorò Malcolm.

Mi immobilizzai il più possibile.

Jamila scosse la testa non sapendo bene cosa rispondere, però dopo un attimole venne in mente una constatazione: "Nessuno mi crederebbe, è vero, ma io vi posso vedere e so che i vostri poteri sono reali, invece queste leggende che stai leggendo in quei due libri non costituiscono una prova reale".

"Non sono neanche una prova che sia fasulla", risposi.

"Oh, ma dobbiamo stare tutta la sera a discutere se è reale o no? Se non ci diamo una mossa a cercare qualcosa che ci dia un indizio vero su come recuperare quel libro magico, poi non possiamo lamentarci che non lo troviamo", intervenne Malik.

"Io ho finito", annunciò Malcolm chiudendo il suo album e riponendo le matite.

"Un minuto e ci sono anche io", disse Jamila.

"Qualcuno mi ha sentito?" Si lamentò Malik con un po' di rabbia addosso che accentuava il suo accento francese.

A Malcolm venne quasi da ridere e gli rispose: "Forte e chiaro, amico. Quale traccia cominciamo a seguire?"

Era un colpo basso, perché nessuno di noi quattro sapeva dare una risposta concreta, infatti per un un lunghissimo minuto regnò il silenzio. Si sentivano solo gli alberi che sussurravano tra loro e qualche timido grillo che lanciava il suo richiamo.

"Ma certo, lo chiederò alle piante", dissi all'improvviso. Gli altri tre fecero spallucce e aspettarono che provassi questa soluzione. 

Mi concentrai e cominciai a comunicare telepaticamente con alberi e arbusti, chiedendo loro aiuto per la mia ricerca. Pochi istanti dopo balenarono nella mia testa le immagini che loro mi mandavano, mostrandomi diversi luoghi appartenenti alle montagne in cui c'erano delle pietre riportanti diverse incisioni rupestri. 

Guardai i miei tre amici con un sorrisino compiaciuto e dissi: "Ci sono delle rocce con dei simboli sopra. La foresta mi suggerisce di partire da lì".

"Dove sono?" Domandò Jamila.

"Le più vicine le possiamo raggiungere in cinque minuti, se ci andiamo come animali", spiegai.

"Bene, che aspettiamo? Andiamo!" Esclamò Malcolm tramutandosi subito in un lupo.

Anche io mi trasformai e così fece anche Malik, facendosi successivamente cavalcare da Jamila. Cominciammo a scendere giù per il pendio della montagna sulla quale ci trovavamo e pochi minuti dopo eravamo nel comune di Perrero, a Ponte Raut, una piccola struttura che scavalcava il torrente Germanasca collegando la valle con i paesi più a monte. In quel luogo erano presenti alcune rocce con sopra incisi dei simboli a volte geometrici e a volte più artistici. Su uno dei libri che avevo appreso, lessi che molto tempo addietro in quel luogo abitavano delle sirene di acqua dolce, le Fantine. Avevano insegnato alla gente come fare molti tipi di mestieri, ma qualche curioso era andato a stanarle in casa loro, così le Fantine si erano arrabbiate, scatenando una terribile alluvione. Al termine di essa, avevano inciso quei simboli sulle pietre e se ne erano andate, promettendo di tornare solo se la famiglia di coloro che erano entrati in casa loro si fosse estinta, oppure se qualcuno avesse correttamente interpretato il significato di ciò che avevano scritto sulla roccia.

Jamila e Malik illuminarono con le lanterne le incisioni e Malik vi fece una foto con il cellulare della sua fidanzata.

"Caspita, non si capisce niente. Come faremo a interpretarla?" Si stupì Malik.

"Ma soprattutto, a noi cosa interessa far tornare queste sirene di acqua dolce?" Domandò Jamila con molto scetticismo.

"Magari ci aiuterebbero a trovare il Libro del Comando, oppure a capire chi siamo, da dove veniamo, perché ci trasformiamo in lupi", spiegai.

Lei mi guardò quasi con scherno ma non disse più nulla. I due ragazzi restarono concentrati nell'osservare la parete rocciosa.






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