Melanconia Lupina
La scuola era finita, noi studenti dovevamo attendere un paio di settimane per ricevere le pagelle, ma io ero tranquilla perché ero riuscita a mantenere alta la media dei miei voti. Mi dava soddisfazione studiare molto e portare a casa degli ottimi risultati.
Il primo giorno di vacanza lo passai quasi tutto a casa. I miei genitori mi avevano raccomandato di non sprecare il mio tempo e di cominciare subito a fare i primi compiti estivi, così presi un romanzo che la professoressa di italiano ci aveva detto di leggere e riassumere e cominciai con i primi capitoli.
Per cena il mio branco decise di mangiare insieme all'aperto, davanti a un bel fuoco scoppiettante. Nel luogo prestabilito, trovai l'inglese, il tedesco e l'africano (detta così, sembra una barzelletta).
Otto aveva in mano una pentola piuttosto capiente da cui proveniva un ottimo profumino di carne cotta. Aaron aveva un serie di libri dall'aspetto vecchio, che mise un telo steso per terra apposta. Malik aveva invece un'aria dispiaciuta, infatti mi disse: "Ho provato a chiedere spiegazioni a Jamila per il comportamento che ha avuto ieri sera, ma non mi ha voluto dire niente. Ha fatto l'isterica e poi è uscita con le sue amiche. Non so cosa dire..."
"Tranquillo, non hai colpe. Magari fra un po' di tempo si darà una calmata e almeno a te spiegherà qualcosa. Da parte mia, ho chiuso con lei. Non la voglio neanche più vedere."
Con quelle parole mi diressi davanti al fuoco e misi a bollire una pentola d'acqua per fare la pastasciutta.
Otto mise la carne a scaldare accanto alla mia pentola.
"Che cos'è?" Domandai.
Lui cominciò a fare gesti per me incomprensibili. Aaron intervenne: "Abbiamo catturato un bel cinghiale ieri sera, nel bosco. Una parte l'abbiamo mangiata sul posto e l'altra l'abbiamo portata a casa. Otto ha fatto una ricetta che si usa nel suo paese d'origine. Dal profumino direi che ci leccheremo i baffi."
"Speriamo. Ho un certo appetito..."
Salvatore arrivò con in mano una torta presa in pasticceria.
"La scuola ha chiuso i battenti e noi adesso siamo liberi di fare quel che ci pare e piace per tutta l'estate", esordì raggiante, "senza contare che ieri sera ho incontrato una gran bella ragazza con cui ho passato l'intera notte. Si chiama Luana. Se le cose vanno bene con lei, un giorno ve la presenterò".
Tutti quanti andarono in visibilio e iniziarono a tirargli pacche e spallate per congratularsi con lui.
"Oh-oh! Hai fatto colpo, amico."
"Ecco perché non ti abbiamo visto nel bosco."
"Com'è? Ha le tette grandi?"
"Dove l'hai conosciuta?"
"Non è che adesso sparisci, per stare solo più con lei?"
Robe dell'altro mondo, cosa mi toccava sentire.
Non avevo proprio voglia di unirmi alla conversazione.
Maschi: ragionano solo col pisello. E' scientificamente provato. Avevo infatti sentito la notizia che alcuni ricercatori americani avevano fatto dei test su diversi uomini eterosessuali. Il risultato era stato che gli uomini, in presenza di una donna attraente, si inibivano a tal punto che dimenticavano anche le nozioni più elementari, come elencare correttamente tutto l'alfabeto.
Mi resi conto di stare pensando troppo forte, infatti i miei amici si erano placati e mi guardavano un poco imbarazzati.
"Scusa, siamo stati indelicati. In fondo sei l'unica femmina del gruppo e immagino che ti sentirai un poco a disagio", disse Aaron, sfoggiando un'educazione all'inglese.
Non lo guardai neanche, restando gelida e distaccata.
"Non me li sono scelti io i compagni di branco, è accaduto e basta. Non mi resta che sopportare e sperare in un futuro più roseo."
Li scoraggiai con quelle parole.
Malik si mise a scolare la pasta, cercando così di dimostrarmi che ci teneva a me. Otto girò la carne, orgoglioso di aver cucinato per tutti. Salvatore mi versò dell'acqua nel bicchiere e Aaron condì la pasta con del ragù che avevo portato da casa.
"Non fare così, lo sai che ci teniamo a te."
"Se non ci fossi tu, saremo solo un branco di animali allo stato brado."
"Adesso non fare più niente, che ci pensiamo noi."
Sorrisi, intenerita dalle loro attenzioni. A volte bastava poco per farmi notare dai miei ragazzi.
Mangiammo senza troppi complimenti. La pastasciutta era buona ma di un buono normale, generico, solito; il cinghiale di Otto era invece una cannonata e non ne avanzò nemmeno un pezzetto.
Una volta che fummo tutti sazi, Aaron prese i suoi libri.
"Cominciamo dall'inizio. Falala vi aveva detto di fare delle ricerche, di informarvi, ma non lo avete fatto."
Mi sentii le guance infiammarsi dalla vergogna e cercai di difendermi: "Non è vero, qualche piccola ricerca l'avevamo cominciata..."
Ma Aaron mi interruppe subito: "L'avevate cominciata, sì, ma l'avete interrotta subito."
"Abbiamo avuto molti problemi a cui pensare."
"Non mi interessano le vostre scuse. State continuando ad andare avanti alla cieca per via della vostra ignoranza in materia. Così finirete col fare del male a voi stessi e alle vostre famiglie. C'è assolutamente bisogno che vi erudiate in materia. Cominciamo dalle origini."
Stavamo tutti zitti, basiti dalla serietà professionale del mago. Sembrava quasi che facesse il professore di mestiere. Lui aprì uno dei libri che aveva portato e cominciò la spiegazione.
"Il termine lupo mannaro deriva dalla parola medievale melanconia lupina o morbo lupino. Cominciò a essere usata comunemente nel cinquecento, come derivazione del termine volgare latino lupus hominarius, che significa lupo e uomo. C'è da sottolineare che la parola Licantropo indica solamente l'uomo che diventa lupo, e non anche le altre trasformazioni mannare. Il lupo è un animale che è stato demonizzato dall'uomo, ma al contempo è stato anche valutato per i suoi grandi pregi. Rappresenta un simbolo dalla doppia valenza: da una parte è stato addomesticato e trasformato in cane per via dei suoi punti di forza che hanno fatto comodo all'umanità; dall'altra parte è stato temuto per la sua ferocia e soprattutto perché cacciava le greggi. Nei riti sciamanici il lupo veniva invocato come guida per i cacciatori, ma anche perché guidasse le anime nell'Aldilà. Quando gli esseri umani smisero di fare una vita nomade e cominciarono a abitare in fisse dimore, dedicandosi all'agricoltura, il lupo passò dall'essere un protettore dei cacciatori e delle tribù a essere visto come una minaccia per le greggi e come un nuovo potenziale animale domestico. Da qui, nacquero i primi miti sulla trasformazione dell'uomo in lupo."
"Io tutte queste cose non le sapevo. Quindi i lupi mannari hanno un'origine molto antica", commentò Salvatore, pieno di stupore.
"Sì, davvero antichissima. Pensa che i primi miti hanno probabilmente origine nell'età del bronzo, quando si incontrarono i popoli nomadi indoari con quelli stanziali europei. In Europa erano diffusi molti miti femminili e legati alla luna, mentre i nuovi popoli in arrivo avevano religioni più maschili e legate al sole. L'unione e lo scambio delle due culture diedero come risultato diverse credenze in cui il lupo era protagonista. Per esempio: in Anatolia le donne evocavano il lupo per aumentare la loro fertilità; nella penisola russa Kamcatka, i contadini facevano un simulacro di paglia a forma di lupo per le feste ottobrali e vi facevano dei voti perché le ragazze trovassero marito nel giro di un anno. Ovviamente ci sono molto altri miti a riguardo, che testimoniano quanto fosse forte il legame tra gli esseri umani e i lupi, infatti, tra tutti i tipi di mannari esistenti, la stirpe lupina è quella più antica, per lo meno sui documenti che sono arrivati fino a noi."
Malik si sentì in dovere di intervenire: "Ma non sono gli unici. Nella mia terra, i lupi non sono neanche nominati."
"Questo perché provieni da un Paese che ha una fauna completamente differente da quella europea. Ma anche in Europa ci sono mannari che non si trasformano in lupi. Otto ne è un esempio. Tuttavia, in Africa possiamo trovare qualcosa che si può avvicinare a un licantropo. Gli Antichi Egiziani veneravano il dio Anubi, che aveva la testa di sciacallo e il corpo di uomo. La maggior parte delle volte veniva rappresentato accucciato e in forma di canide, ma nei riti di passaggio nell'Aldilà aveva un corpo umano. Non si può dire che il dio fosse un mannaro vero e proprio, perché manca l'aspetto della trasformazione, volontaria o involontaria, infatti i due aspetti di Anubi coesistono contemporaneamente, un po' come in tutte le divinità egizie."
"Mi ricordo che lo abbiamo studiato, in prima superiore, ma non ci avevo mai pensato alla similitudine tra Anubi e un lupo mannaro", constatò Malik.
"Confesso che neanche io me ne ero mai resa davvero conto", aggiunsi.
"Non è immediato capirlo, anche perché al giorno d'oggi si studiano le cose di fretta, senza soffermarsi sui dettagli. Lo stesso discorso si può fare con gli Antichi Greci", proseguì Aaron.
Spalancai gli occhi, stupita: "C'erano i mannari anche nei loro miti?"
"Nell'Antica Grecia si possono trovare tre principali figure in Zeus, Febo e Licaone. Il primo era il dio padre che amava mutare forma con lo scopo di sedurre le donne mortali, senza farsi scoprire da sua moglie Era. Si sapeva trasformare in molti animali, tra i quali anche in lupo. Sotto quell'aspetto, si faceva chiamare Liceo e in Argo lo adoravano."
"Liceo? Ma quello è il nome della scuola", commentò Malik, confuso.
"Già... le nostre scuole superiori si chiamano così", aggiunsi io, stranita dalla notizia.
Aaron fece una risatina divertita e chi spiegò: "Le vostre scuoel si chiamano in questa maniera, per un motivo ben preciso. Adesso ve lo racconto. Febo (o Apollo) era il dio del sole, partorito assieme ad Artemide da Latona, in forma di lupa. Anche lui poteva mutare forma e sapeva assumere le sembianze di un lupo. Nell'Antica Grecia, un boschetto nei pressi del tempio di Atene venne dedicato proprio a Febo Lykos. Nel tempio, Aristotele amava fare lezione ai suoi discepoli, dando così origine al Liceo di Aristotele, da cui deriva l'omonimo termine scolastico. Per questa ragione, il lupo divenne animale simbolo di sapienza. In verità, c'è anche chi dice che Liceo deriva dal termine Lykeios, che significa uccisore del lupo".
"Quindi... tutti i giorni andiamo a studiare in strutture in un certo senso dedicate al lupo", mormorai basita.
"Sembra quasi sia un destino", aggiunse Salvatore, "Io addirittura ci lavoro là dentro e sono anche diventato un lupo. A volte le coincidenze sembrano davvero troppe".
"Sì, gli scherzi del destino a volte sono crudeli. Volete ascoltare il terzo mito?" Chiese il mago.
"Siamo tutti orecchi", rispose Malik.
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