Ciao, Malcolm
Il terzo giorno dopo la morte di Malcolm, l'intera scuola rimase chiusa,perché tutte le classi, i professori, preside e vicepreside andarono al funerale. Anche i bidelli non mancarono e Salvatore spiccava tra i suoi colleghi per la sua aria seria e rispettosa.
Teresa non si aspettava così tanta gente e si emozionò per la gentilezza che queste persone sconosciute stavano dimostrando. Pianse per tutto il tempo della funzione, ma non fu la sola. Anche io versai molte lacrime e mi sentii davvero male. Jamila mi restò accanto tutto il tempo, a volte stringendomi le spalle per darmi conforto.
Dopo tre giorni di lutto, stavo cominciando a metabolizzare il dolore della perdita e, se all'inizio mi ero trasformata senza controllo, durante il funerale riuscii a contenermi di più.Mi sentivo la pelliccia crescere al centro della schiena e le zanne che cercavano di spuntare dalla mia bocca, ma con molta forza di volontà li ricacciavo indietro.
Solo Jamila sapeva di questa mia difficoltà e cercava di calmarmi quando vedeva i peli spuntare da sotto la mia canotta.
Malcolm venne chiuso nella cassa da morto, un prete lo benedisse e poi un paio di addetti lo calarono dentro alla fossa scavata appositamente per lui. Posammo sulla sua tomba tantissimi fiori,biglietti di addio, foto, candele e pupazzi.
Anche io dovetti dirgli definitivamente addio e ne soffrii tantissimo, così tanto che mi sembrò di sovraccaricare il cuore e dilaniarlo irrimediabilmente.
Jamila mi trascinò fuori dalla folla, assicurandosi che nessuno notasse il mio viso che si stava trasformando. Salvatore mi raggiunse e mi abbracciò forte forte, anche lui provato dal dolore per la perdita del nostro Alpha.
Un po' più distanti c'erano anche Otto, Aaron e Falala, a loro volta dispiaciuti per il triste evento.
Solo dopo diversi minuti mi calmai e mi asciugai il volto. Ero ritornata di aspetto completamente umano e mi sentivo devastata.
Ci vollero alcuni giorni per riprendersi dalla perdita e riorganizzare le idee. Come branco non ci incontrammo fisicamente,poiché ognuno aveva bisogno dei propri spazi. Passeggiare da soli nei boschi aiutava il cervello a rilassarsi e a lasciare andare i sentimenti più tristi.
Nel frattempo il programma scolastico andava avanti e io dovevo riuscire a rimanere abbastanza concentrata per sostenere gli ultimi esami e fare le verifiche rimanenti.
Jamila continuò a rimanermi vicina. Mi sembrava strano che per via di una perdita così grande e improvvisa, avevo ottenuto in cambio una nuova amicizia, oltretutto da una persona che avevo sempre percepito come ostile.
Ne trassi grande conforto.
La ragazza ogni giorno mi raccontava anche come andava la convivenza con Otto e Aaron, io invece le narravo cosa facevamo di notte durante le nostre scorrazzate nei boschi.
Finalmente il branco si era riunito e stavamo ricostruendo la nostra gerarchia senza Malcolm.
Falala aveva accolto il tedesco e l'inglese in casa, ma aveva messo ben in chiaro che i due Cacciatori Arcani avrebbero dovuto collaborare nelle pulizie domestiche e nella preparazione dei pasti.
Risultato:la casa non era mai stata così pulita.
I due uomini non erano tanto bravi ai fornelli, se non si trattava di cucina da campo, però erano pignoli nel lasciare tutto in ordine.
Una sera Aaron mi disse: "La prima regola fondamentale che si impara studiando le arti magiche, sono l'ordine e la pulizia dei propri strumenti e affetti".
Cercai di non accennare questa cosa ai miei genitori, prima che mi obbligassero alle pulizie forzate di camera mia.
All'uscita di scuola Jamila mi stava sempre appiccicata per tormentarmi, seguendomi lungo la strada del ritorno a casa.
"Siete proprio fortunati, voi cinque, che potete trasformarvi. Non so cosa darei per essere come voi."
"Ti ho già detto molte volte che non è così bello e semplice. Ogni azione di vita quotidiana è più difficile da fare, perché devi trattenerti in tutto, per non far scoprire alla gente il tuo segreto. A volte ti scoraggia molto questa consapevolezza."
"Sono brava nel nascondere i segreti. Che ne dici di darmi un morso? Basta un braccio o devi farlo sul collo?"
La guardai sconvolta e anche irritata.
"Non ti morderò, Jamila, mai e poi mai."
"Ti credevo mia amica..."
"Proprio per questo che non ti auguro la mia condizione."
"Allora da questo momento non lo sei più. La nostra amicizia è finita."
Voleva cercare di convincermi ferendomi nei sentimenti?
Illusa!
"Allora ciao, ci vediamo in classe", le dissi con tutto il menefreghismo possibile.
Lei ne rimase risentita e rispose: "Dirò a tutti quello che sei in realtà e che ti trasformi in un animale ogni notte".
"Auguri.Verrò a trovarti al reparto psichiatrico."
"Dico sul serio."
"Io pure."
La ragazza prese il fiato e cominciò a urlare: "La mia amica, Malia,sembra tanto una santarellina, ma in realtà, di notte, se ne va a spasso per i boschi a ululare alla luna. È una mutaforma, un mostro a forma di lupo".
Perla strada c'era molta gente: studenti che si dirigevano a piedi a casa o stavano ad aspettare gli autobus, persone che entravano e uscivano dai bar e dai negozi di pizza al taglio, padroni di cani che si facevano la passeggiata coi loro quadrupedi. Si girarono tutti a guardare Jamila che gridava al vento i fatti miei. Avevano facce attonite e perplesse. Nessuno pareva crederle davvero,a giudicare dalle loro espressioni.
Che imbarazzo.
Dovevo fare qualcosa per zittirla.
"Jamila,te l'ho detto mille volte che la devi smettere di fumarti le canne. Sei fuori di testa. Vattene a casa, che è meglio."
L'intera strada si mise a ridere. Credevano più a me che accusavo lei di essere una drogata, rispetto a lei che diceva che io mi trasformavo in un lupo.
Sconfitta,la ragazza mi lanciò un'occhiataccia e se ne andò per la sua strada.
Menomale che mancava solo un giorno di scuola.
Grazie al cielo, dovevo sopportare solo più un giorno.
La fine della scuola la festeggiammo con un'intera mattinata in classe a bere e mangiare.Qualcuno, per i corridoi, tirò anche i palloncini pieni d'acqua,costringendo bidelli e professori a calmare gli entusiasmi troppo esagitati.
Alla sera andammo in pizzeria.
La mancanza di Malcolm si sentiva e feci fatica a mostrarmi di buonumore.
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