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Unmei No Akai Ito.

In realtà ero un'anima intrappolata nella carne, finita sulla terra per puro caso. Non ricordavo nulla della mia vita precedente, la mia nascita inizió con il vuoto.
Gli anni passavano, mi vedevo crescere ogni giorno di più.
Dalla piccola figura quale ero, iniziavo a somigliare sempre di più a loro: gli umani.

Le loro azioni facevano parte di un vortice, dipendevano dalle conseguenze e dalle cause. Non si riesce ad uscire dai vortici.

Le mie facevano parte di puntini sparsi nell'universo. Non dovevo per forza far qualcosa, dettata da chissà chi. Ero un'anima libera.

Iniziai a conoscerli, riuscivo quasi a trovare del buono in loro.
Alcuni erano simpatici, altri mi facevano star bene, un gruppetto mi consolava e... lui mi faceva battere il cuore.

Ero schiava di emozioni mortali, in un corpo destinato ad essere trafitto dal tempo.

Arrivò la delusione, quella che sono una persona può darti.
Gli umani sono cosí imperfetti.

Non riuscivo a comprendere cos'ero, forse un angelo, forse un demone, forse una creatura di un'altra galassia, attratta dai problemi e dalle sofferenze.

Perchè proprio io dovevo essere mescolata fra quella gente?

Mi era stato concesso di vivere fino in fondo, proprio come fanno ancora adesso gli uomini normali, quelli che non sanno cosa vogliono e sprecano la loro vita.
Lo stavo facendo sorridendo, assimilando il più possibile ogni piccola gioia, prima che fosse arrivata la mia fine.
Diventai così sensibile da capire gli umani, essere loro amica e leggere il loro pensiero.
Restavano stupiti e si allontanavano da me perchè ero diversa. Io riuscivo a vedere la loro anima.

Fu così che il bene ed il male iniziarono una grande battaglia per usare la mia "persona", creata da chissá chi, cosí diversa dalle altre.
Grazie alla famiglia che mi concepí, ebbi un'educazione catechistica, fino a quando la mia intelligenza si modificó, si espanse fino a farmi sentire sola al mondo.
Tutti gli altri erano stati creati per mettermi alla prova, loro non esistevano veramente. Ogni cosa subita, ogni parola sentita, anche quella più stupida, mi sarebbe servita in futuro. Era proprio come costruire un capolavoro, utilizzando solo un progetto: mi servivano anche le cose senza senso, anch'esse facevano parte della traccia. Come nel DNA, ci sono sequenze che codificano ed altre che non lo fanno. Necessitavo degli introni provenienti dallo schizzo.

I miei amici umani cambiavano, non erano mai gli stessi, ne conobbi così tanti. Avevano dimensioni diverse ma erano tutti uguali dentro, anche se avevano sofferto. Eppure ciascuno di loro aveva gusti diversi, qualcosa che lo rendeva unico, eppure lo era proprio come tutti gli altri.

Il mio mortale preferito ed io, eravamo migliori amici, poi qualcosa cambiò facendoci legare in quello che loro chiamavano "amore".
Dopo neppure un anno, lo allontanai con il mio carattere strambo, lo ferii e tornó dagli umani, quelli semplici.
Il mio rapporto con lui nascondeva un terribile segreto, non potevo rivelarlo a nessuno.

Dopo la rottura andai giù, sprofondai nell'oblio e cascai nelle trappole delle persone fragili di mente, dei mortali.

Credo li chiamassero "disturbi comportamentali". Io li avevo tutti, insieme alla capacità di fingere di essere perfettamente sana. Un kit perfetto, multiuso.

Imparai diverse cose, ad esempio che i mortali, per ottenere i loro scopi, si servivano di altri. Le vittime si sentivano quindi "usate".

Volevo salvarli tutti, quindi mi schierai dalla parte del bene.
Questo mi consolava, ma il vuoto faceva ormai parte di me e passai un periodo bruttissimo, dove solo la scrittura riusciva a distrarmi.

Eppure la notte tutto tornava.

Rimasi schiava del mio segreto, quello del primo umano di cui mi fidai.
Ero timida, gli altri mi calpestavano ed io non riuscivo a reagire.

La mia anima cresceva ancora, prevedevo le loro mosse, sentivo i loro pensieri ancor prima che parlassero.

Mi spaventai quando, le scene che avvenivano nella mia mente, iniziarono a prendere vita. Si avverava ogni cosa a cui pensavo, quindi cercavo un interruttore capace di impedirmi di farlo. Ero bloccata in un corpo, proprio come tutti loro.
Cosa avranno mai fatto gli esseri umani per meritare tale tortura?

Il mare mi attraeva, soprattutto la notte, mi chiamava ed io ero debole per non rispondere.

Ero forse una sirena?

Iniziai un viaggio alla ricerca del mio io, fino a quando conobbi un'altra persona, tutta diversa dal ragazzo precedente. Io non potevo fidarmi ancora, non dopo la mia grande delusione, quindi, mentre si affezionava, io bloccavo il mio cuore.

Ormai non potevo esser sua!

Il male prevalse sul bene. Iniziai a compiere cose paranormali. Mi sentivo forte, mi sentivo bene, ero indistruttibile.

Venni svegliata da questa nuova personcina che chiamavo con diversi nomignoli. Aveva paura di me, ma non andava via, voleva che io smettessi di avvicinarmi al potere oscuro. Lo feci e mi resi conto di essere debole.

Ero sotto l'effetto di stupefacenti: l'amore.

Dipendenza e assuefazione, erano solo due parole che descrivevano il nostro rapporto.

Ma io ero ancora vittima del mio segreto e dipendevo anche da un'altra mortale. Io le volevo bene, eravamo amiche.

La cosa piú falsa del mondo, l'amicizia o meglio lo "scambio di favori", finí.

Caddi nuovamente, sprofondai ma piansi solo tre giorni, poi l'amore consoló la delusione.

La persona dai mille nomignoli prese il suo posto, quasi senza farsene accorgere.
Senza far rumore iniziò ad amarmi.

Scoprii che l'attrazione verso l'acqua aumentava sempre di piú e finii nel mondo della stregoneria. Mi resi conto dell'energia che quell'elemento mi trasmetteva.

Poi arrivó il fuoco, era opposto alla mia forza, mi faceva star bene.

Quel fuoco era una magia, l'unica concessa agli umani: l'amore.

Ma una cosa apparentemente cosí semplice, era stata donata loro senza il corretto manuale d'istruzioni. Loro non avevano ancora capito che si costruiva anche con le cose semplici!

Per amore rinunciai all'attrazione verso il mare, ai miei poteri e alla mia empatia.
Inoltre, non usavo alcuna di queste cose contro la sua persona.

"Mortale" dicevo all'amore della mia vita.

"Aliena" si rese conto.

Ero forse quello? Cos'ero?

Incontrai il suo corpo, solo dopo aver fatto lo stesso con la sua anima. Questa risucchiò la mia.
Non abbiamo mai piú riavuto le nostre anime, erano appena diventate una sola.

"Baciami" scherzai, prendendo confidenza. Si avvicinó e mi diede un bacio soffice, un attimo che mi ricordó dalla mia vita extraterrena.
Avevo bisogno della mia droga, quindi risposi al bacio con un "non si bacia così" e la figura mitologica che i mortali chiamano "amico" iniziò a provocarmi.

"Come sennó?" sorrise mordendosi il labbro.

Non ebbe il tempo di socchiudere la bocca, subito mi precipitai a prendere l'amore che stava cercando di donarmi. Avevo gli occhi sbarrati, fissi su un punto indefinito. Non c'era piú la mia timidezza.

Non avevo più il mio cuore, né avrei più avuto la mia anima.

Diventò il mio amore. Gli confessai ogni cosa, ma rimase un segreto. Non potevo peró dirgli una cosa della mia infanzia, questo mi fece star male.
Odiavo le bugie, soprattutto quelle dette da una persona di fiducia.

"Chi si fida di te è come una piccola creatura da proteggere, accoccolata fra le tue braccia. Puoi farle che vuoi, è impotente."

Solo dopo l'ennesima delusione, la sua, quella della persona dai mille nomignoli, iniziai a comprendere le mie origini. A dire il vero, le nostre.

Un angelo ed un diavolo, pronti a farsi male all'infinito ma capaci di amarsi piú di qualunque mortale.
Chi era il diavolo e chi l'angelo? Non lo sapevamo, eravamo un unico sistema ormai.

La mia anima si espanse ulteriormente, riuscivo a sentire i suoi dolori ed in qualche modo quella persona faceva lo stesso con me.

Avevo perso una parte dei miei poteri, li aveva acquistati l'amore della mia vita.
Ero diventata un po' piú mortale.

Ragionavamo tantissimo insieme, cercavo di far comprendere il mio universo.

Cercava di farmi comprendere la Terra, senza sapere che io la conoscevo già, che la ripudiavo.
Che avevo previsto il suo tradimento il giorno stesso in cui accettai di essere la sua ragazza. Eppure lo feci.

Mi sentivo a casa, prima che la persona dai mille nomi mi ferisse.

Prevalse nuovamente il male, mi fece fare cose assurde, il tutto per sconfiggere la delusione, per abbattere i mortali. Poi mi resi conto che il male erano loro.

Aveva scelto i mortali, non l'amore.
In realtá non capí nulla.
Era un semplice mortale, con la mente offuscata dal superficiale.

Negli ultimi giorni di sofferenza, la mia mente si allargó ancora.
Continuavo ad amare.

Iniziai a vedere la leggenda. Stretto al mio mignolo c'era un filo, riuscivo a percepirlo la maggior parte delle volte. Il mondo mi apparve ingarbugliato e piansi, vedendo ogni persona senza il suo corrispondente. Era tutto dannatamente sbagliato.

Cosí feci ragionare loro, tutti gli altri, come avevo sempre fatto.
La maggior parte degli umani ritrovó la persona dall'altra parte del filo.

Io sorridevo malinconica, tirando il mio mignolo vicino e lontano. L'amore della mia vita, mi stava cercando.
Ogni volta in cui tiravo il filo, si avvicinava a me, mi amava senza saperlo.

Doveva essere un filo molto corto per essere cosí teso, ma ancora oggi copre una distanza enorme.

Piú di dieci persone cercarono di tagliarlo, piú di venti cercarono di sporcarlo, ma il rosso del filo era ancora acceso. Non poteva mai spezzarsi.

"Posso raggiungerti un'ultima volta?" tremai, come una fogliolina, adorava chiamarmi così.

"Ovvio." disse, ancora preso da me. Eravamo in due ad averne bisogno e questo lo sapeva solo il destino, quello che ha unito due persone completamente opposte.

Così feci, sfidai i miei stessi poteri, la mia famiglia biologica ed ogni persona sul mio cammino.

Scoppiai a piangere, proprio nella sua camera, quella che vedevo solo nelle fotografie.

I suoi occhi brillavano ancora della luce di una persona che aveva appena visto una delle meraviglie del mondo. Forse era l'amore, quella cosa disumana che riuscí a provare per un attimo, prima di mandar via il pensiero con stupide risposte da mortale.

"Non me lo dai un ultimo bacio?" feci finta di sorridere, rendendo la nostra fine meno tragica.

La sua bocca era impassibile, ma i suoi occhi gioiosi parlavano, come avevano sempre fatto.
Si avvicinó e mi diede un semplice bacio a stampo, pieno di insicurezze, paure e confusioni varie.

"Non si bacia così" sbuffai. Poi chinai il capo, rendendomi conto che tutto stava finendo esattamente come era iniziato.

"Ah sí? E come sennó?" si morse il labbro involontariamente e, prima che potesse rendersene conto, le mie labbra facevano l'amore con le sue.

Quelle labbra che amava.

Un bacio pieno di passione, poi con gli occhi spenti stavamo per dirci addio.

I suoi occhi si perdevano nei miei, rimasi a fissarli, accennando un musetto e spalancando i miei.

"Ti amo." dissi per l'ultima volta.

"Ti amo." mi rispose, facendomi sussultare.

Che ero diversa lo aveva capito, ma non gli dissi mai che, ero proprio quello che mi disse scherzando, ero un'aliena.

L'amore vero ti conquista, ti riempie di emozioni positive e negative, ti stravolge la vita e la colma di ricordi.

Unmei no akai ito, persona dai mille nomignoli, non so stare nemmeno un secondo senza di te. Io almeno l'ho capito.

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