Capitolo 4
Adeline's pov
<<Non so ancora come ringraziarti Marilyn per l'invito>> ammetto a bassa voce, mentre aiuto la diretta interessata a tagliare le carote <<Non ti preoccupare, sei la benvenuta in casa mia d'ora in poi... mi pento solo di non averi conosciuta prima, sei una ragazza splendida.>>
Il suo sorriso sornione mi contagia, tanto che mi ritrovo a dover distogliere lo sguardo dal suo - presa dalla timidezza - .
<<Il pollo a che punto è?>> domanda d'un tratto, cercando di tenere sotto controllo la preparazione della cena <<Una manciata di minuti e sarà pronto>> comunico, dando un'occhiata veloce a ciò che il forno contiene all'interno.
<<Mi sarebbe piaciuto riuscire a preparare anche un dessert, ma il tempo non me lo permette>> afferma scoraggiata <<Non è un problema, abbiamo così tanto cibo da riuscire a sfamare una decina di persone>> ironizzo, strappandole un risata.
In questo preciso momento il campanello suona, mettendoci al corrente dell'arrivo di una terza persona.
<<Aspetti qualcuno?>> chiedo per curiosità, dando uno sguardo rapido alla donna che si trova al mio fianco <<Cameron mi ha avvisato che avrebbe fatto tardi stasera, quindi no... prova ad andare a vedere chi è, io intanto estraggo il pollo dal forno>> annuisco energicamente e mi avvio verso la porta.
Rilascio un sospiro ed abbasso la maniglia.
L'espressione stanca ed affaticata di Cameron mi si presenta davanti, mentre sostiene sulla spalla la borsa sportiva.
<<Ehm, mi sono perso qualcosa?>> scoppio a ridergli in faccia, beccandomi uno sguardo confuso da parte sua <<Ciao anche a te>> ruoto su me stessa e ritorno in cucina, seguita dal ragazzo.
<<Non dovevi tardare?>> domanda Marilyn, mentre finisce di apparecchiare la tavola <<Mason ha preso una storta alla caviglia, perciò il coach ha dovuto accompagnarlo all'ospedale e dunque l'allenamento è saltato>> spiega, mentre versa dell'acqua nel bicchiere.
<<Comunque, come mai lei è qui?>> ammetto che la sua domanda mi ha lasciato di stucco e la mia espressione fa trasparire le mie emozioni <<Non lo dico in senso negativo, che sia chiaro... sono solo curioso>> puntualizza, stendendo su di me quel velo di leggerezza che provavo fino a prima del suo arrivo.
<<L'ho invitata a cena, perciò sii gentile>> ammica la madre verso il figlio, che in riposta solleva lo sguardo.
<<Vado a farmi una doccia>> valuta, passando una mano tra i capelli <<Mangiate pure se volete, non mi offendo>> commenta, prima di avviarsi al piano superiore.
Il tempo scorre rapido mentre io e Marilyn parliamo del più e del meno, cominciando a conoscerci meglio, in attesa dell'arrivo del castano.
<<Quindi ami viaggiare?>> domanda, tirando le fila al mio discorso <<Esattamente. Sono innamorata del Mondo e fremo dalla voglia di visitare ogni piccola città... non so quanto tutto questo sarà possibile, ma sognare non costa nulla>> spiego, gesticolando come al mio solito.
<<Arriverà anche il momento della tua rivincita dopo questa situazione... devi solo aspettare ed intanto continuare a vivere>> consiglia, sorridendo.
<<Magari avverrà... oppure no. Sai, ormai non so più a cosa credere, perciò continuerò a muovermi con i piedi per terra. Ciò non mi toglierà la capacità di pensare ad uno dei miei più grandi sogni, che sia chiaro.>>
Alzo le spalle, abbozzando un sorriso.
<<Ci sono! Siediamoci a mangiare, ho una fame pazzesca>> annuncia Cameron, correndo in fretta giù dalle scale, interrompendo il nostro discorso.
Senza farcelo ripetere io e Marilyn ci alziamo dal divano e ci dirigiamo in cucina.
Prendiamo posto attorno al tavolo e successivamente cominciamo a mangiare.
<<Cameron, come mai sei così silenzioso? Non è da te... >> chiede curiosa la madre <<Così, non ho nulla da dire>> risponde.
<<Adeline ti ha messo a disagio?>>
Dopo questa ulteriore domanda da parte di Marilyn, le gote di Cameron assumono una colorazione rosata.
<<Figurati, non è di certo la prima ragazza che viene a cena a casa nostra>> se ne esce con questa frecciatina, sicuramente scagliata per spostare l'attenzione da lui a me.
Sinceramente ciò non mi fa n'è caldo, né freddo.
<<Maschio alfa, smettila di fare lo scimmione di turno>> lo richiama Marilyn, fulminandolo con lo sguardo <<È tutto okay>> rispondo sincera, lanciando uno sguardo rassicurante ad entrambi.
Finiamo di gustare i nostri piatti prelibati e comincio a sparecchiare insieme alla donna di casa.
<<Non se ne parla, sei l'ospite e da tale devi comportarti>> Marilyn toglie dalle mani i piatti e mi segno di accomodarmi <<Sei sicura che non hai bisogno di una mano?>>
<<Al cento per cento>> esordisce
<<Perfetto, allora me ne vado anche io>> commenta Cameron, cogliendo l'occasione giusta per non aiutare la madre <<Signorino, torna subito qui.>>
<<Devo fare... una cosa... sì, nel coso>> dopo questa sua affermazione scoppio a ridere di gusto, seguita a ruota dalla madre del ragazzo <<Scusalo, non è sempre così>> scuote il capo, mentre se la ride di nascosto.
Il castano sparisce dietro alla porta, diretto probabilmente verso il salotto.
Mi sento decisamente in imbarazzo, perciò rimango immobile sulla mia sedia in attesa che Marilyn finisca di ripulire.
Successivamente, raggiungiamo Cameron, e ci accomodiamo sulle varie poltrone che occupano la stanza.
<<Hai già adocchiato qualche posto che offre un lavoro?>> domanda improvvisamente la donna, rivolgendo l'attenzione su di me <<Sì, ho qualche opportunità... sono però spaventata dalle riposte ricevute questo pomeriggio, ma rimango fiduciosa>> concludo.
<<Non hai paura di stare a casa da sola? Insomma, hai appena diciotto anni... >> questa volta è Cameron a parlare.
Mi ha stupito il suo intervento.
<<Fosse questo il serio problema della mia vita! Non mi faccio più di tanti problemi>> ammetto, stringendo le mani tra di loro <<Se vuoi, puoi venire a stare da noi... la mia proposta è ancora valida>> mi ricorda Marilyn.
<<Credo in me e nella mia forza, perciò vorrei provare a prendere in mano la situazione... >> sussurro sicura <<La porta di casa nostra è aperta, tienilo a mente>> ribadisce, con tono dolce.
Annuisco come per ringraziarla e rilascio un sospiro di sollievo.
<<Si è fatto tardi>> valuto, dando uno sguardo rapido al mio orologio da polso <<Vi ringrazio per l'ospitalità e per la cena>> mi alzo, seguita dagl'altri due presenti, così da potermi congedare.
<<Vuoi un passaggio fino a casa?>> domanda Cameron, volenteroso <<Non ti preoccupare, non è poi così distante>> lo rassicuro, scuotendo il capo.
Entrambi annuiscono e mi seguono verso l'uscita <<Quando vuoi, ti aspettiamo a braccia aperte>> abbraccio calorosamente Marilyn e la stringo leggermente più forte appena termina di parlare.
Ci stacchiamo e lancio un'occhiata a Cameron <<Buonanotte>> sussurro, allontanandomi fuori dalla porta. In riposta sorride, incastrando la lingua tra i denti, salutandomi con un gesto veloce della mano.
...
Mi dispiace, siamo al completo.
Ecco la frase che per tutta la mattinata ho sentito ripetere da ben dieci persone diverse: per lavorare in caffetteria, in gelateria, oppure fare la babysitter e chi più ne ha, più ne metta.
Non c'è nessuno disponibile.
Come promesso, mando un messaggio a Marilyn.
<<Niente da fare, nessun posto.>>
Digito velocemente e ripongo il cellulare dentro alla tasca della mia giacca.
Con passo felpato e le cuffie alle orecchie raggiungo la mia abitazione.
Appena chiudo la porta, mi butto con nonchalance sul divano.
Lentamente un groppo alla gola fa sì che nei miei occhi un velo di lucidità si stenda.
Dopodiché, le lacrime cominciano a sgorgare incontrollate, accompagnate dai singhiozzi. Il mio viso diventa umido e gl'occhi si gonfiano.
Blocco ogni mio lamento appena un clacson suona dall'esterno. Presa dal panico, mi asciugo le guance e raggiungo la porta d'entrata.
Il mio sguardo si perde lungo l'orizzonte e solo dopo qualche secondo riesco ad accorgermi della presenza di Cameron.
Rimane dentro alla sua auto scura, infondendomi serenità tramite il suo sorriso.
<<Prepara tutte le tue cose, vieni via con me.>>
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