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Capitolo 26

Adeline's pov

<<Infermeria! Mi scusi!>> esordisco con un tono di voce abbastanza elevato, in modo che riesca a sentirmi.

Sto correndo disperatamente lungo il corridoio infinito del reparto, lasciando alle mie spalle il resto della famiglia che circondava la tavola poco fa insieme a me.

È veramente impressionante come le cose cambino da un momento all'altro.

La diretta interessata si gira, per niente sorpresa nel rivedermi in questa sede.

<<Ti vorrei dirmi di seguirmi, ma siamo in un momento critico. Aspetta qui.>> si limita a dire, facendomi segno di accomodarmi sulle sedie poste lungo il corridoio.

Che diavolo significa? Dopotutto, mi fanno ancora aspettare? Per lo più, senza una spiegazione?

Porto la testa indietro, rilasciando un sospiro pesante.

Marylin corre dietro all'infermiera, ostacolando il suo lavoro.

<<Mio figlio sta bene? Cosa gli sta succedendo? La prego mi dica qualcosa... >> sussurra quasi sul punto di piangere, tenendo ancora la mano ancorata al braccio della donna di mezza età.

<<Ha la tensione troppo alta e temiamo che la situazione possa aggravarsi, perciò le chiedo gentilmente di lasciarmi andare... il dottore mi sta aspettando>> comunica.

Temiamo che la situazione possa aggravarsi.

Temiamo che la situazione possa aggravarsi.

Temiamo che la situazione possa aggravarsi.

Questa frase si ripete come un eco nella mia mente, causandomi un blackout totale.

Proprio in questo momento Bryan mi raggiunge, stringendomi la mano con la sua. E, come dopo aver fatto innescare la miccia di una bomba, mi ritrovo in lacrime contro il suo petto.

<<Perché tutte a lui? Cos'ha fatto di male per meritarsi tutto questo?>> balbetto tra le lacrime <<Andava tutto così bene, stava pure lentamente migliorando... >> aggiungo.

<<Non so più cosa pensare, ti dico la verità, ma ti prego non piangere... mi fa male vederti in questa situazione>> dice, strofinando la mano lungo le mie spalle

Intorno a me c'è un sacco di gente, ma al momento mi sento come in una bolla, circondata dal buio.

...

Apro lentamente gli occhi, lasciandomi il tempo necessario per abituarmi alla luce che illumina la stanza.

Mi giro alla mia destra e noto la presenza di Catherine, la quale mi sorride <<Ehi, ben svegliata... >> mormora, ricevendo da parte mia un piccolo sorriso.

Successivamente, mi guardo attorno, decisamente confusa.

<<Dove sono?>> domando.

<<Siamo nello stanzino delle infermiere, ti sei addormentata tra le braccia di Bryan... >> mi ricorda.

Annuisco.

Allora il resto non è stato un brutto incubo, è tutto vero.

<<Cameron sta bene? Hai novità? Ma posso addormentarmi in un momento del genere?!>> mi rivolgo a me stessa alla fine, sbattendo la mano sulla mia stessa fronte.

<<Hai accumulato troppo stress, è normale! Comunque, per quanto riguarda Cameron la situazione è critica, nel senso che ha continui sbalzi: passa dal stare bene ad avere un aumento di pressione nel giro di due secondi. I medici sono parecchio preoccupati, dico davvero>> annuncia, senza tanti giri di parole.

<<Merda>> penso tra me e me.

<<Secondo te mi lasciano entrare?>> chiedo, con un tono povero di speranza <<Non ti assicuro nulla, ma provar non nuoce>> commenta.

Annuisco e mi sollevo dal lettino, dirigendomi verso l'uscita dello stanzino. Cammino con passo felpato verso la camera del mio ragazzo, fermandomi poco prima visto che la porta è chiusa.

Aspetto svariati minuti, passando lo sguardo aldilà del vetro per capire qualcosa, ma la persiana appesa dall'altra parte mi occupa totalmente la vista.

Sì insomma, non me ne va bene una.

Fortunatamente all'improvviso esce il dottore dalla stanza, il quale mi raggiunge all'istante.

<<Adeline, penso sia arrivato il momento di guardare la realtà in faccia, poiché questa situazione sta giungendo al termine. Ci sono due sole strade: o il ragazzo riesce a riprendersi, uscendo dal coma, oppure per lui le speranze svaniscono. Purtroppo mi piange il cuore, ma è così... >> afferma.

Respiro profondamente, trattenendo le mie emozioni contrastanti.

<<Mi lasci entrare, voglio parlargli>> mormoro, con un filo di voce.

Il medico annuisce, facendomi segno con la mano di accomodarmi nella stanza.

Inspiro profondamente e mi faccio forza, varcando l'uscio.

Chiudo la porta alle mie spalle e mi affretto a raggiungere il mio ragazzo, afferrando le sue mani tra le mie - com'è mio solito fare - .

<<Sì, sono ancora io, Lyn. Ti vorrei dire che ti vedo bene, proprio come dico sempre, ma so che dentro di te la situazione è un'altra: stai lottando - tutti dicono così - tra la vita e la morte. Ora che ci penso questo non è il momento migliore per i discorsi strappalacrime... ti ho già annoiato abbastanza con quelli, non trovi? Si passa alla roba seria. Sono qui per darti la carica giusta, per dirti che nonostante tutto, qui fuori c'è un mondo che ti aspetta. Qui fuori ci sono io che ti sto aspettando da mesi ormai. Abbiamo una vita davanti, lo sai? I nostri mille progetti ancora tutti da realizzare. Sto aspettando solo te, perché poi è fatta. Hai sempre dimostrato il tuo carattere in ogni circostanza, non puoi non farlo pure ora.>>

Tengo le nostre mani unite, una sull'altra. Appoggio la testa su di loro e lascio scorrere qualche lacrima, a causa della paura.

Io credo in lui, ma sono consapevole del fatto che non dipende tutto solo dalla sua forza di volontà. Ci sono tanti altri fattori di mezzo in questa situazione.

Improvvisamente, una serie di pressioni sul palmo e sul dorso della mia mano cominciano a ripetersi ad intervalli regolari.

Cameron mi sta stringendo la mano.

Appena mi accorgo di tutto ciò, alzo la nuca e - ancora incredula - comincio a chiamare soccorsi, suonando ripetutamente il campanello posto sopra alla spalliera del lettino del mio ragazzo.

Mi tremano le gambe e qualsiasi altra parte del mio corpo.

I soccorsi non tardando ad arrivare e nel giro di un secondo le nostre mani vengono staccate, durante il mio tentativo di spiegare l'accaduto.

<<Signorina deve abbandonare la stanza, forse abbiamo una piccola possibilità di recuperare Cameron.>>

Ancora stordita ed incredula, eseguo l'ordine del dottore e ritorno nel corridoio, con ancora incisa l'impronta delle dita di Cameron sulla mia mano.

<<È successo tutto così velocemente, gli stavo solo parlando e ha cominciato a farsi sentire tramite il contatto tra le nostre mani>> spiego ancora agitata e scossa a Marylin, ignara del motivo dell'agitazione generale.

<<Ha aperto gli occhi?>> domanda subito dopo.

<<Purtroppo no, ed è questo che mi confonde: mi da segnali di vita, ma non apre gli occhi. Non so cosa significa tutto ciò, non vero l'ora di ricevere alcune risposte... >>

Ci limitiamo ad abbracciarci, per infonderci forza l'un l'altra, per poi prendere posto di fianco a mio padre, Bryan e Catherine.

Comincio nuovamente - e per la millesima volta - a dare un'occhiata al soffitto, tenendomi occupata in qualsiasi modo, finché finalmente il dottore esce dalla stanza.

Comincia a togliersi la mascherina e i guanti, senza tenere un contatto visivo con la sottoscritta e proprio questo mi fa perdere ogni speranza.

Mi volto verso Marylin, la quale ha già gli occhi lucidi, dal momento che avrà sicuramente il mio stesso brutto presentimento.

Il dottore si avvicina ancora un po' a me, appoggiando la mano sulla mia spalla.

<<Hai fatto un ottimo lavoro, l'hai salvato.>>

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