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Capitolo 21

Attenzione allo spazio autrice alla fine! Buona lettura❤️

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Adeline's pov

Mi sveglio improvvisamente, con il battito accelerato.

Ho cominciato ad odiare la notte, perché prima faccio fatica ad addormentarmi e poi, non appena ci riesco, nella mia mente ritornano tanti ricordi.

Fa male, tanto.

Ormai è un mese e mezzo che il corpo di Cameron giace inerme su quel letto bianco, ricoperto di cavi e circondato da macchinari.

I dottori non gli danno molte speranze, ma non posso mollare. Lui non lo farebbe mai.

Se solo non fosse uscito quella mattina, continuo a ripetere a me stessa da più di trenta giorni a questa parte.

Inutile dire che mi sento in colpa per l'accaduto, anche solo in minima parte, perché il responsabile è l'uomo sulla cinquantina che guidava il camion che, ad un certo punto, ha sbandato a causa del troppo alcool ingerito la sera precedente.

Ricordo che quel giorno, non appena Marilyn ha fatto capolino nella mia stanza per raccontarmi il tutto, mi sono vestita e subito dopo diretta verso il luogo dell'incidente. Ho trovato l'ambulanza che cercava di fare in modo che Cameron arrivasse vivo fino all'ospedale e, giuro, che quelle immagini hanno distrutto il mio cuore in mille piccoli pezzettini.

Nera dalla rabbia mi sono diretta dal colpevole, che se ne stava con le mani sulla fronte e con lo sguardo fisso sull'asfalto. Gli ho urlato le peggio cose, lo ammetto, ma in quel momento non sapevo che altro fare... mi sembrava l'unica cosa giusta.

Scuoto il capo e porto le mani su di esso, strofinandole energicamente.

Non è più il momento di pensare al passato, devo concentrarmi solo ed esclusivamente sulla salute di Cameron.

Mi alzo dal letto, spostando le lenzuola di lato, e mi avvio verso il bagno.

Poco dopo afferro dall'armadio una tuta con la rispettiva felpa, sistemo i capelli in uno chignon disordinato e mi avvio al piano di sotto.

<<Buongiorno Adeline>> mormora Marilyn, abbracciandomi poco dopo <<'Giorno>> rispondo.

<<Ti ho preparato la colazione>> dice <<Ti ringrazio, ma non ho proprio fame>> ribatto, mostrandole un mezzo sorriso <<Capisco la situazione, davvero, ma non è ciò che lui vorrebbe.>>

Marcando quelle tre lettere sento un brivido scorrere lungo tutta la mia schiena e di conseguenza sento gli occhi farsi sempre più lucidi.

Porto lo sguardo in alto, sperando che le lacrime si fermino, ma mi accorgo di star fallendo miseramente non appena sento le dita di Marilyn scorrere sul mio viso per asciugarne un paio.

<<Sei forte, tanto quanto lui. Non mollare per alcun motivo, perché sono sicura che ci sarà un svolta in tutta questa situazione buia>> balbetta anche lei tra i singhiozzi.

<<Non posso perderlo, non anche lui... >>

Appoggio la testa contro la sua spalla e lei di conseguenza mi abbraccia.

<<Non succederà, per nessun morivo al mondò>> afferma con sicurezza <<Mio figlio non è uno che molla, lotterà fino alla fine e ne uscirà vincitore... un po' come è successo con te, non trovi?>> alle sue ultime parole non posso non sorridere, ricordando la sua testardaggine nel cercare di conquistarmi.

Annuisco soltanto, finendo di asciugare le mie gote ormai calde.

<<Forza, sali in macchina... ora andiamo a trovarlo.>>

...

Tornare all'ospedale mi mette sempre una certa angoscia.

Per quanto possa essere un posto che regala una vita migliore ad alcune persone, dall'altra parte mette un punto a quella di tante altre.

Cammino con passo spedito, per potermi dirigere il più in fretta possibile nella stanza 117 del reparto di terapia intensiva.

Controllo l'orologio al polso e noto che è esattamente l'orario delle visite del dottore, perciò mi accomodo su una delle sedie presenti nel corridoio insieme a Marilyn.

<<Pensi che avrà delle novità per noi il dottore?>> domando, sperando in una risposta affermativa fa parte della donna al mio fianco <<Non saprei, detto sinceramente... è comunque ormai più di un mese che la situazione è piatta. Ma potrebbe essere un segno positivo, perciò può darsi... >>

Annuisco, non potendo dire o fare altro.

Odio non avere chiara la situazione, perché i medici delle volte tendono a non dire proprio tutto, per paura delle reazione dei parenti. Ma per come sono fatta, preferisco la cruda realtà che non fa una bella bugia.

Comincio a giocare nervosamente con le dita, come sempre quando sono agitata.

Volto lo sguardo a destra e a sinistra, incontrando quello di altre persone che si trovano nella nostra stessa situazione - visto il reparto in cui ci troviamo - .

Ad un certo punto la porta si spalanca, mostrando l'arrivo dei dottore. Mi alzo di colpo e li raggiungo.

<<Novità?>> chiedo curiosa <<Durante la notte ci sono stati dei lievi peggioramenti, perciò dobbiamo monitorarlo continuamente con un intervallo di due ore, sperando di poter capire se è una cosa momentanea o meno. Non vi preoccupate comunque, il ragazzo sembra non voler mollare.>>

Le parole del dottore mi arrivano come una doccia fredda, anzi gelida: peggioramento.

<<C'è qualcosa che possiamo fare?>> domanda Marilyn, decisamente sconvolta <<Semplicemente avere pazienza e soprattutto fede.>>

Detto questo il dottore se ne va, lasciandoci immobili e con ulteriori punti interrogativi.

Non esito neanche un secondo e mi dirigo nella stanza dov'è ricoverato Cameron.

Vederlo steso sul lettino, senza il suo solito sorriso sulle labbra, è sempre così doloroso.

<<Ehi... >> sussurro, anche se invano, non appena mi avvicino al suo lato destro. Afferro la sua mano e, come mia abitudine, bacio il palmo di essa.

<<Dicono che faccia bene parlarti, ma non sanno che - allo stesso tempo - mi fa male questo tuo silenzio. Mi spaventa non poterti sentire controbattere, con il tuo ghigno malefico ogni qual volta ti schieri contro i miei ideali giusto per vedermi diventare matta. Sai, ti ho sognato stanotte... questo è l'ennesimo segno che indica che mi manchi da morire. Ti sto aspettando, a braccia aperte come quella volta alla stazione... mi raccomando, fai in fretta.>>

Poso un bacio sulla sua fronte e passo una mano tra i capelli, com'è mio solito fare.

<<Non ce la faccio più... >> balbetto nel suo orecchio sommersa dalle lacrime, tenendo la testa appoggiata alla sua spalla <<Fa male.>>

Mi allontano e rilascio un sospiro profondo, asciugandomi il viso.

<<Vai pure>> dico a Marilyn, non appena esco dalla porta, lasciandole modo di passare del tempo con suo figlio.

Subito dopo sento la suoneria del mio cellulare diffondersi per tutto il corridoio e noto dallo schermo che a chiamarmi è Sophia, la mia migliore amica.

<<Ehi>>

<<Amica mia, come stai?>>

<<Sono appena stata a trovare Cameron... >> mi limito a dire questo, non riuscendo più a parlare <<Ho capito tutto, ti raggiungo subito>> commenta lei <<A dopo.>>

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Spazio autrice

Ciao a tutte/i, ben tornati in questa storia.

Sono qui per mettere in chiaro la questione e collegarmi al significato del titolo di questa storia.

Praticamente ciò che è successo nei 20 capitoli precedenti rappresentano il sogno di Adeline, in cui lei rivive momento dopo momento la storia con Cameron fino al punto fatidico in cui lui fa l'incidente.

"Twice" indica proprio il rivivere per la seconda volta tutta la loro storia, tramite il sogno.

Pensavo fosse un'idea carina e innovativa per poter raccontare il tutto.

Fatemi sapere se il capitolo e l'idea della storia/del titolo vi sono piaciuti.

Un bacio, al prossimo capitolo... Ale❤️

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