Capitolo 1
Sveglia alle 6.35, ecco un buongiorno, avrei solo voglia di dire quanto mi fa schifo tutto, ma di prima mattina non ho voglia di parlare. Comincio a lavarmi, ma ecco lo sento, sta salendo, il conato di vomito che mi libera dall'ansia. Piegata sul water come ogni mattina, sperando che sia sempre l'ultima.
Mi lavo la faccia, sento la testa girare ma devo sbrigarmi sono in ritardo e rischio di perdere il bus. Infilo un jeans ed una maglia, metto un filo di eye-liner ed esco di casa. Non sono il tipo di ragazza che anche alle otto di mattina è allegra e perfetta, sarei capace di uscire anche in pigiama.
Salgo sul bus, sento l'ansia risalire, ormai ci convivo, fa parte di me, non riesco a mandarla via.
Non mi sono ancora presentata, sono Martina, ho quattordici anni, faccio la terza media e quest'anno avrò gli esami, già sento l'ansia crescere. Siamo a gennaio, mancano solo cinque mesi,ma al momento ho altro di cui preoccuparmi.
Sono seduta al penultimo posto, con la faccia incollata al finestrino.
Guardo fuori, metto le cuffie ed entro in un mondo,tutto mio.
Sono tutti troppo ottimisti al mattino, sinceramente non so dove trovino tutta questa gioia di vivere, io mi sento sempre male,quasi sul punto di morte.
Arrivo a scuola, vedo i miei amici in lontananza, già il pensiero di doverli salutare mi irrita. Tutti che sorridono, come se ci fosse qualcosa per cui gioire... Come se non bastasse suona la campanella.
Entriamo in classe e sono costretta a vedere Giorgia e Franck limonare sul mio banco,ecco come iniziare male la giornata.
Passano le prime due ore, e non faccio altro che lamentarmi , tutti dicono che mi deprimo troppo , forse hanno ragione, ma infondo che ne sanno loro di come sto, che gli interessa se sto male o bene?
<<Costa!>> i miei pensieri vengono interrotti dalla voce della prof <<Costa alla lavagna!>>
Ci mancava l'interrogazione di matematica oggi! Mi alzo, vado alla lavagna, sento il cuore nello stomaco, ho voglia di vomitare, ma non posso. Questa stronza mi doveva chiamare proprio eh... Inizia ad interrogarmi dandomi un'espressione da svolgere, ma non sono concentrata , come potrei? Ho la mente completamente offuscata, sento che andrà male. Non faccio praticamente nulla.
Non mi è mai piaciuta la matematica.
Ecco un altro quattro da aggiungere alla collezione, spero che questa giornata finisca in fretta.
Torno al banco, dalla mia migliore amica Luky, è un tipo simpatico, ci assomigliamo molto. Lei è preoccupata per me, lo sento,mi vede troppo estraniata dal mondo, forse dovrei darle ascolto.
Suona l'ultima campanella della giornata, finalmente è l'una e dieci,tra poco sarò a casa, ma c'è prima un altro ostacolo da affrontare : Jordan, un ragazzo di un' altra classe, prendiamo spesso il pullman insieme, è così bello, rimarrei a guardarlo per ore.
Sento lo stomaco in subbuglio, più mi avvicino a lui più la nausea aumenta. Siamo solo amici,come potrebbe mai piacergli una come me ?
Non sono magra , non sono bella, non ho un bel carattere , non credo che gli possa piacere una psicopatica, che si alterna tra stati d' ansia e depressione.
Eccolo, è seduto alla fermata del bus. Ogni giorno è una lotta con me stessa, avrei voglia di essere più spontanea, di mostrargli chi sono davvero, ma dall'altra parte ho una grande paura, potrei solo cadere in un baratro più profondo e non uscirne più,quello dell'amore, d'altronde "tocchi il fondo e non risali, ti innamori degli abissi e ti divorano gli squali".
Mi avvicino a Jordan, c'è un posto libero accanto a lui, decido di sedermi, incosciente del fatto che questa decisione cambierà per sempre me e la mia vita.
<<Posso sedermi?>> <<Si!>>
Una risposta secca e indifferente,indifferente a me....se solo avessi saputo... Il silenzio che ci separa è angosciante, non l 'ho mai odiato tanto. Di solito amo stare nel silenzio più assoluto e leggere un libro durante un pomeriggio d'inverno, ma ora è l'ultima cosa che vorrei sentire.
Lo osservo sotto i raggi del sole, i suoi occhi nocciola risplendono alla luce, i capelli spettinati,li ho sempre adorati. Indossa una camicia a quadri rossi e neri ed un jeans scuro, sta benissimo, ma starebbe bene con qualunque cosa addosso. Lo sto fissando troppo, rischia di accorgersene. I nostri sguardi si incrociano per qualche secondo, ma abbasso subito gli occhi, sento già la faccia in fiamme.
<< Hai da accendere?>>
Cosa? Sta dicendo a me? Accendere? Ma... ma io non fumo.
<< No, io... io non fumo.>>
Uso un tono quasi da agnellino strozzato, spero non l'abbia notato. Chissà cosa penserà ora di me, la solita ragazza sfigata, una suora di clausura.
Arriva il bus, saliamo entrambi, mi siedo al primo posto, lui all' ultimo.. ora mi sono davvero marchiata "loser" da sola sulla testa.
Sono davvero una cogliona, era la mia occasione e invece di approfittarne, l' ho sprecata così.
Sono le quindici, ho appena finito di mangiare. La mia mente è bloccata, vedo sempre la stessa scena, io e lui su quella dannata panchina, ma immagino mille altri finali che non saranno mai girati. Cazzo, tra tutti i pensieri ho scordato di dire a mia madre del quattro, non so se sia un bene o un male, di certo non la prenderà bene.
<< Ma..ma.. emh oggi ho preso quattro in matematica, lo sai non mi piace..>>
Forse era meglio se non le dicevo nulla, ha cominciato a gridare, non mi ha neanche fatto finire di parlare, che gridi quanto vuole, non mi interessa, fanculo anche lei.
<<Mi stai ascoltando? Ho detto che sei in punizione per due settimane!>>
<<Sisi...>>
Non capisco perché grida cosi tanto, mi fa solo un favore mettendomi in punizione, una scusa in più per non uscire e restare in casa a dormire e leggere i miei amati libri.
Finalmente è uscita dalla mia camera, se avesse sbattuto più forte la porta si sarebbe rotta, ma ora sono solo io fra le mie quattro mura, l'unico posto in cui mi sento sicura e libera di poter dire e fare ciò che voglio.
Sono le cinque, dovrei cominciare a studiare ma non ne ho proprio voglia, copierò i compiti domani a scuola.
Mi sono addormentata come al solito. Controllo il telefono, ci sono venti nuovi messaggi su WhatsApp, di cui diciotto sono di Luky, si starà preoccupando come sempre perchè non mi connetto dalle quindici, gli atri due messaggi sono di un numero che non conosco, controllo la foto... cosa cazzo, no, non ci credo, è Jordan! Non so se iniziare a saltare sul letto dalla felicità oppure essere spaventa da ciò che ci possa essere scritto. Cerco di aprire il messaggio per leggere ma mi trema la mano, mi sembra di avere il morbo di Parkinson.
"Ehi, sono Jordan oggi hai lasciato il libro di matematica alla fermata, domani te lo porto!"
Si ok, cosa mi aspettavo? Che dichiarasse di essere follemente innamorato di me? Ho dimenticato anche un libro, chissà, ora penserà anche che sono sbadata e vivo tra le nuvole, sono proprio sfigata. Aspetta un attimo, ma come ha avuto il mio numero? Non gliel' avrà mica dato Luky? Domani la uccido. Luky e Jordan sono molto amici, si conoscono fin da quando erano bambini poiché abitano vicini,infatti vado spesso a casa sua soltanto per poterlo vedere qualche minuto in più. Ora cosa gli rispondo, solo grazie sembra scortese, se gli mando anche un bacino sembra che ci stia provando con lui, ed ora cosa faccio?
"Si va bene grazie, ci vediamo domani."
Forse sembro un po' acida, vabbè tanto peggio di così non può andare.
Papà finalmente è tornato, ho una fame, chissà che ha preparato mamma per cena. Pollo e patate, uno dei miei piatti preferiti.
Per fortuna durante la cena non si è parlato del mio brutto voto, anche se papà non se la sarebbe mai presa come mamma, sono la sua unica figlia e per giunta femmina.
Presa dal messaggio di Jordan ho scordata di rispondere a Luky, starà dando di matto. Domani le dovrò raccontare assolutamente di Jordan e del messaggio, anche se probabilmente lo saprà già visto che sarà stata di sicuro lei a darle il mio numero.
Sono le sei in punto e sono già sveglia, ho deciso di aggiustarmi un po' prima di andare a scuola, almeno per dare un impressione migliore a Jordan. Come ormai rituale,mi lascio cadere sul cesso per liberare il mostro che è in me. Mi stiro i capelli, stendo un po' di fondotinta per coprire i brufoli, disegno una leggera linea di eye-liner, un po' di mascara, metto un rossetto color pesca sulle labbra e corro a vestirmi.
Ho deciso di mettere uno dei miei jeans preferiti, a vita alta con gli strappi e sopra una maglia blu.
Sono pronta per uscire ed affrontare la giornata.
A scuola racconto subito a Luky ciò che è successo la sera prima e mi assicura di non essere stata lei ad aver dato il numero a Jordan. Decido di crederle, in fondo è la mia migliore amica, se non mi fido di lei di chi dovrei farlo? Probabilmente sarà stato Tom o Rebecca ad avergli dato il mio numero, ma non ha importanza.
Prima che me ne renda conto si è fatta l'una e devo correre a prendere il pullman, o meglio devo andare da Jordan, per il libro certo!
Sento lo stomaco sotto sopra, vorrei poter vomitare per liberarmi dal mostro, ma stavolta non posso ,devo resistere, non devo farmi sopraffare dall'ansia, non stavolta.
Accelero il passo, forse non dovrei, capirebbe se arrivassi troppo prima del previsto. Il panico mi sta assalendo, non so cosa fare.
Sbatto.
Cado.
Non capisco cosa stia succedendo. Apro gli occhi.
E' lui.
Ho sbattuto contro di lui.
Siamo entrambi a terra, ha una faccia innervosita, non riesco a guardarlo negli occhi.
Ed ecco che il silenzio rieccheggia tra di noi ...
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