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47. Ribelli contro endar

Zadok

Evander cercò di fingersi impassibile, ma quelle parole lo avevano angosciato, e lei non ebbe difficoltà a leggere la paura nei suoi occhi.

«La vostra paura vi tradisce. Ma non dovete temere, io vi porterò al ritratto prima che ciò che temete si verifichi» disse la donna.

«Lo farete?».

«Certamente, poiché siete voi a chiedermelo. Ma ad una condizione: voi verrete solo».

Evander avrebbe voluto poterle dire di sì, ma sapeva che ciò non era possibile. Xhen non lo avrebbe mai lasciato andar da solo. E, se anche Evander fosse riuscito a convincerlo a restare, Xhen avrebbe fatto la spia ad Yvnhal, che avrebbe incominciato a sospettare di Zadok. Evander non poteva permetterlo. Aveva bisogno di testimoni endar, che potessero giurare che lui non aveva commesso alcun tradimento. Sapeva che sarebbe stato difficile ingannarli, ma, se ci fosse riuscito, Xhen e Vork gli sarebbero serviti da garanzia. Non poteva perdere la fiducia di Yvnhal, o quest'ultimo avrebbe dato l'incarico di avvelenare l'imperatore a qualcun altro, e Evander non poteva permetterglielo.

«I miei endar dovranno venire con me» dichiarò.

La donna rimase un momento in silenzio, ragionando. Poi, acconsentì: «A vostro rischio e pericolo».

Evander annuì. «Portateci là il prima possibile».

La donna fece loro strada attraverso la crepa nel muro, oltre il pesante e vecchio arazzo. Il corridoio era strettissimo e immerso nell'oscurità.

La donna vi entrò senza timore, a passo sicuro.

Evander accese la torcia incorporata nel thoraken, quel tanto che bastava per fare un po' di luce sul cammino.

«Capitano, se posso permettermi...».

«Dite, Xhen».

«Voi vi fidate davvero di questa donna?».

«Non abbiamo molta scelta».

«Ma se ci portasse fuori strada per farci perdere tempo?».

«Se fosse così, allora i nostri endar fuori dal tempio e End Yvnhal potranno seguire altre piste per cercare il ritratto, mentre noi seguiremo questa, che è l'unica che abbiamo».

«E voi credete davvero che questa donna abbia dipinto il ritratto?».

«La spia non ha forse detto che al tempio c'era una delle quattro donne della profezia?».

«Sì, ha detto proprio così» si intromise Vork.

«Potrebbe essere. Ma perché si rivolgeva a voi in quel modo strano e oserei dire irriverente?». Xhen non era ancora convinto.

«Non possiamo certo aspettarci che ci stendano un tappeto rosso» disse Evander.

«Sì, però non mi convince affatto. Avete fatto bene a non venire solo, capitano, non vorrei che vi volesse condurre in una trappola avendo riconosciuto in voi il successore di End Yvnhal».

«Questa è una possibilità, ma ne dubito. In ogni caso, è l'unica pista che abbiamo. Se vogliamo aver qualche speranza di trovare il ritratto prima dei ribelli, dobbiamo tentare il tutto per tutto».

«Sì, capitano. Forse avete ragione voi, ma questa donna non mi convince proprio».

«Se fosse una trappola, apparirebbe più convincente».

«Non capisco le sue ragioni. Perché vuol condurci al ritratto? Non ha senso».

«Con i monaci ho imparato che ciò che per loro ha senso molto spesso non ne ha per noi».

Per un po', Xhen stette zitto, ma poi ritornò a fare osservazioni:

«Questo passaggio nel muro nascosto da un arazzo è ideale per una trappola, capitano».

«Fin troppo, Xhen. Una trappola non dovrebbe apparire per quello che è».

«Giusto, però...».

Evander si girò verso Xhen e con uno sguardo gli fece capire che ne aveva abbastanza, delle sue obiezioni.

Xhen si affrettò a scusarsi: «Perdonate, capitano».

Da quel momento, stette zitto.

La loro guida nel frattempo non si girò mai, fino a che non furono alla meta. Il passaggio nel muro era stato ricavato da un'intercapedine che correva lungo tutta la circonferenza del tempio, per poi giungere in un'enorme sala senza porte e senza finestre, illuminata solo da alcune fessure sul soffitto. Un arazzo nascondeva l'entrata.

Prima di entrare, la donna disse:

«Vi devo informare che siete arrivato tardi se il vostro intento era quello di arrivare prima dei ribelli, presto se il vostro intento era arrivare prima degli endar».

Detto questo, la donna gli lasciò il passo.

Vork sussurrò: «I ribelli sono già qui! Capitano, era una trappola!».

«Che cosa voleva insinuare con quella frase? "Se il vostro intento era arrivare prima degli endar?"» disse Xhen.

«E io come posso saperlo, Xhen?! Lasciate fare a me, e non preoccupatevi. Ricordate: dobbiamo fare in modo che nessuno veda quel ritratto. Se riuscirete a prenderlo, datemelo immediatamente».

Poi si rivolse alla donna: «Voi uscite e trovate riparo. Ho appena ricevuto notizia che gli endar al di fuori del tempio sono riusciti ad entrare ed aspettano un mio ordine per seguirci. Ed io intendo dargli quest'ordine, comprenderete che non posso fare altrimenti».

La donna fece un inchino: «Voi conoscete il vostro dovere. Fate come credete sia giusto». Detto questo, la donna si ritirò e scomparve.

Xhen si girò verso Evander, confuso: «Capitano, non capisco... Quella donna se ne va così, senza avvisare i suoi compagni ribelli del pericolo?».

«Ha compreso che non ha alternativa e che io le ho concesso la vita in cambio di averci condotti qui».

«E come hanno fatto i nostri endar ad entrare?» chiese Vork.

«Li ho chiamati io quando ho ricevuto notizia che la sala è invasa dai ribelli. Quella donna ci ha omesso la presenza dei ribelli, quindi il nostro patto con lei è saltato. Ho dato ordine ai nostri di seguirci in questo passaggio e ho ricordato loro la consegna: non dobbiamo vedere quel ritratto, e non dobbiamo lasciare che neppure uno dei ribelli lo veda, è chiaro?».

«Certo, capitano! Meno male, non siamo soli. Non sappiamo neppure quanti ribelli ci siano in quella sala» esclamò Vork.

«Andiamo a scoprirlo».

«Capitano, non... non aspettiamo i rinforzi?».

«No, dobbiamo battere i ribelli sul tempo».

«Sono d'accordo con voi, capitano!» disse Xhen.

Evander avanzò verso l'arazzo e lo scostò appena per guardare all'interno.

Vide esattamente ciò che temeva e sperava di vedere.

I ribelli erano solamente in dieci: Jayden, Allen, Bonner, e altri che non conosceva. Si erano disposti attorno ad una teca di vetro dentro al quale era custodito il ritratto di Alekym, ancora intatto ed al suo posto. Evidentemente, anche i ribelli erano arrivati solo qualche istante. Ma per quale via? Se fossero arrivati per la stessa via da cui erano arrivati loro, li avrebbero visti per forza. Quindi doveva esserci un altro passaggio segreto.

«I ribelli sono solo in dieci. Spostate i vostri thoraken sulla modalità Riposo. Non voglio che vi suggeriscano mosse azzardate. Se potete evitare di uccidere, fatelo: ci sono nobili fra loro. Potremmo rischiare di dar inizio a una guerra. E, sia chiaro, la principessa Jayden e il figlio del preside Kaleb non devono essere uccisi».

«A meno che non vedano il ritratto» rettificò Xhen.

Evander si irrigidì: «In tal caso, lasciateli a me!».

«Ma, capitano... io ho il dovere di pararvi le spalle a qualunque costo. Allen Valt è il guerriero più forte fra i ribelli, e la principessa, lo sapete anche voi, è insidiosa come una volpe... Se il pericolo dovesse venire da parte di uno di...».

«É un ordine, Xhen!». La voce di Evander era carica di tensione e risultò più alta di quanto avesse voluto: per poco non rischiò di allertare i ribelli.

Xhen si allarmò e si guardò attorno. «Sì, signore» disse, più per far abbassare il tono al capitano, che non per convinzione.

Evander se ne accorse. Fissò dritto Xhen negli occhi con rabbia: «Non osate mai più discutere un mio ordine, Xhen! Voi non toccherete la principessa e il suo amico neppure con un dito! La responsabilità della morte della futura imperatrice e di Allen Kilik Valt dovrà ricadere soltanto su di me. Se scoprirò che mi avrete disobbedito, Xhen, potete star certo che subirete la loro stessa sorte!».

Xhen non rispose subito. Dopo un momento, abbassò la testa: «Sono ai vostri ordini, capitano».

«E quanto alla spia, signore?» chiese Vork.

«La lascio a voi, Vork. Tenetelo d'occhio e vedete se ci tradisce».

«Sì, signore».

Sperando che nessuno sbucasse dal secondo passaggio, Evander uscì dall'arazzo, subito seguito da Vork.

Nel frattempo, Xhen si era appostato sulla soglia, poi aveva preparato l'arco e le pistole a lungo raggio, mirando ai ribelli, ma evitando la principessa e Allen.

Alla loro vista, i ribelli, sorpresi, avevano messo mano alle armi e circondato la teca.

Evander partì subito all'attacco, perché non poteva permettere che qualcuno, chiunque fosse, arrivasse al ritratto prima di lui.

E, non volendo rischiare che Allen venisse ucciso, ignorò tutti gli altri ribelli, per attaccare l'amico di sorpresa, stordendolo per fargli perdere i sensi.

Appena ebbe visto il mantello degli endar, Jayden, prima ancora di riconoscere Zadok, si gettò sulla teca.

Mentre gli altri le coprivano le spalle e tenevano impegnati nel combattimento i due endar, Jayden prese il ritratto e si mise a correre verso il secondo passaggio segreto, dietro un secondo arazzo simile al primo.

Prima che lei facesse in tempo a raggiungerlo, quattro dei dieci ribelli erano a terra uccisi da Xhen, due erano stati messi fuori combattimento per mano di Vork e due erano privi di sensi, storditi da Evander. Fra questi c'era Allen.

Evander si pose fra Jayden e l'uscita, mentre Vork si mise a guardia del primo passaggio, insieme a Xhen.

L'unico ribelle oltre a Jayden che era ancora in piedi era Bonner, che, appena visti gli endar, si era nascosto. Vork non lo aveva attaccato, perché sapeva che era la spia e, dal canto suo, Evander non lo aveva neppure degnato d'uno sguardo, pensando solamente a Jayden ed al ritratto, mentre Xhen era concentrato a parargli le spalle.

Proprio in quel momento, una dozzina di endar comparvero dietro all'arazzo, e fra loro c'era Yvnhal. Gli altri, erano rimasti fuori.

Appena vide Il Ragno, che non si aspettava di veder arrivare insieme agli altri, Evander fu preso dall'ansia. Intuì che a chiamarlo doveva essere stato Xhen.

Fece segno a Yvnhal di fermarsi, perché non voleva che la situazione precipitasse.

Yvnhal annuì. Diede ordine ai suoi di rimanere immobili al loro posto. Poi disse:

«Se voi non foste la nostra futura imperatrice, Jayden, quel ritratto sarebbe già nelle mie mani e voi sareste morta ai miei piedi!».

Jayden non rispose. Valutava la situazione.

La sala era enorme, più stretta che larga. Si estendeva in lunghezza: ad un capo c'era il passaggio segreto per cui erano spuntati gli endar. All'altro, l'unica possibilità di fuga, impedita niente meno che da Zadok. Jayden era molto più vicina a quest'ultimo, e non pensò neppure per un secondo di allontanarsi da lui per avvicinarsi a Yvnhal. L'unica sua speranza era uscire dalla parte custodita da Zadok.

Nel frattempo, Bonner si era avvicinato a Jayden, ma non troppo, per paura che Zadok lo attaccasse.

Quest'ultimo tese una mano verso di lei e disse: «Jayden, datemi il ritratto. Non avete scelta, siete circondati».

Jayden lo guardò un secondo e poi, con un sorriso di sarcasmo, rispose: «E credete davvero che lo darò proprio a voi?!».

Evander fece un passo verso di lei, tendendo ancora la mano, e guardandola negli occhi con lo sguardo più convincente che gli riuscì di avere: «Ve lo sto chiedendo, Jayden, perché so che fareste meglio a darlo a me».

Bonny si intromise: «Ma cosa aspetti, Jayden? Non vedi che è a un endar, che stai parlando?! Dallo a me, avanti!».

Evander ignorò Bonny, e, guardando esclusivamente Jayden, ripeté: «Fareste proprio meglio a darlo a me, Jayden».

Lei lo guardò per un attimo, quasi stesse davvero considerando quell'opzione, poi disse: «E se invece lo aprissi?».

Per un momento, Evander sperò che lo facesse.

«É la cosa più stupida che possiate fare, Jayden» disse Yvnhal.

«Volete dire che mi uccidereste prima ancora che io possa vederlo, è così?».

«Esattamente, principessa» rispose Yvnhal.

Evander aveva sperato che Yvnhal non parlasse seriamente, ma la sua voce era più che determinata: era scossa da un vero e proprio terrore. In quello stato, era capace di fare qualsiasi cosa. Anche uccidere la futura imperatrice. I testimoni erano tutti dalla parte degli endar. E di certo Vlastamir non avrebbe avuto recriminazioni da fare.

Jayden sembrava aver capito benissimo la minaccia.

«Datelo a me, Jayden!» ripeté Evander. «Non avete scelta. Ormai avete perso. Siete inferiori di numero e, se morirete, il ritratto non sarà mai conosciuto da anima viva, mentre, se lo darete a me, ci sarà qualche possibilità, perché io non lo distruggerò e dovrò prima portarlo all'imperatore. Avanti! Non capite che è l'unico modo?».

«Piuttosto la morte».

«E allora, Jayden, sono costretto a venire a prendermelo».

«Fatelo, ma vi avverto che dovrete uccidermi per averlo. Siete disposto a uccidermi?».

Evander le puntò il thoraken addosso. Jayden lo guardò sorpresa. Lui le si avvicinò e disse: «Non mi lasciate altra scelta che usare la forza».

«E, visto che io mi difenderò, voi dovrete uccidermi» ribadì Jayden.

Evander scosse la testa, a quella testardaggine. Era ovvio che lei non si fidasse di lui. Anche lui, al suo posto, avrebbe reagito allo stesso modo. Era inutile tentare di convincerla: bisognava costringerla.

«E va bene» disse, più a sé stesso che a lei, poi abbassò il thoraken e, prima che Jayden potesse accorgersene, Evander aveva già superato ogni sua difesa, e afferrato il braccio con cui lei teneva il ritratto.

Ma Jayden tenne duro. Non poteva permettere che un endar avesse quel ritratto, e Zadok non era diverso dagli altri.

Scagliò il ritratto a terra, in modo che rotolasse lontano dalla presa di Evander e cercò di trattenere quest'ultimo con tutte le sue forze, anche se solo per pochi istanti.

Prima che lui riuscisse a liberarsi, qualcun altro aveva già raggiunto il ritratto.

Evander provò un attacco di panico.

Era Bonny.

Evander trasse un respiro, sperando che Bonny, la spia, avrebbe dato il ritratto a lui, visto che era molto più vicino di tutti gli altri endar.

Bonny, ritratto in mano e ghigno sulla faccia, retrocedette finché non ebbe le spalle al muro, ad una buona distanza sia dagli endar, sia da Jayden. Esclamò: «Ora lo aprirò, poi lo distruggerò, e sarò il solo ad aver visto il volto del principe Alekym!».

«Fermo!» gridò Evander, disperato.

Poi si riprese un po', e disse: «Bonner, attento a quello che fate: se aprirete quel ritratto, nessuno risponderà più della vostra vita».

Ma Bonny, esaltato di aver così facilmente conquistato proprio ciò che tutti desideravano tanto avere, e per cui persino l'imperatore era in così grande ansia, non lo ascoltò.

In un attimo, prima che Evander potesse raggiungerlo, aveva già aperto il ritratto e lo stava fissando.

Evander si bloccò, in preda al panico.

Fissò Bonny con terrore, e questi, sorpreso da ciò che aveva appena scoperto e che andava al di là della sua immaginazione, alzò gli occhi dal ritratto e lo fissò di rimando, con uno sguardo di trionfo e crudeltà.

Bonny aprì la bocca per parlare, ma in quel momento, un colpo, sparato da Xhen, lo colpì e gli impedì di rivelare ciò che aveva scoperto. Yvnhal scattò verso Bonny, ma Evander fu più veloce di lui: si chinò sul morente e afferrò il ritratto. Ma Bonny non era ancora spirato e, con un ultimo sforzo, volle vendicarsi, colpendo Evander nello stomaco con un coltello e gridando: «Muori, traditore!».

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