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33. Lui vive ancora dentro di te

Zadok

«No! Vi prego! Non posso sopportare la vista della vostra mano che toglie la vita a mio padre!».

Zadok non riuscì a nascondere l'effetto che quelle parole avevano prodotto su di lui. Il tono con cui erano state pronunciate lo aveva ferito. Anche lui avrebbe voluto lasciare il padre di Jayden in vita, ma sapeva che, se non lo avesse fatto lui, End Xhen avrebbe portato a termine il compito.

E Jayden non doveva sapere che aveva degli scrupoli nell'uccidere Lord Fang.

«Allora ditemi il codice» disse.

Jayden lo guardò in silenzio per qualche istante.

«Non è rimasto più nulla nel vostro cuore? Non siete più in grado di provare alcun sentimento?» lo implorò, con le lacrime agli occhi.

«Giudicate voi stessa» rispose Zadok, secco.

Nel dir così, sfoderò di nuovo la spada e la avvicinò alla gola di Lord Fang fino a toccarne la pelle. Alcune gocce di sangue bagnarono la lama.

Zadok trasse un respiro. Si abbassò per guardare Lord Fang negli occhi.

«Perdonatemi, Lord Fang. Siete un uomo degno di stima e di ammirazione ed io condivido pienamente le vostre parole. Ma, come avete detto voi stesso, combattiamo per due cause diverse» mormorò.

«La differenza fra voi e me, Zadok, è che io combatto per una causa in cui credo, mentre voi eseguite gli ordini di un uomo che vi tiene in scacco» rispose con fierezza Cassian, sollevando la testa, come a voler esporre di più il collo alla lama.

Zadok si finse impassibile, ma quelle parole lo avevano turbato.

«Quando toccherà a me, morire...» mormorò: «Spero che sarà un uomo come voi a togliermi la vita».

Si preparò per affondare la lama.

Ma un grido disperato lo interruppe:

«Aspettate!».

Zadok allontanò la spada dal collo di Lord Cassian.

«Taide! Il codice è "Taide"».

Devastata dal senso di colpa per ciò che aveva appena fatto e per il pericolo appena corso da suo padre, Jayden scoppiò in lacrime.

Zadok inserì il codice e, con uno scatto, il ciondolo si aprì rivelando una cavità segreta contenente un piccolo dischetto elettronico.

«Quali sono gli ordini, capitano?» chiese End Xhen.

«Date loro le pillole: domani avranno una gran difficoltà nel ricucire i pezzi della loro memoria» rispose Zadok, chiudendo la collana e mettendosela in una tasca interna della tuta endar.

Jayden lo aggredì con rabbia: «Voi credete che la nostra memoria sia difettosa come la vostra, endar. Ma dimenticate una cosa: domani non troverò quel ciondolo e, ve l'assicuro, lo cercherò ovunque finché non l'avrò trovato! E allora voi la pagherete per quello che ci avete costretto a fare».

«Avete ragione, principessa. Prima di cancellarvi la memoria, vi restituirò il ciondolo ed il suo contenuto».

End Xhen si propose per portare Lord Fang nella sua cabina e dargli le pillole per cancellargli la memoria delle ultime ore.

Zadok spostò lo sguardo da lui a End Maveet.

«No» disse: «A Lord Fang ci penserà Maveet. Voi scorterete Lady Jayden alla sua cabina e poi tornerete qui».

End Maveet si inchinò al volere del capitano e scortò Lord Fang alla sua cabina. Quest'ultimo seguì l'endar senza opporre resistenza. Ma, prima di andarsene, ricordò per l'ultima volta a Zadok la promessa.

Zadok annuì e lo guardò scomparire preceduto da Maveet.

Nel frattempo, anche End Xhen obbedì agli ordini, scortando Jayden.

Rimasto solo, Zadok si lasciò cadere sulla poltrona più vicina, con un profondo respiro per liberare il petto da quel peso che non aveva mai accennato a scomparire dall'istante in cui era salito sulla nave.

Poi, inserì il dischetto in un apposito cassetto del Thoraken ed attese che il sistema elettronico al suo interno ne facesse una copia digitale.

End Xhen fu presto di ritorno e, appena gli fu davanti, con evidente preoccupazione, gli chiese: «Capitano, lo lasciamo in vita? Sarà saggio?».

Zadok intuì che si riferiva a Lord Fang.

Sapeva bene che l'arciere endar non riusciva a sopportare il fatto di aver fallito. Era l'endar più fedele al corpo che Zadok avesse mai incontrato. La sua fedeltà era assoluta, più elevata ancora di quella di End Sept perché mossa da diverse ragioni: il serpente agiva per sé stesso, godendo nel commettere ogni tipo di violenza che Yvnhal gli ordinava, mentre End Xhen agiva solo per obbedienza cieca, come se per lui non esistesse altro al mondo che non l'Ordine Marziale degli Endar.

Zadok si prese un po' di tempo per rispondergli.

Attese che il Thoraken avesse copiato i dati contenuti nel dischetto elettronico, poi li controllò nel piccolo schermo digitale per essere certo che si trattasse davvero della mappa del Monastero e delle coordinate della base del Partito Ribelle. Infine, estrasse il dischetto elettronico dal Thoraken, lo inserì nella piccola cavità del ciondolo coi due draghi di Jayden e, senza alzare gli occhi dal ciondolo, rigirandoselo fra le dita, mormorò:

«Domani porteremo a compimento il piano: appiccheremo il fuoco e metteremo la principessa Jayden in salvo. Stasera, voi vi assicurerete che anche End Maveet assuma quelle pillole».

Xhen lo fissò, sorpreso.

«End Maveet? Per quale motivo volete che dia le pillole anche a lui?».

«Non ne siete stato informato? End Maveet è un traditore. Yvnhal ha deciso che la sua morte su questa nave renderà più credibile l'incidente e toglierà noi dal fastidio di giustiziarlo a morte pubblicamente e lui da quest'umiliazione. Non per riguardo nei suoi confronti, certo. Piuttosto, perché è meglio che il popolo non sappia che il tradimento può annidarsi anche nel cuore di Edresia».

Con profondo disgusto, Xhen mormorò: «Maveet! Un traditore! Non riuscirò più a guardarlo con gli stessi occhi».

«E invece lo farete, Xhen. Almeno fino a domani: Maveet non deve sospettare nulla».

«Certamente, capitano».

«Altri dubbi in proposito, Xhen?».

«Quale tipo di tradimento ha commesso?».

«Non ne sono stato informato. Ma credo che sia di scarsa importanza».

«Lo spero, capitano. Se si fosse unito ai ribelli, potremmo avere dei problemi da parte sua: potrebbe persino cercare di salvare Lord Fang».

«Se fosse un tradimento così grave, End Yvnhal non avrebbe mancato di mettermene al corrente, non credete, Xhen? Yvnhal non dimentica certi particolari. Sa bene quanto l'ignoranza possa fare danni».

«Spero davvero che sia così, capitano. Altrimenti avremmo commesso un'imprudenza ad affidargli Lord Fang».

«Volete forse andare a controllare di persona che End Maveet abbia svolto il compito che io gli ho affidato?».

Per un momento, Xhen parve desideroso di rispondere in tono affermativo a quella domanda. Poi, si morse la lingua. Si rendeva conto che, in quel modo, mancava di rispetto al proprio capitano dimostrando scarsa fiducia nel suo operato. Zadok era il suo superiore in comando: in fondo, anche andare contro al suo volere era commettere un tradimento.

«No, capitano. Sono certo che non ce ne sarà alcun bisogno».

«Bene».

Proprio in quel momento, End Maveet comparve dietro di loro. Zadok indagò il suo sguardo: End Maveet non sembrava aver sentito le loro parole e neppure pareva aver indovinato il loro significato.

Gli chiese: «End Maveet, avete fatto assumere a Lord Fang le pillole per cancellargli la memoria?».

«Me ne sono assicurato personalmente, capitano. Quando ho lasciato la stanza, Lord Fang dormiva profondamente».

«Sì» disse Zadok: «Questo è uno degli effetti di quelle pillole. Bene, End Maveet, avete svolto il vostro compito alla perfezione. Andate a riposare».

End Maveet si inchinò e fece per andarsene.

Zadok lo vide asciugarsi il sudore dalla fronte: il giovane endar era visibilmente angosciato da ciò che era accaduto.

Lo guardò scomparire dietro alla porta, pensieroso.

«Capitano, volete che porti le pillole alla principessa Jayden?» si offrì End Xhen.

Osservando di nuovo il ciondolo, Zadok fece un segno negativo con la testa.

«No. Gliele porterò di persona. Voglio essere sicuro che le assuma. Voi occupatevi di End Maveet».

«Come desiderate, capitano».

End Zadok annuì, immerso nei propri pensieri.

Dopo un momento, stringendo la mano attorno al ciondolo, si diresse verso la cabina di Jayden.

Suo malgrado, l'idea di ritrovarsi da solo con lei in quelle circostanze dopo ciò che era successo e con la consapevolezza che la mattina seguente lei avrebbe dimenticato ogni cosa gli fece battere il cuore come un tamburo.

Prima di entrare, rimase qualche istante fuori dalla porta chiusa della cabina, trattenendo il respiro.

Poi, si diede dello stupido per essere così debole e, con determinazione, entrò, richiudendosi la porta alle spalle.

Quando Jayden lo vide entrare nella sua cabina, rimase immobile, sdraiata sul letto.

I suoi luminosi occhi verdi erano arrossati, ma asciutti.

Lo fissò con uno sguardo tagliente.

Lui non trovò le parole e rimase in silenzio.

Dopo un tempo interminabile, disse: «Principessa Jayden, sono venuto a portarvi la vostra collana e ad assicurarmi che assumiate questa pillola, così dimenticherete questo spiacevole episodio».

Rimase un momento in silenzio, guardando il ciondolo brillare nella propria mano.

«Vorrei poter fare lo stesso» mormorò.

Sorpresa da quella confidenza, Jayden alzò lo sguardo su di lui.

«Le risorse non arriveranno mai all'Accademia, è così?» gli chiese.

Zadok annuì, senza darsi la pena di nascondere il proprio sconforto: Jayden non avrebbe ricordato nulla di quella conversazione.

«Dovrò mancare alla parola data» aggiunse, rigirandosi il ciondolo fra le dita ed osservando la luce vibrare sulla corazza a scaglie dei due draghi: «Yvnhal non ha acconsentito alla mia richiesta: ha negato all'Accademia le risorse che io avevo promesso. Mi chiedo perché» rispose Zadok.

Jayden lo guardò, attonita: quasi non credeva a quell'onestà.

«La coscienza di Evander vive ancora dentro di voi» mormorò, con un sorriso amaro.

Zadok non osò negare quelle parole.

Lei si alzò e gli andò incontro. Senza dire una parola, prese il ciondolo dalle sue mani e si mise in bocca la pillola.

Poi, alzò gli occhi lucidi su di lui e lo guardò con uno sguardo che catturò Zadok come una calamita.

«Domani io non ricorderò tutto questo. Ma voi sì» mormorò Jayden: «Non potrete mai più cancellare dalla vostra memoria i vostri peccati. Vi tortureranno fino alla fine dei vostri giorni».

Zadok non riuscì a risponderle, impietrito da quello sguardo e da quelle parole.

Jayden ingoiò la pillola, si riallacciò la collana e si sdraiò sul letto.

Chiuse gli occhi, in attesa dell'effetto soporifero.

Zadok non riuscì a muoversi: rimase inchiodato al suolo.

Quando riuscì a liberarsi da quell'immobilità, si accorse che Jayden si era addormentata: il suo respiro era regolare e tranquillo. Il suo sguardo era sereno.

Zadok la osservò per qualche istante. Poi, uscì dalla cabina con un profondo respiro.

Il giorno seguente avrebbe dovuto ucciderle il padre e dare le coordinate della base ribelle a Yvnhal, condannando a morte tutti i ribelli ed i monaci che si sarebbero trovati nell'agguato.

Se lei si fosse ricordata della sua parte in quella strage, non glielo avrebbe mai perdonato.

E lui?

Poteva lui perdonare sé stesso?

Si svegliò la mattina successiva con un gran peso sullo stomaco ed un forte mal di testa.

Era ancora presto e tutti sembravano immersi nel sonno.

Si recò nella cabina di End Xhen e quest'ultimo gli andò ad aprire in silenzio: era già pronto, e lo stava aspettando.

Sottovoce, Zadok gli disse: «Xhen, voi occupatevi dell'esplosione, io mi occupo della principessa».

End Xhen annuì ed uscì dalla cabina, avviandosi verso il cuore del sistema di controllo della nave, armato del necessario per farla saltare in aria.

Zadok si diresse verso la cabina di Jayden e vi entrò senza fare rumore.

Era ancora addormentata, per effetto delle pillole.

Zadok la lasciò dormire: si sarebbe evitato numerosi problemi se lei si fosse risvegliata solo una volta che si fossero trovati al sicuro nella navetta di salvataggio, a gran distanza dalla nave. Altrimenti, Jayden non si sarebbe data pace finché non avesse visto suo padre al sicuro al proprio fianco.

Facendo attenzione a non svegliarla, pur sapendo che il sonno in cui era immersa era troppo pesante per essere interrotto dai suoi movimenti lenti, la sollevò delicatamente fra le braccia.

Quel contatto lo mise a disagio: il cuore riprese a battergli nel petto sempre più veloce. I lunghi capelli rossi di lei gli sfioravano delicatamente le gambe, la pelle chiara e costellata di lentiggini del suo viso si arrossava sulle guance, forse per effetto del sogno che, racchiuso nei suoi occhi, non poteva fuggire, trattenuto dalle lunghe ciglia dalla punta chiara.

Zadok non aveva mai conosciuto la passione tra uomo e donna: mai fino ad allora aveva desiderato una donna come in quel momento. Comprendeva finalmente quel che gli endar dicevano delle donne: la tentazione era feroce.

Ma Zadok non dovette tenere a freno il desiderio: un altro sentimento lo congelava.

Si sentiva in colpa, per il solo fatto di toccarla, sapendo che, se lei fosse stata sveglia, avrebbe rifuggito quel contatto fisico con disgusto.

E si sentiva in colpa anche perché sapeva che, quando Jayden si fosse svegliata, avrebbe scoperto che suo padre era morto nell'esplosione.

Con odio verso sé stesso per non essere in grado di mettere a tacere la propria coscienza come occorreva ad un buon endar che svolga la propria consegna con cieca fiducia, si diresse velocemente nella navetta di salvataggio che aveva predisposto al lancio, sempre sorreggendo Jayden fra le braccia.

Quando entrò nella navetta, End Xhen era già al suo interno.

Adagiò Jayden a terra, poi, a bassa voce, chiese:

«End Xhen, tra quanto esploderà la miccia?».

«Otto minuti al massimo».

«Date l'allarme».

End Xhen lo guardò sconcertato. Non nascose la sua disapprovazione: «Gli ordini del capitano Yvnhal non erano questi».

«Yvnhal vuole che End Maveet e Lord Fang muoiano. Ebbene, moriranno. Ma il resto dell'equipaggio è innocente e deve essere salvato. Date l'allarme».

«E se End Maveet e Lord Fang riuscissero a mettersi al riparo, come spiegheremmo la cosa al capitano Yvnhal?».

«Vi siete assicurato che End Maveet abbia preso le pillole?».

«Sì, capitano».

«Allora, nessuno dei due si sveglierà al suono dell'allarme. Dormiranno un sonno profondo per effetto delle pillole, proprio come la principessa Jayden. Ma, per loro, sarà un sonno eterno: moriranno senza neppure accorgersene» mormorò con amarezza.

«Ma come spiegheremo all'equipaggio la morte di Lord Fang?» gli domandò End Xhen.

«Diremo che End Maveet si era fatto carico di salvare Lord Fang, che voi avevate il compito di mettere in allerta l'equipaggio e che io mi sarei assicurato che la principessa Jayden fosse al sicuro. Diremo che End Maveet non ha fatto in tempo perché l'esplosione era troppo vicina alla cabina di Lord Fang e che è morto nel tentativo di salvarlo».

«Ma siete sicuro che...?».

«Date quell'allarme, End Xhen, dannazione! Non voglio essere costretto a ripeterlo!» gli ordinò Zadok, perdendo infine la pazienza: era sull'orlo di una crisi di nervi.

Di fronte ad un ordine diretto del suo superiore, End Xhen, famoso per la sua cieca fedeltà al sistema degli endar, non osò ribattere ed uscì di corsa dalla navetta per dare l'allarme.

Fu in quel momento che, lasciando cadere il proprio sguardo sul petto di Jayden che si sollevava in respiri regolari, Zadok notò una cosa che prima non aveva visto: un piccolo foglietto nascosto nelle pieghe del suo vestito. Intuendo che si trattava di un promemoria, Zadok lo estrasse delicatamente, lo aprì fra le dita e lesse:

Zadok è in possesso delle coordinate della base ribelle

e della mappa del monastero delle Fiamme.

Il nascondiglio non è più sicuro.

Post Scriptum:

Se mio padre morisse, Zadok è il suo assassino.

Firmato: Jayden.

Zadok chiuse un momento gli occhi, chiudendo le dita attorno al promemoria fino a ridurlo ad una pallina di carta. Poi, con una fiammata del thoraken, lo carbonizzò.

In quel momento, Xhen fu di ritorno, correndo.

Zadok poté sentire le grida terrorizzate dell'equipaggio risvegliare la nave dormiente prima che il portellone della navetta si chiudesse ermeticamente alle sue spalle.

Rincuorato da quei segni di vita, fiducioso che ognuno avrebbe fatto in modo di mettersi in salvo con le proprie gambe, non attese un minuto di più e fece partire il lancio: aveva a carico la vita della principessa Jayden e non poteva - non voleva - rischiare che qualcosa andasse storto. D'altronde, aveva fatto una promessa: avrebbe vegliato sulla figlia di Lord Fang.

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