La lettera
Fummo contenti di aver aiutato il popolo d'acqua a ritrovare la pace, e quando li lasciammo per riprendere il nostro viaggio, ci salutarono tutti con calorosità. Selene si avvicinava sempre di più e a quanto pare avevo un'arma a mio favore da sfruttare. Nel tragitto verso il castello io ed Edmund analizzammo ciò che era successo nel giardino. A quanto pare, il mio potere si era scatenato in una situazione di pericolo, mista alla rabbia. I capelli che avevano cambiato colore, indicavano lo sprigionamento del mio potere. Ero quindi, con un semplice sguardo, in grado di bloccare la linea temporale di un essere vivente se in una situazione di pericolo.
C'era una domanda che continuavo a pormi, come potevo comandare il tempo in quel modo?
Finalmente giungemmo nei pressi del castello di Selene. Ormai era ben visibile, sulla cima di una montagna.
L'edificio era molto grande, la pietra che lo componeva era scura, mi ricordai del trono di ossidiana che avevo visto nel mio sogno e ipotizzai che anche tutto il resto, fosse composto di quel particolare minerale.
Le finestre in stile gotico erano quasi tutte spaccate.
Ormai eravamo quasi al termine di quella missione, ma prima di addentrarci nel castello, mi ricordai della lettera che Constance ci aveva dato alle rovine poco prima di partire, raccomandandoci di aprirla solo poco prima di entrare nell'antro di Selene.
<Edmund, dobbiamo aprire la lettera di tua madre>
<Me ne ero dimenticato, hai ragione, la prendo subito>
Estrasse dalla sua sacca un piccolo involucro di carta, sigillato con un timbro di ceralacca.
<C'è qualcosa dentro, la busta pesa leggermente>
<Aprila dai!>
Eravamo impazienti di scoprire il contenuto di quella misteriosa lettera.
Un rumore di carta strappata rimbombò nel silenzio e lo vidi estrarre con un espressione difficile da decifrare, un foglio e una catenina con attaccata una chiave.
Iniziò a leggere la lettera in cerca di spiegazioni.
-
C
aro Edmund,
Se stai leggendo questa lettera, allora siete quasi giunti al termine della vostra impresa sani e salvi. All'interno di questa busta avrai probabilmente trovato una chiave e ti starai domandando quale sia il suo significato. Ricordi quando ti raccontavo tutte quelle storie su Emerald e sui tre bambini che crescevo come figli miei? Uno di loro lo persi mentre fuggivo, quando Selene impazzì. La verità è che non ti ho mai perso Nathan. Ho fatto tutto questo per proteggerti. Eri ancora molto piccolo, avevi pochi ricordi, molti legati a me, ed è stato facile allevarti come mio figlio, hai sempre creduto che fossi tua madre. Il tuo papà adottivo era a conoscenza di questa storia e concorde con me a proteggerti finché non fosse giunto il momento di compiere il tuo destino. Tu appartieni a un'altra famiglia e Sophia è tua sorella. Forse penserai che ho sbagliato a tenertelo nascosto ma non avevo altra scelta.
Spero che riuscirai a perdonarmi, ma voglio che tu sappia che sei stato come un vero figlio per me. Buona fortuna a tutti e due.
Constance
-
Edmund mi fissava come se avesse visto un fantasma.
<Edmund..tutto bene?>
<Nathan...> Sussurrò con voce cupa
<Come hai detto..?>
<IO SONO TUO FRATELLO NATHAN SOPHIA! È TUTTO SCRITTO QUI IN QUESTA STUPIDA LETTERA. Mi hanno preso in giro...fino ad adesso...la chiave, è la mia, mia madre, volevo dire Constance, l'ha tenuta nascosta per tutti questi anni insieme alla verità. Perché dirmelo adesso?>
Sul viso di mio fratello scivolò lentamente una lacrima, e io gliela asciugai con il pollice ma lui si ritrasse quasi disgustato.
Sentì un dolore al petto lancinante. Ci eravamo appena accorti che i sentimenti che provavamo erano sbagliati e anche sul suo volto si dipinse il dolore.
<Bene..adesso che sappiamo che ho io la terza chiave come procediamo Sophia?>
<Selene vuole la mia chiave giusto? Vuol dire che è certa sia la mia quella giusta, dato che ne abbiamo un'altra, potremmo scambiarcele così anche se ne entrasse in possesso, potrebbe fare ben poco. Che ne dici?>
<Sono d'accordo con te> rispose con un sorriso amaro.
Dopo lo scambio proseguimmo diretti al castello.
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