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L'alba

Capitolo 42

L'alba


Era l'alba quando, dopo il solito orrendo incubo, Reed Fernett si svegliò, si passò una mano sul viso e in seguito sui lunghi capelli rossi. Avrebbe dovuto farseli tagliare... ma poco gli importava.

Si alzò e si avvicinò al letto accanto al suo per vedere se la sua sorellina dormisse. "Meno male che ha il sonno pesante..." pensò, vedendola ancora immersa nel mondo dei sogni.

Andò a lavarsi e, dopo una fredda doccia per svegliarsi meglio, arrotolò un asciugamano in torno alla vita e si guardò allo specchio. Passò un dito sul tatuaggio scarlatto che teneva sopra all'occhio destro.

Era praticamente il marchio di un ricordo spiacevole, ma che gli faceva sentire sempre vicina una persona fin troppo speciale per lui.

Una persona che era morta per lui.

Quello stesso pensiero lo portò ad osservare l'enorme cicatrice che partiva da sotto al cuore e che gli arrivava al fianco destro. Era il ricordo indelebile di quella volta che aveva salvato una sua compagna fisicamente, purtroppo però, non era riuscito a proteggerla da se stessa e dal suo dolore.

Era al di fuori delle sue capacità eliminare i ricordi e il dolore della guerra che albergavano in lui e i suoi amici.
Era una cosa che non se ne sarebbe mai andata via.

Infilò due dita in un piccolo barattolo abbandonato sul lavandino e si passò la crema biancastra sul tatuaggio. Essa lo eliminava fino a quando non avrebbe lavato il viso, o sarebbero passati alcuni giorni.

Arraffò dei vestiti e il mantello col cappuccio che avevano tutti membri di Crime Sorciere e se lo infilò. Diede un ultimo sguardo alla sorella minore ancora dormiente ed uscì dalla camera.

Lui e gli altri membri di Crime Sorciere si erano rifugiati in quella città sperduta da una manciata di giorni e soggiornavano in una piccola locanda poco frequentata. In verità era stata un'idea di Angel che odiava profondamente dormire all'aperto o in una grotta, allora aveva assillato Gerard finché lui non aveva acconsentito, stremato.

Con grande stupore, il locandiere era molto vecchio ed erano bastati alcuni sorrisi vivaci di Strawberry e il volto, non catalogato tra i ricercati, di Reed a non farlo dubitare sulla storia che avevano inventata e in cui erano solo dei viaggiatori.

Camminando, il rosso si legò i lunghi capelli in una coda e, a passo lento, osservò quella tranquilla cittadina dove sembrava che mai potesse succedere qualcosa di brutto. Quella strana pace era davvero rilassante.

Era un luogo davvero diverso da casa sua.

Se poi, quella, poteva chiamarla ancora casa per come era ridotta a un cumulo di macerie e alcune costruzioni semi-distrutte.

Accortosi che alcune donne lo stavano guardando in modo malizioso, si alzò il cappuccio e aumentò il suo passo. Non era affatto interessato, aveva una missione da compiere e già quei attimi di relax erano troppo.

Era un tipo con un'alta morale e che prendeva sul serio le proprie promesse.

Si fermò ed ammirò l'alba da sopra una piccola collina vicino a un torrente. -Non sono il solo che si é alzato di già- Reed posò la mano sull'elsa della sua spada, in un gesto naturale di auto-difesa, ma lasciò subito la presa quando il tipo seduto davanti a lui si tolse il cappuccio e mostrò i suoi capelli azzurri e gli occhi marroni.

Il rosso accennò solo un cenno di assenso con la testa, sedendosi accanto a Gerard.

Quest'ultimo incurvò le labbra in un piccolo sorriso. L'alba, quel giorno, era di un bellissimo arancione che in alcune parti prendeva una tonalità scarlatta che gli ricordava i capelli di lei.

-Berry ha detto che partiamo oggi. Qual é la meta che hai scelto?- domandò il nuovo membro riferendosi alla conversazione che aveva tenuto la notte prima con la sorella minore.

-Abbiamo eliminato le tre gilde oscure nei paraggi. Ora andremo a nord. Ho sentito che ci sono tracce di attività sospette da parte di alcuni devoti a Zeref- spiegò l'azzurro.

-A nord si trova anche Fairy Tail- disse Reed lanciando uno sguardo a quello che poteva considerare come il suo Master.

Gerard lo guardò a sua volta, ma non ribatté. Si alzò e congedò, lasciando il rosso da solo.
Esso estrasse la sua spada e vi ci specchiò. Lui non combatteva con la magia. Al contrario, lui la odiava. Riteneva che fosse il motivo per cui il suo mondo era andato alla rovina.

***

Era molto presto quando Gray fu svegliato da qualcuno che bussava rumorosamente alla porta del suo appartamento. Aprì gli occhi e provò ad alzarsi, non riuscendovi. Abbassò lo sguardo e vide che Lluvia teneva una mano sul suo addome, dormendo beata. La scostò leggermente e si mise in piedi.

Non si sorprese di scoprire che durante la notte aveva perso tutti i suoi indumenti, rimanendo come mamma l'aveva fatto. Prese al volo un paio di boxe ed andò ad aprire.
-Chi é che rompe a quest'ora?!- chiese, nervoso di essere stato svegliato. E poi, chiunque fosse, rischiava di svegliare Lluvia.

-Sono L...- vedendo che era Lyon, Gray gli richiuse la porta in faccia.

-Vai via, idiota- gli disse e fece per ritornare in camera, ma l'albino riprese a far baccano e il moro fu costretto ad aprirgli la porta per non svegliare la turchina.

-Idiota!- gli urlò l'altro, per nulla felice del gesto precedentemente compiuto dal suo quasi fratello/nemico.

-Che vuoi?- domandò il Devil Slayer senza invitarlo ad entrare.

-Ho un appuntamento con Lluvia, ma non si é presentata a Fairy Tail, perciò ho chiesto dove sta e mi hanno mandato qui- spiegò l'albino. -Dov'è?-

-Non sono affari tuoi- decretò Gray provando a richiudergli la porta in faccia, peccato che l'altro si intrufolò all'interno dell'appartamento, scappando così da una seconda porta in faccia.

-Dov'è?- ripeté l'alchimista del ghiaccio, incrociando le braccia al petto e guardandosi in torno.

-Ora sta dormendo- rispose il moro. Dopo alcuni secondi di silenzio in cui era chiaro che Lyon stesse cercando di capire quanto il nemico sapesse della situazione della maga dell'acqua, Gray parlò. -Ieri mi ha detto tutto- rivelò, non potendo non mettere su un sorriso di soddisfazione.

"Ora é inutile che resta. Può andarsene" pensò il Fullbuster, diventando molto allegro.

Prima che Vastia potesse aggiungere altro, una ragazza assonnata coperta da una canottiera nera e una lunga gonna blu con uno spacco laterale, dove si trovava il segno della sua gilda, fece capolino nella stanza. -Buongiorno Gray-sama e Lyon-sama- biascicò per poi sbadigliare.

Lyon si mise subito davanti a lei e le prese le mani. -Ti ha fatto del male?- domandò, in modo abbastanza teatrale.

Gray strinse una mano a pugno, volendolo colpire. Era così stressante quel tipo!

La maga della pioggia lanciò uno sguardo al moro e poi guardò l'albino. -No...- mormorò, diventando un po' rossa al ricordo del bacio che Gray le aveva dato il giorno prima.

Potevano anche essere stati a letto insieme, essere in attesa di un figlio e via dicendo, ma lei sarebbe sempre arrossita per un semplice bacio.

L'albino sembrò molto sollevato. -Andiamo ad allenarci?- le domandò, cambiando radicalmente discorso.

Nel momento in cui lei stava per rispondere, il Devil Slayer la precedette. -Non può allenarsi. Non nelle sue condizioni- spiegò all'albino, avvicinandosi ai due.

-Noi lo facciamo proprio perché deve farlo, vero Lluvia?- le domandò Lyon.

Con gran sorpresa del Fullbuster, la maga della pioggia annuì. -Il bambino ha già sviluppato i suoi poteri e per non perdere il controllo Lluvia si deve allenare- spiegò la turchina.

-É possibile?-

-Sì- rispose Lyon guardandolo con una faccia del tipo "se é il caso di tuo figlio, é possibile". -Ha la magia del Devil Slayer del ghiaccio, perciò Lluvia sta imparando a controllarla- gli riferì.

Questa volta sembrava che lo stesse incolpando, ed, in effetti, era così.

Gray non ne sapeva nulla...

Ecco perché Lyon aiutava la maga, essendo un mago del ghiaccio poteva rendersi un po' utile.

Lluvia si teneva anche questo dentro? Era pericoloso? C'era la possibilità che qualcosa andasse storto?

-Non lo sapevo...- si ritrovò a dire incrociando gli occhi blu della ragazza.

-Gray-sama, se vuole. Può venire con Lyon-sama e Lluvia- lo invitò la turchina, sorridendogli.

Gray accettò. Voleva aiutarla.

Non era bravo con le parole, ma le avrebbe mostrato i suoi sentimenti con i fatti.

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